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L’America che verrà nel dibattito in Tv tra “Sleepy Joe” e un clown

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Will you shut up man?”. E’ la frase più percussiva del dibattito svoltosi ieri sera alla Case Western Reserve University di Cleveland, tra Donald Trump e Joe Biden. Dibattito? In realtà no, piuttosto un infotainement: con una piccola parte di “info” e molta di “entertainment”.

Un sondaggio a caldo della CBS, del resto, dice che il 69% dei telespettatori si dichiara infastidito, mentre il rimanente 31% confessa di essersi divertito. Biden, per vero, ha provato a porre qualche tema cruciale, per esempio sul nesso tra laffrettata designazione della conservatrice Amy Coney Barrett alla Corte Suprema e lo smantellamento dell’Obamacare, scagliando qualcosa come 20 milioni di indigenti nei vortici di una pandemia che ha fatto oltre 200.000 morti negli Stati Uniti. Ma senza esito. I colpi di scimitarra hanno prevalso. Gli attacchi personali hanno dominato la scena: “Non c’è nulla di intelligente in lei”, ha sciorinato il Presidente. E’ difficile scambiare una parola con questo clown, ha ricambiato il suo sfidante. Se Biden è un ostaggio della sinistra radicale, Trump è, semplicemente, il peggior Presidente che gli USA abbiano mai avuto. Per essere due vecchietti, uno di 74 anni e laltro di 77, restano molto arzilli, non cè che dire.

In queste condizioni, capire chi è stato più bravo, come ha provato a fare la CNN accreditando un punteggio di 60 contro 40 a favore di Biden è, semplicemente, privo di senso. Rimane la preoccupazione forte sullatteggiamento di Trump di fronte a un esito sfavorevole delle elezioni, a causa del voto per posta, particolarmente importante a causa del Covid-19. Vedremo dunque nei prossimi appuntamenti, previsti per il 15 Ottobre a Miami e, da ultimo, per il 22 Ottobre a Nashville.

 

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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