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Cronache

La statuetta di Hitler sul presepio? Il maestro artigiano Di Virgilio si scusa: mai più capiterà e chiedo perdono per aver urtato le coscienze di tanti

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“Possiamo dire che il presepe a San Gregorio Armeno ci è scappato di mano?” La domanda forse è retorica, ma a giudicare dalla foto che ha pubblicato sul suo profilo Fb Tommaso Ederoclite, presidente dell’assemblea metropolitana del Pd di Napoli, è difficile dargli torto. La statuetta di Hitler sul presepe sembra davvero un eccesso difficile da catalogare come provocazione. Quella statua non ha nulla a che vedere con la tradizione artigianale presepiale. Non ha nulla a che vedere con il clima natalizio. Non ha nulla a che vedere con i personaggi della tradizione presepiale. Non  ha nulla a che vedere con l’altra tradizione, forse discutibile, di forgiare pastori di personaggi protagonisti in qualche modo della politica o comunque della vita pubblica per suscitare attenzione su San Gregorio Armeno. Una tradizione che però ha restituito alla via dei presepi quella centralità che s’era persa. Diciamolo, senza ipocrisia: migliaia di persone vanno a San Gregorio Armeno non solo per vedere Gesù Bambino, il bue, l’asinello,  i Pastori e compagnia cantando ma anche per ammirare le ultime cineserie o l’orgia di personaggi dell’attualità finiti sul presepio. Certo, non si riesce a capire l’appeal che possa avere sulle migliaia di persone che frequentano in queste ore la via dei presepi un pazzo sanguinario come Hitler, responsabile del genocidio di un popolo, milioni di ebrei, dello sterminio di altre minoranze e del periodo più buio della storia del vecchio continente. Ma chi l’ha fatto quel pastore non aveva alcuna intenzione di contrabbandare per buone le idee di un pazzo sanguinario, tutt’altro. E manco l’ha fatto, il pastore,  per suscitare polemiche. In entrambe i casi, la statuetta è sbagliata. Questo è quanto ha confessato Genny Di Virgilio, giovane e bravo maestro dei presepi. È addolorato, contrito, dispiaciuto, amareggiato.

Non sa manco lui stesso dire come gli è venuto in mente di forgiare quella statua. Ma ammette l’errore: “Mi è stata commissionata la statuetta, così come me ne commissionano tante di statue, spesso di dubbio gusto. Non c’è nulla che possa essere più lontano da me da quel signore che non voglio manco chiamare con il suo nome. Io vivo di statuette, e mi guadagno da vivere in questi periodi, se avessi saputo che solo aver fatto quella statua  avrebbe scatenato tante polemiche avrei rifiutato, ovviamente. Ma per me quella statua non ha alcun significato simbolico. Rappresenta una statua che mi è stata pagata. Chi me l’ha commissionata ha chiesto di esporla per fotografarla. Ed è stata esattamente esposta il tempo di fotografarla. Pochi minuti credo”. Insomma, a Di Virgilio non va giù di essere giubilato come  artigiano per una scelta di cattivo gusto. “Guardi, le dirò di più. Siccome ho capito che ho sicuramente offeso, non volendo, la sensibilità, la coscienza di troppi, domando perdono per la leggerezza commessa. Non accadrà mai più. Ma sia chiara una cosa. Io non ho nulla a che spartire con quell’uomo che è la negazione dell’umanità. Quell’uomo è quanto di più lontano possa esserci rispetto alla mia coscienza e al mio modo di vedere la società. Ho fatto statuette di uomini politici, di leader internazionali, di Pol Pot, di Marx, di Stalin, donne dello spettacolo, statuette di persone che manco conoscevo solo perchè mi portavano la foto e mi chiedevano di riprodurle come pastori. Per me è lavoro. Null’altro. Ma capisco di aver sbagliato a prendere questa commissione e chiedo scusa. Non accadrà mai più” spiega Di Virgilio che anche quest’anno, come ogni anno, è tra gli artigiani più visitati e apprezzati di via San Gregorio Armeno. Certo ora farà più attenzione alle statuette che gli commissionano.       

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Cronache

Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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