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Salute

La Pastiera napoletana è uno dei trend Google del 2018: la ricetta più cercata nel web

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La Pastiera napoletana è uno dei trend Google del 2018. Una ricetta tradizionale che però a Napoli ognuno interpreta a modo suo: c’è la pastiera con la crema, quella di riso, quella con più uova e meno burro o viceversa…di sicuro ce n’è una per Natale in ogni casa napoletana.  Ecco la ricetta tradizionale

 

INGREDIENTI:

 

500g DI PASTA FROLLA SURGELATA O FRESCA

 

PER FARLA IN CASA:

 

-3 uova

 

-500g farina

 

-200g zucchero

 

-150g burro

 

 

INGREDIENTI PER LA PASTIERA:

 

-750 grammi di ricotta (meglio se di pecora)

 

-500 grammi di zucchero

 

-grano (un barattolo già cotto)

 

-la buccia di un limone

 

-1 arancia

 

-100 g di canditi vari (arancia, cedro e cucuzzata meglio se fatti in casa)

 

-100 g di latte

 

-50-60g di burro

 

-6 uova

 

-una bustina di vaniglia

 

-una fiala di acqua di fiori

 

-una fiala di aroma all’arancia

 

-cannella un pizzico (non è indispensabile)

 

 

Mettete il grano in una casseruola con il latte, il burro e la scorza di limone grattuggiata e fate cuocere finchè diventa una crema.

 

A parte, in una zuppiera grande mettete la ricotta con lo zucchero (se lo rendete a velo è più facile da amalgamare alla ricotta) e mischiate fino a render un composto omogeneo. Poi aggiungete alla ricotta i rossi delle uova e tenete da parte i bianchi, la vaniglia, le fialette di acqua di fiori e d’arancia e il succo di mezza arancia spremuta.

 

Lavorare l’impasto bene, fino a renderlo sottile come una crema. A parte montare i bianchi d’uovo a neve ed incorporarli poi al composto. Girare ancora e versare i canditi tagliati a pezzi piccolissimi, la cannella se vi piace, ed il composto con il grano che intanto sarà diventato freddo. Mischiare tutto e preparare i ruoti delle pastiere imburrandoli.

 

Poi stendere la pasta frolla per bene, in modo che sia sottile, rivestire il ruoto e versare il composto.

 

Con la pasta frolla rimasta fare delle strisce regolari da mettere sopra come elemento decorativo.

 

Riscaldare per qualche minuto il forno a 180° poi mettere a cuocere la pastiera per un’ora e mezzo. Lasciare raffreddare e spolverare di zucchero a velo.

 

La pastiera è pronta per essere mangiata ma il giorno dopo sarà ancora più buona. Buon appetito!

 

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Covid: pediatri,test a bimbi con sintomi, se positivi a casa

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“In caso di sintomi respiratori anche moderati, con o senza febbre, eseguire il tampone per la ricerca di Sars-Cov-2 e, se il risultato è positivo, non andare a scuola fino a che persiste la sintomatologia e comunque per almeno cinque giorni”. E’ questa la prima di una serie di raccomandazioni per la gestione del Covid-19 a scuola diffusa dalla Società Italiana di Pediatria (Sip). I pediatri spiegano di aspettare un aumento dei casi e “con l’inizio della scuola sono aumentati i timori per la diffusione del Covid-19, sebbene l’aumento dei casi rilevato dal Ministero della Salute non sia associato a quadri clinici gravi”.

In attesa di ulteriori indicazioni da parte del Ministero, il Tavolo tecnico vaccinazioni e malattie infettive della Società Italiana di Pediatria, ha redatto alcune raccomandazioni per la gestione del Covid-19 a scuola. Oltre al test si indica l’importanza di arieggiare adeguatamente le aule scolastiche prima dell’inizio delle lezioni del mattino e del pomeriggio, dopo ogni lezione e durante le pause lunghe, aprendo completamente tutte le finestre, la porta dell’aula e anche le finestre del corridoio. Al di fuori delle stagioni di riscaldamento, le finestre possono rimanere aperte a lungo. I pediatri poi chiedono di non stigmatizzare gli alunni che decidono di indossare le mascherine durante la frequenza della scuola, specie se hanno sintomi respiratori.

Nelle indicazioni c’e’ anche quella di avere a disposizione una mascherina chirurgica da indossare sui mezzi di trasporto o in altri luoghi quando affollati. I medici consigliano anche di lavarsi le mani con sapone e acqua corrente (per 40-60 secondi) o con gel disinfettante (per 20-30 secondi), prima di toccarsi occhi, naso e bocca e di mangiare; prima e dopo aver usato i servizi igienici; dopo aver frequentato luoghi pubblici (es. bus, stazioni, palestre) e, in generale, appena si rientra in casa. Infine l’ultima indicazione riguarda la vaccinazione: valutare attentamente con il proprio pediatra l’opportunità della vaccinazione antinfluenzale e di quella anti-Sars-Cov-2 per i propri figli (specie per coloro che ancora non si sono vaccinati) per aumentare la protezione sia propria sia dei propri contatti familiari e scolastici.

“Ci aspettavamo un aumento dei casi dal momento che con la ripresa della scuola aumenta anche la socializzazione dei ragazzi. Senza allarmismi, facciamo tesoro delle indicazioni di igiene che abbiamo imparato a conoscere negli anni scorsi; chi è sintomatico dovrebbe restare a casa, come avviene per le altre malattie infettive. Restiamo comunque in attesa di indicazioni più precise da parte dei Tavolo Interministeriale”, afferma Annamaria Staiano, Presidente della Società Italiana di Pediatria.

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Malaria, aumentano le forme di malattia resistenti ai farmaci

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Dopo anni di costanti progressi, la lotta alla malaria rischia di fermarsi di fronte a uno scoglio difficilmente superabile: la comparsa di forme di malaria resistenti ai trattamenti farmacologici. È il timore espresso da anni dalle istituzioni sanitarie globali, che ora trova un’ulteriore conferma in uno studio che ha documentato l’emergere di ceppi di Plasmodium falciparum farmaco-resistenti in Eritrea. La ricerca è stata condotta dall’Istituto Pasteur di Parigi e dal ministero della Salute dell’Eritrea; i risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine. Le prime forme di parassita della malaria resistenza all’artemisina, farmaco chiave nel trattamento della malattia, sono state osservate circa 15 anni fa nel sud-est asiatico.

Da qualche tempo, sono stati registrati i primi casi in Africa, in particolare in Rwanda e Uganda. Lo studio ora documenta che i fenomeni di resistenza interessano anche l’Eritrea. I test su 841 pazienti hanno mostrato che i casi che non rispondevano adeguatamente ai farmaci sono passate dello 0,4% nel 2016 al 4,2% nel 2019, con picchi superiori al 10% in alcune località.

Di pari passo i ricercatori hanno documentato la diffusione delle caratteristiche genetiche che conferiscono al Plasmodium falciparum la capacità di sfuggire ai farmaci. Al momento i tassi di efficacia dei trattamenti sembrano ancora sufficienti, anche grazie alla disponibilità di combinazioni di farmaci. Tuttavia, sottolineano i ricercatori, “sono necessarie strategie per contenere la diffusione di questi lignaggi nel Corno d’Africa perché il verificarsi di resistenza anche ai farmaci partner potrebbe portare a una maggiore incidenza di fallimenti terapeutici e a un’espansione incontrollata dei parassiti P. falciparum oltre questa regione”, concludono.

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Rettori: senza il numero chiuso crollo qualità a Medicina

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E’ impossibile togliere il numero chiuso nelle facoltà di Medicina: farlo, avrebbe come conseguenza “il crollo della qualità dei corsi che in Italia formano medici e chirurghi e finirebbe con il minare il riconoscimento europeo della laurea stessa”. Il presidente della Conferenza dei rettori (Crui) Salvatore Cuzzocrea, gela le speranze di quanti, a causa della carenza di camici bianchi, auspicano una apertura generalizzata della facoltà di Medicina in Italia. Del resto, ricorda il capo dei rettori italiani, le università hanno già fatto “uno sforzo incredibile” per estendere i numeri di coloro che ogni anno accedono ai corsi di laurea in Medicina, ed una apertura tarata sulle necessità del sistema sanitario è già in atto: nei prossimi 7 anni i posti cresceranno infatti di 30mila unità. Il tutto viene fatto “preservando la qualità della formazione di chi domani dovrà occuparsi della salute dei cittadini e garantendo validità europea ai titoli italiani”, sottolinea Cuzzocrea.

I posti definitivi a Medicina nell’anno accademico in corso sono 19.544 (Ue+extra Ue), con un fabbisogno definito dalla Conferenza Stato-Regioni che si attesta a 18.133. Ciò significa che il sistema universitario – sottolinea il ministero – non solo ha assicurato un aumento dei posti vicino alle 4.000 unità (3.668), ma è riuscito a superare di 1.411 posti il fabbisogno definito dalla Conferenza Stato-Regioni. Anche il presidente della Conferenza permanente delle Facoltà e delle Scuole di Medicina e Chirurgia, Carlo Della Rocca, è contro ogni ipotesi di eliminazione del numero chiuso.

“Aprire in maniera indiscriminata i corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia ed in Odontoiatria e Protesi Dentaria, abolendo tout court il numero programmato – spiega -, pregiudicherebbe il mantenimento degli standard europei formativi. Ovvero un’immediata dequalificazione delle lauree conseguite, con l’impossibilità della libera circolazione dei nuovi laureati in medicina e chirurgia italiani nell’ambito della Unione Europea. Così come, un aumento del numero di laureati, che non avrebbero la possibilità̀ di proseguire la formazione in ambito specialistico, si tradurrebbe in una veloce saturazione dei possibili sbocchi professionali, creando i presupposti per una disoccupazione crescente della figura del medico”.

Intanto quest’anno l’ammissione ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico di medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria è avvenuta in seguito del superamento della prova d’esame “Tolc” (Test OnLine CISIA), ripetibile più volte, che ha visto complessivamente la partecipazione di oltre 70 mila iscritti. Una novità questa, legata all’attuazione decreto dell’ex ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa e che prevede la partecipazione anche di coloro che sono iscritti all’ultimo o penultimo anno delle scuole superiori italiane o estere oltre che di chi è in possesso di un diploma. La nuova prova è stata nelle scorse settimane al centro di presunte irregolarità e conseguenti ricorsi, irregolarità smentite dal Consorzio Cisia che organizza le prove.

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