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La Guardia di Finanza entra nelle Asl e controlla le spese di o’ Governatore De Luca per il Covid in Campania

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La Corte dei conti vuole vederci chiaro sull’accordo stipulato all’inizio della pandemia, a metà marzo, tra la Regione Campania e l’Aiop, associazione nazionale che rappresenta le Case di cura private accreditate. Un accordo che avrebbe consentito alla Regione Campania di utilizzare personale e  posti letto in caso di emergenza covid e di necessità di posti di degenza con assistenza.

L’inchiesta non è stata promossa per virtù dello spirito santo ma nasce grazie all’esposto-denuncia del M5S in Regione Campania.

Era il 15 marzo quando Valeria Ciarambino, oggi candidata alla presidenza della Regione, assieme a parlamentari e consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle presentarono un esposto alla Corte dei Conti della Campania in merito al protocollo d’intesa tra Regione Campania e Aiop Campania “per l’attivazione di posti letto Covid dedicati, nonché per l’implementazione dei posti letto non Covid per il trasferimento e l’invio dei pazienti da presidi ospedalieri alle case di cura”.

Valeria Ciarambino. Candidata del M5S alla presidenza della Regione Campania

Nell’esposto la signora Valeria Ciarambino contestava come “la remunerazione riconosciuta alle cliniche private non sia ancorata alle prestazioni effettivamente svolte né al valore della reale produzione” ma si tratterebbe “di un indennizzo forfettario elargito dalla Regione Campania sulla base della disponibilità manifestata dal privato accreditato a voler fronteggiare l’emergenza Covid-19 e quantificata in misura del 95% di un dodicesimo del budget assegnato alla specifica casa di cura e senza rispetto alcuno dei principi di rendicontazione sanciti dalle norme di corretta tenuta della contabilità pubblica o di corretta gestione delle risorse finanziarie erogate da soggetti pubblici” .

La signora Ciarambino non è mai stata tenera rispetto ad una operazione che bollava come propagandistica. “Le fritture sono tornate alla ribalta camuffate sotto l’emergenza Covid. La sanità privata – attaccò Ciarambino – è in grado di orientare le scelte della Regione”. Per questa sua preso di posizione è stata insultata a ripetizione.

Da una decina di giorni su mandato della Procura campana della Corte dei Conti la Guardia di Finanza di Napoli sta acquisendo negli uffici economati di tutte le Asl della Campania documenti, atti di incarico, mandati di pagamento liquidati o messi in liquidazione relativi all’accordo tra le aziende sanitarie e le cliniche private che si fondano sull’accordo tra Regione Campania e Aiop. Una delle contestazioni più forti del M5S è quella che prevedeva nell’accordo firmato in fretta e furia da Vincenzo De Luca una remunerazione col 95% del rateo mensile relativo alle attività ordinarie anche se non erogate per i mesi di sospensione delle attività ordinarie. Non solo, l’accordo prevedeva anche il riconoscimento di rimborsi da 700 a 1200 euro per ogni paziente assistito in terapia sub intensiva e in terapia intensiva in caso di ricovero di pazienti covid. Questa parte dell’accordo, per fortuna, non è stata esplorata perchè in Campania mai nessun ospedale pubblico, mai nessun covid center pubblico è stato in affanno nella cura di pazienti covid ospedalizzati.

Un’intesa simile a quella di De Luca è stata stipulata in alcune regioni italiane del Nord dove però l’epidemia virale mieteva sin da subito decine, centinaia di vittime e mandava in affanno la sanità pubblica per eccessi di ospedalizzazione di pazienti. In Regione Campania hanno avuto paura di non farcela, non hanno saputo o non era ancora possibile prevedere che il covid 19 si sarebbe fermato soprattutto in pianura Padana ed avrebbe marginalmente colpito il centro sud.  Comunque sia la Campania di De Luca, nel periodo di epidemia virale, ha firmato un accordo e l’ha rispettato ovvero ha anticipato il 95% del budget in dodicesimi inserito all’articolo 7 dell’ accordo invece che il 90% fissato per legge.

Dopo le visite della Guardia di Finanza, le acquisizioni di documenti le Asl hanno chiesto lumi alla Regione. E la Regione rassicura le Asl che è tutto in ordine e richiama l’articolo 4 e commi vari del Decreto Rilancio di maggio che assicura la possibilità di riconoscere fino al 90% degli acconti mensili anche senza posti letto occupati, salvo conguagli. Tutto chiaro? Affatto. Ci sono molte cose da chiarire. Intanto l’accordo con la sanità privata è di metà marzo, il Decreto rilancio è stato approvato a maggio. E le Asl senza chiarezza e con una inchiesta in atto hanno bloccato ogni pagamento alle cliniche private convenzionate dell’accordo. La Asl di Benevento, ad esempio, che secondo fonti di stampa degnissime di fede avrebbe già erogato 3,3 milioni di euro ad alcune case di cura sannite per cure ad alcuni pazienti covid , smentisce queste notizie. Sembrerebbe che molti altri pagamenti sarebbero stati fatti dalle Asl della Campania alle cliniche private, ma si tratterebbe di ratei che sarebbero stati erogati a  a marzo sul fatturato però prodotto a febbraio ovvero quando il covid era un problema in Cina, Corea e poi a Vo’ e nel lodigiano, dove si istituivano già zone rosse. Ma non tutte le Asl si sono comportate allo stesso modo. La Asl  Napoli 2 e la Asl di Salerno avrebbero scelto la formula del conguaglio di tutta l’attività svolta e le prestazioni erogate da gennaio a giugno per spalmare i mancati introiti su un periodo più lungo. La Asl Napoli 1, già nel mirino degli inquirenti per altri motivi e sotto la lente d’ingrandimento per sospette infiltrazioni mafiose da una commissione di accesso del ministero dell’Interno, ha fermato tutto. A breve ci saranno gli effetti di questi mancati introiti delle case di cura con la mancata erogazione degli stipendi a  infermieri, medici, operatori, tecnici di laboratorio. Che cosa accadrà? Che cosa sta cercando la Corte dei Conti? Quello aperto è un giudizio di responsabilità per sospetto danno erariale. Gli accertamenti in atto sono un semplice controllo di legalità.  Se ci sono anche altri accertamenti, di altra natura già in atto non possiamo saperlo. Bisogna aspettare. La giustizia è lenta, macchinosa, farraginosa ma poi…

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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