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La nuova tendenza dei social: 10 years challenge. Ecco i rischi del gioco più social del momento

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È la tendenza del momento. Sui social che sia Facebook, Twitter o Instagram sono in tanti a pubblicare due foto a distanza di dieci anni l’una dall’altra. Si tratta di “10 Years Challenge”. Una sfida che ha coinvolto tutti gli utenti dei social: dalle persone comuni ai vip e gli sportivi. Il Challenge è conosciuto con diversi nomi, uno di questi è #HowHardDidAgingHitYou e #GlowUp. Una gara divertente e che è stata subito accolta positivamente dal mondo del web.

Non è la prima volta che una nuova moda impazza sui social. Negli anni passati era diventato virale l’hashtag #bucketchallenge che accompagnava la campagna pubblicitaria della ALS per raccogliere fondi in favore della ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica. Chi accettava la sfida veniva bagnato con secchiate di acqua ghiacciata il tutto per sensibilizzare gli utenti alla raccolta fondi per la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica. #10yearschallenge non ha gli stessi scopi benefici, ma è diventata virale in egual modo.  Per partecipare al gioco, però, bisogna scegliere gli hashtag giusti. Tra le parole più utilizzate per condividere le foto della 10 Years Challenge su Instagram: #10yearschallenge, con un 1 milione di post correlati, #10yearchallange, dalla grafia sbagliata ma da ben 46 mila condivisioni, #10Year 48 mila post, #10yearsold 320 mila post, #10yearanniversary con 219 mila post, #10yearslatercon 122 mila post, #10yearschallengephoto con 12 mila condivisioni.

Dietro questo innocente giochino, però, potrebbe nascondersi dell’altro. L’allarme è stato lanciato dalla scrittrice Kate O’Neill che si lancia un monito sulla sicurezza e sulla gestione dei dati e delle foto. La scrittrice, in pratica, ipotizza che il gioco 10 Years Challenge potrebbe addestrare un algoritmo a riconoscere come cambiano le persone con il progredire dell’età. Attraverso questo contest, infatti, gli utenti forniscono alla piattaforma social delle foto in cui noi stessi mettiamo a confronto come siamo oggi rispetto a dieci anni fa offrendo delle immagini già perfettamente etichettate e databili con assoluta precisione. Tutto questo potrebbe consentire all’algoritmo di imparare come uomini e donne cambiano nel corso del tempo e anche a riconoscere la stessa persona nonostante lo scorrere degli anni. “In poche parole”, scrive O’Neill, “grazie a questo meme oggi è possibile costruire un database molto ampio di fotografie, attentamente etichettate, che mostrano le persone com’erano dieci anni fa e come sono oggi”. Detto questo, potrebbe anche essere che la 10 years challenge sia realmente nata in modo del tutto spontaneo e che nessuno la stia utilizzando per scopi ignoti.

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Nobel per la fisica a Hopfield e Hinton, pionieri dell’IA

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Il Nobel per la Fisica 2024 è stato senza dubbio un riconoscimento alle ricerche che hanno aperto la strada alla realizzazione dell’Intelligenza Artificiale, che ormai è sempre più presente nella vita quotidiana così come in moltissimi campi della ricerca. L’americano John Hopfield e Geoffrey Hinton, nato in Gran Bretagna e naturalizzato canadese, sono riusciti a far dialogare fisica, matematica, biologia e psicologia come nessuno aveva mai fatto prima in modo così efficace e il risultato delle loro ricerche, condotte in modo indipendente, sono state le prime reti neurali artificiali. Queste imitazioni del modo in cui funziona il cervello umano hanno aperto la strada a una rivoluzione ancora in corso, che entusiasma alcuni e preoccupa altri, ma che sicuramente richiede regole e strumenti per controllare queste nuove possibilità.

Tutto è iniziato circa 40 anni fa, con le ricerche di Hopfield. Nato a Chicago 91 anni fa, Hopfield ha concluso la sua lunga carriera all’Università di Princeton ed è stato il primo a utilizzare gli strumenti della fisica per imitare il funzionamento del cervello, ma non solo: il suo lavoro scientifico segnato dal continuo passaggio dalla fisica alla biologia lo ha portato all’inizio degli anni ’80 a riconoscere le potenzialità delle reti neurali artificiali: simulazioni nelle quali i neuroni sono imitati da nodi ai quali vengono assegnati valori diversi e le loro connessioni, le sinapsi, sono rappresentate da connessioni tra i nodi che possono essere rese più forti o più deboli.

Di qui l’idea di poter addestrare le reti neurali artificiali, diventate la base dell’apprendimento automatico. Geoffrey Hinton, 77 anni, ha condotto le sue ricerche fra Gran Bretagna, Stati Uniti e infine in Canada dopo avere lasciato Google, alla continua ricerca della possibilità di lavorare in modo indipendente. Si devono a lui, nella seconda metà degli anni ’80, gli algoritmi che hanno permesso di utilizzare le reti neurali al meglio, aprendo definitivamente la strada all’apprendimento automatico. Grazie alle ricerche condotte da Hopfield e Hinton si è passati quindi dai tradizionali programmi per i computer, basati su descrizioni chiare e puntuali per generare risultati, all’apprendimento automatico, nel quale il computer apprende per mezzo di esempi e su questa base riesce ad affrontare problemi troppo vaghi e complessi per essere gestiti con istruzioni puntuali. Un esempio è l’interpretazione di un’immagine per identificare gli oggetti in essa contenuti. Entusiasmo e sorpresa sono state le reazioni con cui la comunità scientifica ha accolto questo Nobel.

“Un premio per le scoperte rivoluzionarie e lo sviluppo delle reti neurali artificiali che costituiscono le pietre miliari dell’IA è una garanzia”, ha commentato Giorgio Parisi, premiato nel 2021 con il Nobel per Fisica.”Penso che il premio Nobel per la fisica – prosegue – dovrebbe continuare a diffondersi in più regioni della conoscenza: la fisica sta diventando sempre più ampia e contiene molte aree di conoscenza che in passato non esistevano o non facevano parte della fisica”. Entusiasta anche il commento di molti ricercatori dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare, che hanno rilevato l’importanza dell’apprendimento automatico in molti capi di ricerca, soprattutto quelli relativi ai grandi progetti internazionali che producono enormi quantità di dati, come quelli condotti al Cern di Ginevra, quelli sulla ricerca delle onde gravitazionali, ma diventa sempre più importante anche l’utilizzo nella fisica medica, in particolare alla diagnostica per immagini.

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Economia

Partnership da un miliardo tra Google e Vodafone nell’Ai

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Google e Vodafone hanno annunciato una partnership strategica “da oltre un miliardo di dollari” che porterà le tecnologie di Google nell’Intelligenza artificiale “a milioni di persone e aziende in Europa e Africa” tramite i dispositivi dei clienti Vodafone. Lo afferma un comunicato, nel quale si precisa che questa collaborazione decennale si concentrerà sull’alimentazione dell’innovazione con Google Cloud: Vodafone sfrutterà la piattaforma Vertex AI e le soluzioni di sicurezza di Google Cloud “per accelerare lo sviluppo di nuovi servizi e migliorare la sicurezza informatica dei propri clienti”. Viene anche allargato l’accesso all’AI generativa: Vodafone sta ampliando la sua partnership per migliorare le offerte di telefonia mobile e TV con l’AI e i dispositivi di Google.

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In Evidenza

Zuckerberg spinge sull’IA e svela il prototipo Orion AR

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Meta spinge sull’intelligenza artificiale e offre quello che Mark Zuckerberg ha chiamato un assaggio del futuro, ovvero gli occhiali Orion AR. Sono ancora un prototipo e ci vorrà ancora del tempo prima che saranno pronti per il pubblico. Ma – ha assicurato l’amministratore delegato – sono gli “occhiali più avanzati che il mondo abbia mai visto”. “Questi occhiali esistono, sono fantastici e sono uno scorcio di un futuro che penso sarà entusiasmante”, ha detto Zuckerberg presentando soddisfatto l’atteso prototipo. Si tratta di un paio di normali occhiali, che pesano meno di 100 grammi, con funzioni di realtà aumentata attraverso la visualizzazione di ologrammi sovrapposti alla realtà.

Il sistema di input di Orion combina voce, movimento oculare e tracciamento delle mani con un bracciale EMG che consente di scorrere e cliccare, permettendo a chi li usa di rimanere presente nel mondo e con le persone che gli sono intorno. In attesa che Orion AR arrivino al grande pubblico, Meta continua a puntare sui Ray-Ban smart con Luxottica. Zuckerberg ha infatti ne lanciato un’edizione limitata e ha annunciato nuove funzionalità in grado di renderli ancora più attraenti per il pubblico.

I Ray-Ban hanno avuto un molto successo: cifre ufficiali sulle vendite non ci sono, ma secondo alcune stime di IDC le spedizioni da parte di meta sono raddoppiate dal primo al secondo trimestre di quest’anno. Dal palco della conferenza degli sviluppatori Connect, Zuckerberg presenta anche il nuovo visore Meta Quest 3S. “Lo aspettavo da molto tempo”, ha detto sorridendo. Il visore ha le stesse caratteristiche di Quest 3, “ma abbiamo ottimizzato il sistema, e ridotto il prezzo”, ha spiegato l’amminsitratore delegato. Gli ordini di Meta Quest 3S sono aperti e le consegne saranno in ottobre. Il visore costerà 329,99 euro.

“Meta AI è sulla strada buona per diventare l’assistente IA più usata entro al fine dell’anno”, ha aggiunto ancora Zuckerberg presentando ‘Meta AI with voice’, che offre la possibilità di interagire a voce con l’IA. Per rendere l’esperienza migliore, Meta ha lavorato anche con “alcune voci iconiche”, quali gli attori l’attrice Awkwafina, John Cena e Keegan-Michael Key. Meta sta anche sperimentando il doppiaggio automatico dei video e il sincronismo labiale nei Reel come modo per far vedere più contenuti nella lingua preferita dall’utente. Novità che piacciono a Wall Street, ottimista da mesi sul futuro dell’intelligenza artificiale. In una giornata di calo dei listini americani, meta arriva a guadagnare oltre il 2%.

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