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La brigata Wagner e la feroce esecuzione del traditore

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“Un cane merita di morire da cane”. L’orrore va in scena ancora una volta nella guerra in Ucraina, dove i sanguinari mercenari russi della brigata Wagner non mostrano pietà, neanche per i propri membri. A testimoniarlo è un nuovo raccapricciante video diffuso sui social media, che mostra un’ex recluta della milizia mentre viene barbaramente giustiziata a colpi di mazza, con l’accusa di tradimento. Il filmato, diffuso sugli account Telegram vicini alla Wagner, è suddiviso in tre parti: i primi due mostrano un uomo che si presenta come Yevgeny Nuzhin mentre spiega di essersi arreso volontariamente all’esercito ucraino per combattere al suo fianco “contro Putin”, dopo essere stato fatto prigioniero dalle forze di Kiev.

L’ultimo frammento mostra la stessa persona con la faccia attaccata a una pietra, prima di essere colpita ferocemente con una mazza. Il fondatore del Gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin, molto vicino al presidente russo Putin, ha commentato il video sui social: “Per quanto riguarda colui che è stato ucciso con una mazza, questo spettacolo mostra che non ha trovato la felicità in Ucraina, ha incontrato persone scortesi ma giuste. Penso il titolo di questo video sia ‘Il cane merita la morte del cane'”, le gelide parole del capo dei mercenari.

L’ong Gulagu.net, specializzata nella difesa dei detenuti in Russia, ha spiegato che Yevgeny Nuzhin era un prigioniero che è stato reclutato da Wagner in una colonia penale russa per combattere in Ucraina. L’ong ha chiesto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di far luce sul motivo per cui l’uomo sia potuto ricadere nelle mani dei russi dopo essersi arreso a Kiev. Il video shock è l’ennesimo episodio che collega Wagner a esecuzioni, brutali omicidi e violazioni dei diritti umani. Dal 2014 i mercenari sono stati accusati di servire gli interessi di Putin e di aver commesso abusi in numerose zone di conflitto, dalla Siria all’Ucraina, dall’Africa all’America del sud.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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