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Juventus vs Inter rinviata al 13 maggio, tifosi nerazzurri: campionato falsato

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Gli hashtag #CampionatoFalsato e #FermiamoStaPagliacciata sono entrati in tendenza su Twitter. A spingerli sono soprattutto i tifosi dell’Inter, sul piede di guerra per la decisione di rinviare al 13 maggio la sfida scudetto contro la Juventus invece che disputarla domani a porte chiuse. I sostenitori nerazzurri, tra le altre cose, sottolineano con toni piuttosto accesi la congestione del calendario della squadra di Conte, chiamata gia’ a recuperare la gara contro la Sampdoria a data da destinarsi. Se l’Inter, infatti, dovesse raggiungere sia la finale di Europa League che quella di Coppa Italia si troverebbe poi a giocare in media ogni tre giorni – ben otto partite dal 3 al 27 maggio -, oltre a non avere uno slot a disposizione per inserire la sfida contro la Sampdoria.

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Cronache

Pozzuoli, la terra continua a tremare: ancora scosse

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La terra continua a tremare a Pozzuoli e nei Campi Flegrei: l’ultima scossa poco dopo le 4 ha fatto registrare una magnitudo di 2.5. Ha fatto seguito ad una serie di scosse minori, uno sciame che continua da domenica quando sono state registrate una novantina di episodi sismici, i più forti di 3.7, 3.1 e 3.0. Anche oggi l’epicentro è ad oltre 2 km di profondità. Molta paura tra la popolazione ma nessun danno, scuole e uffici aperti.

 

 

 

 

 

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Esteri

La mappa delle basi Usa (e occidentali) nell’area

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Basi militari note e altre segrete, installazioni logistiche e soldati sul campo per addestrare forze locali: è molto articolata la presenza delle truppe statunitensi e occidentali in Medio Oriente che potrebbero finire nel mirino di Teheran e delle milizie alleate. A cominciare dalle basi in Iraq e Siria, che già hanno dovuto fare i conti con la reazione all’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza scatenata all’indomani delle stragi del 7 ottobre compiute da Hamas. In Iraq in particolare, dove il premier Muhammad Sudani ha chiesto il ritiro delle truppe americane e l’esercito di Baghdad giudica la loro presenza “fonte di instabilità”, già si contano diverse decine di attacchi.

La gran parte sono rivendicati dal gruppo “Resistenza islamica in Iraq”, che secondo Washington è sostenuto da Teheran. Nel Paese i soldati americani sono quasi 2.500, inquadrati nella Coalizione anti-Isis creata nel 2014. La situazione è talmente tesa che le forze Usa hanno colpito a Baghdad nel gennaio scorso il comandante di una fazione filoiraniana. L’ultimo attacco nella capitale irachena risaliva al 2020: venne ucciso in un raid Qasem Soleimani, il capo delle forze al Quds iraniane. Allora, per rappresaglia, Teheran lanciò diversi missili balistici sulla base di Al-Asad. Tra le altre strutture, l’aeroporto militare di Erbil, nel Kurdistan iracheno, finisce spesso nel mirino. Nell’area sono dislocati anche i militari italiani inquadrati nell’operazione Prima Parthica (oltre mille soldati tra Iraq e Kuwait), soprattutto per l’addestramento delle forze locali. In Siria la base militare Usa più nota è quella di al Tanf, un’ex prigione che sorge strategicamente al confine tra Iraq e Giordania, poi ci sono quelle di al Omar e al Shaddadi, nel nordest, tutte e tre già prese di mira dal 7 ottobre. I soldati schierati in Siria sarebbero almeno 900, ufficialmente per l’addestramento delle Forze democratiche siriane (Sdf) che ancora combattono contro il governo di Damasco.

Nel nord ci sarebbero poi 200 militari francesi dispiegati in una manciata di basi: le informazioni però arrivano soprattutto da Ankara, che accusa Parigi di addestrare in loco i “terroristi” del Pkk, mentre ufficialmente addestrano, anche loro, le Sdf. In Giordania, 3mila i soldati Usa schierati, il presidente Emmanuel Macron ha acceso i riflettori sulla base aerea nel nordest desertico da cui sono partiti i caccia per intercettare i droni iraniani nell’attacco a Israele. Lo aveva già fatto a dicembre, andando a visitare per Natale i 350 soldati della struttura. Ma la base giordana che desta le maggiori preoccupazioni è la ‘Torre 22’: situata al confine siriano – si staglia a una manciata di chilometri dalla base di al Tanf – è stata attaccata dai droni delle milizie filoiraniane a gennaio con un bilancio di tre soldati americani uccisi e oltre 40 feriti. La presenza militare americana in Medio Oriente si snoda poi con le molteplici basi in Arabia Saudita, Emirati, Qatar, Baharein, Kuwait, Gibuti, Oman che ospitano oltre 40mila soldati, a cui vanno aggiunti i britannici. Ma si tratta di Paesi che difficilmente potrebbero finire oggi nel mirino di Teheran, a meno di non voler correre il rischio di dare il là alla Coalizione regionale anti-Iran evocata da Tel Aviv.

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Economia

L’Alfa Romeo cambia nome alla Milano, si chiamerà Junior

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La nuova Alfa Romeo Milano dopo la polemica con il governo cambia nome: la prima compatta sportiva del Biscione si chiamerà Junior. “Pur ritenendo che il nome Milano rispetti tutte le prescrizioni di legge, e in considerazione del fatto che ci sono temi di stretta attualità più rilevanti del nome di una nuova auto, Alfa Romeo decide di cambiare il nome da Milano a Junior, nell’ottica di promuovere un clima di serenità e distensione”, ha spiegato Jean-Philippe Imparato, amministratore delegato del brand, che ha confermato la produzione a Cassino della nuova Stelvio nel 2025 e della nuova Giulia nel 2026, mentre nulla è stato ancora deciso sui modelli del 2027. “La cautela è importante, faremo il nostro piano industriale sulla base di considerazioni che riguardano competitività e clienti. Questo vale per tutte le vetture che faremo in Italia”, ha sottolineato.

Soddisfatto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che nei giorni scorsi aveva definito “illegale” la scelta del brand Stellantis di produrre in Polonia il nuovo modello Alfa Romeo con il nome Milano “perché viola la legge sull’Italian Sounding”. “Credo sia una buona notizia – ha commentato Urso – che giunge proprio nella giornata del made in Italy che esalta il lavoro, l’impresa, la tipicità e la peculiarità del prodotto italiano che tutti ci invidiano nel mondo. Una buona notizia, che penso possa esaltare il lavoro e l’impresa e consentirci di invertire la rotta, anche per quanto riguarda la produzione di auto nel nostro Paese”. Il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, parla di “una vittoria del governo Meloni che dal giorno del suo insediamento sta portando avanti una battaglia per la tutela e il rilancio del Made in Italy”.

Per Imparato, che non ha sentito il ministro, “il caso è chiuso”: “Non procediamo legalmente, abbiamo da lavorare. Il nome sarà cambiato su tutti i mercati dove l’auto sarà venduta. Per noi il senso non è fare polemica, ma fare business” ha spiegato il manager che ha incontrato anche i concessionari. “In una delle settimane più importanti per il futuro di Alfa Romeo – ha detto il ceo del brand del Biscione – un esponente del governo italiano dichiara che l’utilizzo del nome Milano, scelto dal marchio per chiamare la nuova compatta sportiva appena presentata, è vietato per legge. Il nome Milano, tra i favoriti del pubblico, era stato scelto per rendere tributo alla città dove tutto ebbe origine nel 1910. Non è la prima volta che Alfa Romeo chiede il parere del pubblico per scegliere il nome di una vettura. Successe già nel 1966 con la Spider 1600: in quel caso il nome scelto dal pubblico era stato Duetto”. Il nuovo nome junior è un omaggio al passato.

“Una scelta del tutto naturale, essendo fortemente legato alla storia del marchio ed essendo stato fin dall’inizio tra i nostri preferiti e tra i preferiti del pubblico. Era al secondo posto dopo Milano”, ha sottolineato Imparato. “Siamo perfettamente consapevoli – ha affermato il manager – che questo episodio rimarrà inciso nella storia del marchio. E’ una grande responsabilità ma al tempo stesso è un momento entusiasmante. Come team scegliamo ancora una volta di mettere la nostra passione a disposizione del marchio, di dare priorità al prodotto e ai clienti. Decidiamo di cambiare, pur sapendo di non essere obbligati a farlo, perché vogliamo preservare le emozioni positive che i nostri prodotti generano da sempre ed evitare qualsiasi tipo di polemica. L’attenzione riservata in questi giorni alla nostra nuova compatta sportiva è qualcosa di unico, con un numero di accessi al configuratore online senza precedenti, che ha provocato il crash del sito web per alcune ore”. Imparato ha concluso con una battuta: “è come avere lanciato due modelli in pochi giorni, prima la Milano e poi la Junior. Siamo davvero unici”.

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