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Capire la crisi Ucraina

Kiev, da inizio guerra arrestati più di 800 traditori

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Piu’ di 800 ucraini sono stati arrestati dall’inizio della guerra con l’accusa di collaborare con i russi. Lo riferisce il ministero degli Interni ucraino che ha pubblicato stamattina, come riporta il Guardian un documento. Secondo il ministro degli Interni Yevhen Yenin, “in questi mesi, piu’ di 800 sabotatori sono stati arrestati e consegnati all’Sbu (il servizio di sicurezza ucraino, ndr) per ulteriori azioni procedurali. E spesso si vendono “per trenta pezzi d’argento: il prezzo del tradimento alla patria non supera i 300 dollari”. (A

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Kiev denuncia 4400 bimbi orfani deportati in Russia

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Kiev torna a denunciare la deportazione dei suoi bambini in Russia o nei territori occupati e fornisce nuove drammatiche cifre: sarebbero quasi 4.400 i minori rimasti soli che i russi hanno portato via dagli orfanotrofi. A renderlo noto è la vicepremier e ministra ucraina per la Reintegrazione dei territori occupati, Irina Vereshchuk, che parla di almeno 4.390 sottrazioni illegali e annuncia che l’Ucraina sta raccogliendo le prove da sottoporre alla Corte penale internazionale (Cpi). Dopo l’emissione del mandato di arresto per Putin si ripone grande speranza nella stretta collaborazione con la Corte dell’Aja, confermata dall’imminente apertura nella capitale ucraina di un ufficio della Cpi – annunciata dal procuratore generale ucraino – per una sempre maggiore cooperazione sui casi di deportazione. Resta intanto alta la tensione per le operazioni militari che nelle scorse ore si sono nuovamente avvicinate alla capitale, in un attacco che ha visto l’impiego di 15 droni kamikaze Shahed-136, di cui 14 sono stati distrutti dalle forze di Kiev, stando al resoconto dello Stato Maggiore delle Forze Armate.

Nel complesso i russi hanno lanciato 24 raid aerei, 12 attacchi missilistici e 55 attacchi con sistemi di razzi a lancio multiplo, fa sapere. Nessun ferito, ma i frammenti dei droni distrutti dalla contraerea che sono precipitati sul quartiere di Sviatoshynsky, nell’ovest della città, hanno colpito un edificio adibito ad uso commerciale e provocato incendi. Mentre il presidente Zelensky ha fatto visita alle truppe ucraine a Sumy, la battaglia continua a infuriare nell’est: la città di Avdiivka, nel Donetsk, “sta per essere cancellata dalla faccia della Terra” sotto l’intensificarsi dei bombardamenti russi, ha dichiarato Vitaliy Barabash, capo dell’amministrazione militare della città. E si sta trasformando in una Bakhmut: dista soltanto 90 chilometri dalla città simbolo del braccio di ferro fra Kiev e Mosca ed è adesso bersaglio continuo dei bombardamenti mentre, secondo l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), la leadership militare russa ha probabilmente già schierato i mercenari della brigata Wagner per consolidare i limitati progressi registrati di recente nella zona.

I combattimenti si sono intensificati anche intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, ha riferito poi il capo dell’Aiea, Rafael Grossi, ritenendo però che un accordo per la sicurezza dell’impianto sia “vicino”. Dopo aver incontrato lunedì Zelensky proprio a Zaporizhzhia, Grossi ha fatto sapere che “molto probabilmente” andrà in Russia nei prossimi giorni. Ciò che invece ancora non si intravede all’orizzonte è una apertura diplomatica che faccia anche pensare a possibili colloqui. Le posizioni restano granitiche e in queste ore il ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba, ricorda che “la pace ad ogni costo è un’illusione”. Parlando ad un evento virtuale in vista della preparazione del secondo Summit for Democracy voluto dal presidente Usa Joe Biden, ha ribadito che “nessun’altra nazione vuole la pace più dell’Ucraina. Ma la pace ad ogni costo è un’illusione. Il popolo ucraino accetterà la pace solo se garantirà la cessazione completa dell’aggressione russa, il completo ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e il ripristino dell’integrità territoriale del nostro stato all’interno dei confini riconosciuti a livello internazionale”, è tornato a sottolineare Kuleba.

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Peskov ha ammesso che la guerra sarà molto lunga

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“Le cose diventeranno molto più difficili. Ci vorrà molto, molto tempo”. Il commento sulla durata della guerra in Ucraina non arriva da una persona qualunque, bensì dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Secondo quanto riportato dal Guardian, Peskov si sarebbe espresso in questo modo durante una cena a fine dicembre alla presenza di importanti rappresentanti dell’élite russa. Stando alle fonti del giornale britannico, il suo brindisi avrebbe oscurato l’atmosfera della serata tra gli invitati, molti dei quali hanno dichiarato in privato di essere contrari alla guerra in Ucraina. “È stato scomodo ascoltare il suo discorso. Era chiaro che stava avvertendo che la guerra sarebbe rimasta con noi e che avremmo dovuto prepararci per il lungo periodo”, ha detto un ospite rimasto anonimo.

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Lavrov loda Berlusconi, non vede tutto bianco e nero

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“Silvio Berlusconi non cerca di dipingere tutto in bianco e nero, non cerca di intensificare tensioni nel mondo sotto lo slogan della lotta della democrazia contro l’autocrazia”. Non è la prima volta che Serghei Lavrov loda la “ragionevolezza” del leader di Forza Italia, ma questa volta il ministro degli Esteri pronuncia queste parole trovandosi per caso nello stesso momento, nello stesso hotel di Giorgia Meloni, a Nuova Delhi. La premier in una pausa della missione in India, il capo della diplomazia russa in conferenza stampa dopo un G20 Esteri in cui non sono mancate scintille. E di fronte a una domanda della stampa italiana Lavrov non ha perso occasione per elogiare l’ex presidente del Consiglio, su cui ancora una volta rimbalzano commenti da titolo dall’estero. La settimana scorsa era stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante la visita di Giorgia Meloni a Kiev, a rispondere a una domanda sul Cavaliere notando come le sue posizioni sul conflitto fossero dovute al fatto che “la sua casa non è mai stata bombardata”. Di ben altro tenore sono le considerazioni che arrivano da Mosca sul presidente di Forza Italia. Secondo Lavrov, “Berlusconi comprende la necessità di risolvere i problemi da cui dipende la nostra vita”. Come invece, dal punto di vista di Mosca, non fa il governo. Il ministro degli Esteri russo di recente ha sottolineato come l’Italia, da Paese con le “relazioni tra le più amichevoli” con Mosca, si è trasformata rapidamente in uno “dei leader delle azioni e della retorica antirusse”. Un netto cambio di scenario rispetto a quando a Palazzo Chigi c’era il Cavaliere.

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