Collegati con noi

Corona Virus

La nuova scuola, forse ci toglierà l’odore dei libri e riabiliterà i dispositivi ora vietati: ascoltiamo come vivono i docenti la quarantena

Pubblicato

del

Si potrà continuare con questo metodo, potrà essere solo di supporto o pian piano diverrà principale uso per le lezioni scolastiche o universitarie del prossimo futuro? Di scuole e Università telematiche se ne parla da tanto e molte sono ampiamente riconosciute e apprezzate, ma si puo’ rinnegare il rapporto umano? Si può, in una materia cosi particolare e formativa come l’insegnamento e l’apprendimento, relegare tutto ad un display o a tecnologie avanzate, ma non propriamente umane? Come si sta riscontrando in questo periodo di quarantena, chi potrà accedere alle lezioni? Solo coloro che possono permettersi di acquistare Computer o Smartphone in grado di poter accedere a questi servizi nel migliore dei modi? E le trasmissioni? Verrà definitivamente accettata e sdoganata la banda 5G che già oggi solleva grandi quesiti in merito alla salute e alle emissioni che a detta di esperti potrebbe generare? La scuola e il passaggio del sapere, durante questa emergenza, hanno portato al pettine i nodi con i quali solo verbalmente e teoricamente avevamo tentato di fare i conti. Oggi è realtà e solo ascoltando chi quotidianamente è impegnato in questa esperienza, potremmo tirare le somme, forse.  Le testimonianze che leggerete di seguito sono di docenti di ogni grado scolastico e universitario, che ringrazio per la loro disponibilità, come ringrazio tutti coloro che mi sotengono e mi hanno accompagnato in questo viaggio nei pensieri della quarantena.

Floriana Tursi

“Tempi duri, tempi inauditi e inaspettati, quelli che stiamo vivendo, quelli del Covid 19. Giornate che passeranno alla storia, che racconteremo ai nostri nipoti. Inaspettati, dicevo, e noi non eravamo pronti, nessuno di noi lo era: gli ospedali e la sanità che hanno dovuto far fronte con pochi mezzi ad un vero e proprio tsunami, e la scuola, che in 24 ore ha dovuto riconvertirsi in didattica a distanza. Proprio la scuola ha affrontato la cosa con un’iniziale resistenza e riottosità, eppure con grande generosità, non senza qualche risvolto tragicomico, ancora una volta per pochezza di strumenti e di adeguata preparazione. Il nostro è un Paese disuguale, e le disuguaglianze, in questo frangente sono venute fuori alla grande. Tuttavia, man mano che i giorni passavano, molte resistenze psicologiche ed alcuni nodi tecnici si sono sciolti, noi professori ci siamo accorti che la didattica a distanza dà delle opportunità per la rielaborazione di contenuti e concetti e sorprendentemente stimola la partecipazione non passiva, è più diretta e più vicina ai ragazzi di oggi. Noi prof ci siamo sforzati di riempire i computer dei nostri alunni di sollecitazioni costruttive, di fornire loro un supporto non solo educativo, ma anche emotivo e psicologico all’altezza della situazione, li abbiamo esortati a non rimanere passivi ed inermi tutto il santo giorno, col dito indice incollato sugli schermi degli smartphone in cerca solo di svago e di socialità virtuale, seppur utile, ancor di più, adesso. Loro, quelle “figurine in pigiama” che sono i nostri ragazzi al tempo del CoVid, hanno risposto presente. In questo momento difficile, in cui tutti, adulti e ragazzini, sopportano sulle coscienze un peso emotivo enorme come un macigno, la scuola, parte dalle case, le nostre, e arriva nelle case, le loro, per dare scopo e prospettiva alle nostre giornate, e insieme, professori e alunni ci facciamo compagnia (bene prezioso in questa planetaria solitudine) ci incoraggiamo a vicenda e impariamo insieme, cioè diamo un senso nuovo, ulteriore alla parola scuola”.

Stefania Tarantino

“Ho avuto quest’anno l’incarico di una docenza a contratto per il corso di Semiotica dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Neanche il tempo di entrare per conoscere personalmente gli studenti e le studentesse che l’Accademia è stata chiusa a seguito dei provvedimenti adottati per il contrasto alla diffusione del coronavirus. Così, anche se con ritardo, ho iniziato il corso attraverso una delle piattaforme disponibili per le video lezioni. L’iniziale sensazione di estraneità e di distanza corporea è stata subito superata dal modo in cui ho cercato di approcciarmi a loro attraverso la disciplina che insegno. La semiotica, infatti, consente di fare un’esperienza diretta del procedimento indiziario: anche attraverso uno schermo si possono scoprire cose che, a prima vista, passano inosservate. Ci si concentra molto sui particolari e si focalizza tutta l’attenzione sui minimi dettagli visivi e auditivi. Ho giocato molto sul fatto che la semiotica è una disciplina che richiede senso dell’avventura: bisogna avventurarsi nei meandri più reconditi del linguaggio e del silenzio, del senso e del significato, della mente e del modo stesso in cui pensiamo, della visione evidente e di ciò che quella stessa visione può nascondere. In un certo senso, è una disciplina che ci mette in gioco richiedendoci una capacità massima di attenzione. Ecco, forse l’attenzione è la cosa che mi ha colpito più di tutte nel mondo virtuale delle video lezioni. Lo dico anche alla luce di un’altra esperienza che sto facendo come supplente di italiano in una terza media (ahi, pene e dolori di un lungo precariato che da sempre mi costringe a saltare da una parte all’altra!). L’ho iniziata a ottobre, quando tutto era ancora nella piena normalità (tranne le numerosissime allerte meteo di novembre e dicembre) e nulla faceva presagire la situazione in cui ci saremmo trovati a metà febbraio. La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze proviene dal quartiere della Sanità. Dopo i primi difficilissimi giorni di assestamento e di reciproca conoscenza, sono riuscita a entrare in relazione con loro acquistando la loro fiducia. Ho avuto modo di sperimentare i loro limiti, le loro potenzialità, la carica energetica e disobbediente che caratterizza in particolare alcuni di loro. Non essendo abituata a interfacciarmi da un punto di vista dell’insegnamento alla loro età, ho fatto uno sforzo enorme che si è rivelato prezioso proprio per la tenuta di questa attuale distanza. Mi spiego meglio: nella piccola aula in cui passavamo le nostre ore, era veramente arduo mantenere alto il livello di attenzione e di partecipazione. Il grande dilemma era per me capire come riuscire a ottenerla senza utilizzare i classici metodi coercitivi che, dalla mia stessa esperienza adolescenziale, mi avevano irrimediabilmente allontanato dalla scuola. Non ho mai amato i luoghi di costrizione e di disciplinamento. Men che mai gli edifici scolastici che, tranne rare eccezioni, hanno l’aspetto di case circondariali. Quando le scuole sono state chiuse, mi sono messa subito in comunicazione con loro e ho attivato sin da subito le video lezioni. Mi aspettavo poca partecipazione, soprattutto da quei ragazzi con cui avevo avuto più difficoltà all’inizio. E invece no, erano tutti lì, desiderosi di capire il funzionamento dell’applicazione da me indicata. Nonostante l’assenza di computer e, a volte, anche della rete wi-fi di casa, sono tutti lì ogni volta che arriva l’ora e il giorno dei nostri appuntamenti. Sono presenti e attenti. Ultimamente abbiamo anche sperimentato una lettura teatrale a viva voce sulla piattaforma in cui ciascuno di loro doveva leggere e interpretare la parte assegnata di un personaggio. Ci siamo riusciti ed è stato bello. Non credo che ci saremmo riusciti così bene da vicino. È incredibile dirlo, ma è così. Non so neanche io come sia potuto accadere ma questa distanza ha in un certo modo disattivato e depotenziato i meccanismi che di solito scattano in presenza, in cui il contatto fisico tra loro  diventa pretesto per fare  qualsiasi cosa. Certo, so bene che di questo contatto e delle sue conseguenze hanno bisogno. Eppure, con questo tempo sospeso e solitario, so che hanno anche capito il valore dell’attenzione e dell’ascolto delle parole dell’altro e di sé. Sono stati capaci di darsi da soli una misura e questa mi sembra una cosa importante per la loro crescita e la loro formazione perché, per ritornare alla semiotica, è sempre del senso delle cose e di noi stessi di cui abbiamo estremo bisogno”.

Gianni Fiorito

“Questa triste esperienza ci ha regalato, fra tante notizie tristi e drammatiche, la possibilità di approfondire la conoscenza e l’utilizzo dell’interconnessione web. In particolare, per quanto mi riguarda, dovendo svolgere le mie lezioni del corso di Fotografia di Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Napoli, e nell’impossibilità di farle in classe e da vicino, ho dovuto acquisire una piattaforma per la didattica a distanza ed organizzarmi con i miei studenti per somministrare gli insegnamenti. Come il detto antico ci ricorda ogni impedimento diventa giovamento, ho quindi colto l’occasione per, prima di tutto, ripensare e riorganizzare le mie lezioni, adattandole al nuovo mezzo e, tra webcamere, microfoni, desktop interfacciati e chat simultanee, provare a svolgere una lezione quanto più dinamica possibile evitando probabili cali di attenzione.  Al contrario di quello che si potrebbe pensare, la mediazione della webcam ha accresciuto la partecipazione e lo svilupparsi di interruzioni e richieste di chiarimenti, probabilmente grazie ad una maggiore consuetudine degli studenti ad utilizzare messaggi vocali e whatsapp, o, forse, soltanto per un più banale superamento della barriera di soggezione intrinseca nel contatto diretto. Augurandoci, ora che possiamo soltanto sognare di godere della visione di uno spettacolo dal vivo, di tornare quanto prima a fotografarlo”.

Lisa Sicignano

“il momento più difficile è stato prendere piena consapevolezza della situazione di distacco sociale che stiamo vivendo. Il processo didattico è da sempre considerato come un’esperienza in cui entrano in gioco anche aspetti legati al mondo dell’emotività, della gestione delle relazioni, dell’apprendimento di una prossemica adeguata al contesto classe, del confronto con gli altri, ed in questo l’emergenza ci ha costretti a trasmettere i saperi in modo più semplificato ed allo stesso tempo meno coinvolgente e stimolante, anche ridere con gli studenti per favorire la concentrazione è adesso un momento vissuto con meno spensieratezza. Dal confronto con i colleghi mi sono resa conto che tutti più o meno viviamo le stesse difficoltà: gli studenti che provengono da contesti socio-culturali svantaggiati, poiché privi di mezzi, sono inesorabilmente tagliati fuori dalla didattica a distanza, alcuni addirittura sono difficili da reperire magari perché le famiglie non riescono a far fronte alla spesa di una ricarica telefonica… e le difficoltà riguardano anche i bambini diversamente abili, che hanno la necessità di vivere un apprendimento fortemente basato sull’esperienza e l’integrazione. Più positivo, invece, è stato il successo del coinvolgimento degli alunni introversi durante le videolezioni, anche se ritengo che la sicurezza data dallo schermo non li aiuti a pieno a venir fuori dal proprio guscio emotivo. Negli anni si è parlato spesso dell’innovazione dell’insegnamento, ovvero dalla sostituzione della figura fisica dell’insegnante con robot dotati di intelligenza artificiale. Quest’esperienza potrebbe averci già dato un assaggio di quello che potrebbe essere lo scenario futuro, anche se tutti siamo più che consapevoli che sarebbe un approccio che non svilupperebbe adeguate competenze trasversali negli studenti, competenze senza i quali non sarebbero capaci di affrontare le mille prove che gli riserverebbe la vita. Vivo questo momento sperando che, una volta superato, sia l’occasione storica per ripensare ad una didattica veramente inclusiva, come un’opportunità di cambiamento positivo per le generazioni future”.

Giovanbattista Alfano

“Ci siamo tutti trovati improvvisamente a dover reimpostare la nostra vita, un po’ disorientati dalla novità che non ci era stata spiegata e interpretata quando era ancora confinata in Cina, e in ogni famiglia italiana si sono ridefinite la vita quotidiana e le abitudini: niente più è “normale” intorno a noi, nelle nostre case e nel rapporto con i nostri figli. Questi stanno subendo un’esperienza assolutamente nuova rispetto alla quale in famiglia non sempre trovano risposte ai loro interrogativi poiché quasi nessuno dei componenti della famiglia ha un’idea ben precisa di ciò che sta accadendo. La scuola in questi mesi ha il fondamentale compito di assicurare ai suoi principali frequentatori un assetto stabile in un orizzonte di incertezze che si definisce con difficoltà giorno dopo giorno: deve assicurare un certo numero di ore di impegno ai ragazzi, in web-presenza o nello studio domestico, una normalità che li aiuta moltissimo, da quello che vedo, a superare lo sconforto e la monotonia, se non in alcuni casi la depressione. Ma fare il nostro lavoro di insegnanti in modo così diverso e adeguarsi in tempi così rapidi non è assolutamente facile e richiede un impegno nelle fasi iniziali doppio o triplo. Ho visto con gioia la mia scuola, un istituto superiore di Ischia, reinventarsi nel giro di tre giorni ed emigrare in una dimensione liquida che 30 giorni fa non esisteva: ogni giorno migliaia di click animano la piattaforma web nella quale si sta compiendo un interessantissimo salto di crescita nella comunità scolastica: abbiamo scoperto come siamo indispensabili l’uno all’altro e come non possiamo viverne senza. La rimodulazione e curvatura delle programmazioni (da ridefinire in un quadro orario comunque ridotto) e  la trasformazione delle stesse modalità di conduzione della lezione chieste dal ministero ai docenti hanno l’obiettivo di ottimizzare l’impegno davanti al monitor di milioni di persone: in questa nuova prospettiva non ha senso spiegare per cinquanta minuti un argomento e non ha senso separare la valutazione in ore dedicate in cui non avresti il controllo fisico degli interlocutori o la percezione della concentrazione degli alunni. Ecco allora che l’ora di connessione deve evolversi in un momento dinamico di apprendimento in cui, attraverso l’ausilio della multimedialità e il continuo coinvolgimento anche operativo dei ragazzi, il docente coordina quella che per gli studenti si è ridotta ad una “esperienza percettiva audiovisiva”, composta di ascolto e visione di contenuti ma non più di presenza fisica, niente di diverso dal loro rapporto con i social o altre tipologie di piattaforme web di contenuti audiovisivi. Alla valutazione periodica bisogna sostituire la continua verifica degli apprendimenti anche più volte durante la stessa ora di “video-lezione”: in attesa di precise disposizioni ministeriali tocca a noi comunque controllare la crescita del gruppo classe e questa operazione non deve lasciare delusi coloro che coltivano aspettative di voto. Questi soggetti meritano la nostra attenzione e il nostro sforzo per garantirgli comunque un percorso di crescita e di avvio, nel caso delle quinte classi ad esempio, a percorsi universitari nei prossimi anni durante i quali non dovranno sentirsi penalizzati.  Il controllo del grado di attenzione dei ragazzi diventa un’operazione molto complicata che ci costringe a passare da un alunno all’altro per controllare la presenza o l’attività ma ciò è particolarmente impegnativo quando la classe è formata da venti o più alunni. Da questo punto di vista è utilissimo spostare l’attenzione dalle conoscenze alle competenze (anche meramente operative nel caso degli istituti tecnici e professionali, interpretative nel caso dei licei) in quanto cattura maggiormente l’attenzione degli studenti e le rende più partecipi al dialogo educativo. Sto compiendo un grosso sforzo per trasformare il rapporto con i miei studenti, seguirli, garantirgli una presenza e a tratti anche un supporto “motivazionale” per aiutarli ad interpretare la realtà in continua evoluzione, ma purtroppo noto che questo evoluzione è assolutamente asimmetrica all’interno del corpo decente: molti colleghi hanno oggettive difficoltà a gestire dinamicamente la piattaforma, altri cadono nello sconforto difronte alla webcam mentre parte degli alunni riesce comunque a non impegnarsi. Altri ancora si sono difesi, supportati dall’azione, ahimè, di alcuni sindacati, dietro la mancanza di precisi vincoli contrattuali rispetto all’uso di queste piattaforme, per cui quello di cui sto parlando non gli spetta o solo in minima parte. Mi rivolgo a quei pochi colleghi che non hanno avvertito adeguatamente il senso di responsabilità nei confronti di una generazione di adolescenti lasciata sul divano in preda alle notifiche sul display dello smartphone o sul letto a subire la visione passiva di film anche in orari non adeguati perché non costretti a svegliarsi presto la mattina per connettersi in aula. In tutto questo hanno giocato un ruolo non da poco la sensibilità e le capacità organizzative e operative dei diversi dirigenti scolastici e dei loro staff da un lato e la debolezza di alcune scelte operate dal ministero dall’altro, per cui sul territorio nazionale la didattica a distanza al momento è realizzata in modo non omogeneo tra gli istituti e tra i diversi ordini di scuola.In tutto questo non dobbiamo dimenticare la dimensione territoriale della scuola alla quale quanto prima dobbiamo tornare:  la scuola è innanzitutto fatta di sguardi, di sopracciglia ingrottate o di sorrisi dolci, il suono della voce si sparge in ambienti reali che rimbombano e non viene riprodotto da altoparlantini in qualità lo-fi ovvero bassa; la scuola non è piccoli contenuti confezionati in test ma il continuo monitoraggio della crescita dei ragazzi attraverso tutti gli strumenti a disposizione a partire dal monitoraggio della frequenza e dalla obbligatorietà fino ai sedici anni.La Scuola è un luogo fisico in cui lo Stato alle 8:15 del mattino dice: Presente!”

 

Napoli – Italia – Studenti durante la prova di Italiano per l’ esame di Maturit‡ nella scuola Mercalli.
Ph Salvatore Laporta

 

 

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

Advertisement

Corona Virus

Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

Pubblicato

del

La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

Continua a leggere

Corona Virus

Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

Pubblicato

del

L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

Continua a leggere

Corona Virus

In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

Pubblicato

del

Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto