Ischia è la mia casa ed essendo un’isola grande poco più di 40 km quadrati dovrei aver avuto tempo a sufficienza nei miei 42 anni di vita per conoscerla tutta palmo per palmo. Questo era quello che pensavo tempo fa, poi ho scoperto la fotografia e con lei la mia piccola isola è diventata enorme, un mondo da scoprire, che neanche in una vita intera penso sia possibile conoscere appieno, in tutti gli aspetti e le realtà che ne incrociano la quotidianità. 

 Negli ultimi tempi ciò che mi affascina di più è la biodiversità che caratterizza l’isola, sia nelle sue specie stanziali che in quelle che la sorvolano nel periodo migratorio ed è proprio su quest’ultimo gruppo che voglio focalizzare l’attenzione. Ischia si trova geograficamente sulla rotta migratoria di centinaia di specie e con le apposite strutture sarebbe possibile osservare tutti gli uccelli che vivono nel continente europeo durante il loro passaggio da Nord a Sud e viceversa in autunno, in primavera e non solo. I cambiamenti climatici però hanno portato spostamenti anomali di alcune specie dai loro territori originari, con la conseguente possibilità di avvistamenti mai verificatisi anche dalle nostre parti e un’esperienza di questo tipo è capitata proprio a me lo scorso 9 aprile. 

          Ero impegnato in uno dei monitoraggi periodici che sto facendo insieme agli altri membri dell’Associazione Ardea presieduta dal mio amico l’ornitologo prof. Rosario Balestrieri in collaborazione con l’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, stavamo facendo il periplo dell’isola d’Ischia, guidati dal naturalista Davide Zeccolella durante un’attività di censimento dell’avifauna isolana. Il mare era molto mosso e rendeva difficile riuscire a scattare foto che documentassero le varie specie censite. Con me sull’imbarcazione c’erano anche la biologa marina Laura Tamburello e l’ornitologo Marcello Giannotti che, con binocolo alla mano, ma avvolto dagli spruzzi delle onde che irrompevano minacciose sulla prua, tentava con non poche difficoltà di avvistare e contare i volatili che incontravamo durante la navigazione. Arrivati a largo di Citara ci imbattemmo in 7 berte maggiori che ci passavano a distanza ravvicinata e ciononostante fu un’impresa riuscire a fargli pochissimi scatti, dopodichè riparammo sotto Punta Imperatore prima di riprendere la navigazione verso Sant’Angelo. Proprio mentre passavamo davanti Punta Imperatore e il mare diventava veramente difficile, dato che ci prendevamo la libecciata proprio frontalmente, ci apparve in lontananza quella che sembrava una sula, che si diresse verso di noi e passò sul lato dritto dell’imbarcazione, cercai di fare qualche scatto ma appena si allontanò non ce la feci neanche a ricontrollare gli scatti che le onde diventarono belle grosse e cominciarono a venirmi degli attacchi di nausea per cui fotograficamente la mia giornata si concluse in quel momento. Continuammo la navigazione, imbattendoci in una colonia di gabbiani corsi che seguiamo da mesi e che Marcello contò e poi facemmo ritorno in porto.  

          Dopo essere tornato a casa mi gettai sul divano per riprendermi un po’ e dopo cominciai a sviluppare gli scatti che postai il giorno successivo e, fu, da quegli scatti che Ottavio Janni, membro della COI (Commissione Ornitologica Italiana) identificò una sula Piedirossi  (Sula sula Linnaeus, 1766), mai avvistata in Italia e con solo 12 segnalazioni totali nel resto del continente europeo.

          Sul perché di quest’avvistamento unico mai verificatosi prima in tutta Italia, la comunità scientifica ed ornitologica cercherà di dare delle risposte, ma sicuramente i cambiamenti climatici hanno la loro importanza. Noi attendiamo di capirci qualcosa in più, ma l’unico dato certo ed incontrovertibile è che la violenza che stiamo facendo da tempo al nostro pianeta ci sta presentando man mano il conto, facendo sciogliere ghiacciai e rendendo inospitali gli habitat di alcune specie, che per questo migrano in modo anomalo. Credo che siamo ancora in tempo per cambiare rotta prima che l’intero pianeta diventi inospitale anche per noi umani. 

Michelangelo Ambrosini