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Cronache

Le mafie del nuovo millennio secondo Gratteri: meno visibili, più potenti

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Le mafie sparano meno, uccidono meno e si mostrano meno, ma mai come oggi hanno avuto tanto potere. Questo è il quadro tracciato dal procuratore di Napoli Nicola Gratteri (foto Imagoeconomica in evidenza) e dall’analista Antonio Nicaso nel libro “Una cosa sola”, pubblicato da Mondadori. Il testo esplora come le organizzazioni criminali si siano integrate nell’economia globale, sfruttando lacune normative, connivenze politiche e tecnologie avanzate.

«Le mafie sono una macchina perfetta di riciclaggio», spiegano gli autori, mettendo in evidenza la loro capacità di mimetizzarsi e infiltrarsi nei settori chiave dell’economia, dalla finanza alle energie rinnovabili, passando per il mercato immobiliare.

Il modello mimetico: mafie e finanza

Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dal libro è l’uso sofisticato di strumenti finanziari per riciclare denaro sporco. Tra questi spiccano i “non performing loans” (NPL), ovvero crediti deteriorati acquistati per essere rivitalizzati e utilizzati per legittimare capitali di origine illecita. È il caso di Raffaele Imperiale, ex broker del narcotraffico, che ha svelato come la camorra utilizzi l’ingegneria finanziaria per nascondere proventi illeciti.

Imperiale, famoso per aver custodito due quadri di Van Gogh rubati ad Amsterdam, ha collaborato con la giustizia rivelando dettagli sul riciclaggio tramite debiti deteriorati e l’utilizzo di criptovalute, strumenti sempre più presenti nei circuiti criminali.

Nuove frontiere: dark web e petrolmafie

Le mafie si espandono rapidamente, adattandosi a nuovi strumenti tecnologici e settori economici. Dal dark web alle criptovalute, fino alla commercializzazione fraudolenta di prodotti petroliferi, il loro raggio d’azione si amplia continuamente.

Il caso delle petrolmafie, indagato nel 2021 da quattro Procure italiane, ha evidenziato la capacità delle cosche di collaborare per gestire un business miliardario nella distribuzione di prodotti petroliferi. Clan come i Moccia, i Mancuso e i Piromalli hanno costruito un sistema complesso e integrato, dimostrando quanto le organizzazioni criminali siano ormai un attore economico rilevante.

Una risposta legislativa insufficiente

Secondo gli autori, l’attuale normativa antimafia, basata sul 416bis del codice penale, appare sempre più inadeguata per affrontare le mafie del nuovo millennio. Come sottolinea il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, il radicamento territoriale, elemento cardine della legislazione attuale, non basta più a descrivere organizzazioni che operano a livello globale e si integrano perfettamente nell’economia legale.

Le nuove tecnologie, come i criptofonini e i droni, offrono alle mafie strumenti per mantenere contatti tra boss detenuti e affiliati liberi, complicando ulteriormente il contrasto alle attività criminali.

Una sfida politica e legislativa

Le mafie si evolvono e si adattano più rapidamente delle risposte politiche e legislative. Gratteri e Nicaso lanciano un monito: per contrastare efficacemente il crimine organizzato serve un ripensamento radicale delle strategie di lotta, che tenga conto della crescente integrazione delle mafie nell’economia globale e del loro uso avanzato delle tecnologie.

«Non si può più ignorare il carattere sistemico del fenomeno», concludono gli autori, sottolineando che il contrasto alle mafie richiede non solo un aggiornamento delle leggi, ma anche una maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica.

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Cronache

Ucciso per un parcheggio, 16 anni la pena per i tre colpevoli

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Sedici anni di reclusione: è la condanna emessa dalla Corte d’Assise di Avellino nei confronti di ognuno dei tre imputati per l’omicidio di Roberto Bembo, il 21enne di Mercogliano (Avellino) ferito a coltellate nei pressi di un bar la mattina del primo gennaio 2023. Il giovane morì dopo dieci giorni di ospedale. Nico Iannuzzi e i fratelli Luca e Daniele Sciarrillo sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio volontario in concorso.

Nei confronti di Iannuzzi è stata riconosciuta la condanna ad ulteriori otto mesi per detenzione di arma con la quale inferse sei coltellate, una delle quali alla carotide, a Roberto Bembo. La Corte, presieduta da Gian Piero Scarlato, giudice a latere, Pier Paolo Calabrese, ha escluso le aggravanti a carico degli imputati. Il dramma si consumò all’alba a Torrette di Mercogliano dopo una lite tra gruppi di giovani per motivi di parcheggio.

Il pm, Vincenzo Toscano, aveva chiesto la condanna di Iannuzzi a 25 anni di reclusione; di Luca Sciarrillo a 21 anni e nove mesi e di Daniele Sciarrillo a otto anni. I difensori degli imputati, nell’arringa di stamattina prima che la Corte e i giudici popolari si ritirassero in Camera di Consiglio, avevano chiesto la derubricazione dell’accusa in eccesso colposo di legittima difesa oltre a sottolineare le ingerenze mediatiche sul processo e le false testimonianze rese in udienza dagli amici della vittima.

I tre imputati hanno atteso la sentenza nello loro abitazioni di Avellino, dove erano sottoposti agli arresti domiciliari. Contro questa disposizione, nei mesi scorsi si registrò la clamorosa protesta da parte di ignoti che tappezzarono l’ingresso del Tribunale di Avellino con la scritta “Vergogna”.

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Fake news su Marino Bartoletti: ci risiamo, sono morto di nuovo

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Una sua immagine in vestaglia in ospedale, le parole ‘mi mancano solo 8…’ e una scritta ad accompagnare la foto ‘Sto morendo’. Una fake news, pubblicata su una pagina Facebook con protagonista il celebre giornalista sportivo, Marino Bartoletti che, preso atto della cosa – per altro già accaduta in passato – replica con ironia, attraverso i suoi profili social, senza però nascondere di non volere farla passare liscia agli autori della falsa comunicazione.

“Dunque ci risiamo – scrive Bartoletti sui suoi profili -. Sono… morto di nuovo. E a distanza di pochi mesi. Provo a prenderla sul ridere (anche se stavolta qualcuno la pagherà davvero cara, perché persino le carogne e gli avvoltoi dovrebbero avere il senso del limite): secondo voi io perdo tempo a morire proprio alla vigilia del settantacinquennale del Festival di Sanremo con tutte le cose che ho da fare? Un affettuoso vaffan@@lo, cari sciacalli di ‘Bella dentro’ (la pagina Facebook in questione, ndr). Per ora vi affido alle coccole della mia affezionata comunità, che penso sia felice di avermi vivo ancora (molto) a lungo”, conclude il giornalista.

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Avvocato Pittelli resta libero, respinta istanza Dda Catanzaro

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Rimane in libertà l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex parlamentare, condannato dal Tribunale di Vibo Valentia a 11 anni di reclusione nell’ambito del processo Rinascita Scott. La seconda sezione penale del Tribunale di Catanzaro ha infatti rigettato la richiesta di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei suoi confronti avanzata dalla Dda del capoluogo calabrese. Tra le ragioni che hanno portato il collegio a non accogliere la richiesta vi è il fatto che a Pittelli è stato ritenuto concorrente esterno del sodalizio di ‘ndrangheta orbitante intorno alla famiglia Mancuso fino a dicembre 2019 e ‘non vi sono elementi da cui desumere la permanenza, ad oggi, da parte di Pittelli’ e di un concreto, specifico consapevole e volontario contributo alla consorteria. Nell’ordinanza si specifica che quella che difetta è la prova di una attuale, perdurante pericolosità sociale di Pittelli – difeso dal professore Franco Carlo Coppi e dagli avvocati Guido Contestabile, Sergio Rotundo, Giandomenico Caiazza e Francesco Gambardella – nel suo ruolo di concorrente esterno.

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