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Juventus, Fiorello: avrei tenuto Allegri ancora un altro anno

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“Non so se e’ giusto o sbagliato, pero’ se vinci 5 scudetti, giochi due finali di Champions vuol dire che qualcosa hai fatto. Io l’avrei tenuto un altro anno, voleva una squadra fortissima”. Intervenuto su Sky Sport, Rosario Fiorello ha commentato gli ultimi ‘casi’ importanti della Serie A, dall’addio di Allegri alla Juventus dopo cinque stagioni al saluto di De Rossi, fino al penultimo atto degli Internazionali. “Poi sai, ci sono dinamiche che non sappiamo, rapporti personali, Agnelli e Allegri non sono due tipi facili”. Fiorello parla anche del capitano giallorosso, che andra’ via a fine anno: “Scherziamo? E’ stata una cosa bruttissima, i vertici della Roma devono vergognarsi, l’ultima bandiera del calcio italiano. Non ci sono piu’ giocatori cosi’, non ci sono piu’ dei simboli. I tifosi si stanno facendo sentire ma ormai e’ fatta. Mio nipote, romanista, 14 anni, mi ha detto che dobbiamo andare all’ultima partita di De Rossi all’Olimpico, il 26 maggio. E ci andremo”.

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Champions: impresa Juve, 2-0 al City e pass più vicino

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E’ la notte più bella di Thiago Motta alla Juve: la sua squadra batte 2-0 il Manchester City e si rilancia in classifica, riportandosi a due punti dalle magnifiche otto. Per Guardiola continua una crisi che sembra non voler finire, è la settima sconfitta nelle ultime dieci gare ufficiali. L’ultimo provino è andato male, Cambiaso alza bandiera bianca e non recupera dai fastidi alla caviglia: Thiago Motta lancia Savona e Danilo nel pacchetto arretrato completato da Kalulu e Gatti davanti a Di Gregorio.

Per il resto non ci sono sorprese, con Yilidz che si riprende un posto da titolare sulla trequarti insieme a Conceicao e Koopmeiners alle spalle di Vlahovic e in mediana la coppia Locatelli-Thuram. Guardiola è rimasto quasi senza difensori, a sinistra conferma la fiducia nel classe 2004 Lewis nella difesa con i big Walker, Dias e Gvardiol. Kovacic e Foden non sono al meglio e partono dalla panchina, a sostegno di Haaland ci sono Doku e Grealish e le chiavi del centrocampo sono consegnate a Gundogan con De Bruyne e Bernardo Silva come mezzali.

E’ il Manchester City a prendere subito il dominio del gioco e del pallone, con il tiki-taka in pieno stile Guardiola che però non preoccupa particolarmente i bianconeri, sempre chiusi e compatti. La percentuale del possesso palla arriva a sfondare quota 70% per gli inglesi, eppure la prima occasione è della Juve: intorno al 20′, Yildiz aggancia e rientra sul destro, andando a sfiorare il palo alla sinistra di Ederson. Il lampo del turco accende lo Stadium e scuote la Juve, anche se i ritmi della sfida continuano a non alzarsi. Nel finale, è il City a creare l’occasione più importante di tutto il primo tempo: De Bruyne inventa, Haaland scappa alle spalle di Kalulu e prova uno scavetto, trovando una grande uscita di Di Gregorio. Sul capovolgimento di fronte, la Juve arriva fin dalle parti di Ederson, con il destro di Danilo che però è troppo centrale.

I due allenatori scelgono di non fare cambi durante l’intervallo, al primo affondo arriva il vantaggio bianconero: è un’azione insistita, che parte da una girata di Gatti respinta, passa per un intervento incerto di Gvardiol e si conclude con un colpo di testa di Vlahovic sul quale Ederson è impacciato. Lo Stadium esplode, per il serbo è il quarto gol in cinque gare stagionali di Champions. La reazione del City è timida, i tentativi di Doku, Lewis e Bernardo Silva vengono respinti dal muro eretto davanti a Di Gregorio.

Sul destro a giro di Gundogan, invece, c’è bisogno di un volo del portiere sotto l’incrocio per salvare l’1-0. Thiago Motta butta dentro Weah e McKennie, la scelta è ripagata dopo sei minuti: Danilo fa partire il contropiede, i due americani si trovano a meraviglia ed è il classe 1998 a raddoppiare. Guardiola non ha jolly da giocarsi dalla panchina e nel finale subentrano soltanto Savinho e Nunes, dalle parti di Di Gregorio non arrivano più pericoli. Dopo due minuti di recupero può esplodere la gioia bianconera: la Juve si riscatta e ritrova una vittoria attesa da un mese, la classifica di Champions torna a farsi interessante. Il Manchester City, invece, deve guardarsi alle spalle, e nella prossima a Parigi sarà una sorta di spareggio con un’altra big in difficoltà come il Psg.

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Champions: Bologna ferma il Benfica a Lisbona sullo 0-0

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Il Bologna a testa altissima a Lisbona, contro il Benfica. Non basta per la vittoria, ma per uscire dal Da Luz con un punto sì. A due giornate dal termine della stagione regolare, il 24esimo posto che significa qualificazione ai playoff per gli ottavi, occupato dalla Dinamo Zagabria, è ancora raggiungibile, anche se è una speranza molto più che flebile. Manca l’aritmetica, insomma, per sancire la fine della corsa dei rossoblù. Ma La trasferta di Lisbona dice pure che il Bologna continua a crescere, capace di irretire e a tratti di fare la partita e mettere alle corde il Benfica, che non riesce a prendersi tre punti fondamentali per provare a giocarsi le chance di entrare nelle prime otto e comunque di blindare i playoff per gli ottavi. Finisce senza gol e senza sconfitta, con i rimpianti del Bologna per un buon primo tempo e quelli del Benfica, che nella ripresa cresce ma non si sblocca: per Italiano e i rossoblù, una mezza impresa.

Italiano opta per il turn over e rivoluziona l’undici rossoblù, rinunciando per la prima volta in stagione a Freuler in mediana e lanciando dal primo minuto Ferguson, Moro, Fabbian, Urbanski, Iling-Junior, Dallinga e Casale e Posch. Ma il Bologna ha anima e identità e se la gioca: rischia in avvio, quando Beukema sbaglia in impostazione e Di Maria lancia Pavlidis verso l’1-0, ma il greco è in fuorigioco. Il Bologna fa la partita nella prima mezzora e ha le prime occasioni vere, con Fabbian che conclude malamente una bella azione manovrata e Dallinga che lanciato da Fabbian e liberato da un velo di Urbanski si presenta a tu per tu con Trubin, ma non conclude, cerca di saltarlo e finisce per farsi anticipare dal portiere dei portoghesi.

L’occasionissima sprecata sveglia il Benfica, che un po’ per volta trova misure e ritmo, trascinata dalle incursioni sulla sinistra di Carreras e soprattutto da Arusnes e da un ispirato Di Maria, che chiama Skorupski alla parata sul tiro al volo sul cross di Carreras e poi innesca la ripartenza che passa da Arusners e porta al tiro il solito Carreras, rimpallato a Skorupski fuori causa da Beukema. Si va il riposo sullo 0-0. Cresce il Benfica nella ripresa, il Bologna prova a pungere nuovamente con Dallinga, ma Trubin protegge bene il suo palo, ma è il Benfica a mettere alle corde i rossoblù: Skorupski si produce in un intervento prodigioso su Pavlidis a tu per tu, Aursnes e Di Maria arrivano gli interventi di Casale e Ferguson. Passano i minuti e il crescendo Benfica diventa assedio, con Skorupski che si produce in un altro miracolo su Di Maria. Il muro regge, il Benfica non sfonda, il Bologna cresce e si avvia a testa alta verso la fine dell’avventura europea.

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Champions: il Milan soffre ma batte la Stella Rossa

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Il Milan vince all’ultimo respiro contro la Stella Rossa in Champions League. Apre uno splendido gol di Leao, poi nella ripresa la squadra serba prende campo e sfrutta il calo di ritmo dei rossoneri trovando il pari con Radonjic. Serve l’ingresso del giovanissimo Camarda a sette minuti dalla fine per far vincere il Milan: c’è infatti molto del giovanissimo attazzante nel 2-1 di Abraham al 42′. La sua girata di testa mette fuori causa Gutesa con un pallonetto che finisce deviato sulla traversa, poi all’attaccante ex Roma tocca solo buttarla in rete.

Il Milan così vince la quarta partita consecutiva in Champions League (non accadeva dal 2005), ritrovando almeno in parte il sorriso dopo le difficoltà in campionato. Il primo tempo nasconde più insidie del previsto per il Milan. I rossoneri mantengono il possesso palla ma il gioco è troppo sterile e non si costruiscono vere occasioni da gol se non quella al 13′ di Leao che poteva sfruttare meglio davanti alla porta avversaria, occasione a cui tra l’altro la Stella Rossa risponde con una traversa colpita da Maximovic. L’assenza di Pulisic, sostituito da Loftus-Cheek, si sente. Fonseca a bordo campo non è soddisfatto e lo dice apertamente.

Poi poco prima della mezz’ora la partita prende una piega che complica ancora di più le cose. Loftus Cheek è costretto ad abbandonare il campo al 28′ per un risentimento all’adduttore destro, al suo posto entra Chukwueze. Neppure un giro completo di orologio anche Alvaro Morata chiede il cambio. L’attaccante spagnolo dà forfait per un risentimento al flessore sinistro. Entra quindi Abraham ma sono due sostituzioni obbligate nel primo tempo, a distanza di un solo minuto e utilizzando due slot dei tre disponibili. Insomma pessime notizie per Fonseca. Ma Abraham entra subito in partita. E’ pericoloso immediamente con un colpo di testa, poi con una punizione procurata e ben calciata. Una intraprendenza che contagia anche Leao che fino a quel momento non aveva acceso la partita. Al 34′ azione ubriacante del portoghese che non si concretizza ma è espressione delle capacità tecniche di Leao, bravissimo a dribblare mezza difesa serba.

E’ il preludio ad un gran gol, splendido sia per l’assist preciso con il lancio lungo di Fofana, che per il controllo perfetto di Leao che poi calcia di sinistro con potenza e controllo. E’ la rete che sblocca la partita e che dimostra l’importanza di Fofana, vero uomo imprescindibile del Milan di Fonseca, e del momento di crescita di Leao che deve arrivare ai venti gol stagionali come chiesto dal suo allenatore. La rete spinge i rossoneri a cercare il raddoppio prima con Theo Hernandez e poi con Abraham ma Gutesa si oppone. Ad inizio ripresa è la Stella Rossa a dimostrare più intraprendenza.

Il Milan cala di intensità lasciando così più spazio ai tentativi degli ospiti. Un peccato imperdonabile perché Maignan riesce a mantenere il vantaggio neutralizzando Mimovic dopo appena 2′ ma, dopo un fallo dubbio in area ai danni di Musah non valutato come rigore, arriva il gol del pari di Radonjić che era da poco entrato al posto di Maksimovic. Una gran botta dell’ex Torino batte Maignan e riequilibra il risultato. Al 33′ altro tentativo di Radonjić che calcia di poco a lato. E beffa ulteriore, Tomori viene ammonito per proteste dalla panchina. Il difensore, diffidato, senza neppure entrare in campo salterà la prossima sfida contro il Girona. A sette minuti dalla fine, Fonseca si gioca la carta Camarda (terza presenza in Champions League) e fa la differenza: il giovane attaccante stacca di testa in rotazione e costringe il portiere dello Stella Rossa alla deviazione sulla traversa in tuffo. Poi sulla palla si avventa Abraham che trova il 2-1 convalidato dopo il check del Var.

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