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L’attore Jamie Foxx ferito durante un litigio al suo compleanno

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L’attore Jamie Foxx è rimasto ferito in seguito a un litigio mentre festeggiava il suo 57mo compleanno in un ristorante a Los Angeles. Durante la cena un persona nel tavolo accanto gli ha lanciato contro un bicchiere e lo ha colpito. All’attore sono stati messi dei punti e ora sta recuperando. La polizia sta indagando sull’accaduto e, secondo indiscrezioni, il lancio del bicchiere è statao preceduto da uno litigio scoppiato fra i due tavoli.

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Israele vuole 11 ostaggi vivi subito, ma è stallo

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In Israele l’aeronautica militare è entrata in stato di massima allerta per i possibili attacchi con missili e droni da parte degli Houthi, dopo i raid lanciati dagli Usa nello Yemen, ma allo stesso tempo il governo Netanyahu resta concentrato sulla situazione a Gaza. Il suo ufficio ha dato mandato al team negoziale di continuare i colloqui per l’accordo con Hamas sulla tregua, con la richiesta di rilascio di 11 ostaggi vivi subito e della metà di quelli non più in vita. I negoziatori israeliani hanno incontrato al Cairo alti funzionari egiziani per discutere della questione. Sullo stallo dell’accordo è intervenuto da Washington l’inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff, che in alcune interviste ai media americani ha minacciato Hamas facendo intendere chiaramente che il presidente Trump sta perdendo la pazienza.

“Ciò che è successo con gli Houthi (l’attacco partito sabato sera), mostra la posizione degli Stati Uniti rispetto alle organizzazioni terroristiche, raccomando a Hamas di iniziare a prendere queste questioni più seriamente. Ora c’è un’opportunità per Hamas, ma la finestra si sta chiudendo rapidamente”, ha affermato Witkoff. Che ha anche raccontato alcuni passaggi degli incontri di mercoledì a Doha tra i Paesi mediatori: “Ho trascorso sette ore e mezza al summit. Siamo arrivati ;;lì con una proposta di compromesso che avrebbe portato al rilascio di cinque ostaggi vivi, in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi”, ha riferito, “ma abbiamo ricevuto una risposta inaccettabile, non entrerò nei dettagli”.

In Qatar, l’inviato di Trump ha anche incontrato alti funzionari di Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Autorità Nazionale Palestinese. “Abbiamo discusso una risoluzione di pace finale per Gaza in cui Hamas sarà smilitarizzata, il che deve accadere, è una linea rossa per gli israeliani”, ha affermato. Da parte sua Hamas ha lanciato un ultimatum, chiedendo agli Stati Uniti di impegnarsi a discutere la seconda fase dell’accordo, che di fatto sancisce la fine della guerra. Se non si raggiunge un accordo sul ‘Witkoff outline’, i mediatori potrebbero spingere per un rilascio di ostaggi limitata. Nella serata di domenica da Gerusalemme è poi arrivato l’ennesimo colpo di scena, con il primo ministro Netanyahu che ha annunciato di aver chiesto – nel mezzo della guerra – la rimozione del capo dello Shin Bet (la sicurezza interna) Ronen Bar “a causa di una persistente mancanza di fiducia”. Bar ha poi fatto puntualizzato che la sua rimozione “non è collegata” all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Suggerendo invece che il movente sia in gran parte politico.

E proprio su questo si sono indirizzate gli avversari di Netanyahu. “Sta licenziando Ronen Bar per un solo motivo, l’indagine ‘Qatargate'”, ha affermato il capo dell’opposizione Yair Lapid. Aggiungendo: “Per un anno e mezzo non ha visto alcun motivo per mandarlo via, ma solo quando sono iniziate le indagini sull’infiltrazione del Qatar nell’ufficio di Netanyahu e sui fondi trasferiti ai suoi più stretti collaboratori, all’improvviso è diventato urgente cacciarlo subito”. Durissima la reazione anche del capo del Partito democratico Yair Golan in un post su X: “Netanyahu ha dichiarato guerra allo Stato di Israele. Il licenziamento del capo dello Shin Bet è un disperato tentativo da parte dell’imputato Netanyahu di sbarazzarsi di qualcuno fedele al Paese, che sta indagando su di lui e la sua cerchia ristretta per reati gravi e oscuri e si rifiuta di insabbiare le cose”. Di diverso avviso sul destino di Ronen Bar i falchi di ultradestra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich: “Meglio tardi che mai”, hanno detto all’unisono.

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Trump fa deportare 238 criminali venezualani in El Salvador e mostra il video choc dell’espulsione

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Donald Trump invoca l’Alien Enemies Act del 1798 per deportare immediatamente i membri di Tren De Aragua (TdA), una gang venezuelana designata dagli Usa come organizzazione terroristica. E posta su Truth un video shock pubblicato dal governo del Salvador che mostra l’espulsione di quelli che lui chiama “i mostri mandati nel nostro Paese dal corrotto Joe Biden e dai democratici di sinistra radicale”.

Una clip dove si vedono uomini con le mani e le caviglie incatenate, spinti fuori da un aereo e fatti salire su bus da agenti in tenuta antisommossa, quindi trasportati in prigione con un grande convoglio di bus sorvegliato da polizia e militari, rasati in ginocchio prima di indossare una divisa bianca e condotti nelle celle piegati a 90 gradi. La legge plurisecolare, usata finora solo tre volte (nella guerra del 1812, nella Prima e Seconda guerra mondiale), consente al governo di arrestare, detenere e deportare migranti clandestini di età superiore ai 14 anni provenienti da Paesi che minacciano “un’ invasione o incursione predatoria” degli Stati Uniti, senza concedere loro un colloquio per l’asilo o un’udienza nei tribunali per l’immigrazione.

Una mossa controversa, che il giudice distrettuale della capitale James Boasberg ha sospeso per 14 giorni in attesa dell’esame di merito del ricorso di cinque venezuelani, ordinando che nel frattempo “qualsiasi aereo in partenza o in volo con a bordo immigrati ritorni negli Usa”. La sua intimazione è però stata ignorata: due jet decollati dal Texas hanno deportato 238 presunti membri della gang venezuelana Tren de Aragua in Salvador, dove resteranno rinchiusi per un anno (rinnovabile) in un centro di detenzione per terroristi, come ha annunciato Nayib Bukele. Il presidente salvadoregno, che in passato si è autodefinito “il dittatore più cool del mondo”, ha richiesto agli Usa anche il ritorno di due pericolosi leader della gang Ms-13, oltre a 21 dei principali ricercati nel suo Paese.

Il segretario di Stato Usa Marco Rubio lo ha ringraziato, affermando che “ancora una volta, il presidente Bukele ha dimostrato di essere non solo il più forte leader nella sicurezza nella nostra regione, ma anche un grande amico degli Stati Uniti”. Da vedere come finisce la causa, promossa da Democracy Forward e Aclu per conto di cinque venezuelani ma diventata provvisoriamente una class action, con il potere quindi di servire come stop alla deportazione di tutti gli immigrati detenuti soggetti alla legge invocata dal commander in chief. “Oggi è stato un giorno orribile nella storia della nazione, quando il presidente ha reso pubblico che stava invocando i poteri straordinari in tempo di guerra in assenza di una guerra o di un’invasione e rivendicando un’autorità virtualmente illimitata per espellere le persone dal Paese. Ma stasera ha prevalso lo stato di diritto”, ha commentato Skye Perryman, presidente e Ceo di Democracy Forward. Trump pero’ è di avviso diverso.

“Ritengo e dichiaro che TdA sta perpetrando, tentando e minacciando un’invasione o un’incursione predatoria contro il territorio degli Stati Uniti”, ha scritto nella sua proclamazione, ordinando alla fedelissima procuratrice generale Pam Bondi di firmare una lettera entro 60 giorni per dichiarare la nuova politica degli Stati Uniti inviandola a ogni giudice, compresi quelli della Corte Suprema, nonché a tutti i governatori. Il capo della Casa Bianca sta mettendo a punto anche un nuovo ‘travel ban’ che limita l’ingresso negli Usa da 43 Paesi, con restrizioni totali per quelli della “lista rossa”, parziali per quelli della “lista arancione” e discrezionali per quelli della “lista gialla”.

Nel frattempo continua a smantellare le agenzie governative: l’ultima picconata colpisce tra le altre ‘Voice of America’ e altre storiche emittenti finanziate dagli Stati Uniti, come Radio Free Asia e Radio Free Europe, considerate da tempo fondamentali per contrastare la disinformazione russa e cinese ma declassate dal tycoon a “propaganda radicale”. Il giorno prima il presidente, in un inusuale discorso al ministero della Giustizia, aveva attaccato pesantemente i media che lo criticano (“corrotti o illegali”) e tutti coloro che lo hanno perseguitato, a suo avviso meritevoli di finire in galera.

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Un 45/enne dato alle fiamme a Times Square

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Un uomo di 45 anni è stato dato alle fiamme nella notte in mezzo a Times Square. Lo rende noto la polizia. Le riprese della scena hanno catturato i momenti in cui l’uomo, a torso nudo e gravemente ustionato, è stato trasportato d’urgenza in un’ambulanza dopo che le fiamme erano state spente. Il suo aggressore è fuggito ed è ricercato dalle autorità, le quali non sono state in grado di dire se l’attacco sia casuale o mirato. In seguito è stato riferito che l’uomo era stato cosparso con un accelerante da una bottiglia di tequila Patron e dato alle fiamme. La vittima è poi corsa a piedi per 30 metri prima che qualcuno saltasse fuori da un’auto e spegnesse il fuoco con un estintore a polvere. Tre mesi fa una donna è stata uccisa da un uomo che le ha dato fuoco in un vagone della metropolitana.

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