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La Campania è ultima per test e prima per crescita di contagi, ma De Luca pensa ai morti della Lombardia

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Nei giorni in cui in Campania i contagi quotidiani dovrebbero destare un poco di preoccupazione perchè sono a due cifre, il presidente della Campania Vincenzo De Luca, abile oratore e maestro d’armi di distrazioni di massa, diventa capopopolo del Sud e attacca come un forsennato la Lombardia. Il “ragionamento” di De Luca lo conoscete. Frasi ad effetto, più o meno forti, più o meno volgari, insomma sempre border line. Il risultato delle sue propalazioni è sempre una roba alla Marchese del Grillo, qualcosa del tipo “io so io e voi non siete un ca…”. Lui dice: io ho gestito bene l’emergenza da coronavirus, gli altri no, a Milano e Bergamo si sono fermati a contare i morti. Come quando ripete che lui ha cambiato Salerno, l’ha fatto diventare la nuova Barcellona del Mediterraneo. L’ha detto una, due, dieci, mille volte, e allora si è convinto che sia vero. Insomma non sempre le critiche pur legittime di De Luca sono gradevoli, soprattutto quando si ha a che fare con popolazioni che hanno contato davvero i morti per motivi che dovranno essere seriamente accertati e non dovrebbero essere oggetto di polemica politica.

Eccellenze campane nel campo della sanità. Ambulanze ad alto contenimento al pronto soccorso dell’ospedale Cotugno di Napoli. 
 

Ma davvero questo presidente comunicatore Pd della Campania è così bravo come lui dice? O come qualcuno sostiene la Campania non è messa benissimo circa il rischio contagio e soprattutto tutto quello che non è successo è perchè i campani sono stato bravi a combattere il virus standosene a casa? Analizzando i dati relativi all’andamento della curva epidemiologica della Campania, diciamo che non tutto è oro quello che luccica. Ci sono numeri che mostrano diverse anomalie e dimostrano che non si tratta affatto di una zona esente da pericoli e rischi.

Uno dei parametri per misurare la circolazione del Covid-19 e dunque l’incidenza del virus sulla popolazione è quello dei tamponi effettuati. La Fondazione indipendente Gimbe che analizza il quadro complessivo dell’Italia e poi focalizza l’attenzione sulle varie zone del Paese, scrive nei suoi report che nelle ultime due settimane “la regione Campania si assesta in ultima posizione per numero di tamponi diagnostici ogni 100.000 abitanti”. Che vuol dire? Che la media nazionale è di 570 tamponi effettuati per ogni 100.000 abitanti mentre in Campania ne sono stati effettuati soltanto 217. Come dire: se non cerchi il virus, non lo trovi.


Nella settimana tra il 15 e il 21 luglio in Campania ci sono stati 60 nuovi contagiati. C’è stato un incremento di 28 casi rispetto alla precedente settimana. Dopo Lombardia (+184), Veneto (+172), Lazio (+46), Liguria (+44), Piemonte (+35) e Toscana (+30) c’è al settimo posto proprio la Campania. La peggiore performance della Campania, la peggiore di tutte le altre regioni del Sud. La Sicilia ha soltanto 12 nuovi casi, la Calabria e la Puglia 9, staccate anche l’Umbria con 6, l’Emilia con 2, le Marche con 6, l’Abruzzo con 3 e la Basilicata che ha 0 contagi. E questo con un numero di tamponi quotidiano che è la metà della media nazionale.

Fondazione Gimbe. Nino Cartabellotta

Negli studi della Fondazione Gimbe del professor Nino Cartabellotta vengono valutati i dati del monitoraggio del ministero della Salute seguendo due criteri. La Prevalenza (casi totali per 100.000 abitanti): misura la «densità» dei casi confermati nella popolazione e rappresenta anche una stima indiretta dei contagi non noti. L’incremento percentuale dei casi totali: misura la «velocità» con cui si diffonde il virus. «Tale valore – chiariscono gli esperti – viene calcolato su un arco temporale settimanale, viste le notevoli fluttuazioni dei dati giornalieri. Secondo l’ incrocio di questi numeri “al 22 luglio la Campania è seconda, dopo la Calabria, per incremento percentuale dei casi”. Attenzione, ci sono poi piccoli focolai di contagio in Campania ancora da spegnere, da mettere sotto controllo. Mondragone è ancora sotto osservazione. A Salerno vanno ricostruiti i contatti di un uomo tornato dall’estero contagiato. C’è la questione dei camp rom con moltissimi contagiati che vanno tracciati e messi in quarantena. C’è l’afflusso di molti turisti che possono portare contagio e questi contagi vanno controllati, tracciati per spegnere focolai di covid 19. A Capri c’è un filo di preoccupazione per tre ragazzi romani che sono risultati positivi. Occorre capire sull’isola che cosa hanno fatto per essere certi che non hanno combinato disastri.

Anche nella classifica degli “attualmente positivi” la regione guidata da De Luca non ha risultati ancora soddisfacenti visto che è settima nella classifica perché conta 297 persone ed è preceduta da Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Veneto e Toscana.
Dall’ inizio della pandemia la Campania ha avuto 4.858 casi e 434 vittime che la colloca all’ 11° posto rispetto alle altre regioni. Complessivamente ha effettuato 316.191 tamponi.
Per avere un’idea della differenza, la Lombardia ne ha effettuati 1.217.829 con 95.633 accertati; il Veneto 1.138.625 con 19.707 accertati.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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