L’avvio della tanto attesa visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping in Arabia Saudita, durante la quale saranno formalizzati accordi energetici e di sicurezza bilaterali e saranno organizzati incontri multilaterali con numerosi altri leader mediorientali, secondo analisti regionali può costituire una “svolta” nelle relazioni tra Pechino e il Golfo arabo alla luce dell’apparente indebolimento del ruolo statunitense nell’area. Arrivato nel pomeriggio nella capitale saudita, Xi sarà impegnato negli incontri ufficiali fino a venerdì, quando il viaggio culminerà con il vertice tra Paesi arabi del Consiglio di cooperazione del Golfo e la Cina.
L’invito al presidente cinese era stato inviato dall’anziano re saudita Salman, ma gli onori di casa spetteranno al principe ereditario e leader saudita in pectore Muhammad bin Salman (Mbs). Riad e Pechino hanno già annunciato l’intenzione di mettere la firma su un accordo, del valore di 29 milioni di dollari, per “armonizzare” due progetti strategici chiave: da una parte, l’ambiziosa espansione infrastrutturale cinese verso ovest e, dall’altra, il processo di “modernizzazione” del regno petrolifero entro il 2030. L’Arabia Saudita, membro dell’Opec e che mantiene rapporti più che cordiali con Mosca, “intende rilanciare il proprio ruolo di attore chiave in tutto il Medio Oriente”, sostiene Samir Atallah, analista libanese, in riferimento al fatto che a Riad, oltre al vertice bilaterale, si svolgeranno altri due summit: quello arabo-cinese, a cui parteciperanno tra gli altri il presidente tunisino Kais Saied e il premier iracheno Muhammad Sudani, e quello tra la Cina e i Paesi arabi del Golfo alleati di Riad, tra cui il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti.
Mentre Xi calpestava all’aeroporto di Riad il tradizionale tappeto rosso, da Pechino presentavano la visita come “l’evento diplomatico più grande e di più alto livello tra la Cina e il mondo arabo dalla fondazione della Repubblica popolare”, nonché “un evento epocale nella storia delle relazioni sino-arabe”. Dall’ultima visita di Xi a Riad nel 2016, e dopo la visita tre anni fa di Mbs a Pechino, durante la quale i due Paesi avevano siglato un accordo energetico di 10 miliardi di dollari, i punti di convergenza appaiono moltiplicati. Per l’Arabia Saudita, inglobata nel progetto infrastrutturale cinese, la Cina è il miglior partner commerciale, con oltre 3 milioni di barili di petrolio al giorno venduti a Pechino. Nella sua ultima visita in Arabia Saudita lo scorso luglio il presidente statunitense Joe Biden aveva assicurato che Washington non intende cedere terreno in Medio Oriente al rivale cinese.
Concetto ribadito oggi dal portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby. Su questo, secondo Atallah, il triplice vertice di Riad può invece costituire una “sfida senza precedenti agli Stati Uniti”. Dal canto suo, Abderrahman Rashid, analista saudita, è più cauto: “Per Riad rafforzare i rapporti con Pechino non significa tradire gli Stati Uniti. Nel progetto saudita è importante rimanere al centro dei mercati globali e in contatto con tutte le leadership mondiali”. Tra la primavera e l’estate scorse, la compagnia petrolifera statale saudita Aramco ha rafforzato i legami con la controparte cinese Sinopec, tanto che Riad sta anche valutando la possibilità di vendere il greggio alla Cina non più in dollari bensì in yuan. E come scriveva nei giorni scorsi la stampa americana, durante questa visita la Cina e l’Arabia Saudita potranno firmare un accordo per lo sviluppo dell’energia nucleare.