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La Russia guarda all’Iran per dimenticare Kiev: il “grande baratto” tra Putin e Trump

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Mosca approfitta del caos in Medio Oriente per rafforzare le sue posizioni in Ucraina. I media russi celebrano la “distrazione americana” e invocano mani libere sul fronte ucraino

«Kiev è stata dimenticata». Il titolo del Moskovskij Komsomolets, popolare tabloid russo, fotografa lo stato d’animo dominante tra i media filogovernativi di Mosca. La crisi in Medio Oriente è vista come una finestra strategica per Vladimir Putin, pronto a sfruttare la distrazione americana e l’attenzione globale spostata su Israele e Iran per rafforzare l’offensiva in Ucraina.

I segnali dagli Stati Uniti

Il clima in Russia è euforico: Trump chiama Putin per fargli gli auguri di compleanno, il senatore Marco Rubio invia un messaggio ufficiale per la Festa della Russia — un gesto che mancava dal 2021 —, mentre gli Stati Uniti spostano sistemi anti-droni dal fronte ucraino a quello mediorientale. Per i falchi del Cremlino è il segnale che Washington ha finalmente lasciato campo libero a Mosca per risolvere “alla russa” la questione Kiev.

Putin mediatore per interesse

Nonostante l’antico sodalizio con Teheran, l’unico principio guida ribadito dalla propaganda russa è chiaro: agire solo per l’interesse nazionale. Nessuna solidarietà con l’Iran o con Israele. Solo opportunismo. Il politologo Malek Dudakov sottolinea come gli USA abbiano bisogno della mediazione di Putin per evitare un’escalation in Medio Oriente che costringerebbe Trump a intervenire.

Secondo questa visione, Putin può monetizzare la crisi mediorientale in cambio del via libera all’offensiva finale in Ucraina. È il cosiddetto “grande baratto” evocato da Tsargrad, la voce più radicale dell’ultradestra russa: pace in Medio Oriente con l’aiuto di Mosca in cambio del silenzio americano sull’“Operazione speciale”.

Gli ucraini lasciati soli?

I toni più lirici ma anche più cinici arrivano da Sergey Markov, ex consigliere del Cremlino, secondo cui Volodymyr Zelensky rischia di ritrovarsi abbandonato, di fronte al gelo di Putin e all’esasperazione del suo popolo. Intanto, l’economista Mikhail Khazin prevede un drastico calo degli aiuti occidentali all’Ucraina: gli Stati Uniti — afferma — dovranno scegliere tra Kiev e Tel Aviv, e non esiteranno a schierarsi con Israele.

Asilo per Khamenei e disprezzo per l’Europa

Mentre circolano voci sull’asilo politico garantito dal Cremlino ad Ali Khamenei e alla sua famiglia, dalla Russia nessun commento ufficiale, tranne uno: l’agenzia Ria Novosti ha colto l’occasione per attaccare nuovamente l’Europa. «I tentativi di limitare l’influenza diplomatica russa sono falliti: oggi, l’Unione europea non conta più nulla».

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Trump minaccia Putin: pace in 50 giorni o dazi al 100%

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Patriot ed altre armi Usa a Kiev tramite la Nato e pagate dai Paesi europei. Ma anche sanzioni secondarie a Mosca se non raggiunge un accordo di pace entro 50 giorni: Donald Trump ha ufficializzato la sua nuova linea nel conflitto ucraino ricevendo nello Studio Ovale il segretario generale dell’Alleanza Mark Rutte. “Sono molto deluso da Putin”, ha esordito il commander in chief, ribadendo la sua frustrazione con lo zar.

“Pensavo fosse uno che facesse sul serio. Invece è sempre gentile nelle nostre conversazioni, ma poi la sera bombarda tutti”, si era lamentato poche ore prima, mentre Axios svelava che Trump avrebbe detto a Macron che il leader russo “vuole prendersi tutto”, dopo una telefonata avuta con lui il 3 luglio. La vera novità è l’ultimatum al leader del Cremlino. “Applicheremo dazi molto severi se non raggiungeremo un accordo entro 50 giorni e saranno al 100%”, ha minacciato il tycoon, il quale in questo caso userebbe i suoi poteri presidenziali e non la legge bipartisan, ancora in discussione al Congresso, che prevede tariffe più pesanti, sino al 500%. “È una buona legge e potrebbe essere utile, ma penso che non ce ne sarà bisogno”, ha osservato.

Si tratterebbe – ha poi spiegato la Casa Bianca – di sanzioni secondarie, che colpirebbero non solo l’export russo in Usa (molto limitato) ma soprattutto i partner commerciali di Mosca, dalla Cina all’ India, che acquistano in particolare la sua energia. L’obiettivo è quello di isolare la Russia dall’economia mondiale, bloccando il finanziamento della sua macchina bellica. “Uso il commercio per molte cose, ma è ottimo per risolvere le guerre”, ha spiegato The Donald. Il presidente ha dribblato però la domanda su perché conceda così tanto tempo a Putin. Lo stesso alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, pur definendo “positivo che il presidente Donald Trump mostri un atteggiamento duro con la Russia”, ha osservato che “50 giorni sono un periodo molto lungo, visto che gli ucraini vengono uccisi ogni giorno”.

Il tycoon non ha neppure voluto infierire su Putin: “Non voglio dire che è un assassino, ma è un tizio tosto”, ha risposto, dicendosi convinto che sia possibile raggiungere un’intesa. Trump ha quindi illustrato l’accordo con la Nato per fornire un rinnovato canale di approvvigionamento di armi statunitensi a Kiev. Gli alleati europei, coordinati dall’Alleanza, acquisteranno equipaggiamento militare e lo trasferiranno in Ucraina. Acquisti per “miliardi e miliardi” di dollari, ha detto il presidente americano, sottolineando che gli Usa produrranno armi di altissima qualità ma non sborseranno nulla. Di sicuro ci saranno batterie di Patriot e le prime “arriveranno molto presto, entro pochi giorni”. Rutte ha affermato che Germania, Finlandia, Canada, Norvegia, Svezia, Regno Unito e Danimarca saranno tra gli acquirenti per aiutare l’Ucraina. Berlino è pronta a fornire due Patriot (il suo ministro della Difesa Boris Pistorius è a Washington per trattare), la Norvegia uno.

Ma, secondo Axios, gli Usa potrebbero vendere anche missili a lungo raggio in grado di raggiungere obiettivi in profondità nel territorio russo, inclusa Mosca. Intanto a Kiev il presidente Volodymyr Zelensky ha avuto un “incontro produttivo” con l’inviato speciale di Trump, Keith Kellogg. “Abbiamo discusso del percorso verso la pace e di cosa possiamo fare concretamente insieme per avvicinarla”, ha scritto sui social. “Questo include il rafforzamento della difesa aerea ucraina, la produzione congiunta e l’approvvigionamento di armi di difesa in collaborazione con l’Europa”, ha aggiunto, ringraziando Trump “per gli importanti segnali di sostegno”.

Il primo commento che arriva da Mosca tende a minimizzare la portata della svolta Usa: “Se questo è tutto ciò che Trump intendeva dichiarare oggi sull’Ucraina, è tanto fumo e poco arrosto”, ha osservato su Telegram il vicepresidente della Duma Konstantin Kossacyov. “In 50 giorni – ha proseguito – quante cose possono cambiare sul campo di battaglia e negli umori dei leader della Nato e degli Usa!”. Riferendosi poi al fatto che i Paesi europei dovranno pagare a Washington gli armamenti per l’Ucraina, ha aggiunto: “Gli europei dovranno sborsare e sborsare, il formaggio gratuito per loro era in una trappola per topi. C’è solo un beneficiario: il complesso militare-industriale degli Stati Uniti”.

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Rimpasto a Kiev, Zelensky nomina una nuova premier amica degli Usa

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Rinsaldare i rapporti con l’America di Donald Trump e rilanciare l’economia di un Paese devastato da oltre tre anni di invasione: questi gli obiettivi che si è posto Volodymyr Zelensky mettendo mano al più grande rimpasto di governo dall’inizio della guerra. I piani del presidente ucraino prevedono un cambio fino al vertice dell’esecutivo, che sarà rappresentato dall’attuale vicepremier Yuliia Svyrydenko. E cambierà anche il rappresentante diplomatico a Washington: il ministro della Difesa Rustem Umerov. Sulla scelta della 39enne Svyrydenko, che guida il ministero dell’Economia, hanno probabilmente pesato due fattori: è considerata una stretta alleata di Andriy Yermak, il potente capo di gabinetto di Zelensky e vanta forti legami con la squadra di Trump, dopo aver guidato i colloqui insieme al segretario al Tesoro Scott Bessent, che hanno portato all’accordo sui minerali (quanto mai vantaggioso per gli Usa).

A lei verrà affidato il compito di “trasformare il potere esecutivo”, traducendo in fatti le necessità di “cambiamenti” invocate da Zelensky: dal nevralgico settore della difesa, per “incrementare la produzione nazionale di armi”, all’economia, con uno snellimento sensibile dell’apparato statale che “riduca significativamente le spese non essenziali”, ha sottolineato il presidente ucraino dopo i faccia a faccia con la premier incaricata e con il capo del governo uscente Denys Shmyhal, che passerà alla Difesa. Per Umerov c’è in ballo un ruolo forse ancora più delicato, quello di ambasciatore negli Stati Uniti: avrà il compito di mantenere saldi i rapporti con un alleato diventato imprevedibile da quando è cambiato l’inquilino della Casa Bianca. Lo sa bene l’attuale rappresentante a Washington, Oksana Markarova, immortalata con le mani nei capelli durante la sfuriata di Trump e Vance a Zelensky nello Studio Ovale lo scorso febbraio.

Markarova pagherà l’essersi inimicata il partito repubblicano, dopo che a settembre aveva organizzato una visita di Zelensky con alcuni esponenti dei democratici a un deposito di armi nello stato chiave della Pennsylvania durante la campagna del 2024: un’iniziativa condannata dallo speaker della Camera Mike Johnson, che aveva chiesto le sue dimissioni. Se Yuliia Svyrydenko avrà l’ok del parlamento diventerà la seconda premier donna nella storia dell’Ucraina, dopo la pasionaria della Rivoluzione Arancione Yulia Tymoshenko. Zelensky lo scorso anno ha rinviato le elezioni presidenziali e parlamentari a causa della guerra e secondo il suo entourage il rimpasto è lo strumento più efficace per ridare nuova linfa all’azione di governo. Eppure tra le file nell’opposizione crescono i malumori i metodi considerati sempre più autoritari e accentratori.

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L’Ue lancia un’app per verificare l’età sui social

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“È difficile immaginare un mondo in cui i ragazzi possano comprare alcolici o andare in un locale notturno, semplicemente dichiarando di avere l’età per farlo, senza altri controlli. Per quanto sia difficile da immaginare, questo è quanto accaduto online per molti anni”. È un’immagine eloquente quella a cui è ricorsa la ministra danese per gli Affari digitali Caroline Stage per illustrare la filosofia alla base dell’iniziativa lanciata dalla Commissione Ue. Due le direttive dell’azione di Bruxelles: da una parte le linee guida per garantire la protezione dei minori nel mondo digitale, dall’altra un’app, in fase sperimentale, per verificare l’età degli utenti sulle piattaforme. In prima linea anche l’Italia, che nelle scorse settimane si è unita a Francia, Spagna e Grecia per chiedere all’Ue misure più drastiche sull’uso dei social media da parte dei minori, come l’introduzione di una maggiore età digitale a livello europeo.

L’appello è stato raccolto in parte da Palazzo Berlaymont. Difficilmente, spiegano dalla Commissione, si potrà stabilire un’età minima a livello Ue per l’accesso ai social media, date le differenze anche culturali tra i Paesi sulla maggiore età. Più fattibile invece l’app per verificare l’età degli utenti, uno dei tasselli che comporranno il portafoglio d’identità digitale Ue atteso per la fine del 2026. L’esecutivo comunitario ha lanciato un prototipo che verrà testato in cinque Stati membri, oltre all’Italia, anche Francia, Spagna, Grecia e Danimarca, con l’obiettivo di lanciare un’app nazionale personalizzata per la verifica dell’età. L’app si avvarrà di un meccanismo di autorizzazione selettiva che consentirà di dimostrare di aver raggiunto la maggiore età, senza rendere accessibili i propri dati personali e la propria identità. “Garantire la sicurezza dei nostri bambini e ragazzi online è di fondamentale importanza per questa Commissione” ha dichiarato la vice presidente della Commissione Henna Virkkunen.

“Le piattaforme – ha sottolineato – non hanno scuse per continuare a mettere a rischio i bambini”. Al lancio dell’app, la Commissione ha affiancato un vademecum sulla protezione dei minori, in linea con la legge sui servizi digitali (Dsa), in cui ad esempio si raccomanda la verifica dell’età per le piattaforme di contenuti per adulti e altre piattaforme che presentano rischi elevati per la sicurezza dei minori. Tra gli aspetti toccati dalle linee guida, c’è il design che crea dipendenza, una questione su cui Bruxelles ha già aperto delle indagini nei confronti di Meta e TikTok. Altro elemento è quello dell’adescamento online: le piattaforme dovranno impostare gli account dei minori come privati per impostazione predefinita, cioè non visibili agli utenti che non sono nella loro lista di amici, per ridurre al minimo il rischio che vengano contattati da estranei. “Credo – ha scandito la ministra Stage – che i bambini meritino un’infanzia digitale sicura. Senza un’adeguata verifica dell’età e senza protezione, l’Ue non è riuscita a garantire loro questa sicurezza. È ora di porre dei limiti”.

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