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La Roma affonda a Udine, per Mourinho è un brusco risveglio

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L’Udinese schianta la Roma e impartisce a Mou una delle piu’ severe lezioni da quando e’ tornato in Italia, con un poker che restera’ negli annali: i friulani eccellono in tutto, pressing, disposizione in campo e cattiveria agonistica. I giallorossi sembrano la brutta copia dell’autorevole capolista fino all’inizio di questo turno. E ora per l’Atalanta si spalanca la possibilita’ di uno storico primato solitario. Il tecnico portoghese si e’ letteralmente consegnato nelle mani dell’esordiente in serie A, Sottil, sbilanciando la sua squadra dopo l’intervallo, lasciando praterie sterminate alle furie bianconere. Rispetto alla vittoria casalinga con la Fiorentina, l’allenatore di casa concede un turno di riposo a Lovric, Makengo e Beto e schiera dall’inizio la promessa ventenne Samardzic, assieme ad Arslan e Success. Mourinho risponde cambiando i laterali del match in cui la Roma ha surclassato il Monza, proponendo Karsdorp e Spinazzola per Celik e Zalewski, oltre a Smalling – osservato speciale del Ct inglese Southgate, in tribuna per visionare anche bomber Abraham – al posto dell’infortunato Kumbulla. Ci mette solo 27 secondi Dybala per far correre un brivido sulla schiena dei tifosi friulani di una Dacia Arena vicina al sold out: parte dalla meta’ campo e lascia partire un sinistro che lambisce il palo. Ma al 5′ sono i padroni di casa a passare in vantaggio: cross innocuo di Pereyra, Karsdorp vuole appoggiare indietro di petto a Rui Patricio, ma non si avvede dell’arrivo alle sue spalle del ciclone Udogie, che scaraventa la sfera sotto la traversa. Mou e’ gia’ in piedi e la reazione dei suoi arriva al 14′: Pellegrini pesca Dybala sul dischetto, l’argentino stoppa e tira, Silvestri e’ bravo nel riflesso. Due minuti dopo Sottil perde Bijol per infortunio (seconda volta in tre gare casalinghe) e manda in campo, a sorpresa, Ebosse, passando alla difesa a 4, con Perez dirottato a destra, dove Pereyra faticava a tenere Spinazzola. Deulofeu conclude due volte in maniera pericolosa, mentre lo “Special one” inizia un prolungato dialogo con il quarto uomo, ascoltato negli auricolari anche dalla terna: la direzione di gara non lo soddisfa. Nel frattempo i suoi collezionano cross e mischie e il portoghese ce l’ha con tutti, perfino con i raccattapalle, fino a beccarsi un giallo per intemperanze prima dell’ intervallo di un primo tempo in cui i giallorossi sono stati poco efficaci in avanti e svagati a centrocampo, soffocati dal pressing bianconero. Dopo la pausa il portoghese lascia negli spogliatoi Karsdorp e Cristante e getta nella mischia Celik e Belotti, per alzare il baricentro della squadra. Dopo 2′ la Roma protesta per un contatto tra Becao e Celik in area piccola, ma Maresca lascia correre e il Var Ghersini gli da’ ragione. L’Udinese non si scompone e con gli ospiti letteralmente spaccati in due tronconi trova il raddoppio al 12′ con una rasoiata dal limite di Samardzic, che sorprende Rui Patricio, tradito dal rimbalzo. La reazione giallorossa e’ veemente: su corner di Dybala, Mancini incorna di prepotenza e centra il palo a Silvestri battuto. E’ proprio il centrale a lasciare, poco dopo, il posto a Zalewski, per l’ennesimo cambio tattico di Mou per cercare di riaprire la gara. La mossa non paga e alla mezz’ora Pereyra chiude il match: contropiede perfetto giostrato da Deulofeu e Makengo, per arrivare fino al “Tucu” che insacca con un tocco a girare di sinistro. La Dacia arena esplode di gioia, mentre la Roma toglie anche uno spento Abraham per inserire Shomurodov. Gli ospiti sono allo sbando: lo stadio fa la ola a ogni passaggio e Makengo a 10′ dalla fine sfiora il palo nell’ennesimo contropiede. Il poker e’ servito poco dopo con l’ennesima scorribanda a difesa scoperta: Pereyra trova Lovric che scarica in rete dal limite. Anche la cabala viene smentita: la Roma, imbattuta in 17 delle ultime 19 gare con Udinese, torna nella capitale con un pesantissimo fardello che rischia di minare le proprie ambizioni. I friulani balzano al secondo posto e hanno gia’ affrontato anche Milan e Fiorentina: il futuro sembra arridere loro.

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Pioli, ora il Milan è lontano e lunedì c’è il derby

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E’ il capolinea di Stefano Pioli. L’addio, dopo l’eliminazione dall’Europa League nel derby tricolore con la Roma, sembra inevitabile. Il tecnico rossonero resterà probabilmente sulla panchina del Milan fino a fine stagione, a meno di clamorosi passi falsi nel derby di lunedì e nella sfida contro la Juventus la giornata successiva. La società ha più volte confermato stima e fiducia in Pioli e dopo il ko dell’Olimpico non ci sono state dichiarazioni ufficiali, ma è difficile pensare che sia tutto invariato dopo la prestazione di ieri sera all’Olimpico. Anche la Curva Sud ha preso posizione condividendo la lettera aperta del capo ultras Luca Lucci sui social: “Pioli è l’artefice di uno dei più bei scudetti della storia del Milan, ma poi si arriva al punto in cui inesorabilmente le strade si debbano dividere e direi che tutti noi tifosi abbiamo aspettato anche fin troppo. A questo punto il cambio dell’allenatore è ormai doveroso”.

In un clima tanto sfiduciato e deluso, con la squadra che per l’ennesima volta non mostra spirito, fame e attaccamento alla maglia, è chiaro che qualcosa si è rotto e non si può più sistemare. “Il Milan è da tempo noioso, privo di gioco, confuso, ha bisogno di un cambio di rotta, di nuovi stimoli e soprattutto di ritrovare il gioco ormai da tempo smarrito”, la richiesta del tifo organizzato rossonero che poi attacca anche la società colpevole di un “immobilismo sia durante la stagione sia soprattutto nel mercato di riparazione, che ha fatto si che quest’annata scivolasse via nel più totale anonimato”. Il Milan, se dovesse riuscire a confermare il vantaggio sulla Juventus, chiude la stagione senza trofei, con il secondo posto in classifica, eliminato ai gironi in Champions League, senza essere stato protagonista in Coppa Italia e nettamente dominato dalla Roma in Europa League. Un bilancio insoddisfacente.

“I giudizi si danno alla fine”, è lo slogan ripetuto a più riprese dai dirigenti in netta contrapposizione ad esempio con quanto fatto a Roma, con la conferma di Daniele De Rossi prima ancora di sapere del passaggio del turno. Ora si dovrà capire se all’interno dei parametri economici imposti dalla società, ci può essere un’alternativa che davvero possa fare al caso del club rossonero. Cambiare tanto per farlo non serve a nulla. Scommettere su un allenatore con poca esperienza può essere deleterio vista la pressione esercitata ogni anno sul Milan. Così si fa strada l’idea di un tecnico straniero, mentre già impazza il toto nomi tra Thiago Motta, Antonio Conte, Vincenzo Italiano, solo per citarne alcuni. Il futuro della panchina del Milan è incerto. La decisione finale sarà presa da Gerry Cardinale che sarà tra l’altro a San Siro per il derby di lunedì. Il numero uno di RedBird valuterà il profilo che gli sarà proposto da Zlatan Ibrahimovic (che – come ha detto anche l’ad Giorgio Furlani – ha molta influenza sulla gestione sportiva del club), da Furlani stesso e da Geoffrey Moncada. Intanto però c’è un derby da preparare che non sposta gli equilibri di classifica ma che deve essere vinto per alleviare i dispiaceri del popolo rossonero. “Il successo manca da troppo tempo”, ha ricordato la Curva Sud. Cinque stracittadine perse di fila, un altro dato che pesa come un macigno sul destino di Pioli.

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Napoli,mezza difesa out ma a Empoli non vuole subire gol

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Domenica scorsa la vendetta contro il Frosinone, che aveva eliminato il Napoli dalla Coppa Italia, non ha funzionato, ma domani la squadra azzurra ci riprova, tentando la rivincita contro l’Empoli che all’andata vinse 1-0 al Maradona. Un ko che fece capire il livello del Napoli di questa stagione e che fu anche l’ultima partita in panchina di Garcia, esonerato. Da allora la panchina è cambiata ancora con Mazzarri che ha poi lasciato il posto a Calzona, ma l’anno post scudetto è rimasto deludente: il Napoli è ottavo in classifica a due punti dall’Atalanta, che ha però giocato un match in meno, e stenta ancora a sentirsi davvero in rimonta verso almeno l’Europa League. Lo stimolo sulla carta c’è, ma va dimostrato, e Calzona questa settimana ha lavorato proprio su questo, ancora una volta nel riserbo e senza conferenza stampa alla vigilia della partita.

La sfida sul campo dell’Empoli somiglia a quella contro il Frosinone (finita con un deludente 2-2), trattandosi di una squadra in lotta per evitare la retrocessione, ma che sa di poterci provare fino in fondo contro gli azzurri. Il primo obiettivo per il Napoli è finalmente riuscire a non subire gol, con un Empoli che finora è la squadra che ha segnato di meno in serie A, con 25 gol in 32 partite giocate. Ma la risposta deve arrivare dalla difesa azzurra, che finora di gol ne ha presi 40: la peggiore tra le prime dieci in campionato. La situazione per Calzona è resa ancora più complicata dagli uomini a disposizione, visto che Mario Rui e Rrahmani sono squalificati e Olivera infortunato: ci sarà quindi Di Lorenzo insieme a Juan Jesus e Ostigard, con Mazzocchi a sinistra, ma molto viene chiesto dal tecnico anche ai centrocampisti Anguissa e Lobotka, che non riescono più a fare filtro come accadeva nella scorsa stagione. Ritrovarsi resta quindi il tema caldo del Napoli, che punta a vincere per poi giocarsi lo sprint con il morale risalito nella sfida al Maradona contro la Roma, per poter continuare a sognare l’Europa.

Obiettivo che sembra lontanissimo ma che il tridente Politano-Osimhen-Kvaratskhelia vuole dimostrare almeno di poter inseguire, in una città in cui in realtà si pensa poco ai punti e molto alla ricostruzione della squadra da parte di De Laurentiis, che da giugno saluterà Osimhen e avrà a quel punto 200 milioni circa a disposizione, tra vendita e introiti di quest’anno. Nel silenzio di Calzona oggi ha parlato l’ex stella azzurra Mertens, tornato a Napoli per qualche giorno di vacanza nella casa sul mare che ha tenuto: “Sono stato a Castel Volturno – ha raccontato a Prima Tivvù – e ho trovato una bella atmosfera. Anche se quest’anno non è andata come volevamo io credo ancora nella qualificazione Champions e anche loro ci devono credere. Ho visto bene i ragazzi, io ho lavorato con Calzona e credo nella filosofia dello staff”.

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Grazie ad Atalanta e Fiorentina, 5 italiane in Champions 2024/25

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Il passaggio in semifinale di Atalanta e Fiorentina, rispettivamente in Europa League e Conference League, garantirà all’Italia di avere cinque club, e non quattro, nella prossima edizione della Champions League, allargata a 36 squadre. I risultati ottenuti, insieme alle eliminazioni delle squadre inglesi Liverpool e West Ham, permettono infatti all’Italia di mantenere un vantaggio decisivo sulle possibili rivali nel ranking Uefa, che la vede al primo posto considerando anche i punti messi in carniere grazie alla Roma, la quale ha eliminato il Milan nel derby dei quarti di Europa League. Altri potranno venire se le tre italiane dovessero proseguire ulteriormente il loro cammino.

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