Collegati con noi

Politica

L’avvocato Conte archivia il populismo e lancia il lessico mite del nuovo umanesimo

Pubblicato

del

Dall’elogio del populismo nel segno di Fedor Dostoevskij alla Repubblica dal “volto umano” di Giuseppe Saragat. E’ nei toni e nelle citazioni, la nuova cifra di Giuseppe Conte. Da “avvocato del popolo” a promotore di un “nuovo umanesimo”, da professore a uomo politico di esperienza. Non rinnega se stesso, si presenta ancora come garante tra gli alleati di governo. Ma chiede ai “giallorossi” di archiviare la stagione “gialloverde” di liti e contrapposizioni, con toni miti e una “sobrieta’” che diventi “contagiosa”, anche sui social. Conte esordisce, come nel 2018 in Senato al debutto del governo M5s-Lega, con un ringraziamento per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E ribadisce l’impegno a guidare il governo “con disciplina e onore”. Ma c’e’ la ricerca di un cambio di toni, nella scelta di parole e riferimenti. Nel discorso per la fiducia al suo primo governo, debuttante emozionato, Conte scelse quattro citazioni: per avvalorare il superamento delle vecchie categorie politiche, si rifece al discorso di Dostoevskij in onore di Puskin e al principio di responsabilita’ del filosofo Hans Jonas. In campo economico cito’ la teoria del rischio di Ulrick Beck e la necessita’ di “ripensare il capitalismo” invocata dall’economista Philip Kotler. Oggi, a dare forza all’urgenza di una nuova stagione politica, inserisce nel suo intervento una lunga citazione del discorso di Saragat all’Assemblea costituente: “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano. Ricordate che la democrazia non e’ solo un rapporto fra maggioranza e minoranza ma e’ soprattutto un problema di rapporti fra uomo e uomo. Dove questi rapporti sono umani, la democrazia esiste; dove sono inumani, non e’ che la maschera di una nuova tirannide”. Ci sono voluti “coraggio” e “determinazione”, rivendica il premier, per archiviare il vecchio governo e tenere a battesimo una nuova maggioranza politica. M5s e Pd, sottolinea citando Hannah Arendt, “hanno messo da parte i pre-giudizi che esistono e sono molteplici in politica, sono in parte anche ineliminabili e sono tipici di chi guarda al passato”. Il passato e’ la Lega di Matteo Salvini, che e’ fuori in piazza Montecitorio ma dall’Aula Conte non cita mai. Se la stagione con Salvini era “arroganza delle parole”, il futuro M5s-Pd-Leu viene annunciato “forte nelle azioni”. Il Conte I era segnato dal “frastuono” di “dichiarazioni roboanti e parole bellicose”, il Conte II vuol distinguersi per “un lessico mite, piu’ rispettoso delle persone e della diversita’ delle idee”.

Advertisement

Politica

Addio a Furio Colombo, liberal con l’America nel cuore

Pubblicato

del

Un ‘liberal’ con uno sguardo sempre rivolto verso l’America, “appartengo alla stessa generazione di Moravia – disse una volta – e la vedo nello stesso modo, quando diceva ‘potranno forse essere il Paese del futuro’. Il dopoguerra, la liberazione americana”, erano rimasti nel suo cuore, anche se con qualche critica “ma solo su fatti specifici”. Furio Colombo, che ci lascia oggi a 94 anni, è stato uno dei giornalisti più importanti del dopoguerra italiano, ed ha attraversato il secondo Novecento vestendo molte giacche, ma sempre con la stessa coerente eleganza.

Nato a Chatillon, in Val d’Aosta, il primo gennaio 1931, studiò a Torino laureandosi giovanissimo in giurisprudenza. Ma la sua passione per il giornalismo esplose presto in modo irresistibile, e lo portò a praticare ogni mezzo dalla carta stampata, alla radio, alla tv. Con Umberto Eco fu tra i fondatori del Gruppo63, Gianni Vattimo e Piero Angela, iniziò con la scrittura dei programmi culturali della Rai, poi nel 1967 divenne giornalista professionista. Nel 1967 era nel Sinai per documentare la Guerra dei sei giorni, nel 1968 a Saigon durante l’offensiva del Têt. Professore al Dams di Bologna nei fatidici anni Settanta, alla fine degli anni Ottanta iniziò la sua lunga stagione americana, prima come corrispondente per La Stampa da New York, ed in seguito per La Repubblica.

A New York dopo essere sopravvissuto ad un incidente aereo, fu anche direttore dell’Istituto di cultura dal 1991 al 1994. Ha scritto per le maggiori testate americane e italiane. Ha diretto l’edizione italiana della New York Review of Books (1993-2000), la rivista L’architettura. Cronache e storia fondata da Bruno Zevi (2001-2006), Nuovi Argomenti (con Dacia Maraini, 1992-2018). Parlamentare per tre legislature per i Ds L’Ulivo e il Pd, dove ha corso anche come candidato alle primarie da leader, nel 2001 fu nominato direttore della rinata L’Unità, esperienza che si concluse in modo brusco nel 2005. Poi nel 2009 fondò con Antonio Padellaro e Marco Travaglio Il Fatto Quotidiano.

“Nessuno di noi – disse presentando l’iniziativa insieme ai suoi compagni d’avventura – viene da passati politici da affermare o rinnegare continuamente e neanche abbiamo fatto parte di gruppi anche molto per bene. E questo ci rende autonomi. Al Fatto vogliamo fare analisi logiche e non morali”. Giornalista e fine intellettuale, Colombo ha svolto un’intensa attività culturale come autore di testi letterari e cinematografici, nonché titolare di cattedra alla Columbia University, alla New York University, alla University of California di Berkeley.

Ha svolto anche incarichi aziendali prima alla Olivetti e poi come Rappresentante Fiat negli Stati Uniti. Il suo primo libro è stato L’America di Kennedy (1964), la più recente pubblicazione Sulla pace. La guerra in Ucraina e l’eterno dilemma (con Vittorio Pavoncello, 2022). È autore della legge che istituisce il Giorno della memoria per la Shoah il 27 gennaio. A dare la notizia oggi della sua morte la famiglia: “È deceduto all’età di 94 anni Furio Colombo, assistito dalla moglie Alice e dalla figlia Daria”.

I funerali si svolgeranno al Cimitero Acattolico di Roma domani mercoledì 15 gennaio alle 15.00. Ma dal 17 gennaio tornerà anche in libreria La fine di Israele (Baldini + Castoldi). Oggi Elisabetta Sgarbi lo ricorda così: “Furio Colombo è stato, oltre che un amico, uno dei primi entusiasti fondatori della Nave di Teseo. Questo libro, che fortemente ha voluto riproporre, ha fatto in tempo a vederlo, e, in un’ultima telefonata, alcuni giorni fa, mi comunicò tutta la sua soddisfazione. Doveva uscire prima di Natale, ma insistetti per avere una prefazione, scritta nell’urgenza di quanto stava accadendo in Israele e a Gaza. Concordammo che il Giorno della Memoria avrebbe potuto essere una buona data di uscita”.

Continua a leggere

Politica

Nuova fumata nera su giudici Consulta, rebus nome di FI

Pubblicato

del

Nuova fumata nera in Parlamento, la tredicesima, sull’elezione dei quattro giudici mancanti della Consulta. Scheda bianca sia dalla maggioranza che dall’opposizione per la mancanza di un accordo complessivo per raggiungere i tre quinti necessari all’elezione dei nuovi componenti. Il tempo, però, stringe anche in vista della riunione della Corte Costituzionale prevista il 20 gennaio sui referendum, compresi quelli sull’Autonomia che potrebbe, però, comunque pronunciarsi anche con gli attuali 11 componenti. Proseguono, dunque, i contatti alla ricerca di un’intesa che non viene però più data del tutto per scontata entro questa settimana. “Non sono sicuro che oggi si troverà la quadra”, fa capire di buon mattino il capogruppo azzurro Paolo Barelli. “Non sono ancora mature – fa sapere poco dopo il suo omologo Dem al Senato, Francesco Boccia – le condizioni per un accordo complessivo. Il dialogo continuerà nelle prossime ore”.

E alle 15 arriva la nuova fumata nera. Nessun commento dal Quirinale in una giornata in cui le forze politiche stanno tentando comunque l’accordo ma sono ben noti i reiterati appelli a sanare la questione. Il nodo principale da sciogliere, secondo quanto viene raccontato da più fonti parlamentari di maggioranza e opposizione, sarebbe quello del nome che spetta a FI e, a cascata, di quello tecnico. Parrebbe assodata, invece, la prima parte dell’intesa che vedrebbe l’elezione di Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico della premier Giorgia Meloni e del costituzionalista Massimo Luciani in quota opposizione. Domattina è prevista una riunione della conferenza dei capigruppo di Montecitorio già in programma con una serie di punti all’odg tra i quali i tempi della riforma della giustizia. Ma, in quella sede, è probabile che si parli anche della nuova convocazione della seduta comune sulla Consulta.

Dalle opposizioni si chiede, tra l’altro, di procedere con convocazioni a oltranza. E c’è chi scommette sulla data di giovedì con i nuovi giudici che giurerebbero al Colle nel weekend in tempo per la riunione del 20 gennaio. Proseguono, dunque, le interlocuzioni e si attende che si sciolga il nodo del nome azzurro. Secondo un’indicazione che sarebbe emersa di recente, tra l’altro, il governo chiederebbe di escludere dalla rosa i parlamentari. Una linea che porterebbe ad escludere di fatto uno tra i nomi maggiormente circolati finora per la quota azzurra, ovvero quello del senatore Pier Antonio Zanettin. In casa Forza Italia, viene inoltre riferito, si sarebbe ragionato anche su una donna: Augusta Iannini, giurista di lungo corso e moglie di Bruno Vespa che però non avrebbe tutti i titoli per poter essere eletta. E un’altra ipotesi che circola è quello di Andrea Di Porto, avvocato vicino alla famiglia Berlusconi, sul quale però non ci sarebbe totale condivisione all’interno della maggioranza.

Nelle ultime ore spunta poi l’ipotesi di un ex parlamentare, l’avvocato cassazionista Bruno Cassinelli. Gli azzurri inoltre avrebbero puntato poi, ma proponendolo come nome tecnico, sull’avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli. Che viene però considerata dall’opposizione di area. Se la maggioranza proporrà un tecnico di suo gradimento invece che “neutrale” nella quaterna dei giudici costituzionali, avverte il leader M5s Giuseppe Conte, “noi non ci stiamo”. Tra le poche certezze delle ultime ora c’è quella, però, che quantomeno per la casella tecnica vada indicata una donna. E tra i nomi che circolano nelle ultime ore c’è quello di Valeria Mastroiacovo, segretaria centrale dell’Unione giuristi cattolici italiani (Ugci) insieme a quelli delle costituzionaliste Lorenza Violini e Giuditta Brunelli.

Continua a leggere

Politica

De Luca: andremo avanti perchè c’è lavoro immenso da fare

Pubblicato

del

“Noi andremo avanti perché stiamo lavorando su obiettivi fondamentali soprattutto nel campo della sanità. Entro questo mese apriamo il cantiere per il nuovo ospedale Ruggi d’Aragona, stiamo realizzando un ospedale dedicato alle lesioni spinali, stiamo facendo al Da Procida un lavoro straordinario per garantire una unità spinale che non avevamo in Campania, dobbiamo realizzare 170 case di comunità. C’è uno sforzo immenso che stiamo facendo ed è evidente che questo lavoro deve continuare, come deve continuare il lavoro nel campo dell’ambiente, del trasporto pubblico”.

Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca a margine delle celebrazioni del 60esimo anniversario di Anffas Salerno. “Andremo avanti – ha aggiunto – guardando agli interessi della nostra comunità, non alle beghe della politica politicante, ai problemi delle correnti, delle sottocorrenti e così via. Il lavoro continua”.

In questo contestato, ha aggiunto il governatore, “ho convocato i capigruppo per fare un punto sul programma di lavoro, per aggiornarli sulle scadenze che noi abbiamo e per concordare con loro un calendario importante. Abbiamo la consegna dei cantieri, come quello del Ruggi, abbiamo inaugurato ieri la piscina dello Stadio Collana, abbiamo, il 1 febbraio, una manifestazione per il cessate il fuoco e per la pace che faremo nel Duomo di Napoli e poi avremo, a seguire, tutta una serie di altre iniziative che riguarderanno strutture ospedaliere, progetti territoriali. C’è davvero un lavoro immenso che dobbiamo fare e quindi concordiamo il piano di lavoro”. Alla domanda se in questi giorni abbia sentito la segretaria del Pd Elly Schlein, De Luca non ha risposto.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto