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Lavrov, ‘guerra iniziata da loro’. E la platea ride

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“La guerra che stiamo cercando di terminare e che è stata iniziata dall’Occidente contro di noi usando gli ucraini…”. Serghei Lavrov, ministro degli Esteri russo, non è riuscito a terminare la frase. Le sue parole sono state sovrastate da fragorose risate e dalle urla della platea presente al Raisina Dialogue, la conferenza multilaterale che dal 2016 si tiene ogni anno a Nuova Delhi, in India. La tesi che il conflitto non sia stato iniziato dalla Russia, e che sia invece proprio il Cremlino a volerlo terminare, ha scatenato una reazione di ilarità spontanea, a sottolineare l’assurdità dell’affermazione pure in un Paese come l’India, tradizionalmente non allineato e che all’Onu finora si è sempre astenuto sulle risoluzioni di condanna a Mosca.

Dopo un momento di imbarazzo, Lavrov ha cercato di riprendere il filo del discorso. Con qualche difficoltà: “Influenced, influenced, influenced..”, ha ripetuto il navigato ministro degli Esteri di Putin prima di ricominciare a parlare degli effetti che la guerra ha avuto sulla Russia. Il conflitto “ha influenzato la politica russa, compresa quella energetica”. Il riferimento è alle scelte operate da quelli che un tempo erano i principali partner commerciali di Mosca, i Paesi dell’Occidente, che dal Cremlino acquistavano soprattutto gas e petrolio. A seguito delle scelte politiche e delle sanzioni, di cui l’Europa ha varato il decimo pacchetto il 24 febbraio, il valore delle importazioni dalla Russia è diminuito del 53%, passando da 21,8 miliardi di euro nel marzo 2022 a 10,3 miliardi di euro nel dicembre 2022. “Ciò che è cambiato è che non faremo più affidamento su alcun partner occidentale”, ha concluso Lavrov. C’è da credere che l’Occidente farà lo stesso con la Russia.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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