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Economia

La Manovra 2020 cambia ancora: freno su auto aziendali ma restano le polemiche

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Il governo ha scritto un’altra bozza della Manovra. Nell’ultima stesura viene ridimensionata la stangata sulle auto aziendali, ma la polemica in maggioranza non si è spenta. M5S e Italia Viva chiedono che la tassa venga proprio cancellata e annunciano battaglia in Parlamento. Insomma, pure le limature provocano tribolazioni. Gli ultimi giorni sono serviti anche a definire i dettagli della nuova tassa frutto della fusione fra Imu e tasi, che avrà un’aliquota dell’8,6 per mille. Una novita’ che non piace a Confedilizia, anche perche’ i sindaci potranno decidere di azzerarla, ma anche di alzarla, seppure entro certi limiti. E’ scomparsa, invece, una norma difficile da digerire per gli elettori: stanziava 100 milioni per ‘armonizzare’ le indennità dei dirigenti dei ministeri e di Palazzo Chigi. A recitare il ruolo dei grilli parlanti sono quasi sempre gli esponenti delle forze guidate da Luigi Di Maio e da Matteo Renzi. Cosi’, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha lanciato un sarcastico appello: “Toc toc… c’e’ qualche altro leader che sostiene e che ha voluto questo Governo, che lo difende dalle bugie e dagli attacchi della destra?”. Poche ore dopo, e’ arrivato un post su Facebook del leader Cinque Stelle: “Sulla Manovra fatemi dire che siamo molto piu’ soddisfatti rispetto all’inizio. Il governo ha fatto un ottimo lavoro di squadra”. La stretta sulle auto aziendali e’ stata l’ultimo vero scoglio. In una delle bozze della Manovra, le tasse venivano triplicate tout court. La nuova versione, invece, le lascia invariate per i veicoli ecologici e le innalza dal 30% al 60% o al 100% per quelli inquinanti.

“Per me non e’ abbastanza”, ha commentato il viceministro al Ministero per lo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, del M5S. Mentre Renzi ha annunciato che in Parlamento il suo partito lavorera’ “per eliminare le tasse su auto aziendali, plastica e zucchero”. Tanto che il ministro dem per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha ironizzato: “Dopo i ct della nazionale ci sono i Ct della legge di bilancio. Ti dicono cosa togliere ma non ti dicono mai da dove prendere”. Un capitolo importante riguarda le tasse locali. Nell’ultima versione della Manovra, oltre a definire l’aliquota base della nuova Imu, fissata all’8,6 per mille, viene stabilito che i sindaci potranno ridurla fino a zero ma anche aumentarla fino a un massimo del 10,6 per mille. E, solo nel 2020, potranno portarla all’11,4 per mille. Confedilizia parla di una “nuova patrimoniale sugli immobili peggiore delle due attuali” visto che “aumenta l’aliquota di base dal 7,6 all’8,6 per mille”.

La versione definitiva della Manovra dovrebbe arrivare a ore al Tesoro e lunedi’ in Parlamento, dopo un ultimo check, nel weekend, fra i tecnici del Ministero dell’Economia e di Palazzo Chigi. In maggioranza c’e’ qualche timore sull’iter, visto che la commissione Bilancio alla Camera e’ presieduta da un leghista, Claudio Borghi, che potrebbe avere la tentazione di mettere qualche granello negli ingranaggi. Intanto, di bozza in bozza, la Manovra prende forma. Sono stati definiti i prodotti su cui pesera’ la plastic tax da un euro al chilo. Ci sono le bottiglie e i tappi, le buste e le etichette, le vaschette per gli alimenti e il tetrapak. L’ultima stesura, pero’, prevede anche incentivi per i produttori di plastiche che adeguino i macchinari per produrre materiali biodegradabili e compostabili. Per le imprese, il ministro allo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha ricordato che viene “riconfermata in ogni suo aspetto” industria 4.0. E ha spinto l’asticella piu’ in la’: “Il Governo – ha detto – deve renderla triennale”. Il ministro per il sud, Giuseppe Provenzano, ha invece rivendicato le misure per il Mezzogiorno. Uno degli obiettivi e’ far partire le zone economiche speciali per attrarre gli investimenti, anche facendo intervenire un Commissario.

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Economia

Stellantis proroga commessa, Trasnova ferma licenziamenti

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Quasi 400 licenziamenti evitati grazie alla proroga di un anno da parte di Stellantis della commessa a Trasnova, l’azienda dell’indotto che fa attività di logistica a Pomigliano, a Cassino, a Melfi e a Torino. Oltre ai 97 licenziamenti previsti da Trasnova sono stati ritirati quelli delle aziende Logitech, Teknoservice e Csa. L’accordo è stato raggiunto al MiMit con i sindacati confederali e di categoria, i rappresentanti delle Regioni e degli enti locali dove opera l’azienda dell’indotto. Per il settore – che continua a registrare una pesante caduta della produzione, pari al 32,5% a ottobre – potrebbe arrivare una boccata d’ossigeno: “Credo che arriveremo a trovare circa 1 miliardo per sostenere l’industria dell’auto”, annuncia il vicepremier Antonio Tajani.

“Grazie alla collaborazione di tutte le parti e al metodo Mimit abbiamo tutelato la produzione e la forza lavoro. Mi auguro che sia l’inizio di un nuovo e fattivo percorso anche con Stellantis”, commenta il ministro Adolfo Urso. “E’ un’intesa che nasce nel solco del senso di responsabilità di Stellantis che aveva dato la propria disponibilità a supportare Trasnova per risolvere questa delicata situazione. Abbiamo proposto noi questo tipo di soluzione”, afferma Stellantis che chiarisce però che si tratta di un caso specifico e che tutti i problemi del settore andranno affrontati nel tavolo aperto al Mimit (foto Imagoeconomica in evidenza).

I lavoratori, presenti anche davanti al Mimit, festeggiano con caroselli di auto a Pomigliano, mentre Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr sottolineano che l’accordo è stato reso possibile grazie anche alle loro iniziative di lotta con il lungo presidio ai cancelli Per la Fiom quella di Trasnova “è una vertenza simbolo dell’automotive”. Soddisfazione anche dai leader politici, accorsi nei giorni scorsi a Pomigliano. “E’ una buona notizia, ma la battaglia non si ferma” avverte la segretaria del Pd Elly Schlein. “Il Movimento è stato al loro fianco dal primo minuto” sottolinea il presidente del M5s, Giuseppe Conte.

Il 17 dicembre è convocato sempre al Mimit il tavolo Stellantis e il numero uno per l’Europa allargata, Jean Philippe Imparato, ha già reso noto che saranno date indicazioni concrete su ogni stabilimento. Tra i capitoli ancora aperti c’è però quello della gigafactory di Termoli. Stellantis ha annunciato un investimento in Spagna con il gruppo Catl fino a 4,1 miliardi di euro per costruire un impianto europeo di batterie al litio a Saragozza, ma ha chiarito che il progetto integra quello di Acc a Termoli. A livello europeo Luca De Meo, presidente dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei, sottolinea che la “priorità più urgente è rivedere” gli obiettivi al 2025 delle norme Ue sul taglio delle emissioni di Co2 per le nuove auto, “per avere la certezza da parte della Commissione europea che” le case automobilistiche non siano costrette a pagare multe che potrebbero costare fino a 15 miliardi di euro. A quel punto potremmo sederci con le autorità e discutere di come fare per arrivare al target del 2035″.

De Meo ha definito “un segnale molto forte” la decisione di Stellantis di rientrare nell’Acea. “E’ fondamentale dialogare e sviluppare una comprensione condivisa delle sfide e dei modi per affrontarle insieme. Stellantis ritiene che Acea sia la piattaforma giusta per farlo”, sottolinea Imparato.

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Produzione industriale, affondano auto e tessile

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Non si ferma il gelo della produzione industriale, cristallizzata ad ottobre sugli stessi livelli del mese precedente ma che mostra un altro brutto segno meno su base annuale: -3,6% rispetto ad ottobre 2023, il ventunesimo calo consecutivo. Un vento freddo che spira su fabbriche e aziende di tutti i settori ma che è spinto soprattutto da auto e tessile, scesi con numeri a due cifre da capogiro: oltre il 40% per la produzione dei soli autoveicoli rispetto ad un anno fa, -16,4% per tutto il settore dei mezzi di trasporto, -7,6% secco per le industrie tessili con punte da oltre il 20% per alcuni comparti della moda.

I segnali di rigore soffiano d’altronde anche altrove con la Germania che a settembre, ultimo dato disponibile, ha registrato un calo tendenziale del 4,6% della produzione industriale mentre la Francia registra una lieve discesa dello 0,4%. Non va meglio a livello comunitario: sempre a settembre la produzione industriale ha segnato un -2,8% nell’area euro e -2,4% a livello Ue. Ma se la locomotiva tedesca si è fermata e il treno europeo è rallentato, anche l’Italia – pur ai massimi storici per livello d’occupazione – ha ridotto le sue prospettive di crescita e segna il passo in alcuni dei settori industriali più tradizionali.

Ad ottobre rispetto a settembre sono andati bene i comparti dell’energia (+1,7%) e dei beni di consumo (+1,5%); maluccio i beni strumentali (-0,2%) male i beni intermedi (-1,0%). Spinta positiva in particolare dagli alimentari e dai farmaceutici e dalla fornitura di servizi energetici, mentre scendono attività estrattiva e mezzi di trasporto, settori che mostrano anche un calo trimestrale. La situazione è la stessa proiettata anche a livello annuale dove però il calo è più generalizzato ed interessa anche i beni di consumo e l’energia (-0,8% per entrambi i settori),pure se la riduzione risulta più rilevante per i beni intermedi (-5,2%) e per i beni strumentali (-4,4%). Cartina di tornasole dei dati dell’Istat sono i diversi tavoli di crisi dei quali si sta occupando il ministero dell’Industria.

Una delle chiavi di volta, si sa, è la complicata situazione dell’automotive non solo per il nodo Stellantis. Una situazione che sta travolgendo tutta la filiera europea e alla quale tutta l’Europa tenta di mettere riparo. Ma oltre alla produzione di autoveicoli, quasi dimezzata rispetto ad ottobre di un anno fa e ridotta quasi del 30% (27,9%) nei 10 mesi 2024, preoccupa anche la moda, con interi sotto comparti ormai in ginocchio. Le industrie del settore tessile, abbigliamento, pelli e accessori che da settembre a ottobre hanno segnato un rialzo dello 0,9%, hanno visto un calo del 7,6% rispetto ad ottobre 2023 e del 10,5 dall’inizio dell’anno con profondi rossi per alcune specializzazioni, come quelle della valigerie e articoli da viaggio (-32,8) o il settore della concia e preparazione del cuoio(-20,8%). Di ‘uno tsunami’ parlano i consumatori.

Preoccupati gli artigiani che evidenziano come sia pericolosa la riduzione del peso dell’industria sul prodotto interno lordo, per un Paese manifatturiero come l’Italia, la seconda manifattura d’Europa dopo la Germania, dove l’industria fa da traino anche ai servizi e che chiedono un intervento congiunto al governo. “Dati attesi” dice la Cgil: “La crisi dell’industria la misuriamo quotidianamente ai tanti tavoli istituzionali di crisi al Mimit e a quelli che quotidianamente affrontiamo sui territori. Tavoli che ormai hanno un tratto comune fatto di chiusure e delocalizzazioni di fabbriche e imprese, di riconversioni industriali che impoveriscono qualità di produzione e occupazione, di licenziamenti e cassa integrazione, ammortizzatore che a settembre (ultimo dato disponibile) registra poco meno di 45 milioni di ore, con un incremento del 18,87% sullo stesso mese del 2023”.

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Economia

Affitti brevi: rilasciato 70% dei Cin per le strutture censite

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Con oltre 549.900 strutture registrate e più di 385.000 Codici Identificativi Nazionali (Cin) rilasciati, superando il 70% delle strutture registrate , i risultati ottenuti in pochi mesi sono significativi. Questi numeri testimoniano il grande impegno volto a creare la prima banca dati nazionale delle strutture ricettive . A partire da oggi, è anche attivo il rilascio automatico del Cin, per le strutture che hanno segnalato nei giorni scorsi “struttura non trovata” e per le quali sono già trascorsi 30 giorni dalla richiesta.

Questo caso si riferisce all’eventualità in cui il soggetto richiedente non coincide con il soggetto in anagrafe regionale, motivo per cui le Regioni invitano a collegarsi prima sui loro applicativi e censirsi e poi collegarsi al MiTur per il Cin. Queste strutture possono ora accedere tranquillamente alla piattaforma per richiedere il Cin. La nuova procedura è progettata per garantire che le Regioni possano verificare le strutture senza penalizzare coloro che sono in regola. Inoltre, il ministero ha contattato tutti i richiedenti che non si ritrovano in banca dati per il Cin automatico.

“Abbiamo quindi raggiunto – spiega il MiTur in una nota – un censimento quasi completo e un allineamento storico tra la banca dati nazionale e quelle regionali. Pertanto, si è raggiunto un risultato senza precedenti che non solo facilita la regolarizzazione, ma contribuisce anche a far emergere il sommerso, uno degli obiettivi principali della normativa. Invitiamo tutti i titolari di strutture ricettive che non hanno ancora effettuato la richiesta del codice a farlo al più presto. Gli strumenti sono disponibili, e il lavoro svolto consente a tutti di essere in regola con la normativa vigente”.

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