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Economia

La scure del Covid sulle quotate, cala il valore in Borsa

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 La pandemia si e’ portata via nei primi 6 mesi dell’anno oltre il 16% della capitalizzazione delle societa’ quotate in Piazza Affari, ma nel finale, tra Brexit e vaccini c’e’ stato un rimbalzo. Secondo i dati pubblicati oggi sul bollettino della Consob, allo scorso 30 giugno le societa’ quotate in Borsa hanno registrato una riduzione della loro capitalizzazione del 16,4% a 462 miliardi di euro, mentre l’indice Ftse Mib e’ sceso del 18,71% a 19.375 punti, toccando un minimo a 14.894 punti (-37,51%) lo scorso 12 marzo. Nei primi 6 mesi dell’anno il rapporto fra capitalizzazione e Pil si e’ attestato al 33,5% rispetto al 33,1% di fine 2019. Per l’andamento della borsa pero’ nella seconda parte dell’anno si e’ assistito ad una vera e propria svolta, con l’indice Ftse Mib risalito fino a cedere poco piu’ del 5% a un soffio da quota 22.300 punti. Un dato che fa di Milano la terza borsa europea dopo Francoforte (+4,11% da inizio anno), che ha ritoccato il record dello scorso febbraio, prima dello scoppio della pandemia, e Zurigo (-0,47%), mentre Parigi (-6,7%) e Londra (-13,8%) fanno peggio. Un rimbalzo dovuto soprattutto ai primi concreti progressi sui vaccini anti Covid annunciati gia’ a luglio, alla corsa finale per l’accordo sulla Brexit, raggiunto quasi in extremis la vigilia di Natale, e al V-Day scattato oggi in tutta Europa. Elementi che hanno contribuito a ridare ossigeno ai mercati, nonostante l’ormai cronico arretramento delle quotazioni del greggio a causa dei minori consumi dovuti al Covid, con il Wti che resiste comunque sopra i 48 dollari al barile. Pur tra gli alti e i bassi dei primi 6 mesi dell’anno, e’ aumentato il volume degli scambi sui titoli azionari (+23,5%) e sui rispettivi derivati (+8,8%). Piu’ netto il segno lasciato dalla Pandemia sull’economia reale, che va oltre il semplice andamento in borsa di un titolo. Dal Bollettino della Consob e’ emerso un calo complessivo degli utili netti delle societa’ quotate. Le assicurazioni hanno registrato utili per 1,7 miliardi, le societa’ non finanziarie del Mercato Telematico (Mta) perdite nette per circa 5,6 miliardi di euro e un corrispondente aumento del ricorso all’indebitamento per circa 6,1 miliardi, mentre le banche hanno riportato una redditivita’ complessiva negativa di 9 milioni di euro. Piu’ netto il rosso segnato dalle societa’ industriali quotate su Aim, il Mercato Alternativo dei capitali, che hanno registrato perdite per 9,6 milioni di euro. Un clima pesante che ha indotto gli investitori a dirottare risorse sulle cosiddette attivita’ liquide, focalizzate sui titoli di stato. Nei primi 6 mesi si e’ assistito nel congtempo a un calo del 2,3% del controvalore degli strumenti finanziari detenuti presso intermediari italiani per servizi di investimento e di gestione del risparmio. Nel contempo gli aggregati monetari dell’area euro (M2) riferiti all’Italia sono saliti del 3,9%, lasciando stabile, secondo la Consob, la somma delle due grandezze. Nel portafoglio azionario della clientela professionale e’ cresciuto il peso dei titoli esteri a scapito di quelli italiani, mentre i piccoli risparmiatori hanno preferito puntare sui titoli di stato.

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Economia

Doppia fumata bianca sulla partita Tim: Poste e CDP finalizzano lo scambio di partecipazioni

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Il board di Poste ha approvato l’acquisizione del 9,81% di Tim detenuto fino a ieri da CDP, la quale possiede già il 35%di Poste. Parallelamente, Poste ha ceduto a CDP il suo 3,78% in Nexi, una partecipazione svincolata dal patto appena rinnovato. Oltre alla quota in Nexi, Poste verserà a via Goito un conguaglio in cash, che secondo fonti non ufficiali si attesterebbe sotto i 180 milioni di euro.

Consolidamento del mercato telecom

Grazie a questo swap, il gruppo guidato da Matteo Del Fante entra ufficialmente nella partita del consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia. Un settore in cui Poste è già presente con Poste Mobile, che fino ad oggi ha utilizzato la rete mobile di Vodafone. Tuttavia, con la recente fusione tra Vodafone e Fastweb, Poste si appresta a trasferire i suoi servizi di roaming su Tim.

Il gruppo ha confermato la strategicità dell’operazione, volta a creare sinergie e rafforzare il settore delle telecomunicazioni in Italia. In particolare, le negoziazioni tra Poste e Tim per la fornitura di servizi di accesso alla rete mobile sono in fase avanzata e potrebbero concludersi a breve. Per Tim, l’intesa con Poste rappresenta una compensazione per la perdita di ricavi derivante dalla scadenza del contratto con Fastweb, prevista entro il 2026.

L’impatto su CDP e Nexi

Dal canto suo, Cassa Depositi e Prestiti rafforza la sua posizione in Nexi, aumentando la partecipazione dal 14,46% al 18,25%. L’operazione rientra nella strategia di Dario Scannapieco, amministratore delegato di CDP, che punta a sostenere un’azienda leader nell’infrastruttura europea dei pagamenti digitali. Questo rafforzamento potrebbe anche scoraggiare l’uscita di alcuni fondi di investimento.

Dopo la cessione della rete fissa di Tim a KKR, la partecipazione di CDP in Tim ha perso la sua valenza strategica, spingendo l’ente a concentrarsi su asset chiave come Open Fiber. Contestualmente, Poste assume un ruolo primario nella costruzione della rete unica nazionale, un progetto volto a rafforzare la competitività dell’Italia nel settore.

Operazione win-win

La rotazione di capitale alla base di questa strategia permette a CDP di focalizzarsi su Open Fiber, lasciando a Poste il compito di accelerare il consolidamento del settore telecom. Al tempo stesso, il rafforzamento in Nexi consentirà a CDP di supportare un’infrastruttura essenziale come quella dei pagamenti digitali, soprattutto in vista dell’implementazione dell’euro digitale. Una soluzione vantaggiosa per entrambe le parti.

Attesa per l’apertura di Piazza Affari

L’attenzione ora si sposta sui mercati finanziari, con gli investitori in attesa della riapertura di Piazza Affari. I riflettori sono puntati su Tim e Poste, con il primo reduce da un venerdì nero con un calo del 7,6%, mentre il secondo ha visto il proprio titolo raggiungere il record di 14,78 euro.

Un’ulteriore spinta al titolo potrebbe arrivare dal Capital Markets Day, in programma il 21 febbraio, durante il quale Poste presenterà i risultati del 2024 e le previsioni per il 2025. Nonostante la rilevanza dell’operazione appena conclusa, il gruppo ha confermato che non ci saranno modifiche alla guidance per l’anno in corso.

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Economia

Tim crolla in Borsa,matrimonio con Poste non ha appeal

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Tim e Poste promessi sposi, Cdp le trasferirà la sua quota e poi potrebbe trasformarsi in un’alleanza industriale che l’ad Pietro Labriola peraltro non disdegnerebbe. Davanti al fatto compiuto, che qualcuno legge come una mossa del Governo per sbarrare la strada ai fondi Cvc o ai francesi di Iliad, la reazione della Borsa è la fuga. Tim aveva appena riconquistato la soglia dei 30 centesimi e la Borsa riversa una doccia fredda sul titolo, che arretra a 28 centesimi perdendo il 7,59% mentre qualcuno legge l’ipotesi di un ingresso di Poste (-0,5% a 14,7 euro) nel capitale come una mossa del governo per trovare un’alternativa nazionale agli investitori internazionali che si stavano muovendo, da Cvc a Iliad. “L’operazione in sé non modifica gli assetti, ma notiamo i commenti del ministro Giorgetti in parlamento che sembrano segnalare una posizione piuttosto fredda del governo sulle ipotesi circolate in queste settimane di progetti prospettati da CVC/Iliad” commentano gli analisti di Equita.

Il 9,8% di Tim verrebbe trasferito a Poste (in cambio la Cassa riceverebbe il 3,8% di Nexi e un conguaglio cash), di cui peraltro Cdp è il primo azionista con il 35% e il Mef il secondo con il 29,26 per cento. Il dossier, secondo quanto si apprende, sarà sul tavolo dei rispettivi cda sabato. L’ad di Tim Pietro Labriola ha spiegato, a margine del Capital Market Day, che entrambi sarebbero dei partner con una valenza industriale e in particolare la collaborazione con Poste potrebbe partire da un accordo commerciale con accordi distributivi di prodotti sulla rete di Poste per poi diventare strategico (con il consolidamento di Tim con Poste Mobile). Nell’immediato però toglie l’appeal speculativo che si era risvegliato nelle ultime sedute sul titolo. I sindacati sono preoccupati: “Assistiamo ad un disastro dietro l’altro in un settore che sprofonda in una crisi sempre più grave” dichiara la Cgil e il timore è di “un ulteriore spezzettamento”.

L’ad di Tim, Pietro Labriola (foto Imagoeconomica in evidenza) ha chiarito di non aver avuto ancora nessun contatto ne con Iliad ne con Poste ma, secondo Bloomberg, avrebbe già un adivsor (UniCredit) che lo dovrebbe aiutare valutare le opzioni a disposizione dei pretendenti. “In Italia, dopo Fastweb-Vodafone, si esploreranno altre combinazioni – riflettono gli analisti di Mediobanca – Dopo anni di forte concorrenza, lo spazio europeo delle Tlc sta lottando per finanziare gli investimenti in infrastrutture digitali e per remunerare gli azionisti. Il consolidamento non può essere rimandato: la nuova Commissione UE è destinata ad adottare una posizione più proattiva, sostenendo l’agenda di Draghi, aumentando gli impegni per l’innovazione e facilitando le autorizzazioni alle fusioni. Riteniamo che l’accresciuta rilevanza dell’IA sia un campanello d’allarme per i responsabili politici dell’UE, che riflette la necessità di attuare un consolidamento del settore per creare conglomerati in grado di competere su scala globale”.

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Economia

Da lunedì al via il Btp Più, tasso minimo al 2,80%

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Arriva al debutto il Btp Più, il nuovo titolo di Stato dedicato ai risparmiatori di cui il Mef ha fissato i tassi minimi garantiti: 2,80% nei primi quattro anni, 3,60% nel successivo quadriennio per chi aderisce al collocamento che parte lunedì 17 febbraio per concludersi alle 13 di venerdì 21. I tassi cedolari definitivi, che potranno essere confermati o rivisti al rialzo rispetto ai minimi in base alle condizioni di mercato del giorno di chiusura dell’emissione, saranno annunciati al termine del collocamento. I valori fissati oggi sono “perfettamente in linea con i tassi espressi dal mercato per pari scadenza”, dice il direttore generale del Mercato dei titoli di Stato (Mts), Ciro Pietroluongo. “Considerata un’inflazione intorno all’1,7% – dice Pietroluongo -, mi sembra che siano tassi abbastanza premianti. Il fatto di aver premiato ulteriormente le scadenze è un segnale ulteriore di fiducia”. Difficile anticipare la raccolta che il Mef riuscirà a realizzare, in un mercato europeo che ultimamente ha visto un rialzo dei tassi di mercato trainato dai treasuries Usa nonostante la Bce stia progressivamente tagliando. “Credo – dice Pietroluongo – che i risultati saranno comunque buoni e li immagino in linea con i precedenti, ma ogni emissione ha una vita a sé”.

Il Btp “ipotizza una certa stabilità dei tassi”, spiega poi Pietroluongo. Fonti di mercato indicano che un fattore d’incertezza, come del resto per tutte le emissioni non indicizzate ai prezzi, potrebbe essere il rischio-inflazione in uno scenario geopolitico sempre più complesso per i dazi e le tensioni commerciali globale. Tuttavia il nuovo collocamento retail, che fa parte della famiglia del Btp Valore condividendone le cedole crescenti dopo quattro anni (‘step up’) che incentivano a mantenerli in portafoglio fino a scadenza, introduce una ‘finestra d’uscita’ per chi sottoscrive fin dal collocamento. Si tratta dell’opzione di rimborso anticipato alla pari (al valore nominale del titolo), alla fine del quarto anno, dell’intero capitale investito o anche solo di una sua quota.

L’opzione, esercitabile tra il 29 gennaio e il 16 febbraio 2029, vuole incentivare i risparmiatori che dovessero essere scoraggiati dalla durata estesa a otto anni del Btp Più, scelta nella logica complessiva di allungare la durata media del debito italiano. Come per tutti i titoli di Stato, poi, c’è la tassazione agevolata al 12,5%, l’esenzione dalle imposte di successione e l’esclusione dal calcolo Isee fino ad un investimento massimo di 50.000 euro complessivi. Incentivi con cui il Mef punta a diversificare le fonti di finanziamento del debito italiano – che a dicembre in base ai dati di Bankitalia è ridisceso sotto i 3.000 miliardi a quota 2.965,7 miliardi – consolidando il portafoglio retail. Perché la Bce, compratore di peso nel passato decennio, da dicembre non c’è più e anzi sta gradualmente dismettendo il suo portafoglio titoli: a fine 2024 la quota del debito detenuto dalla Banca d’Italia, anche se ancora ragguardevole, era diminuita al 21,7% del totale dal 24,2% del 2023.

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