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La sinistra, i sindaci, la strategia del consenso e “le delusioni competenziali dei pentastellati”

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Dopo Napoli, Milano e Bologna, conquistate al primo turno, non solo Roma, non solo Torino, ma anche Varese e Cosenza, Isernia e Savona, Caserta, Latina, decine di Comuni minori in tutte le Regioni italiane. E’ vero che l’affluenza è stata del 44%, 10 punti in meno del primo turno: e questo è un problema su cui t.u.t.t.i., destra e sinistra, democratici e liberali, populisti e sovranisti, devono riflettere profondamente, voglio dire di là dai loro interessi di bottega. E’ tuttavia un fatto che la sinistra, intendo il PD e i suoi alleati, governano ormai il 70% dei Comuni italiani.

Napoli. Il sindaco è Gaetano Manfredi, ex ministro Dem nel Governo Conte II

Una grande responsabilità, lasciatemi dire prima di tutto. Perché se la vittoria della sinistra è netta e diffusa, i suoi obblighi morali e politici sono altrettanto netti e diffusi. Che dice infatti questo consenso? Dice che una vagonata di fiducia –un grido (quasi) disperato del nostro residuato elettorale- è stata affidata a persone ben scelte, tutto sommato, giudicate “perbene” e, al tempo stesso, “competenti”. Cioè che sanno amministrare senza rubare, per dirla in modo un po’ brutale, ma per nulla semplicistico.

La domanda ora è: c’è modo di trasformare questa “vittoria della sinistra” in una “vittoria di sinistra”? Queste elezioni infatti hanno un contenuto formale di tipo amministrativo, è evidente. Eppure, hanno prodotto un surplus politico enorme. In questo ha ragione il segretario del PD Enrico Letta quando dice che il governo di Mario Draghi esce rafforzato dal voto, definendo con ciò il ruolo vettoriale del suo partito nella tenuta dell’esecutivo. Ma, di là dalle parole affermative, che ne è della concreta azione di Governo? Che cosa andrebbe a distinguere la nuova fase di un Ministero Draghi vivificato da una più decisa trazione PD? E dunque, in buona sostanza, quale può essere una strategia del consenso Pd (ed alleati) posto al servizio della politica nazionale, come indica Letta?

Roma. Il mite Roberto Gualtieri, già ministro Dem del Conte II, dovrà far dimenticare le delusioni competenzionali di Virginia Raggi

La spinta che viene dal basso ha premiato uomini e partiti reputati capaci di fare il bene comune, dopo le delusioni competenziali dei pentastellati. Ma dice anche che “qualcosa è cambiato”. Questo Paese prova ad uscire dalla pandemia, dato incontrovertibile grazie alla vaccinazione di massa. 

La maggior parte della gente ha capito cosa questo vuol dire, sul piano sanitario, nonostante la presenza di minuscole frange, sempre più rumorose e violente, ma del tutto incomprensibili nelle loro ragioni. Anche quando queste tentano di essere espresse, ahimé!, su un terreno intellettualmente articolato. Non tutti hanno però capito cosa ciò voglia dire sul piano economico e sociale. E cioè che il desiderio di ripresa si sta traducendo rapidamente in “fatti” e questi “fatti” generano nuova consapevolezza. Lo spartiacque, se vogliamo indicare tutto questo con un simbolo, è l’annuncio che il Paese sta crescendo alla velocità del 6%, il che rappresenta qualcosa come il 50% in più della crescita stimata che, si ricorderà, era del 4%. Qualcosa che non si vedeva da decenni e che parla dello scatenamento di un’energia, di una ripresa di prospettiva che a molti ricorda il periodo di una speranza forte, non inerte ma proattiva come nel dopoguerra.

La Destra. Salvini e Meloni, i vettori del centrodestra, sono i veri sconfitti

Corriamo troppo? Forse sì, ma non c’è niente di fantasioso in tutto questo. E’ un movimento reale. Che forme sta assumendo questo movimento? Che scommesse si stanno facendo nel suo seno? Quali forze si stanno posizionando? E dove? Al Nord, al Sud, nelle aree di antica industrializzazione, nei distretti della piccola e media impresa? Dove sono le città innovanti, che sanno congiungere le nuove tecnologie digitali con le potenzialità dei loro circondari rurali, delle loro campagne decise a giocare la partita dell’agricoltura pulita e del cibo di qualità, il nuovo e nuovissimo “made in Italy”? Quali sono i settori che stanno affilando le loro armi finanziarie, tecnologiche e organizzative per prendere la guida di una transizione ecologica che se è inevitabile come processo globale, è quanto mai incerta nelle molteplici configurazioni locali (e statuali) in cui si va profilando? 

E’ a questa nuova mappa – i geografi faranno bene a costruirla in fretta- che il voto amministrativo fa riferimento. Implicito e non esplicito, d’accordo. Ma chiaro, per chi vuol vedere. Ebbene, come trasformare questa potente aspirazione di un’Italia pronta al “grande balzo”, o almeno decisa a rimettersi in moto fuori dai tempi geologici delle nostre burocrazie e delle nostre leadership, in condotta di governo? E quindi, di nuovo, come far fruttare politicamente fin da subito questo capitale di fiducia che il Paese mostra di essere disposto a (ri)-dare a una sinistra che probabilmente sta avendo successo non già per meriti propri –o non solo per meriti propri- ma anche per l’inadeguatezza di forze politiche avverse che –a forza di sovranismi, populismi e altri “ismi” polverosi e di breve momento- hanno capito poco di tutto quello che andiamo dicendo. E, ciò che più sembra contare, non sanno parlare il linguaggio del cambiamento rapido scagliato nel soffio del respiro ampio e delle fenomenologie multiscalari.

Benevento. Nel Sannio è Clemente Mastella che vince le elezioni battendo sia la destra che la sinistra

Insomma, tra oggi e domani ogni commento sia il benvenuto. Compreso quello di chi vorrà ostinarsi a dire che ha vinto. Compreso quello di chi vorrà contentarsi di imputare la propria sconfitta a qualche complotto mediatico. Ma da dopodomani, le  cose cambino, augurabilmente. La sinistra, perché è principalmente di questo che si tratta, sappia gestire la sua vittoria come “qualcosa di sinistra”. Senza trionfalismi, come sta giustamente facendo. E senza troppo cavalcare le retoriche degli attentati alla democrazia, scambiando un problema di ordine pubblico per una questione ideologica. Ma, parca di parole come Draghi insegna, questa sinistra si metta al lavoro. Nelle città che ormai amministra, si capisce, mantenendo quel che ha promesso. Ma trasferendo altresì il proprio consenso negli indirizzi di Governo, in tre direzioni fondamentali, se proprio dobbiamo essere noi a dirle: equità (sociale e territoriale), lavoro (più impieghi e meno precarietà), transizione ecologica (decarbonizzazione e non solo).    

           

      

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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Studenti bocciati con il 5 e multe a chi aggredisce prof

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Dalla bocciatura con il 5 in condotta al ritorno della valutazione numerica sul comportamento alle scuole medie fino alle multe per aggressioni al personale scolastico. Via libera del Senato al disegno di legge messo a punto dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il provvedimento, che ora deve passare alla Camera, prevede una serie di novità. Il voto in condotta sarà numerico anche alle scuole medie. Il giudizio sintetico sul comportamento rimarrà, dunque, solamente per i bambini della scuola primaria. Per tutti gli altri ci sarà il voto espresso in decimi e farà media con le altre materie. Sia alle medie che alle superiori, se non si raggiunge almeno il 6 in condotta si verrà automaticamente bocciati.

L’insufficienza si può ottenere per mancanze disciplinari gravi e reiterate avvenute nel corso di tutto l’anno scolastico. Per quanto riguarda le scuole superiori, nel caso di voto pari a 6 si avrà un debito formativo e si dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. Il vero spartiacque per gli studenti delle superiori, specie in ottica diploma, è però l’8 in condotta. Se non si supera questa soglia si possono perdere fino a 3 punti di credito scolastico, punteggio che va a confluire direttamente nel voto di Maturità. Anche le sospensioni cambieranno.

Non ci sarà più l’allontanamento da scuola e lo studente dovrà partecipare ad attività scolastiche di riflessione e a una verifica finale da sottoporre al consiglio di classe. Il tenore della punizione dipenderà dalla durata della sospensione. Chi avrà più di due giorni dovrà partecipare ad “attività di cittadinanza solidale” in strutture convenzionate. Per il ministro Valditara si tratta di “un importante passo in avanti nella costruzione di una scuola che responsabilizza i ragazzi e restituisce autorevolezza ai docenti”. “A differenza di quanti parlano di misure autoritarie e inutilmente punitive – ha detto il ministro – io rivendico la scelta di dare il giusto peso alla condotta nel percorso scolastico degli studenti”.

Il provvedimento introduce anche multe per i reati commessi ai danni di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio delle sue funzioni. La somma varia dai 500 ai 10.000 mila euro “a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”. “È anche importante – ha sottolineato Valditara – che chi abbia aggredito personale della scuola risarcisca la scuola per il danno di immagine che ha contribuito a creare”.

E sempre il ministro ha annunciato oggi, rispondendo a un question time alla Camera, che è allo studio una normativa che riguarderà le chiusure scolastiche per festività religiose. “La norma che stiamo studiando è molto semplice – ha detto – non consentire la chiusura delle scuole in occasione di festività religiose o nazionali non riconosciute dallo Stato italiano. Ovviamente senza nessuna discriminazione nei confronti dei ragazzi che vogliano invece festeggiare quelle determinate ricorrenze, che saranno giustificati se rimarranno a casa”.

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Time, Meloni tra le 100 persone più influenti al mondo

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni figura tra le 100 persone più influenti del mondo nel 2024 nella lista pubblicata dalla rivista statunitense ‘Time’. La premier è inserita nella categoria ‘leader’ insieme, tra gli altri, a Donald Tusk, Javier Milei, Li Qiang e Yulia Navalnaya. Nella scheda che parla di lei, si legge che “quando Giorgia Meloni è salita al potere in Italia nel 2022, diventando la prima donna leader del Paese, molti osservatori nutrivano timori per il suo partito di estrema destra e per l’impatto che avrebbe avuto sull’Europa e sul mondo.

Ma a due anni di distanza, Meloni rimane popolare, non solo in Italia, dove gode di un rating del 41% nonostante una debole crescita economica, ma anche tra i leader occidentali, molti dei quali sono stati rallegrati dal suo fermo sostegno all’Ucraina (e, in particolare, dalla sua capacità di persuadere leader come l’ungherese Viktor Orban a sostenere i finanziamenti europei a Kiev)”. “Meloni – si legge ancora sul magazine americano – non ha abbandonato completamente la sua politica di destra. In patria, il suo governo ha perseguito politiche che, secondo i critici, erodono silenziosamente i diritti Lgbtq+. A livello di Unione europea, è stata accreditata come la forza trainante dell’approccio del blocco all’immigrazione, che prevede il pagamento di paesi come Egitto e Tunisia per impedire agli aspiranti migranti di partire. Se il blocco di destra europeo dovesse espandersi dopo le elezioni del Parlamento europeo di giugno, come previsto dai sondaggi, Meloni potrebbe emergere come sua naturale figura di spicco”.

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Dopo l’addio di Amadeus, prime conferme in Rai

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Dopo l’addio di Amadeus e le voci su possibili nuove uscite da Viale Mazzini, arrivano le prime conferme per i volti noti Rai in vista della prossima stagione. Sigfrido Ranucci ha annunciato la prosecuzione di Report, ma anche Federica Sciarelli dovrebbe andare avanti con Chi l’ha visto?. Più incerto il futuro di Fiorello che ha smentito nuovamente il suo passaggio al Nove. Della programmazione in arrivo sulla tv pubblica, in particolare dei palinsesti estivi, si è parlato nella riunione del consiglio di amministrazione che ha approvato il bilancio del 2023, chiusosi in pareggio, che è uno degli ultimi atti dell’attuale vertice in attesa di rinnovo.

A movimentare la giornata del telemercato ci ha pensato come al solito di prima mattina a Viva Rai2 Fiorello che, nella sua rassegna stampa satirica, ha ipotizzato l’acquisto del polo giornalistico di La7 da parte della Warner, spingendo sia l’azienda americana che quella italiana alla smentita. Anche una battuta dello showman sul possibile interesse del Nove per il direttore del TgLa7 Enrico Mentana ha fatto rumore, se non altro perché si inserisce nelle voci di un possibile rafforzamento dell’offerta informativa, dopo quella dell’intrattenimento, da parte del canale di Warner Bros.

Discovery. La rete comunque può già fare affidamento sulla Cnn, che è una divisione del gruppo, e potrebbe, dunque, guardarsi attorno più che altro sul fronte dell’approfondimento. Domani, comunque, è atteso l’annuncio ufficiale del contratto con Amadeus, che condurrà un game show in access e un format musicale in prima serata, e forse si saprà qualcosa in più sulle strategie future dell’emittente.

Non dovrebbe essere comunque quella la destinazione di Fiorello, che oggi, dopo aver ribadito che non ci andrà, neanche in part time, ha fatto sapere che gli piacerebbe “un bel programma radiofonico, ma senza visual radio”. Sarebbe stato corteggiato da La7, almeno in passato, invece, Ranucci che, dopo la notizia della conferma delle repliche estive di Report in cda, ha assicurato con si muoverà. “A me piace la Rai, sono innamorato di quest’azienda”, ha detto il conduttore, ringraziando l’Ad Roberto Sergio che si è speso per la conferma del programma di Rai3 anche per la prossima stagione.

Dovrebbe proseguire anche Chi l’ha visto?: la conduttrice Federica Sciarelli starebbe, infatti, per firmare un biennale per proseguire la collaborazione anche dopo il pensionamento, che è previsto per ottobre 2025 ma potrebbe essere anticipato per via delle ferie arretrate. Una novità per l’estate della terza rete è, invece, il nuovo approfondimento con Monica Maggioni, al debutto il 24 luglio in prime time.

L’addio di Amadeus ha lasciato, comunque, strascichi in Rai. In cda Sergio ha ribadito che si è trattato di una scelta dettata da motivi personali e che la Rai ha fatto tutte le offerte possibili per convincerlo a rimanere. In ogni modo, l’assemblea dei cdr, ricordando la lunga scia di volti che hanno lasciato la tv pubblica e contestando “la volontà di trasformare il servizio pubblico nel megafono dei partiti”, ha proclamato lo stato di agitazione e affidato all’Usigrai un pacchetto di cinque giorni di sciopero.

Domani in consiglio si discuterà del Media Freedom Act, che impone di garantire trasparenza e indipendenza nella scelta dei vertici, e del regolamento sulla par condicio, che ha provocato forti polemiche in Vigilanza. Il clima, insomma, resta teso proprio quando si entra nella fase calda del rinnovo del consiglio.

Le carica di Ad dovrebbe passare a Giampaolo Rossi e quella di presidente, a meno di sorprese dell’ultim’ora, a Simona Agnes, ma c’è ancora qualche incertezza sui nomi degli altri membri del consiglio, se si esclude la conferma per il Movimento 5 Stelle di Alessandro Di Majo. Sabato 20 aprile scade il termine per la presentazione dei curricula dei quattro componenti eletti da Camera e Senato. Lo stesso termine vale per le candidature per il rappresentante dei dipendenti, un ruolo per il quale si ripropone l’attuale consigliere Davide Di Pietro.

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