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Guerra Ucraina

Kiev, ‘colpita con un drone una nave russa ancorata in Crimea’

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Kiev afferma di aver colpito con un drone una nave russa, un rimorchiatore sequestrato all’Ucraina con l’occupazione della penisola da parte di Mosca nel 2014, che era ancorato nella baia vicino al villaggio di Chornomorske. Si tratta, scrive Ukrinform, citando il canale russo Krymskiy veter su Telegram, del rimorchiatore Fedir Uryupin, attaccato il 23 dicembre. La nave, aggiunge Ukrinform, è stata colpita sopra la linea di galleggiamento e, pure non essendo affondata, è stata gravemente danneggiata.

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Esteri

Ucraina-Russia, il 2025 segnerà la fine della guerra? Tra speranze di pace e nuove minacce

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Il 2025 potrebbe essere l’anno della fine della guerra tra Russia e Ucraina, ma la situazione resta altamente incerta. Mentre emergono spiragli di dialogo, i combattimenti nelle regioni del Donbass e nella zona russa di Kursk proseguono con intensità.

Mosca ha annunciato la conquista della città mineraria di Toretsk, nel Donetsk, mentre Kiev ha rilanciato gli attacchi su Kursk e ha segnalato il ritorno delle truppe nordcoreane, precedentemente ritirate ma ora di nuovo presenti sul fronte.

Zelensky pronto al dialogo, ma prima vuole incontrare Trump

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista alla Reuters, ha dichiarato di essere pronto a negoziare direttamente con Vladimir Putin, ma ha sottolineato che prima vuole coordinarsi con Donald Trump per affrontare “il nemico comune”.

Anche Trump ha lasciato intendere la possibilità di un dialogo con Putin, dichiarando di voler “vedere la fine della guerra” e lasciando aperta la possibilità di un incontro con Zelensky già “la prossima settimana”.

Da Mosca, invece, arrivano segnali contraddittori. Dopo aver ripetutamente dichiarato che Zelensky non è un interlocutore legittimo (poiché il suo mandato sarebbe tecnicamente scaduto nel maggio scorso), ora il Cremlino sembra più incline a valutare la possibilità di negoziati.

La battaglia per ingraziarsi Trump

Al momento, sia Kiev che Mosca sembrano più interessate a guadagnarsi il favore di Trump piuttosto che impegnarsi concretamente per fermare la guerra.

Zelensky ha accolto positivamente la richiesta dell’ex presidente americano di concedere agli Stati Uniti accesso privilegiato alle terre rare ucraine, risorse fondamentali per l’industria tecnologica e militare. “Saremmo felici di intensificare la cooperazione tra le nostre industrie minerarie”, ha dichiarato il leader ucraino.

Allo stesso tempo, Putin sta evitando critiche dirette a Trump e sembra intenzionato a sfruttare la sua presidenza per rompere il fronte occidentale, che sotto Biden ha sostenuto l’Ucraina in modo compatto.

Putin prepara 100.000 nuovi soldati per il fronte

Nonostante i discorsi sulla pace, l’intelligence ucraina riporta una preoccupante escalation militare da parte russa. Zelensky ha avvertito che Putin starebbe pianificando il dispiegamento di 100.000 nuovi soldati, ben equipaggiati e pronti a combattere per un lungo periodo.

Inoltre, l’Ucraina sostiene che la cooperazione militare tra Russia e Corea del Nord verrà rafforzata con nuove tecnologie belliche avanzate.

A conferma della criticità del momento, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato Militare della NATO, ha effettuato una visita segreta a Kiev per raccogliere informazioni di prima mano sulla situazione al fronte.

L’Ucraina continua a chiedere aiuti militari

Zelensky continua a sollecitare il sostegno occidentale. Francia e Olanda hanno recentemente inviato caccia Mirage e F-16, mentre il leader ucraino ha chiesto agli alleati europei di incrementare le spese militari fino al 5% del PIL.

“La nostra guerra è la guerra dell’Europa. Se Putin dovesse vincere in Ucraina, l’intera stabilità del continente sarebbe a rischio”, ha ribadito Zelensky all’ammiraglio Dragone.

La pace è davvero vicina?

Se da una parte si intravedono spiragli diplomatici, dall’altra la realtà militare sul campo suggerisce che la guerra sia ancora lontana dalla fine.

Il 2025 potrebbe segnare una svolta decisiva, ma la vera fine del conflitto dipenderà dalle scelte politiche di Mosca, Kiev e delle potenze occidentali. Per ora, la possibilità di un cessate il fuoco sembra ancora un miraggio.

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Esteri

A Mariupol i bambini costretti a ringraziare i soldati russi

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Gli studenti di Mariupol, nella regione ucraina di Donetsk (est), sono costretti a scrivere “lettere di gratitudine” ai soldati russi: lo riporta Ukrinform, che cita il Comune della città occupata. “Le scuole nella Mariupol occupata stanno costringendo i bambini a scrivere lettere di gratitudine ai soldati russi – si legge in un comunicato stampa del Comune -. Gli studenti devono ringraziare gli occupanti per la ‘liberazione’ della loro città”. L’ultima serie di lettere è stata scritta in vista del 23 febbraio, quando i russi celebrano la Giornata del Difensore della Patria. Tuttavia, il Consiglio comunale di Mariupol ha sottolineato che gli stessi “difensori” hanno distrutto la città e ucciso gli amici e i parenti dei bambini delle scuole di Mariupol. Gli ufficiali notano che queste campagne mirano a manipolare ideologicamente i bambini, che oggi rappresentano uno dei principali obiettivi della prpoaganda russa. “Organizzazioni pseudo-patriottiche, ‘lezioni di patriottismo’, addestramento militare nelle scuole, glorificazione dei militanti russi e degli invasori: questi sono solo alcuni dei modi in cui le forze russe stanno cercando di cancellare l’identità ucraina, di militarizzare le giovani menti e di instillare l’odio verso tutto ciò che è ucraino”, afferma il Consiglio comunale di Mariupol.

 

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Esteri

Zelensky la prossima settimana a Washington da Trump

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L’incontro più atteso dagli ucraini avverrà a breve: Donald Trump vedrà Volodymyr Zelensky “probabilmente” la prossima settimana, ha annunciato il presidente americano. Il faccia a faccia sarà a Washington e non a Kiev, ma l’inquilino della Casa Bianca ha già messo in chiaro quale sarà il tema principale: la sicurezza degli asset ucraini, a partire dalla terre rare. Questo tesoro è infatti la merce di scambio individuata dalla nuova amministrazione Usa per continuare a fornire aiuti al Paese vittima dell’invasione russa. Allo stesso tempo, Trump ha mostrato i muscoli anche con Mosca: è pronto cioé a raddoppiare le sanzioni, specie nel settore petrolifero, per indurre il Cremlino a sedersi al tavolo delle trattative.

Il senso di questa strategia è che entrambe le parti dovranno fare delle concessioni per mettere fine al conflitto. In attesa che la diplomazia prenda il sopravvento, i russi hanno rivendicato la conquista della città mineraria-industriale di Toretsk, nell’est dell’Ucraina. Secondo il ministero della Difesa russo, in seguito ad “attive azioni offensive” delle sue forze, Toretsk è caduta dopo cinque mesi di feroci combattimenti in cui gli ucraini avevano impiegato 40.000 soldati, perdendone 26.000. Kiev non ha ancora detto di avere perduto completamente il controllo della città, ora in gran parte distrutta, ma se fosse confermata si tratterebbe della più importante vittoria russa dopo la conquista di Kurakhove nel dicembre scorso e Vuhledar nell’ottobre precedente. La caduta di Toretsk aprirebbe infatti ai russi la strada verso nord, in direzione della città di Kramatorsk, la preda più ambita del Donetsk.

Nel Kursk, invece, Zelensky ha riferito che le truppe nordcoreane, che si erano ritirate, sono tornate in prima linea al fianco dei soldati russi. In un’intervista con il New York Post, intanto, l’inviato speciale Usa per il conflitto in Ucraina Keith Kellogg ha fatto sapere che Trump è pronto a “double down”, cioè raddoppiare o insistere, con le sanzioni alla Russia, osservando che finora l’applicazione delle misure restrittive a Mosca è stata “solo circa un tre” su una scala da uno a 10 di pressione economica. In particolare, secondo l’ex generale inviato di Trump, si potrebbero prendere di mira “la produzione e le esportazioni di petrolio”. Un’iniziativa che tuttavia sembra in contrasto con l’intenzione annunciata in precedenza dal presidente Usa di voler far pressione sulla Russia provocando una discesa dei prezzi del greggio sui mercati mondiali.

Secondo Kellogg, comunque, l’obiettivo sarebbe quello di porre fine ai combattimenti prima di negoziare i complessi accordi di pace, perché “non si può uscire da questa guerra uccidendo”. Ma il Cremlino ha lamentato che dagli Stati Uniti non sono ancora arrivate proposte concrete. “Ci sono molte dichiarazioni e resoconti che vengono confutati, modificati o dichiarati bufale il giorno dopo – ha detto il portavoce Dmitry Peskov – Non abbiamo alcuna possibilità o desiderio di rispondere a ogni resoconto del genere. Finché non ci sarà qualcosa di sostanziale su questa questione, dobbiamo solo essere pazienti”. Kellogg ha fatto sapere che parlerà delle sue proposte con gli alleati alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, in programma dal 14 al 16 febbraio, alla quale prevede di partecipare anche il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.

Ma in quella sede il piano Usa non sarà ancora reso pubblico, ha avvertito l’inviato della Casa Bianca, che dopo Monaco dovrebbe recarsi a Kiev, il 20 febbraio. Intanto in materia di sanzioni c’è da segnalare la messa a punto da parte di una commissione governativa russa dei meccanismi legali che renderanno possibile la confisca di beni appartenenti ai Paesi “non amici” come rappresaglia ad eventuali decisioni di questo tipo adottate sui capitali russi attualmente congelati in banche americane, e soprattutto europee. Nell’aprile del 2024 il Congresso americano ha approvato una disegno di legge, finora non applicato, che permetteva di espropriare gli asset russi a beneficio dell’Ucraina. Ma negli Usa sono depositati solo 5 miliardi di dollari di questi fondi, mentre ben 210 miliardi giacciono in Europa. Finora i Paesi del G7 hanno dato il via libera solo alla confisca di una parte degli interessi futuri sui capitali bloccati per finanziare un prestito da 50 miliardi di dollari a Kiev.

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