Se fosse possibile trasformare i segnali chimici in parole, nei boschi sentiremmo un continuo chiacchiericcio. Le piante non parlano nel senso umano del termine, né possiedono un’intelligenza come la intendiamo noi, ma sono in grado di comunicare in modo sofisticato. Lo afferma Umberto Castiello, professore di neuroscienze cognitive all’Università di Padova e direttore del laboratorio Mind the Plant, che studia il comportamento e la comunicazione delle piante. Nel suo libro La mente delle piante: introduzione alla psicologia vegetale, Castiello esplora un nuovo approccio al mondo vegetale, reso possibile anche grazie agli studi pionieristici di Stefano Mancuso, che hanno rivoluzionato la percezione scientifica delle piante.
Un laboratorio unico al mondo
Inizialmente accolti con scetticismo, oggi questi studi hanno solide basi scientifiche e si avvalgono di tecnologie avanzate. Nel laboratorio di Padova si analizza il comportamento delle piante attraverso movimento in 3D, potenziali elettrici e segnali chimici emessi. Queste ricerche stanno ribaltando l’immagine tradizionale delle piante, da semplici esseri passivi e statici a organismi complessi e interconnessi.
Il linguaggio segreto delle piante
Le piante comunicano tra loro attraverso molecole chimiche, un vero e proprio alfabeto biochimico. Ma cosa si dicono?
- Segnalano pericoli, come attacchi di parassiti, siccità o predatori erbivori.
- Interagiscono in modo cooperativo, avvisando le piante vicine di eventuali minacce.
- Adattano i movimenti ai cambiamenti ambientali, programmando azioni precise per sopravvivere.
“Studiando la pianta rampicante del pisello, abbiamo dimostrato che non si muove a caso, ma pianifica il movimento verso il supporto” – spiega Castiello. “Il modo in cui si attacca varia a seconda del tipo di superficie, proprio come noi modifichiamo il movimento della mano a seconda dell’oggetto che dobbiamo afferrare”.
Un nuovo paradigma: l’intelligenza vegetale
Se il movimento mirato degli animali è considerato indice di intelligenza, perché non applicare lo stesso principio alle piante? L’idea è ancora difficile da accettare per molti, ma le evidenze dimostrano che è necessario superare una visione zoocentrica della vita, riconoscendo che le piante percepiscono l’ambiente, comunicano e si relazionano con il mondo circostante.
La nostra difficoltà nel riconoscere questa realtà dipende da un fenomeno chiamato cecità verso le piante: vediamo il prato, il bosco, il giardino, ma non prestiamo attenzione alle piante stesse, relegandole a semplice “sfondo verde” della vita.
Implicazioni scientifiche e prospettive future
Le ricerche del laboratorio di Padova, finanziate dall’Unione Europea con 4 milioni di euro nell’ambito del progetto ROOMors, hanno implicazioni rivoluzionarie:
- Serre in basi lunari e marziane, dove la comunicazione delle piante potrebbe essere sfruttata per creare ecosistemi autonomi.
- Studio degli effetti dei cambiamenti climatici sulla comunicazione vegetale.
- Possibili parallelismi con forme di vita extraterrestri, suggerendo che il linguaggio e la comunicazione non richiedano necessariamente un cervello.
“Gli alieni sono già tra noi: sono le piante“, afferma Castiello. “Sono esseri viventi complessi, compongono il 90% della biomassa terrestre e dobbiamo imparare a comprenderle se vogliamo davvero esplorare la complessità della vita sulla Terra e oltre”.