Esclusi casi particolari, la spesa sostenuta da numerose concessionarie autostradali per la manutenzione delle opere d’arte (come ponti, viadotti e cavalcavia) “ammonta mediamente al 2,2% della spesa complessivamente prevista dal Piano economico finanziario” (Pef). Percentuale che, sottolinea l’Autorita’ nazionale anticorruzione “appare estremamente esigua in relazione sia all’importanza delle opere d’arte rispetto alle infrastrutture, sia ai complessivi investimenti previsti dai Pef”. E’ l’analisi fatta dall’Anac in un indagine conoscitiva sulle concessionarie, varata dopo il crollo del ponte Morandi. E proprio sulla ricostruzione a Genova si e’ tenuta una riunione a Palazzo Chigi, presieduta dal premier Giuseppe Conte, con il governatore ligure Giovanni Toti, il sindaco di Genova e commissario Marco Bucci, Edoardo Rixi (responsabile Trasporti Lega) Riccardo Molinari (capogruppo Lega alla Camera), il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Simone Valente e il vice premier e ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio.
Riunione definita “proficua” da Toti: “Abbiamo proposto, e la richiesta e’ stata accolta, la proroga dello stato di emergenza e delle strutture commissariali. Proroga che potrebbe andare in Consiglio dei ministri gia’ domani”. E Bucci ha ribadito che il nuovo ponte sara’ concluso entro l’aprile 2020. Per quanto riguarda la sicurezza autostradale e la manutenzione, secondo l’indagine dell’Anac, e’ opportuno effettuare periodicamente delle verifiche sulle opere d’arte, “con accertamenti a campione sull’effettuazione di tali verifiche, nonche’ di prevedere l’obbligo, laddove ritenuto necessario, di intervenire tempestivamente per riportare in sicurezza le opere medesime”. Cio’ consentirebbe anche di attuare un meccanismo costante di monitoraggio nel tempo degli interventi effettivamente realizzati”. Anche per prevenite “una disomogeneita’ nella gestione delle concessioni da parte dei diversi concessionari”, evidenziata proprio dall’indagine conoscitiva sui concessionari autostradali che hanno realizzato una percentuale di investimenti inferiore al 90% di quelli previsti. I primi dati elaborati dall’Autorita’ suggeriscono, infatti, “l’esigenza di fornire ai concessionari autostradali indicazioni univoche circa la necessita’ di uniformare alcune fasi della gestione concessoria, quale, ad esempio, quella relativa alle modalita’ di determinazione della percentuale di affidamento a terzi”. Proprio in materia di investimenti effettivamente realizzati dai concessionari, l’Autorita’ di regolazione dei trasporti (Art), a giugno ha stabilito il nuovo sistema tariffario, che d’ora in poi andra’ applicato sia alle nuove concessioni autostradali sia a quelle esistenti.
Il Ponte Morandi. Autostrade per l’Italia ora vuole ricostruire tutto in pochi mesi
Lo schema da un lato mette sotto controllo i costi operativi, dall’altro riconosce un tasso di remunerazione degli investimenti in linea con il mercato ed inferiore di circa 2 punti e mezzo rispetto a quelli attualmente riconosciuti. In particolare la componente tariffaria relativa agli investimenti coprira’ solo quelli effettivamente realizzati, e senza conteggiare nulla che non abbia a che fare con il servizio autostradale. Il tasso di remunerazione dei nuovi investimenti, il cosiddetto Wacc, e’ stato determinato da Arp in linea con le attuali condizioni di mercato (quindi in riduzione rispetto ai valori vigenti precedentemente) ed e’ pari per il primo quinquennio al 7,09%. Il tutto in linea con i parametri Ue per evitare vantaggi sproporzionati al concessionario. Conseguentemente i pedaggi registreranno una diminuzione rispetto a quelli attuali o, quanto meno, consentiranno l’assorbimento di cospicui investimenti senza che cio’ comporti una crescita rilevante delle tariffe
Un vero mini-clan, con tanto di summit e azioni intimidatorie. Tutto formato da minorenni dei Quartieri spagnoli di Napoli. E’ la scoperta di una indagine dela polizia che ha portato a una misura di custodia cautelare del gip partenopeo con il carcere nei confronti di tre ragazzi, ritenuti vicini ai Di Biasi, meglio conosciuti come Faiano, e indagati, a vario titolo, di lesioni personali, porto e detenzione di armi da fuoco, violenza privata, rapina, reati tutti aggravati anche dalle modalita’ mafiose. Il provvedimento nasce dalle indagini sul ferimento a colpi d’arma da fuoco di Vincenzo Masiello il 5 novembre 2022.
L’agguato e’ da ricondurre alla mira espansionistica di un gruppo di giovanissimi ambiziosi che volevano ritagliarsi il loro spazio all’interno delle dinamiche criminali dei Quartieri Spagnoli. La vittima, attualmente detenuta, e’ da considerarsi elemento di spicco della camorra del quartiere. Durante le indagini e’ emerso che il nascente gruppo criminale e’ dedito a reati contro il patrimonio, ha un’ampia disponibilita’ di armi, ha stabilito la sua base operativa in vico Lungo San Matteo che e’ controllato militarmente. Gli indagati costantemente armati di pistola, per evitare attacchi da componenti di altri gruppi antagonisti, hanno in piu’ occasioni perquisito le persone che, in particolare nelle ore notturne, transitavano nella loro zona di influenza.
Risate e gesti anche quello delle manette, a fine udienza, tra gli imputati al processo in corso a NAPOLI sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo ucciso nelle prime ore del 20 marzo 2023 sul lungomare di NAPOLI da un proiettile vagante esploso al culmine di una lite scoppiata solo per un pestone su un paio di scarpe griffate a cui la vittima era estranee. Il comportamento di alcuni degli accusati – collegati in video conferenza dalle carceri dove sono detenuti – non è passato inosservato in aula, quando ormai l’udienza, particolarmente importante quella di oggi, si era ormai conclusa. Oggi, infatti, per la prima volta uno dei testimoni, un amico della vittima, che era lì e nelle cui braccia Maimone è spirato, ha indicato colui che ha sparato, puntando il dito verso il riquadro del monitor in cui c’era Francesco Pio Valda.
“I fratelli Pellini, condannati definitivamente per traffico illecito di rifiuti, sono responsabili di aver avvelenato la Terra dei Fuochi seppellendo e spargendo nelle campagne di Acerra rifiuti speciali e pericolosi. Era stata disposta la confisca del loro patrimonio per ben 222 milioni, quei soldi dovevano essere destinati alle bonifiche.
Invece, la Cassazione glieli ha restituiti perchè la Corte d’Appello di Napoli si sarebbe attivata oltre i termini previsti. Ministro, per rispetto verso tutti i cittadini e per affermare i valori della Giustizia, chiediamo che si accerti, anche tramite ispezioni, cosa è realmente successo negli uffici giudiziari di Napoli e che si faccia tutto il possibile per recuperare quei soldi alla causa collettiva. Questa non può essere solo una battaglia del Movimento 5 Stelle, deve essere un impegno di tutte le forze politiche”.
Lo ha detto il deputato M5S Sergio Costa, vice presidente della Camera, illustrando un’interrogazione al ministro Nordio. Nella replica, la deputata M5S Carmela Auriemma, prima firmataria dell’atto, ha osservato come “non sia sufficiente la risposta del ministro. 222 milioni di euro sono stati restituiti a dei delinquenti per un vizio procedurale, è doveroso che si faccia la massima chiarezza su quello che è accaduto, lo Stato lo deve a tutti i cittadini cresciuti nella Terra dei Fuochi e alle troppe famiglie che piangono le vittime di quell’inquinamento criminale. Lo Stato non può perdere così davanti agli eco-delinquenti, deve essere forte e inflessibile con questa gente. Bisogna tutelare il lavoro svolto per 15 anni dai magistrati di ben tre procure della Repubblica”.