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Cronache

Il M5S campano “denuncia” la Lega che “si oppone al commissariamento di De Luca che usa la sanità per motivi clientelari ed elettorali”

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Il M5S in Campania conduce, quasi in solitaria, una battaglia politica quasi titanica contro il dominus della sanità, il presidente della Giunta Regionale della Campania, Vincenzo De Luca. Allo stato è lui che assume ogni decisione quanto ad organizzazione, nomine, spesa. Se va bene, il merito di quello che funziona è suo. Se va male (e purtroppo va malissimo), la colpa è degli altri. La colpa è della camorra. La colpa è dei medici. La colpa è degli infermieri. La colpa è delle aziende che da decenni svolgono servizi senza aver mai più fatto gare di appalto ma conservando lavori per milioni di euro con proroghe su proroghe di appalti scaduti e mai più messi a gara, spesso anche a dispetto di interdittive antimafia. Con il governo del cambiamento (così lo chiamano a Roma il governo gialloverde), i Cinquestelle della Campania pensavano di poter usare il governo come leva per togliere il potere commissariale a De Luca e spedire a Napoli un commissario vero che potesse inquadrare diversamente la sanità. La sanità è una vena aperta nei conti della Regione Campania.

Vincenzo De Luca. Il presidente della giunta regionale della Campania considerato il responsabile dello sfascio dal M5S

Una vena che dissangua i conti e non rende un servizio decente ai cittadini. La ministra Giulia Grillo, la responsabile del dicastero della Sanità, vorrebbe commissariare la sanità pubblica in Campania da anni. Pensava di avercela fatta, ha anche un nome, Enrico Desideri, un manager toscano,  che potrebbe spedire in Campania. Vorrebbe in ogni caso togliere questa delega al presidente De Luca. Ma chi non glielo consente, a Roma, dove c’è il governo del cambiamento, è la Lega. Non c’è unanimità in Consiglio dei Ministri (pare sia così), per cambiare il commissario della sanità: levare De Luca, mettere un bravo manager. Ecco, se non fosse una battuta di dubbio gusto (forse non fa manco ridere), diremmo che l’iniziativa della ministra Grillo fa parte di quei Desideri che sembrano difficili da assecondare.

Questo rende il M5S in Campania molto incazzato. Il termometro di questa incazzatura lo si può misurare dalle parole di una delle leader del MoVimento campano, Valeria Ciarambino, che è anche persona molto amica del capo politico del M5S, Luigi Di Maio. Valeria Ciarambino è velenosissima con la Lega.  “Ospedali che cadono a pezzi, una qualità dell’assistenza ai minimi storici, tempi sempre più biblici per le liste di attesa, nosocomi sprovvisti di autorizzazioni all’esercizio e certificati antincendio e che per questo andrebbero addirittura chiusi, totale assenza di controllo sui livelli di igiene e sicurezza, incapacità a investire risorse già erogate pari a un miliardo e 200 milioni per l’edilizia sanitaria, totale inadeguatezza nel pianificare una programmazione adeguata al fabbisogno regionale. Lo stato di salute in cui versa la sanità campana non ha mai fatto registrare condizioni peggiori, eppure a De Luca e alla Lega interessa soltanto che le carte stiano a posto. E poco conta a questa gente se l’operazione per far rientrare i conti la si stia portando avanti da anni sulla pelle e la salute dei nostri cittadini, chiudendo reparti, smantellando ospedali storici e sguarnendo intere aree di assistenza sanitaria” denuncia senza peli sulla lingua la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Ciarambino. “Decretare l’uscita dal commissariamento – sottolinea Ciarambino – equivale a promuovere inspiegabilmente un interminabile elenco di scelte scellerate e disastrose che portano la firma di De Luca, dando mano libera al governatore nel proseguire la sua opera di devastazione della nostra sanità, portata avanti da quattro anni. Ci rivolgiamo agli esponenti della Lega in Campania, in particolare al deputato Cantalamessa e alla sottosegretaria Castiello. Ci dicano, una volta per tutte, se in nome di un accordo politico con il peggiore di tutti gli amministratori nella storia della nostra regione, hanno deciso oggi di stare dalla parte dei nemici della nostra terra e di chi continua a controllare la sanità per i suoi esclusivi interessi clientelari ed elettorali”.

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L’ipnosi in sala operatoria per due anziane a Torino

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L’ipnosi in sala operatoria si consolida come una risorsa in più per combattere il dolore in sala operatoria. Per la prima volta a Torino, all’ospedale delle Molinette, due donne in età avanzata (75 anni e 79 anni) sono state sottoposte a un intervento in ipoanestesia, una pratica che alla Città della Salute definiscono “l’ultima frontiera degli approcci destinati a garantire ai pazienti un trauma chirurgico sempre minore”. L’ipoanestesia, che ha già preso piede in numerosi Paesi europei per operazioni di chirurgia complessa, è considerata una valida alternativa all’anestesia generale: non pretende un carico pesante di farmaci invasivi, modula la percezione del dolore e, soprattutto, allontana la percezione del bisturi, riducendo lo stress emotivo. Effetti che, a quanto pare, si riverberano anche sul recupero post operatorio, più rapido ed efficace, con conseguente riduzione dei tempi di ricovero.

Nel caso delle due pazienti torinesi si è trattato di abbinare l’ipnosi all’anestesia locale per poi procedere, tramite delle ‘tradizionali’ incisioni al collo di minima entità (2,5-3 cm), all’asportazione di tumori benigni delle paratiroidi. L’intervento ha richiesto la composizione di un’equipe composta da specialisti di varie discipline: Maurizio Bossotti (responsabile della Chirurgia tiroidea-paratiroidea del Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialistica della Città della Salute di Torino, diretto dal professor Mario Morino) è stato affiancato da Pietro Soardo e Valentina Palazzo, specializzanda in Chirurgia Generale ed ipnologa, e dagli anestesisti del gruppo di Roberto Balagna.

In Italia il ricorso all’ipnosi clinica è una realtà da diverso tempo e in diversi ambiti. Nel 2020 l’ospedale San Paolo, a Savona, se ne servì a scopo analgesico su un uomo sottoposto a un intervento al cuore, mentre nel 2022 fu il San Michele di Cagliari ad impiegarla nel corso di un trapianto di fegato: il paziente, dopo una serie di incontri preparatori, venne ‘risvegliato’ in stato di ipnosi in sala operatoria anziché in rianimazione, cosa che scongiurò una quantità di complicazioni. Nel 2023, ad Ancona, un tumore cerebrale fu asportato con procedura awake: il paziente, sveglio e cosciente, indossò un visore che lo inondò di immagini e musiche capaci di ridurre l’ansia pre e post operatoria. La sedazione digitale è stata utilizzata al ‘Ferrari’ di Castrovillari (Cosenza) per coronarografie e impianti di peacemaker.

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Abusi su 13enne, spedizione punitiva amici contro l’ex

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Non si è ribellata quando lui le ha imposto un rapporto sessuale perché “avevo paura che lui mi lasciasse”. Protagonista di questa brutta storia che arriva da Genova una ragazzina di 13 anni che ha raccontato di esser stata obbligata ad avere rapporti con il suo fidanzato del tempo, di due anni più grande, nella sua casa quando i genitori non c’erano. Una storia che durava da qualche mese e che è stata scoperta dalla polizia intervenuta per la chiamata al 112 dell’ex fidanzatino della vittima, accerchiato dagli amici della ragazzina intenzionati a portare a termine una vera e propria spedizione punitiva. Tutto nasce un pomeriggio di qualche tempo fa quando la ragazzina va a casa del fidanzatino che ha, appunto, 15 anni.

I genitori di lui non ci sono e avvengono gli abusi. Lei non lo lascia perché ha paura che lui l’abbandoni poi l’infatuazione è finita e lei racconta tutto ai suoi amici. Amici che, dopo essersi radunati, in tutto una decina di ragazzi tra i 13 e i 16 anni, imbastiscono una specie di spedizione punitiva a casa dell’ex. Quel giorno il 15enne è solo nell’appartamento al primo piano del condominio in cui abita con i genitori.

Quando arrivano gli amici della ragazzina iniziano a dare pugni contro le sue finestre e uno cerca addirittura di entrare in casa. Il ragazzo si spaventa, prende un coltello da cucina e poi chiama il 112. Quando la polizia interviene ci vuole un po’ per capire cosa stesse succedendo e che cosa aveva portato a quella reazione esasperata di un gruppo di giovanissimi. I ragazzini amici della vittima vengono tutti identificati e accompagnati negli uffici della polizia: ovviamente ciascuno racconta quello che sa e quello che invece gli è stato solo riferito ma sarà la ragazzina di 13 anni a dover raccontare il retroscena.

Tra l’altro, la vittima aggiunge che aveva tentato di parlarne a casa con i genitori ma che aveva avuto scarso successo. Genitori che, convocati e sentiti dalla polizia, affermano: “Ci aveva accennato qualcosa, ma pensavano fossero questioni tra ragazzi”. Tutta la vicenda adesso è sottoposta a indagini della procura presso il tribunale dei Minori, Un fascicolo in cui un quindicenne è accusato di violenza sessuale aggravata. E negli ultimi giorni la vittima è stata sentita durante un incidente probatorio, fornendo – secondo quanto appreso – ‘significative conferme’.

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Arcivescovo Napoli ad amministratori: bisogna fare di più

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La Costituzione “ci obbliga ad adempiere le nostre funzioni “con onore e disciplina” e l’onore non può che essere quello del “dovere della verità e dell’impegno per la giustizia” non solo formale ma anche sostanziale. In un territorio che, pur cercando faticosamente di adottare “un diverso paradigma”, soffre ancora di tante diseguaglianze e in tante periferie umane e sociali si attendono opportunità civili e dignitose, chi ha responsabilità pubblica ha il dovere di fare di più e bandire ipocrisie e luoghi comuni. Ancora troppa ricchezza mal distribuita, ancora troppo lavoro nero, ancora la prepotenza della criminalità organizzata, sirena per chi, con scarse opportunità, in particolare i giovani, anela al cambiamento del proprio status sociale, cerca scorciatoie”. Lo ricorda nella lettera ai fedeli della diocesi partenopea per l’Avvento 2024 l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che nel prossimo concistoro del 7 dicembre sarà creato Cardinale.

“A noi, il Cristo che viene, ci chiede quel gesto di amore di cui parlò Paolo Borsellino, nella chiesa di Sant’Ernesto, a Palermo il 23 giugno 1992, in occasione del trigesimo della strage di Capaci, ricordando Falcone “Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione…. Per amore!” E tali parole richiamano alla mente l’attualità del documento diffuso proprio a Natale dell’anno precedente, il 1991, in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe, per spingere a prendere coscienza del problema mafioso, ‘Per Amore del mio popolo'”, prosegue ancora l’arcivescovo di Napoli.

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