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Ambiente

Le acque delle fogne nel fiume Volturno: sequestrati 10 impianti, indagati due ex sindaci e dirigenti

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Le acque reflue della rete fognaria di Capua finivano direttamente nel fiume Volturno senza passare per il depuratore. Questo è quanto accertato da un’indagine dei carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che solo qualche giorno fa ha sequestrato d’urgenza dieci impianti di sollevamento delle acque reflue fognarie e meteoriche del Comune per evitare l’ulteriore continuazione del reato di inquinamento del fiume. Sequestro eseguito d’emergenza e poi confermato anche dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che lo ha convalidato. Indagati per disastro ambientale, sversamento liquidi nocivi ed immissione in acque superficiali di rifiuti incontrollati, due funzionari dell’ufficio tecnico comunale, il responsabile della ditta cui erano stati affidati i lavori di manutenzione degli impianti e gli ex sindaci Carmine Antropoli ed Eduardo Centore (dimessosi due mesi fa). Come spesso scriviamo, sono avvisi di garanzia, non sentenze di condanna e dunque le persone indagate sono da ritenere innocenti fino a sentenza definitiva di condanna o proscioglimento.

L’inchiesta è nata a conclusione di una attività di indagine avviata tra aprile e maggio 2018 nel corso della quale è stata valutata l’incidenza sulla qualità delle acque del fiume Volturno dell’immissione, nel suo letto, di diversi corpi idrici. Nell’ambito dei controlli, l’Arpac – agenzia regionale per l’ambiente della Campania – ha effettuato dei campionamenti del fiume Volturno in corrispondenza dello sfiorato di piena dell’impianto di sollevamento ubicato nel borgo Santella di Capua. L’esito delle analisi evidenziata una “chiara alterazione dei valori”, palesemente riconducibile ad un fenomeno di inquinamento ambientale all’interno delle acque. In pratica a causa del malfunzionamento degli impianti sequestrati determinato dalla mancata manutenzione, i liquidi non venivano convogliati nel depuratore di Marcianise, ma direttamente nel Volturno. I controlli, poi, sono stati estesi a tutti gli impianti, (in particolare agli otto utilizzati per le acque reflue e ai due per le acque meteoriche) è emerso un malfunzionamento generale di tutte le apparecchiature per il cattivo stato di manutenzione nonostante i lavori fossero stati affidati ad una ditta.

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Rapporto Città-clima, dal 2010 in Italia 684 allagamenti e 86 frane per alluvioni

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L’Italia è sempre più soggetta ad alluvioni e piogge intense, e sempre più fragile e impreparata di fronte alla crisi climatica. È quanto emerge dal “Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni” realizzato da Legambiente, con il contributo del Gruppo Unipol, che quest’anno dedica uno speciale proprio al tema alluvioni denunciando anche i tagli che ci sono stati alle risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico.

I numeri parlano da soli: negli ultimi 14 anni – dal 2010 al 31 ottobre 2023 – sono stati registrati dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente 684 allagamenti da piogge intense, 166 esondazioni fluviali e 86 frane sempre dovute a piogge intense, che rappresentano il 49,1% degli eventi totali registrati. In questi 14 anni, le regioni più colpite per allagamenti da piogge intense sono state la Sicilia, con 86 casi, seguita da Lazio (72), Lombardia (66), Emilia-Romagna (59), Campania e Puglia (entrambe con 49 eventi), Toscana (48). Per le esondazioni fluviali al primo posto la Lombardia con 30 casi, seguita dall’Emilia-Romagna con 25 e dalla Sicilia con 18 eventi. Tra le grandi città le più colpite sono state Roma, Agrigento, Palermo, Genova e Napoli.

Legambiente osserva che il Governo Meloni dimezza le risorse destinate a contrastare il dissesto idrogeologico, da 2,49 miliardi a 1,203 miliardi, in un Paese dove si sono spesi in media oltre 1,25 miliardi all’anno per la gestione delle emergenze negli ultimi 14 anni. Secondo l’associazione ambientalista, è “urgente definire una nuova governance che abbia una visione più ampia di conoscenza, pianificazione e controllo del territorio. Quattro le priorità da cui ripartire: approvare il Pnac (Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici), una legge contro il consumo di suolo, agire sulla prevenzione, definire una regia unica da parte delle Autorità di bacino distrettuale che preveda anche una maggiore collaborazione tra enti”.

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La nave rompighiaccio Laura Bassi lascia Napoli e fa rotta verso l’Antartide

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La Nave rompighiaccio Laura Bassi, di proprietà dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, è partita sabato scorso da Napoli, dove ha completato le fasi di caricazione delle strumentazioni scientifiche e dei materiali, in vista della nuova campagna scientifica del Programma nazionale di ricerche in Antartide.

La nave arriverà in Nuova Zelanda a inizio gennaio 2024 per poi iniziare il suo viaggio verso l’Antartide con a bordo 38 fra ricercatori e tecnologi italiani e un equipaggio navigante di 23 membri. Prima di salpare, la nave è stata sottoposta a una serie di lavori di trasformazione nei Cantieri del Mediterraneo, che hanno interessato la realizzazione di un nuovo laboratorio sul ponte di coperta e di una “camera baltica”, ovvero una struttura scatolare in acciaio, alta sei metri e lunga oltre sette in grado di contenere al suo interno la rosette, la principale strumentazione di campionamento utilizzata in oceanografia.

Si tratta di un sistema che preleva campioni di acqua e misura alcune sue caratteristiche; può raggiungere i 6mila metri di profondità. La Laura Bassi parteciperà quindi alla 39/a campagna in Antartide. Per la prima volta – informa l’Ogs – la missione sarà condivisa con il progetto antartico neozelandese a cui afferiscono 12 ricercatori. Circumnavigherà l’intero mare di Ross e concluderà la sua missione antartica a marzo 2024 a Lyttleton per poi tornare in Italia a fine aprile. Quella dell’Ogs – ricorda lo stesso Istituto – è oggi l’unica nave italiana rompighiaccio per la ricerca oceanografica e al momento anche la prima e unica nave battente bandiera italiana in grado di operare in mari polari, sia in Antartide sia in Artico, conforme alle regole internazionali per l’accesso delle navi alle aree polari.

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Sos verde nelle città, alberi anti dissesto e crisi clima

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Sono appena 32,5 i metri quadrati di verde urbano disponibili in media per ogni abitante in Italia, dato che fa scattare l’allarme nella Giornata nazionale degli alberi per richiamare l’attenzione su questo patrimonio e su come valorizzarlo a partire dalle scuole. Alberi anche simbolo di memoria, come i due piantati a Lampedusa dedicati uno a Giulia Cecchettin, assassinata dall’ex fidanzato, e l’altro alla bimba di 2 anni morta dopo il naufragio di ieri sera. Durante la cerimonia alla Porta d’Europa dell’isola sono state commemorate le vittime dei femminicidi e dei naufragi; in tutto sono stati piantati 60 alberi di carrubbo e ulivo, donati dall’azienda Foreste. Sul fronte del bilancio del patrimonio green in Italia, la situazione, calcola la Coldiretti, è peggiore nelle metropoli, dove i valori vanno dai 16,9 metri quadrati di verde pro capite di Roma ai 18,5 di Milano, dai 25,4 di Firenze ai 13,5 di Napoli, dai 9,4 di Bari ai 12 metri quadrati di Palermo.

Ed è proprio il verde a migliorare la qualità della vita nelle città considerato che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili, mentre 1 ettaro di piante di aspirare dall’ambiente 20mila chili di CO2 l’anno. Stando agli ultimi rilevamenti oggi i boschi ricoprono oltre 11 milioni di ettari di superficie, pari al 36,7% del territorio nazionale, per un totale di oltre 12 miliardi di alberi, in pratica 200 alberi per ciascun cittadino; nelle foreste, invece, si trovano 139 riserve naturali dello Stato, 166 boschi vetusti, 2.730 boschi da seme e 4.288 alberi monumentali; un ingente patrimonio tutelato dalla normativa in vigore dal 2013 che si contraddistinguono per l’elevato valore biologico ed ecologico. Dall’elenco costantemente aggiornato, emerge che le tre Regioni con il maggiore numero di alberi monumentali sono Friuli Venezia Giulia (455), Sardegna (407) e Lombardia (366), mentre i Comuni sono Napoli (52), Caserta (51 alberi), Priverno (48 alberi), Palermo (46) e Roma (42).

“L’albero ti racconta come ha vissuto il Pianeta e per questo occorre coinvolgere i bambini, per rafforzare la loro formazione e far crescere il loro rapporto con la natura”, afferma il ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida, ricordando che l’Italia “è stata la prima Nazione a dotarsi di una strategia forestale con la legge Serpieri che quest’anno compie 100 anni e già parlava di tutela del territorio”. Mentre il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, sottolinea il ruolo degli alberi come “i nostri alleati per la tutela dell”ecosistema, per la qualità di vita nei centri urbani e per la difesa del territorio da fenomeni di dissesto idrogeologico”. Oltre ad avere un ruolo estetico per parchi e giardini, gli alberi svolgono compiti preziosi per la comunità di natura ambientale ma anche economici, ricorda la Confagricoltura, richiamando l’attenzione sull’importanza delle imprese agricole e forestali per la messa a dimora degli alberi, “una sfida che richiede una forte collaborazione tra pubblico e privato, con una programmazione condivisa”.

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