Controllare lo stato di ammaloramento del viadotto di Capodichino è una decisione sacrosanta di Tangenziale Spa. Una scelta di sicurezza che va rispettata. Le condizioni di ammaloramento della struttura, da quel che si sa, sono serie e le ispezioni ordinate devono essere certosine e stabilire senza alcuna ombra di dubbio quali investimenti effettuare per mettere in sicurezza l’intera arteria che taglia tangenzialmente la città di Napoli. Parliamo dell’unica arteria urbana a pagamento di questo Paese. L’anno scorso i napoletani hanno versato nelle casse di Tangenziale Spa 85 milioni di euro in pedaggi. Sono soldi finiti nella casse della controllante Autostrade per l’Italia, dunque del gruppo Atlantia. Ma ci sono problemi strutturali, condizioni di criticità, ammaliamenti seri delle strutture cementizie solo nel viadotto di Capodichino? A giudicare da quel che dice un testimone di giustizia, la situazione della Tangenziale è seria ed è da tenere in seria considerazione.

Vi proponiamo una intervista (nella sua versione più breve con molti omissis) rilasciataci da un testimone di giustizia che è teste chiave in alcune inchieste sulla costruzione di ponti, viadotti, svincoli e pezzi di autostrade. È un uomo che per la sua scelta di raccontare ai magistrati alcuni fatti che potevano costituire reato non ha più una vita. Ha perso la famiglia. È sotto scorta, non può fare un passo, non può andare da nessuna parte se prima non lo comunica ai suoi angeli custodi che nella fattispecie sono dei carabinieri. Lui si chiama Gennaro Ciliberto, è tecnicamente un testimone di giustizia, vive in località protetta usando un altro nome che gli è stato assegnato dallo Stato, assieme ad un lavoro.

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Il suo racconto è interessante per tanti motivi. Perché spiega le (per noi presunte) infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori per realizzare autostrade, acquisendo con metodi poco ortodossi appalti per milioni di euro. Parla di mazzette. Parla di ditte in odore di mafia o con interdittive antimafia che dalla sera alla mattina cambiano nome all’azienda interdetta o ne costituiscono un’altra che prende il posto di quella precedente. E ci ha raccontato che tutto accade (per noi, accadrebbe) con la complicità di chi dovrebbe controllare, cioè Autostrade. In questo specifico contesto ci interessa, e lo abbiamo ritagliato, quello che Ciliberto racconta su Tangenziale di Napoli. E altri tratti di autostrada del Paese gestiti da SMA (Società meridionale autostrade). Parliamo di due società (Tangenziale Spa e SMA Spa) che producono utili per Autostrade per l’Italia e il gruppo Atlantia, che ne sono le controllanti. In Tangenziale, dove fermeremo la nostra attenzione, ogni anno passano, attraversano questo tratto a pedaggio, 85 milioni di auto. E qui il testimone di giustizia dice alcune cose che se vere sarebbero gravi circa lo stato di usura di certe strutture che rischierebbero di venire giù.

Non vogliamo scatenare psicosi o assecondare la caccia alle streghe se le streghe non ci sono. Vogliamo provare a fare chiarezza. Vogliamo svolgere quella funzione tipica del giornalismo: controllare, verificare, denunciare rischi se ci sono.

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Dopo il crollo del viadotto della Polcevera a Genova, con 43 morti inermi, molte cose sono cambiate nel rapporto tra chi gestisce le autostrade italiane (Oggi Autostrade per l’Italia, domani chissà) e gli automobilisti che ne usufruiscono. È crollato non solo il Ponte Morandi, è venuto giù in macerie anche il rapporto di fiducia di questo colosso imprenditoriale con gli italiani. Il Governo Conte intende revocare la Concessione ad Autostrade (almeno così diceva quando c’era il governo gialloverde) e pare che ancora oggi voglia farlo. Se può farlo e come lo farà si vedrà. Ad Autostrade, però, è stata già revocata la cosa più preziosa che potesse avere: la fiducia degli automobilisti, degli italiani. Quella si guadagna dopo molto tempo, e si perde in un solo colpo. Quella fiducia è sotto le macerie del Ponte Morandi. Troppi morti che potevano essere evitati. E non parliamo solo di quelli estratti dalle auto schiacciate sotto il viadotto di Genova. Perchè la questione Concessione è roba per avvocati, vertenze milionarie, cavilli, ricorsi, appelli. La fiducia non è meno importante della giustizia.  In queste dichiarazioni del testimone di giustizia si parla diffusamente della Tangenziale. È una intervista di qualche mese fa. Ciliberto parlava allora come ora non solo di Capodichino ma anche di altri svincoli della Tangenziale che, a suo dire, sarebbero in condizioni critiche. Vero, falso, verosimile? Quando si parla di Autostrade in Italia a noi viene in mente non solo la strage del Ponte Morandi (il 14 agosto del 2018 costò 43 vite umane) ma anche la carneficina del viadotto dell’Acqualonga (il 28 luglio 2013 lungo l’autostrada A16 nei pressi di Monteforte Irpino in provincia di Avellino, quando un pullman, a causa di un guasto all’impianto frenante e alla mancata resistenza del guardrail del viadotto autostradale, precipitò da un viadotto provocando 40 vittime) e tanti ponti caduti con morti sepolti sotto piloni e macerie dalle Alpi a Mazara del Vallo. Su appalti, costruttori, metodi di costruzione, mazzette, mafie ed altro questo Gennaro Cilberto ha collaborato con almeno 9 procure d’Italia. A Roma c’è un processo incardinato per storie di appalti, mazzette e camorra negli appalti per la realizzazione di pezzi di autostrade dove lui è teste chiave.   

Ora c’è la storia della Tangenziale di Napoli che è sottoposta a controlli. Ebbene l’ex ministro del Bilancio, Paolo Cirino Pomicino, oggi presidente della società del Gruppo Atlantia, ha sempre spiegato che loro sono “assolutamente tranquilli, i controlli sono continui e gli interventi vengono programmati ed eseguiti nei tempi giusti”.

Certo i controlli sul viadotto di Capodichino della Tangenziale non sembrano di quelli programmati.  E sarebbe il caso di verificare anche quello che dice il testimone di giustizia in relazione ad altre condizioni di ammaloramento di strutture che potrebbero essere causa di altre tragedie.

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