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Le piume di Alessandra Amoroso, la giacca di velluto blu di Baglioni, il monospalla della Tatangelo: Sanremo con le griffe della moda italiana

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Per la terza serata del Festival di Sanremo si intravede un po’ di colore ma sostanzialmente i look sono in linea con quanto già visto nelle serate precedenti con tanto nero.

Claudio Bisio torna a indossare giacche di Etro mentre Baglioni fedele a Ermanno Scervino, opta per uno smoking in velluto blu.

Virginia Raffaele questa volta sceglie il colore bianco, dapprima con uno splendido abito in stile impero e poi con un vestito corto in pizzo, entrambi di Gianbattista Valli.

I 12 big in gara ieri sera non hanno sfoggiato abiti di particolare interesse, rimanendo del tutto anonimi come la seconda serata.

Una menzione speciale alla giacca indossata da Irama e al vestito monospalla, firmato Yves Saint Laurent per Anna Tatangelo, molto rock e di carattere.

L’attenzione si sposta soprattutto sulle scelte degli ospiti; Alessandra Amoroso con il suo coprispalle piumato di Dolce&Gabbana,  fa scatenare l’ironia del web e Serena Rossi incanta grazie al suo abito luccicante di Blumarine. Elegante e di classe, e senz’altro uno degli abiti più belli della serata.

Cosa ci aspetterà stasera?

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Capone & BungtBangt in concerto al Palazzo Reale: 25 anni di musica per le donne che lottano

Un evento speciale chiude l’eco festa “Come Suona il Caos 2025” nel Cortile delle Carrozze.

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Un concerto speciale, un compleanno importante, un messaggio forte. Domani sera, mercoledì 18 giugno, alle ore 21:00, nel suggestivo Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale di Napoli, Capone & BungtBangt chiuderanno in musica la loro eco festa “Come Suona il Caos 2025”, celebrando 25 anni di carriera e dedicando l’intera serata alle donne che lottano, con il contributo di dieci tra artiste e attiviste.

Un live tra musica e impegno sociale

Non sarà solo un concerto, ma un momento di condivisione e riflessione. Capone & BungtBangt, pionieri della musica con strumenti riciclati, porteranno sul palco la loro inconfondibile energia, accompagnati da voci femminili simbolo di impegno, resistenza e creatività.

L’evento è gratuito e aperto a tutti, un invito a partecipare lanciato con l’ironia e il calore che da sempre contraddistinguono il gruppo: «Non cominciamo se non ci siete tutti!», hanno scritto via social.

Workshop e festa prima del concerto

Per chi arriva prima, alle ore 20:00, Capone terrà anche un workshop dedicato agli strumenti riciclati, un viaggio nella costruzione e nell’utilizzo creativo di materiali di scarto trasformati in veri e propri strumenti musicali. Un’occasione unica per conoscere da vicino il processo creativo che sta dietro al “suono del caos”.

25 anni di innovazione musicale

“Come Suona il Caos 2025” è stata una eco festa lunga settimane, fatta di laboratori, performance e incontri, per raccontare un quarto di secolo di musica sostenibile e contaminata, nata dal basso e capace di parlare a generazioni diverse. Il concerto del 18 giugno sarà l’apice di questo percorso, un atto d’amore verso la musica, la città di Napoli e le battaglie civili.

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Alessandra Amoroso torna a Napoli col pancione e il cuore pieno: “Tutto è per Penelope Maria”

Alessandra Amoroso torna a Napoli con il pancione per il firmacopie del nuovo album “Io non sarei”, dedicato alla figlia Penelope Maria.

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Napoli la ritrova così, radiosa, potente, incinta. Alessandra Amoroso arriva oggi alla Feltrinelli della stazione centrale, alle ore 18, per firmare le copie del suo nuovo disco “Io non sarei”, ma anche per partecipare al Villaggio della prevenzione al Porto. È un ritorno carico di emozione, dopo i live che l’hanno vista protagonista prima sul palco di Radio Kiss Kiss in piazza del Plebiscito, poi come ospite del maxi show di Gigi D’Alessio allo stadio Maradona e infine nel suo concertone a Caracalla, accompagnata da amici come Fiorella Mannoia, Annalisa, BigMama, Giorgio Panariello, Serena Brancale. Un evento che diventerà anche uno speciale televisivo su Canale 5.

Penelope Maria, figlia già presente

Tutto ruota attorno a Penelope Maria, la bambina che nascerà il prossimo 9 settembre, ma che Alessandra sente già parte di sé: «Sentirmela dentro mi dà un senso di grande benessere. Mi ha fatto capire chi sono davvero». E intanto, col pancione bene in vista, la cantante sgambetta sui tacchi 12, canta e balla: «Come una pazza!».

Gravidanza, palco e battaglie sociali

Ma Amoroso non dimentica l’altra faccia della maternità in Italia: «Le donne che decidono di diventare madri sono tutelate fino a un certo punto. Io ho una situazione privilegiata, ma non per tutte è così». Quando le si chiede se si aspetta qualcosa da Giorgia Meloni, risponde: «Non ho il suo numero, ma uso il mio palco per dare voce a chi non ne ha».

“Io non sarei”: un disco e un’identità

Nel suo nuovo album, prodotto da Zef, Alessandra racconta il suo percorso umano prima ancora che musicale: «Agli inizi mi sentivo inadeguata. Mi giudicavo e mi boicottavo. Poi ho imparato ad abbracciarmi. Mi sono detta: Sandrina, datti una pacca sulle spalle!»

Il passaggio a Sanremo 2024 è stato uno spartiacque, duro ma utile: «L’odio sui social mi ha colpita, non ero pronta. Ma mi ha fatto crescere. Oggi ringrazio anche chi mi ha criticato».

Verso il futuro: musica, scrittura e un sogno gospel

Alessandra si sente coerente e fedele a se stessa: «Non ho mai fatto compromessi. La malizia è negli occhi di chi guarda, non nei miei». E rivela anche una nuova passione: «Mi piace scrivere i testi, vorrei pubblicare un secondo disco, magari gospel. Ho ancora tante cose da dire».

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Vasco Rossi, l’ultima certezza: il Komandante accende Napoli con due sold out al Maradona

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Napoli ha celebrato un rito che resiste al tempo, l’ultima certezza generazionale: Vasco Rossi. Davanti allo stadio Diego Armando Maradona, tende e ragazzi accampati da giorni testimoniano una devozione che travalica età, stili e generazioni. Il Komandante torna nella sua città dell’anima con due concerti consecutivi, oggi e domani, 94.000 spettatori già con il biglietto in tasca da oltre un anno. Due serate che si preannunciano memorabili, nell’abbraccio di uno stadio che lui stesso definisce «un’esplosione di gioia».

“Vita spericolata” è un manifesto collettivo

L’apertura del concerto è affidata a “Vita spericolata”, il brano-manifesto di una filosofia che Vasco oggi reinterpreta al plurale: «Siamo una vita spericolata». Un modo per abbracciare il suo pubblico, quello storico e quello nuovo, fatto di figli e nipoti di chi negli anni Ottanta lo seguiva già nei palazzetti e negli stadi. Tra sorrisi, pancioni scoperti e striscioni pieni d’amore – come il celebre «Prima Vasco e poi nasco» – la folla di Fuorigrotta si conferma un esercito affettuoso, pronto a cantare ogni parola a memoria.

Il saluto a Napoli e l’omaggio a Pino Daniele

«A Napoli respiro, ahhh», ha confessato Vasco, postando sui social un saluto sentito e poetico: «Questo stadio e Maradona sempre nel cuore… A Napoli mi lega l’affetto della gente, il calore delle persone e la loro generosità. Per dirla con il Poeta: Napule è mille colori». Un omaggio dovuto anche a Pino Daniele, l’amico scomparso ma sempre presente nel cuore del Blasco e di tutto il pubblico partenopeo.

Un concerto tra luce, memoria e messaggi forti

Vasco, oggi 73 anni, non si atteggia a giovane, ma parla ai giovani con la memoria viva di chi è stato giovane davvero. Sul palco condanna le guerre, il riarmo, la strage di Gaza, e definisce il suo show «un concerto di luce, in un mondo pieno di odio e violenza». Un messaggio semplice, diretto, lontano da ogni retorica: la sua musica è celebrazione della vita, anche quando urla rabbia e dolore.

I brani, il sound, la band

La scaletta mescola classici senza tempoSiamo solo noi, Sally, Rewind, Albachiara – con perle più rare come E il tempo crea eroi (1976). La band, guidata dal fedelissimo Vince Pastano, suona compatta, rock e potente, ma capace di accogliere ballad orchestrate con synth e archi da romanticismo anni ’80. C’è spazio anche per brani più recenti come Siamo qui e per inni carichi di significato come Gli spari sopra e Buoni o cattivi.

Vasco, simbolo popolare che non smette di parlare a tutti

Celebrato ieri come cattivo maestro, oggi come un guru, Vasco resta l’ultimo artista capace di riunire l’Italia musicale e sociale in uno stadio. Per chi era sotto quel palco, o accampato in tenda, è stato più di un concerto: è stato l’ennesima conferma che certe emozioni non invecchiano mai.

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