Cinque avvocati, assieme al titolare di un Caf di Afragola, sono accusati di aver organizzato un sistema per truffare l’Agenzia delle entrate e intascare compensi per ricorsi su cartelle esattoriali intestate a persone del tutto ignare o morte. Secondo l’inchiesta della procura di Napoli Nord, gli avvocati indagati, grazie alla complicità del titolare del Caf, da dove partiva il meccanismo fraudolento, entravano in possesso di false deleghe e degli estratti di ruolo intestati a cittadini completamente estranei alla vicenda.
Gli avvocati, inizialmente cinque, ma nel corso degli anni se ne sono aggiunti altri, presentavano ricorsi a valanga, arrivando anche a frazionarli, circostanza che consentiva loro – è l’accisa – di riscuotere più onorari a svantaggio dell’Erario. In un contenzioso con Poste Italiane, uno di questi legali, sempre secondo quanto contestato dall’accusa nelle indagini, ha presentato ricorso avverso il mancato pagamento delle spese legali, pur avendole già incassate.
La Campania detiene il record dei ricorsi per le cartelle esattoriali. Secondo le stime della stessa Agenzia delle Entrate, su cento di questi ricorsi il 75 per cento sono presentati presso gli uffici dei giudici di pace della nostra regione, il 25 per cento è invece spalmato su tutto il Paese. Nei giorni scorsi, il pm della Procura di Napoli Nord, diretta da Maria Antonietta Troncone, a conclusione di una indagine lunga, difficile e molto complicata svolta dai militari della guardia di finanza di Napoli, ha chiesto il rinvio giudizio per quarantasette persone, tra avvocati e collaborati del Caf che con un compenso tra i 15 e i 20 euro pagati dai legali indagati visionavano appunto gli “estratti” delle cartelle scegliendone soprattutto quelle già cadute in prescrizione o addirittura di persone decedute. E così i legali vincevano l’imponente volume di ricorsi presentati.
Per i cinque avvocati indagati, residenti e operanti tra Caivano, Pozzuoli, Afragola, Afragola, Frattamaggiore, e il titolare del Caf, i reati contestati dalla Procura vanno dalla associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dell’Agenzia delle Entrate, falso per induzione, falsità ideologica in certificati, e anche indebito utilizzo dei dati dei contribuenti, reato previsto dalle norme sulla privacy. Per gli altri indagati, venti legali e una quindicina di «estrattori», i reati ipotizzati vanno dalla truffa aggravata e continuata alla falsità ideologica in certificati, alla violazione delle norme sulla privacy per l’indebito utilizzo dei dati persona, codice fiscale compreso. L’indagine, che ha coperto un arco di tempo che va dal 2013 fino a tutto luglio del 2021, è scattata in seguito a una circostanziata denuncia sporta dalla stessa Agenzia delle Entrate, in seguito a verifiche e riscontri sull’abnorme volume di ricorsi presentati quasi sempre dagli stessi legali all’ufficio del giudice di pace di Afragola, Caivano, Crispano, Mugnano. Nel corso delle indagini, almeno una quarantina di persone destinatarie delle cartelle esattoriali per le quali era stato presentato il ricorso, convocate in Procura, sono cadute dalle nuvole e non hanno riconosciuto come propria la firma apposta al ricorso. Prossimo round giudiziario, il 7 dicembre prossimo, data fissata dal gup Fabrizio Forte del Tribunale di Napoli Nord, per l’udienza preliminare, al termine della quale, gli attuali indagati, corrono il rischio di essere rinviati a giudizio.
Non abbiamo pubblicato i nomi degli indagati, rispettando la loro privacy e la presunzione di innocenza. E ribadiamo che a questi signori vengono contestate accuse gravi e che queste accuse dovranno essere provate in giudizio. Sono accuse non una sentenza di condanna.