Collegati con noi

Cultura

“Le parole di Sara” sono le parole d’amore che Maurizio de Giovanni fa pronunciare alle due nuove donne protagoniste del noir italiano

Pubblicato

del

Dopo il successo di “Sara al tramonto”, torna la donna invisibile creata dalla fervida immaginazione di Maurizio de Giovanni nel secondo capitolo della serie che riscrive al femminile il noir italiano. “Le parole di Sara” è la storia di due donne che si parlano con gli occhi. Conoscono il linguaggio del corpo
 e per loro la verità è scritta sulle facce degli altri. Entrambe hanno imparato a non sottovalutare le conseguenze dell’amore.
 Sara Morozzi l’ha capito molto presto, Teresa Pandolfi troppo tardi. Diverse come il giorno e la notte, sono cresciute insieme: colleghe, amiche, avversarie leali presso una delle più segrete unità dei Servizi. 
Per amore, Sara ha rinunciato a tutto, abbandonando un marito e un figlio che ha rivisto soltanto sul tavolo di un obitorio. Per non privarsi di nulla, Teresa ha rinunciato all’amore. Trent’anni dopo, Sara prova a uscire dalla solitudine in cui è sprofondata dalla scomparsa del suo compagno, mentre Teresa ha conquistato i vertici dell’unità. Ma questa volta ha commesso un errore: si è fatta ammaliare dagli occhi di Sergio, un giovane e fascinoso ricercatore. Così, quando il ragazzo sparisce senza lasciare traccia, non le resta che chiedere aiuto all’amica di un tempo. E Sara, la donna invisibile, torna sul campo. Insieme a lei ci sono il goffo ispettore Davide Pardo e Viola, ultima compagna del figlio, che da poco l’ha resa nonna, regalandole una nuova speranza.
Maurizio de Giovanni, con  esplora le profondità del silenzio e celebra
il coraggio della rinascita, perché niente è davvero perduto finché si riescono a pronunciare parole d’amore.

 

Maurizio de Giovanni ha creato le serie bestseller del commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone. Per Rizzoli ha pubblicato Il resto della settimana (2015), I guardiani (2017),  Sara al tramonto (2018) ed ora Le parole di Sara (2019), per cui esiste un progetto di fiction televisiva,

Advertisement

Cultura

Gabriella Buontempo designata presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia

Pubblicato

del

Il Centro Sperimentale di Cinematografia ha una nuova presidente designata: Gabriella Buontempo (foto Imagoeconomica in evidenza), produttrice di lungo corso, è stata indicata dal ministro della Cultura Alessandro Giuli per ricoprire l’incarico lasciato vacante dopo le dimissioni di Sergio Castellitto lo scorso 13 novembre. La nomina dovrà ora essere ratificata dalle Commissioni Cultura di Camera e Senato. Oggi il tema è in discussione a Montecitorio, con relatore il presidente Federico Mollicone, mentre la prossima settimana toccherà al Senato.

Il profilo della nuova presidente

Napoletana, 58 anni, Buontempo ha alle spalle una carriera consolidata nel mondo del cinema e della televisione. Ex moglie di Italo Bocchino, direttore editoriale del «Secolo d’Italia», Buontempo ha mosso i primi passi come assistente alla regia di Lina Wertmüller. È attualmente vicepresidente dell’Associazione dei Produttori Audiovisivi (APA) e cofondatrice della società di produzione Clemart, insieme a Massimo Martino.

Tra le sue produzioni spiccano film e serie di successo, tra cui la regia d’esordio di Luca Zingaretti, “La casa degli sguardi”, e le fiction tratte dalle opere di Maurizio de Giovanni, come “I bastardi di Pizzofalcone” e “Il commissario Ricciardi”.

Un percorso tra polemiche e indiscrezioni

La designazione di Buontempo arriva dopo settimane di indiscrezioni e dibattiti, con una rosa di nomi che includeva figure di spicco come Luca Barbareschi, Michele Placido, Gianni Amelio, Pietro Valsecchi e persino Francesco Rutelli, che però ha escluso ogni interesse per la carica. La scelta di Buontempo rappresenta un cambio di rotta significativo per il Centro Sperimentale, che punta su una figura con una solida esperienza nel settore audiovisivo.

Le sfide future

Il compito di Buontempo non sarà semplice. Il Centro Sperimentale, considerato un pilastro della formazione cinematografica italiana, dovrà affrontare sfide importanti legate alla modernizzazione dei suoi percorsi formativi e alla promozione del cinema italiano nel panorama internazionale. La nuova presidenza avrà il compito di garantire una governance efficace e di valorizzare l’istituzione in un contesto in continua evoluzione.

Continua a leggere

Cultura

‘Gesù a Spaccanapoli’, ecco docufilm del Suor Orsola Benincasa

Pubblicato

del

“Napoli vista dall’alto sembra un presepe. Non sai mai se è la città che imita il presepe o il contrario”. Così l’antropologo Marino Niola riassume il racconto di “Gesù a Spaccanapoli – Viaggio nella città presepe”, docufilm realizzato dal Master di Cinema e Televisione dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli diretto dal produttore Nicola Giuliano per celebrare i suoi primi dieci anni di attività non solo didattica ma anche produttiva. Il docufilm (trailer su www.facebook.com/mastercinematv.it), nato da un’idea del rettore Lucio d’Alessandro, all’interno del progetto “L’arte presepiale come patrimonio immateriale della città di Napoli”, e realizzato con la regia di Gianfranco Pannone, il montaggio di Sergio Scoppetta e lo storytelling degli antropologi Marino Niola (foto Imagoeconomica in evidenza) ed Elisabetta Moro, sarà proiettato in anteprima nazionale mercoledì prossimo, 11 dicembre, alle 11 nella Sala degli Angeli del Suor Orsola Benincasa.

MARINO NIOLA DOCENTE

“Napoli e il presepe – evidenzia Pannone – si fanno specchio l’una con l’altro, mostrandoci, oltre il facile folklore, le meraviglie della ‘città porosa’, che respira profondamente fin dalle sue lontanissime origini, partecipando al brulichio di genti d’ogni età prese dai loro commerci e in estatica preghiera davanti ai suoi simboli religiosi”. Nel docufilm, realizzato con il sostegno di Scabec-Regione Campania con l’obiettivo di promuovere e consolidare la connessione tra il patrimonio culturale e il sistema turistico regionale, il viaggio nella città presepe comincia dalla Certosa di San Martino e dal presepe con i pastori del Settecento di Michele Cuciniello e poi scende fin giù nelle viscere della città, passando per Spaccanapoli, per approdare alle bancarelle degli artigiani di San Gregorio Armeno.

“Un viaggio nel quale lo spettatore – si sottolinea – viene condotto con la sapiente guida di Marino Niola ed Elisabetta Moro impegnati a dissertare tra il serio e il faceto su miti, riti e storie dell’arte presepiale napoletana”. “A rendere davvero popolare il presepe – afferma Niola – è la sua ‘domesticazione’. Tale processo di privatizzazione familiare comporta una crescente autonomia ideativa e costruttiva che è all’origine di una crescita progressiva di figure non più esclusivamente di carattere religioso. Da oggetto esclusivamente religioso, la rappresentazione della nascita di Cristo diventa un teatro del sacro, una scenografia di moltitudini dove si fondono e si confondono soggetti sacri e soggetti profani. Di questo passaggio l’esempio più noto ed estremo è quello di Napoli dove la Buona Novella prende una caratterizzazione cittadina, folklorica, ambientale, spettacolare, in cui la dimensione sociale finisce per soverchiare quella religiosa”. Per celebrare la decima edizione del Master in Cinema e Televisione (che tiene aperte le iscrizioni fino all’8 gennaio) dopo la proiezione del docufilm ci sarà un incontro con il produttore Nicola Giuliano, premio Oscar per “La grande bellezza”.

Continua a leggere

Cultura

Scala: palco centrale al femminile, la Prima chiede pace

Pubblicato

del

Per la seconda volta alla Scala Liliana Segre è protagonista, chiamata a prendere il posto nel palco reale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, impegnato a Parigi per la riapertura di Notre-Dame. Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il sindaco Giuseppe Sala si sono messi ai lati del palco, lasciando ai lati della senatrice a vita le rispettive consorti. Una proposta fatta dallo stesso La Russa, mentre dietro a loro si sono seduti il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il governatore lombardo Attilio Fontana e la vicepresidente della Camera Anna Ascari. “Noi staremo ai margini una volta tanto” ha commentato La Russa. E ha poi ironizzato sul fatto che per il secondo anno si sono trovati in palco insieme.

“Non siamo una coppia di fatto – ha risposto alla domanda dei giornalisti -, ma è una persona che stimo molto”. Poca comunque la politica con Giuli unico ministro presente, al suo primo 7 dicembre da quando guida il dicastero della Cultura. Lo scorso anno prima dell’inizio dell’opera Marco Vizzardelli dal loggione ha urlato ‘W l’Italia antifascista’. Questa volta l’urlo (fatto da una loggionista) è stato meno politico. “Salvate Sant’Agata’, un appello per la villa di Giuseppe Verdi nel Piacentino messa all’asta dal Tribunale di Parma come conseguenza di una disputa fra gli eredi. Qualche applauso dal pubblico, e l’assicurazione del sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi che il governo “sta seguendo la vicenda. La salveremo”.

Già diversi teatri italiani hanno partecipato all’iniziativa del ministero ‘Viva Verdi’, la Scala con una anteprima del Macbeth lo scorso 15 giugno che ha permesso di raccogliere 151 mila euro. La Prima di questa sera invece è stata un invito alla pace, forse per la tanta guerra e miseria che è andata in scena sul palco. “Con tutte le nostre forze vorremmo il ritorno alla pace – ha detto il sovrintendente Dominique Meyer -. Al mondo c’è un numero pazzesco di guerre e ogni volta che si trova la pace è una vittoria per l’umanità. Ma al momento non si può essere molto ottimisti”.

“Da tutta la cultura viene un messaggio di pace” ha osservato Pierfrancesco Favino. “La musica è pace, al punto che mi spiace che uno dei migliori bassi in circolazione Ildar Abdrazakov che inaugurò la Scala in questi anni, non possa più cantare in Europa perché russo” ha commentato il sottosegretario all’economia Federico Freni. Il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, dotato di cornetto contro la sfortuna che si narra porti quest’opera, ha ammesso che “la gente è stanca e c’è solo la responsabilità di ognuno di noi di dare speranza. Dall’opera arriva un ulteriore responsabilità per chi fa politica, che è quella del dialogo e di abbassare i toni”.

Scambio critico c’è stato via social fra Andrée Ruth Shammah “imbarazzata” dalle tante forze dell’ordine schierate e il generale Roberto Vannacci che l’ha invitata ad “andare in un centro sociale”. Mentre in teatro si mostravano gli orrori della guerra con l’invocazione ‘pace’, fuori è andata in scena la protesta. “È la storia della Scala e della prima. Inutile che ci stupiamo, cerchiamo di capire le ragioni” ha commentato il sindaco Sala.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto