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La politica non va in ferie: è l’estate dei banchetti per i referendum e dei patrioti che raccontano le riforme della Meloni

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“Una firma per l’Italia”. La sfida all’autonomia non va in vacanza. Dopo il boom delle oltre 500 mila firme raccolte in meno di due settimane, l’opposizione non arretra. Anzi. Il campo largo si ‘attrezza’ per passare un agosto con la testa sui banchetti, tra piazze, festival, e spiagge, per portare avanti con forza l’abrogazione della legge Calderoli, dicendo no all’autonomia differenziata. Fino ad ora “sono state raccolte oltre 600.000 firme – ha annunciato uno dei leader di Avs, Angelo Bonelli, in un video sui social -. È una straordinaria mobilitazione di cittadini e cittadine che non si ferma neanche in questo periodo di caldo”.

Ed ecco così che il record di raccolta firme, nel minor tempo possibile, è stato raggiunto: però le opposizioni, assieme alla Cgil e all’Anpi, vogliono andare oltre. I partiti di centrosinistra – Pd, Italia Viva, +Europa, M5s, Avs – si stanno organizzando, con i comitati territoriali, per raccogliere adesioni e far sentire il più possibile la battaglia agli elettori, soprattutto davanti la sfida del quorum. Nei weekend raccolta firme nelle spiagge, come a Napoli, e in settimana diversi banchetti nelle città. Ed è nella Capitale, l’8 agosto, che Italia Viva dovrebbe organizzare un presidio a largo Argentina con i parlamentari. Mentre il centrosinistra si appresta ad organizzare una ‘tre giorni’ per inizio settembre di mobilitazione unitaria, il centrodestra prepara la contromobilitazione. Fratelli d’Italia, tra cruciverba e presidi, ha già presentato la sua “estate dei patrioti”, per raccontare “le riforme del governo Meloni”. Un modo, dicono alcuni parlamentari, per non aizzare l’opposizione e compattare il proprio elettorato.

Ma in alcuni ambienti del centrodestra, soprattutto tra i governatori, iniziano a scaldarsi i toni. Con l’autonomia si è aperto infatti un altro fronte che può dividere la coalizione: quello tra Nord e Sud. Oltre alle regioni di centrosinistra, non è un mistero che molti governatori di espressione della maggioranza non siano corsi a richiedere l’autonomia. Come nel caso del presidente del Lazio Francesco Rocca, vicino a FdI, o del forzista, governatore della Calabria, Raffaele Occhiuto. Ed è la Lega che ha quindi ammonito opposizioni e alleati: “Vedo lo squallido tentativo di ottenere un po’ di consenso a scapito del bene comune”, è il commento del presidente della Lombardia leghista Attilio Fontana, in un’intervista a La Stampa, sui i primi risultati della raccolta firme per il referendum. Un Referendum che il governatore definisce come “violento” e “basato su bugie inenarrabili”.

E sulla richiesta del collega Occhiuto di una moratoria anche sulle materie non Lep finché non sarà superata la spesa storica: “Qui non è una questione di centrodestra o di centrosinistra ma di serietà. Mi spieghino quali sono i motivi di questa moratoria?”. Quindi il leghista spende parole per avvertire il centrodestra: “Io mi limito a ricordare che c’è un patto di governo. I patti vanno rispettati”, ha aggiunto Fontana. Guai in vista anche in Basilicata, La coalizione che sostiene il governatore Vito Bardi, in quota Fi, si è spaccata proprio sull’autonomia: “La legge “spacca Italia” ha mandato in frantumi la maggioranza in Regione”, ha commentato il deputato dem Enzo Amendola. E Forza Italia richiama tutti gli alleati alla prudenza e a non alzare troppo i toni, anche per non compattare il fronte delle opposizioni.

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G7 a Napoli, evento blindato per il debutto di Giuli

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Inizia con la giornata di festa e il buon auspicio di San Gennaro il G7 Cultura a Napoli, in una città blindata per garantire la sicurezza dei partecipanti. Al riparo di lunghe transenne che circondano il Museo Archeologico di Napoli, dove è stata organizzata la cerimonia di accoglienza degli invitati, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, al suo battesimo alla guida di un evento internazionale, ha ricevuto le delegazioni dei ministri della Cultura dei 7 Grandi, e con lui a fare gli onori di casa c’erano anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il governatore Vincenzo De Luca e tra gli altri il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, il prefetto di Napoli Michele di Bari. Molte le delegazioni attese per l’avvio dei lavori di domani, come quelle dell’Unesco, della Ue e di paesi ospiti, primo fra tutti quello dell’Ucraina e, in vista della sessione speciale di sabato di quelli dei paesi africani e del Brasile. Proprio i rapporti con i paesi con le economie emergenti e le nazioni in via di sviluppo, in particolare con le nazioni africane, sono uno dei focus di questo G7 che punterà alla costruzione di nuovi partenariati.

Ma l’accento verrà posto anche sulla cultura come “architrave identitario di un popolo” e, nel giorno del nuovo alluvione che ha allagato l’Emilia Romagna, come “bene pubblico essenziale e un motore per lo sviluppo sostenibile”. L’evento sarà poi occasione per discutere temi di grande rilevanza internazionale come la protezione del patrimonio culturale ucraino (oggi a margine dell’inaugurazione Lee Satterfield, sottosegretario di Stato per la Diplomazia Usa ha annunciato una nuova donazione di 1 milione di dollari per la protezione dei beni culturali del pase in guerra), le sfide poste dall’intelligenza artificiale nel settore creativo e l’impatto dei cambiamenti climatici sui beni culturali. Proprio alla vigilia dei lavori, in occasione del ‘miracolo’ del santo patrono di Napoli, è andata in scena, davanti al Duomo, la protesta degli attivisti della campagna contro l’overtourism ‘Resta Abitante’ che hanno esposto un con gonfalone con sopra ricamata la richiesta di intervento del Patrono: “‘Caro San Gennaro ‘squaglia’ tutti i B&b”. Anche i giovani dell’Unione degli Studenti hanno organizzato un flash mob per protestare contro le politiche della cultura “sempre più privatizzate e inaccessibili”.

Nel complesso, tuttavia, la prima giornata in vista del summit ministeriale è trascorsa senza particolari problemi, neppure per la città. L’attenzione è stata invece rivolta a Roma dove è giunta all’attenzione dei pm la denuncia a carico dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, presentata dal legale di Gennaro Sangiuliano, ex ministro della Cultura, dimessosi proprio in conseguenza delle rivelazioni fatte dalla donna su fatti relativi all’organizzazione del G7. Proprio mentre l’incartamento arrivava sulla scrivania dei pm romani, l’inluencer di Pompei, mandava sue notizie proprio dalla Capitale dovesi è fatta fotografare davanti a Montecitorio e in una sosta all’Apple store di via del Corso.

Tappa, quest’ultima, che sembra riferirsi indirettamente alle fotografie apparse su Dagospia che ritraggono il ministro Sangiuliano in un negozio di telefonia mentre acquista un nuovo cellulare. L’imprenditrice campana ha anche rilanciato sui social la sua battaglia, dice, di verità: “non ho ancora letto alcun articolo che si sia soffermato sul tema della verità che sto cercando di comunicare e che nessuno sembra ascoltare” scrive prendendo come pretesto la smentita di Marina Berlusconi a proposito del suo incontro con Mario Draghi. “Sottoscrivo queste parole e le faccio mie” scrive ancora Boccia approfittandone per lanciare un nuovo messaggio: “Ringrazio le reti Mediaset che mi offrono la possibilità di far sentire la mia voce”.

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Il Copasir sentirà Crosetto. Guerini: ciclo audizioni

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Lo chiede da un anno e sarà a breve accontentato il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Nei prossimi giorni verrà ascoltato dal Copasir sulla vicenda dei dossieraggi e dei rapporti con l’Aise. A confermarlo il presidente del Comitato, Lorenzo Guerini. “Il Copasir – ha fatto sapere Guerini – sta facendo il proprio lavoro, esamina le carte e ha già fatto un primo ciclo di audizioni all’inizio della questione, sia con il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, sia con il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, sia con il sottosegretario Alfredo Mantovano. Sulla base delle carte faremo un ciclo di audizioni nel quale ci sarà anche il ministro Crosetto che ha già dato la sua disponibilità. E’ una questione di definizione di agende, sarà nei prossimi giorni”.

Lo scorso anno, quando è uscito fuori il caso Striano e delle migliaia di accessi alla banca dati della Dna e non solo, in seguito ad una denuncia proprio del titolare della Difesa che riferì di notizie riservate sul suo conto finite sui giornali, il Comitato non ha ritenuto di convocare Crosetto. Mantovano aveva comunicato all’organismo che l’intelligence non era coinvolta. Ma il verbale di un secondo colloquio tra il ministro e Cantone, risalente allo scorso gennaio e pubblicato dal Fatto, ha convinto il Copasir a tornare sul caso. Crosetto ha infatti riferito a Cantone di avere rapporti “non particolarmente buoni con l’Aise”, cui aveva contestato “in più di un’occasione mancate informazioni che avrebbero potuto anche creare problemi alla sicurezza nazionale”.

Ecco quindi l’intenzione di vederci più chiaro con nuove audizioni che, oltre al ministro, potrebbero coinvolgere nuovamente Mantovano ed anche il direttore dell’Aise, Gianni Caravelli. Contattato anche il procuratore di Perugia per avere copia del verbale che era stato consegnato alla commissione Antimafia. “Chiediamo al ministro e alla premier chiarezza sull’intera vicenda. Perché gli apparati di sicurezza non possono essere mantenuti sotto tensione istituzionale, né tantomeno usati per giochi di sponda”, ha detto il senatore e membro del Copasir, Enrico Borghi. Mentre i parlamentari dem della commissione Antimafia hanno sollecitato ieri l’intervento in Aula della premier per dissipare le ombre. Crosetto, da parte sua, è pronto a dare la sua versione

. “Sono – ha assicurato – ben lieto di dire tutto ciò che ho riferito a Cantone al Copasir, ovvero in una sede vincolata al segreto, dove si scoprirà che non c’è, né ci sarà, mai nulla su cui poter fare speculazione politica o inventare contrasti nel Governo, ma solo circostanze serie e circostanziate che ogni cittadino ha il dovere di denunciare”. Nei giorni scorsi l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano, aveva espresso “piena fiducia” in Caravelli e nell’Aise. E martedì il Consiglio dei ministri ha nominato prefetto il generale, proprio per rafforzare il concetto. Col pieno consenso del ministro della Difesa.

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Stretta su sim e cannabis, primo sì a ddl sicurezza

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Via libera dell’Aula della Camera al ddl Sicurezza che ora passa al Senato dove la Lega ha già fatto sapere che chiederà una corsia preferenziale. I sì sono stati 162, i no 91 e 3 gli astenuti. Il provvedimento, molto contestato dalle opposizioni, introduce diverse novità: dalle bodycam che potranno essere indossate dagli agenti delle forze dell’ordine alla stretta sulle rivolte in carcere e sulle sim ai migranti, dal giro di vite sulle mamme detenute dall’aggravante per chi protesta col fine di impedire una opera pubblica strategica. E ancora: norme contro l’occupazione abusiva delle case, per la tutela legale delle forze dell’ordine, contro la cannabis light. Via libera all’odg leghista sulla castrazione chimica.

Ecco i 10 punti principali:

BODYCAM PER LA POLIZIA – Sì alle bodycam per le forze di polizia impegnate nel mantenimento dell’ordine pubblico, anche se non come dotazione obbligatoria. Non sono previsti, invece, numeri identificativi sulle divise degli agenti, richiesti da parte delle opposizioni.

VIDEOCAMERE NEGLI INTERROGATORI – Si introduce la possibilità di utilizzare le videocamere nell’ambito degli interrogatori delle forze dell’ordine. Una norma, viene spiegato, a tutela dagli abusi d’ufficio come dalle accuse di abuso d’ufficio.

NORMA ANTI-GANDHI – Carcere fino a un mese per chi da solo blocca una strada o una ferrovia e da sei mesi a due anni se il reato viene commesso da più persone riunite. La norma è stata soprannominata “anti-Gandhi” dalle opposizioni. Tra le aggravanti introdotte nel provvedimento c’è anche quella per i reati commessi nelle stazioni o nelle loro vicinanze.

DETENUTE MADRI – Diventa facoltativo e non più obbligatorio il rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto l’anno: un emendamento dei relatori, approvato in Aula, prevede che ogni anno il governo presenti una relazione sulla attuazione delle misure cautelari nei confronti delle donne incinte e delle madri con figli di età inferiore a tre anni.

STRETTA SULLA CANNABIS LIGHT – Stop alla coltivazione e la vendita delle infiorescenze, anche di cannabis a basso contenuto di Thc, per usi diversi da quelli industriali consentiti. Il commercio o la cessione di infiorescenze viene punito con le norme del testo unico sulle sostanze stupefacenti.

MISURE PER I NO TAV E PONTE – Arriva un’aggravante per punire la violenza o la minaccia a un pubblico ufficiale se commessa per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di una infrastruttura strategica.

TUTELA LEGALE DELLE FORZE DELL’ORDINE – Raddoppio delle spese legali, con un tetto fino a 10mila euro, per forze dell’ordine, forze armate o agenti indagati per fatti inerenti al servizio.

OCCUPAZIONE DELLE CASE – Viene istituito un nuovo reato contro l’occupazione abusiva degli immobili: sarà quello di ‘occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui’. La pena prevista è il carcere da due a sette anni.

SIM PER EXTRACOMUNITARI SOLO CON PERMESSO – I cittadini extracomunitari che vogliono acquistare Sim sul territorio nazionale dovranno presentare agli operatori, oltre ai documenti di identità, anche “copia del titolo di soggiorno”.

“RESISTENZA PASSIVA” IN CARCERE – Si introduce nel codice penale anche la “resistenza passiva” in carcere. Il testo prevede che hi “partecipa ad una rivolta mediante atti di violenza o minaccia o di resistenza all’esecuzione degli ordini impartiti, commessi in tre o più persone riunite, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni”. In tale contesto “costituiscono atti di resistenza anche le condotte di resistenza passiva”.

CASTRAZIONE CHIMICA – Uscita di scena come emendamento in commissione, la possibilità di accesso alla castrazione chimica rientra come odg. L’impegno è ad aprire una commissione o un tavolo tecnico per valutare, in caso di reati di violenza sessuale, la possibilità per il condannato di aderire a percorsi di assistenza sanitaria, sia psichiatrica sia farmacologica, anche con un eventuale trattamento di “blocco androgenico”.

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