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La Mozzarella di Bufala al quarto posto nella classifica dei Dop italiani: a Caserta e Salerno il comparto è in crescita

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La Mozzarella di Bufala Campana DOP è il quarto prodotto nell’elenco dei primi 15 a denominazione d’origine protetta nella speciale classifica stilata con i dati del Rapporto Ismea – Qualivita 2018. L”oro bianco’ ha fatto registrare una crescita del 5% nel 2017: sul podio che precede la mozzarella ci sono tre prodotti della stessa zona e cioè Parmigiano Reggiano DOP, Grana Padano DOP, Prosciutto di Parma DOP.

Il rapporto Ismea – Qualivita è l’indagine annuale che analizza i valori economici e produttivi della qualità delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP IGP STG. L’Italia conta un primato mondiale con 822 prodotti DOP, IGP, STG registrati a livello europeo su 3.036 totali nel mondo. A beneficiare della crescita di produzione della mozzarella di bufala campana Dop sono le province di Caserta e Salerno che rappresentano i principali territori dove viene prodotta la mozzarella di bufala campana dop. Le due province sono in cima alla classifica dell’impatto provinciale dei Formaggi Dop e Igp: Caserta è al 6° posto con una crescita del 6,5% rispetto allo scorso anno e Salerno all’11 esimo con una crescita del 6,3%. Il rapporto Rapporto Ismea – Qualivita evidenzia come l’Italia e l’Italian Life Style siano veicolati attraverso le eccellenze Food e Wine Made in Italy, un dato che si evince dalle conversazioni e dal sentiment online realizzata per la prima volta sui 50 prodotti Food e 50 Wine DOP IGP con il maggior numero di follower. L’analisi evidenzia infatti l’elevato numero di consumatori che veicolano tramite i canali social, principalmente Instagram, corredate da hashtag delle nostre eccellenze produttive. Così i prodotti DOP e IGP diventano “ambasciatori del gusto italiano” e diffondono una cultura e un linguaggio legati alla vera qualità del patrimonio enogastronomico del Paese nel mondo. La Mozzarella di Bufala Campana DOP si afferma anche sul web ed è il quarto prodotto per numero di menzioni, autori e engagement.


Il comparto delle IGP italiane esprime i risultati più alti di sempre anche sui valori produttivi e per la prima volta supera i 15,2 miliardi di euro di valore alla produzione per un contributo del 18% al valore economico complessivo del settore agroalimentare nazionale. Se il settore agroalimentare italiano ha visto crescere il proprio valore del +2,1%, il settore delle DOP IGP ha ottenuto un risultato migliore pari al +2,6%. Continua a crescere l’export delle IG made in Italy che raggiunge gli 8,8 miliardi di euro (+4,7%) pari al 21% dell’export agroalimentare italiano. Bene anche i consumi interni nella GDO che continuano a mostrare trend positivi con una crescita del +6,9% per le vendite Food a peso fisso e del +4,9% per il Vino

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Nobel per la Medicina a Ambros e Ruvkun per i micro Rna

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Il Nobel per la Medicina 2024 è stato assegnato a Victor Ambrose e Gary Ruvkun per la scoperta dei micro Rna. E’ il meccanismo che ha aperto la via a molte terapie. Gli americani Ambros e Ruvkin sono stati premiati per avere scoperto nelle molecole chiamate microRna, che giocano un ruolo fondamentale nel regolare l’attività dei geni. Grazie ad esso le cellule. Risultato di milioni di anni di evoluzione, queste molecole sono essenziali nel libretto di istruzioni che controlla l’attività dei geni perchè contribuiscono al normale sviluppo dii ogni organismo vivente. Per questo le anomalie presenti nei microRna possono giocare un ruolo importante in malattie come i tumori, o in difetti congeniti dell’udito, della vista o dello scheletro. La scoperta di queste molecole ha aperto la strada alla possibilità di controllarle e quindi alla ricerca di nuove terapie.

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Salute

Arriva l’assistente infermiere, i sindacati protestano

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Nonostante una raccolta firme con migliaia di adesioni e il parere fortemente critico espresso anche dalla comunità internazionale, che si è appellata alle istituzioni per un cambio di rotta, l’Assistente Infermiere sta arrivando nelle corsi di strutture pubbliche e private. Gli infermieri temono la nuova figura, un “ibrido” che secondo i sindacati non garantisce la sicurezza garantita da una formazione più completa, indispensabile per mettere le mani sui pazienti. A spiegarlo sono Antonio De Palma, Presidente di Nursing Up, e Walter De Caro, Presidente di CNAI (la Consociazione Nazionale Associazioni Infermiere/i). Gli infermieri sono pronti a protestare contro la nuova figura per la quale e’ arrivato queste settimana il via libera in Conferenza Stato-Regioni. “Governo e Regioni hanno ignorato i pareri negativi degli esperti nazionali ed internazionali tra cui quello Federazione Europea degli Infermieri (EFN)”.

La nuova figura con 500 ore di formazione, per fare alcuni esempi, potrà intervenire sul paziente per la medicazioni, le iniezioni e anche per l’uso del sondino oro-tracheale, “con i rischi che ne conseguono” spiega De Palma. Oltre alla petizione, il 20 novembre gli infermieri scenderanno in piazza per protestare assieme ai medici per il destino del Servizio Sanitario Nazionale. Le principali criticità sollevate dalla comunità scientifica includono la formazione degli Assistenti Infermieri che potrebbe non essere sufficientemente rigorosa, compromettendo la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti e la mancanza di esperienza e competenze adeguate potrebbe aumentare il rischio di errori clinici. La nuova figura, a metà fra l’infermiere e l’operatore sociosanitario, potrà operare nella sanità pubblica e privata. In sostanza, spiega il decreto, sarà “un operatore in possesso della qualifica di Oss che ha seguito di un ulteriore percorso formativo consegue la qualifica di assistente infermiere”. Il suo compito sarà quello di “collaborare con gli infermieri assicurando le attività sanitarie oltre a svolgere le attività proprie del profilo di operatore socio sanitario”. E l’obiettivo, come sancisce lo stesso atto, serve “alla generale necessità di rispondere in maniera differenziata ai crescenti bisogni di salute della popolazione”.

Del resto oggi la carenza di infermieri in Italia è di almeno 65.000 unità, secondo la Corte dei conti, ma nei prossimi dieci anni usciranno dalla professione per raggiunti limiti di età, rispetto al decennio precedente, almeno il quadruplo dei professionisti. L’Italia è il Paese OCSE con meno infermieri per 1.000 abitanti: 6,4 contro una media europea di 9,5 ed è fanalino di coda (sempre nell’OCSE) per laureati in infermieristica ogni 100.000 abitanti: solo 17 contro una media di 48. Il decreto sull’Assistente Infermiere, a parere dei sindacati serve anche a eludere gli investimenti attesi ma, spiegano “studi autorevoli, dimostrano che la mortalità si riduce del 30% quando almeno il 60% del personale assistenziale ha una formazione specifica infermieristica”.

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Ospedale virtuale con IA, cure e riduzione liste attesa

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Cure più efficienti senza fare sempre ricorso al ricovero, agevolando la sanità per ridurre le liste d’attesa con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale. E’ una delle sfide dell’ospedale virtuale gestito con l’IA, uno dei progetti presentati ad un evento Extra G7 ad Ancona: “Intelligenza artificiale in Sanità. Stato dell’arte e progetti applicativi per una migliore cura della popolazione”. Il modello innovativo integra tecnologia avanzata e IA, per monitorare a distanza i parametri vitali del paziente, fare diagnosi in tempo reale per interventi tempestivi, per gestire molte patologie croniche e acute senza un ricovero. Tra i casi di applicazione concreta, il triage virtuale per il dolore toracico, per ridurre gli accessi ai pronto soccorso con una valutazione tramite avatar digitali; l’uso di elettrocardiografi miniaturizzati, dotati di IA, per esami in casa dei pazienti tramite guida virtuale di assistente medico.

Il tema dell’Intelligenza artificiale in Sanità sarà in focus anche nei lavori ministeriali del G7, ad Ancona il 9, 10 e 11 ottobre, ha ricordato in un videomessaggio trasmesso durante l’incontro il ministro della Salute Orazio Schillaci. L’IA “sta mostrando le sue potenzialità in diversi ambiti: diagnosi più accurate, terapie più mirate, razionalizzazione delle priorità mediche” e la “digitalizzazione è una leva fondamentale per promuovere una sanità di prossimità e superare le diseguaglianze”. Telemedicina e teleassistenza “aprono nuove prospettive per un’assistenza più accessibile e personalizzata, diminuendo i tempi d’attesa ed eliminando i disagi legati agli spostamenti”, “senza compromettere il rapporto diretto e personale paziente-medico”. Ad Ancona, nel corso dell’evento che aveva tra i protagonisti l’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche e l’Università Politecnica delle Marche, di ospedale virtuale ha parlato il dottor Marco Mazzanti, direttore di Framework intelligenza artificiale in Cardiologia di Londra.

“Il nostro obiettivo – dice – è trasformare la sanità, offrendo a tutti l’accesso a cure di qualità senza tradizionali vincoli logistici”. L’ospedale virtuale “prende in carico il paziente con assistenti virtuali”: “un assistente umanoide conserva in modo umano l’empatia del rapporto medico-paziente, raccoglie informazioni da remoto, verifica se il paziente deve fare test o andare in Pronto soccorso”. Ciò “decongestiona i pronto soccorso, fa girare informazioni e non il paziente”. “L’ospedale virtuale tende a ridurre le liste di attesa, – aggiunge Mazzanti -: se faccio risparmiare tempo al paziente, non gli faccio fare tutti i test ma solo quelli necessari, realizzo l’appropriatezza clinica”, dunque “non un medico per vedere un paziente ma un medico che vede cento pazienti”. Il rapporto “continua a essere diretto perché il paziente conosce chi sta dietro l’assistente virtuale: io – spiega il dottor Mazzanti – ho il mio avatar che è me, con la mia voce e le mie sembianze, io autorizzo, come nel Regno Unito, a utilizzarlo con i pazienti. Così la diffidenza verso tali strumenti si abbatte e l’attrattiva aumenta. Il paziente sa che sono io a guardare le informazioni che mi arrivano, come specialista, così come al medico di medicina generale e al pronto soccorso”.

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