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La Lazio si rilancia a Verona, 3-0 e quarto posto

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Gli errori difensivi del Verona spianano la strada alla Lazio che passa con disinvoltura al Bentegodi. La squadra di Baroni torna a vincere dopo tre partite senza acuti e si impone 3-0 che significa sorpasso alla Juve e quarto posto in classifica. Debutto amaro invece per la proprietà americana degli scaligeri che, se vorrà incidere in questo campionato, dovrà cercare di puntellare una squadra che prende troppi gol, anche e soprattutto per proprie colpe. La Lazio è qualitativamente più forte del Verona che, però spiana la strada ai biancazzurri con lacune difensive incredibili per una formazione che vuole lottare per la salvezza. E’ un primo tempo dominato dai biancocelesti che si portano in vantaggio al primo sussulto del match: l’angolo di Zaccagni è nel cuore dell’area del Verona, lo stacco di Gigot è puntuale, la difesa dell’Hellas è colpevolmente ferma.

Nessuno dei difensori salta, Montipò non esce, troppo facile per il giocatore della Lazio realizzare. L’Hellas sembra reagire, ma i biancoazzurri la addomesticano con facilità. I capitolini fraseggiano con disinvoltura, muovono palla evitando senza problemi il pressing dei veneti. Emblematico il raddoppio: Guendouzi lavora bene palla davanti alla propria area, trova in profondità Dia che attacca frontalmente; il centrocampista sfrutta la collaborazione di Castellanos, elude Bradaric e beffa Montipò (non esente da colpe). Solo nel finale di frazione il Verona gioca alla pari e ha qualche opportunità. Un destro dalla distanza di Duda, un colpo di testa innocuo di Tengestdt, soprattutto una incornata di Serdar che scheggia la traversa.

Zanetti si gioca il tutto per tutto già in avvio di ripresa: fuori Dawidowicz, ammonito e squalificato per il derby con il Venezia, dentro Livramento per un Verona dal volto più offensivo. Il cambio modulo, 4-4-2 sembra dare qualcosa all’Hellas che, tuttavia, paga ancora le amnesie difensive. Tchatchoua appoggia dietro verso Montipò non vedendo Dia il quale non calcia ma appoggia all’indietro verso Zaccagni, destro deviato da Ghilardi e palla nel sacco per il 3-0 finale. Il resto è poca cosa. Tanti cartellini gialli per un Verona nervoso che chiude in 10 la gara da dimenticare per la doppia ammonizione a Duda. La Lazio sorride e si riprende i piani alti della classifica. Il ritorno di Baroni in riva all’Adige si rivela trionfale.

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Napoli, il messaggio di Conte: “Serve una casa per il Napoli”

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Antonio Conte ha lanciato un segnale forte alla società. Il centro sportivo e il settore giovanile sono temi centrali per l’allenatore, che non vuole essere un semplice traghettatore ma costruire un progetto a lungo termine. Dopo le polemiche di Benitez nel 2015, anche l’attuale tecnico azzurro porta avanti la stessa battaglia: servono investimenti nelle infrastrutture per creare un club che possa competere stabilmente ai massimi livelli.

Un progetto fermo al palo

Nonostante i tanti sopralluoghi e i terreni individuati nel corso degli anni – da Lago Patria ad Afragola, fino a Sant’Antimo e Bagnoli – il Napoli non ha ancora avanzato nessuna richiesta ufficiale per costruire un proprio centro sportivo. Attualmente, resta valido solo l’accordo con Castel Volturno fino al 2026, ma senza una vera evoluzione verso una struttura di proprietà.

Conte ha ribadito la necessità di una “Casa del Napoli”, un investimento che garantirebbe stabilità e crescita al club, invece di spendere cifre folli per singoli calciatori. Un’idea opposta a quella di Gasperini, ma che riflette una visione a lungo termine per il futuro della squadra.

Il problema dello stadio e il rischio per Euro 2032

Se il centro sportivo è un tema delicato, ancora più complessa è la questione dello stadio Maradona. Napoli potrebbe addirittura perdere l’Europeo 2032 senza un progetto di restyling chiaro, ma su questo Conte non si è espresso, consapevole della burocrazia e delle difficoltà politiche che frenano l’evoluzione dell’impianto.

Un Napoli da costruire, dentro e fuori dal campo

Oggi il Napoli è in lotta per lo scudetto, ma Conte guarda oltre. La sua non è un’”exit strategy”, come lo fu per Benitez, ma una richiesta concreta affinché il club cresca anche fuori dal campo. La palla ora passa a De Laurentiis, che dovrà dimostrare di voler investire su una società solida e competitiva, con un futuro ben definito.

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Leao-Gimenez, in 8 minuti il Milan si rilancia ad Empoli

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Dopo aver raggiunto la semifinale in Coppa Italia ai danni della Roma, il Milan si rilancia in campionato e vince anche a Empoli con un grande secondo tempo: decisivi i gol di Leao e di Gimenez, il primo in serie A per il messicano appena arrivato dal Feyenoord. I rossoneri si portano in classifica a quota 38 (con una partita da recuperare) e quindi a -4 dalla coppia Fiorentina e Lazio (che però devono ancora giocare). L’Empoli resta a quota 21, quart’ultimo posto col rischio di essere sorpassato dal Parma impegnato a Cagliari. Primo tempo a ritmi blandi da parte di azzurri e rossoneri: si aspetta la fantasia offensiva del Milan ma è l’Empoli a creare due vere occasioni. La prima al 15′: Esposito è bravo a liberarsi in area di rigore e a concedere un buon assist a Grassi, la cui conclusione viene però murata da Walker.

La squadra di D’Aversa è sfortunata al 33′: Colombo riesce a impossessarsi di un pallone in area, calcia di potenza col suo sinistro ma la palla si stampa sul palo interno. Maignan non ci sarebbe potuto arrivare. Per quanto riguarda il Milan proteste in avvio (8′) per un brutto intervento di Cacace su Walker: check del Var ma alla fine nessun cartellino estratto da Pairetto, che invece ammonisce al 18′ Joao Felix per simulazione. Dopo l’intervallo, Conceiçao riesce a dar la scossa alla squadra con tre cambi: escono Jimenez, Abraham e Fofana, entrano Leao, l’atteso Gimenez e Pulisic. La connessione portoghese tra Leao e Joao Felix si vede subito al 50′: il primo cerca il secondo, che prova un colpo di tacco ma non è preciso.

Al 55′ Tomori interviene in ritardo su Colombo, riceve il secondo cartellino giallo e viene espulso. La parità numerica si ristabilisce al 65′ perché Marianucci riceve un rosso diretto dopo aver risposto a una provocazione di Gimenez (ammonito): l’arbitro Pairetto vede l’episodio al Var e decide di punire il giocatore dell’Empoli per aver scalciato il messicano. Sono i minuti decisivi. Al 68′ il Milan trova il gol del vantaggio: è perfetto il cross di Pulisic sulla destra, sul secondo palo arriva Leao ed è gol. Il raddoppio arriva al 76′ dall’uomo più atteso, Santiago Gimenez: ancora assist di Pulisic per il messicano che controlla, rientra sul sinistro e apre l’interno: per Vasquez non c’è niente da fare. Il Milan blinda la gara. Joao Felix ha anche una buona occasione per il 3-0, ma non riesce a segnare. E’ festa comunque per i rossoneri attesi adesso playoff di Champions sul campo del Feyenoord. Per l’Empoli la prossima sfida è la trasferta di Udine (16 febbraio), dove gli azzurri devono riprendere a fare punti salvezza.

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L’Italrugby piega il Galles, festa azzurra all’Olimpico

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Il Sei Nazioni si tinge d’azzurro. L’Italia, dopo aver perso contro la Scozia all’esordio, rialza la testa e conquista la prima vittoria, salendo così a 4 punti in classifica togliendo lo zero dalla casella dei successi. All’Olimpico, sotto una pioggia battente, gli uomini di Quesada riescono ad avere la meglio sul Galles, battuto per 22-15 grazie alla meta di Capuozzo e ai 17 punti al piede di Allan, dopo i 14 contro la Scozia e nonostante i due calci sbagliati, resistendo nel finale nonostante la doppia inferiorità numerica al tentativo di rientro dei gallesi, battuti a Roma dopo 18 anni e ora alla 14/a sconfitta consecutiva (8 nel Torneo), cifra che testimonia la vastità di una crisi a cui per ora non riesce a porre rimedio neppure un tecnico esperto come Warren Gatland. Quesada opta per la continuità, con un solo cambio nel XV titolare azzurro rispetto alla trasferta di Edimburgo della settimana scorsa; dentro Niccolò Cannone che rimpiazza in seconda linea Dino Lamb dal primo minuto.

E gli azzurri partono subito forte con il piede ‘caldo’ di Allan che apre le marcature con il 3-0 – a fine primo tempo saranno 11 i punti messi a segno dall’azzurro – e la meta di Capuozzo che permettono all’Italia di andare all’intervallo sul 16-3. Nella ripresa il Galles le prova tutte, ma ancora Allan porta gli azzurri sul 19-3. Wainwright cerca di riaprire il match con la meta, ancora Allan segna ancora dalla piazzola per il 22-8 prima della meta tecnica assegnata al Galles nel finale che firma il 22-15 e consente agli azzurri di tornare a battere il Galles – condannandolo alla 14/a sconfitta consecutiva – replicando così il successo di Cardiff dell’anno scorso e conquistando la vittoria numero 16 da quando partecipa al torneo di rugby più antico del mondo. “Pensavamo di soffrire di più contro il Galles. Dobbiamo lavorare ma il bilancio è più che positivo. Noi parliamo sempre di crescita, lavoriamo tanto su questo per accompagnare la squadra in questo percorso. Oggi è un giorno importante per questo gruppo, l’italia era data per favorita e oggi rappresenta un’evoluzione per noi – ammette il ct Gonzalo Quesada alla fine del match -. Abbiamo saputo gestire con consistenza e pragmatismo, abbiamo giocato un rugby che non ci piace e sono fiero di loro, peccato per gli ultimi 10 minuti ma devo dare merito al gruppo e ai giocatori”, prosegue il ct ammettendo la sofferenza degli azzurri nel finale, ma anche il grande spirito dimostrato.

La stessa fierezza che si ritrova nelle parole del capitano azzurro, Michele Lamaro, che prima sottolinea di essere “contento di come abbiamo approcciato fin dall’inizio mettendoli subito sotto pressione con il gioco al piede. Non è un gioco che preferiamo fare, ma sappiamo che tra i 50 e i 30 metri riusciamo a mettere pressione obbligando l’avversario a concederci tanti calci, che sono punti a tutti gli effetti”, poi ammette che, grazie a questo successo, l’Italia si è tolta “un bel peso dal groppone”. Poi un pensiero al futuro proiettandosi già alla prossima sfida del 23 febbraio quando, ancora a Roma, arriverà la Francia del fenomeno (e ora anche olimpionico) Antoine Dupont. “Sarà una sfida completamente diversa. Sono molto grossi, ma anche lenti nel ripiazzarsi. Speriamo in un tempo migliore, ma ci arriviamo con più serenità; nessuno si aspetta che noi facciamo niente con la Francia e questo può giovare”, dice Lamaro. E, con un’Italia così e uno stadio intero a spingere gli azzurri, nessuna impresa sembra impossibile.

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