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Esteri

Julian Assange rigetta accordo per lasciare ambasciata dell’Ecuador

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Julian Assange non ha alcuna intenzione di accettare l’accordo evocato dal presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, in base al quale il fondatore di Wikileaks potrebbe lasciare l’ambasciata di Quito a Londra, dove vive da rifugiato dal 2012, con la presunta garanzia delle autorità britanniche di non estradarlo in Paesi dove potrebbe rischiare la pena di morte. Lo rendono noto Wikileaks e uno dei legali del giornalista e attivista australiano, Barry Pollock, liquidando le parole di Moreno come una “manovra diversiva”.

Moreno aveva sostenuto che l’ipotetico accordo avrebbe potuto assicurare ad Assange – a cui l’Ecuador ha concesso formalmente a suo tempo asilo politico – una “quasi libertà”, senza peraltro spiegare cosa intendesse. Ma l’avvocato Pollock, citato dal Daily Telegraph online, ha bollato le proposte del presidente ecuadoriano come inaccettabili. “Lasciar credere che togliere dal tavolo la pena di morte comporti per Assange di non dover più temere d’essere perseguito sarebbe ovviamente sbagliato, mentre nessuno deve essere perseguito per aver pubblicato informazioni vere”, ha tagliato corto il legale, aggiungendo che “l’Ecuador è tenuto a garantirgli l’asilo politico”: a maggior ragione poichè, “come sembra, gli Usa ne hanno predisposto l’incriminazione”. Il sospetto dei sostenitori dell’australiano è che i paletti indicati da Moreno non lo mettano in realtà per nulla al riparo da una possibile estradizione negli Usa, infuriati con lui fin dalla diffusione ad opera di Wikileaks dal 2010 di una caterva di documenti riservati imbarazzanti. E pronti apparentemente ad accusarlo di spionaggio, facendoselo consegnare da Londra con l’impegno a rinunciare alla pena di morte, ma non all’ergastolo. Non solo: Wikileaks, sul profilo Twitter dell’organizzazione, esprime la convinzione che quella di Moreno – deciso a liberarsi dallo scomodo ospite ereditato dal suo predecessore Rafael Correa, molto meno sensibile alle pressioni dell’Occidente – sia di fatto una messinscena. “Una manovra diversiva” per distrarre l’attenzione dalle ultime rivelazioni del New York Times sull’asserita trattativa da lui condotta sottobanco tempo fa con Paul Manafort, già uomo chiave della campagna elettorale di Donald Trump, per “vendere” Assange all’amministrazione americana in cambio di soldi e di un taglio del debito.

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Esteri

Tunisia: Saied, proposta Ue è carità non cooperazione

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Saied presidente Tunisia

Il presidente tunisino Kais Saied ha precisato in tarda serata che la Tunisia ha rifiutato i fondi stanziati dall’Unione europea in suo favore, poiché secondo lui costituiscono una sorta di “carità” e non di cooperazione, e il loro importo “irrisorio” è contrario all’accordo raggiunto nel mese di luglio tra le due parti e “allo spirito che ha prevalso durante la Conferenza di Roma” del luglio scorso, “iniziativa avviata da Tunisia e Italia”. La Commissione europea aveva annunciato il 22 settembre scorso che avrebbe iniziato a versare “rapidamente” i fondi previsti dall’accordo con la Tunisia per ridurre gli arrivi di migranti da questo Paese.

La Commissione ha precisato che dei 105 milioni di euro di aiuti previsti da questo accordo per combattere l’immigrazione irregolare, circa 42 milioni di euro sarebbero stati “assegnati rapidamente”. A questi fondi si devono aggiungere 24,7 milioni di euro già previsti nell’ambito dei programmi in corso. “La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta nulla che somigli a carità o favore, perché il nostro Paese e il nostro popolo non vogliono simpatia e non l’accettano quando è senza rispetto”, ha dichiarato Saied, secondo un comunicato della presidenza. “Di conseguenza, la Tunisia rifiuta quanto annunciato nei giorni scorsi dall’Ue”, ha affermato Saied ricevendo il suo ministro degli Esteri, Nabil Ammar.

Questo rifiuto, ha spiegato, “non è dovuto all’importo irrisorio ma perché questa proposta va contro” l’accordo firmato a Tunisi e “lo spirito che ha prevalso durante la Conferenza di Roma” del luglio scorso, “iniziativa avviata da Tunisia e Italia”. Secondo la Commissione europea gli aiuti devono essere utilizzati in parte per riabilitare le imbarcazioni utilizzate dalla guardia costiera tunisina e per cooperare con le organizzazioni internazionali sia per la “protezione dei migranti” che per le operazioni di rimpatrio di questi esuli dalla Tunisia nei loro paesi di origine. origine.

Questo memorandum d’intesa tra la Tunisia e l’Ue prevede anche un aiuto al bilancio statale di 150 milioni di euro nel 2023 mentre il paese si trova ad affrontare gravi difficoltà economiche. Saied ha infine aggiunto che il suo Paese “fa tutto il possibile per smantellare le reti criminali del traffico di esseri umani”. La Tunisia è, insieme alla Libia, il principale punto di partenza per migliaia di migranti che attraversano il Mediterraneo centrale verso l’Europa e arrivano in Italia.

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Musk deride Zelensky, ‘non chiedi aiuti da 5 minuti’

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Incontenibile Elon Musk. Non pago di aver rivoluzionato finora il settore delle auto elettriche, aperto la strada ai chip nel cervello e inventato il turismo spaziale, l’uomo più ricco del mondo ha deciso di scendere sulla terra per occuparsi, a modo suo, delle principali questioni d’attualità: dall’Ucraina alla crisi dei migranti negli Usa e in Europa fino al sempre verde tema del vaccino contro il Covid. L’ultimo affondo, sul social media acquistato per 44 miliardi di dollari, ha preso di mira il presidente ucraino Volodymyr Zelensky subito dopo il passaggio al Congresso americano di una legge di bilancio provvisoria che prevede un taglio ai fondi a Kiev. “Quando sono passati cinque minuti e non hai chiesto aiuti per l’Ucraina”, ha scritto Musk ripostando su X una versione del famoso meme del ‘viso in tensione’ (‘strained face meme’) con il volto del leader ucraino al posto di quello dello studente protagonista della foto originale che risale a dieci anni fa.

Immediata la reazione irritata dell’Ucraina che, usando la stessa immagine ma con la faccia del miliardario, ha ribattuto sull’account del parlamento: “Quando sono passati cinque minuti e non hai diffuso propaganda russa”. In quasi due anni l’atteggiamento del patron di Tesla sulla guerra lanciata da Mosca è stato piuttosto ambiguo. Da una parte il controverso imprenditore, forse anche su pressione del Pentagono, ha subito messo a disposizione di Kiev i suoi satelliti Starlink per facilitare le comunicazioni militari e civili degli ucraini. Dall’altra alcune sue dichiarazioni sul conflitto (“tanti morti per nulla”) e il sospetto che l’anno scorso abbia ordinato di spegnere gli stessi satelliti per evitare un attacco contro la flotta russa hanno suscitato dubbi e preoccupazione in Occidente.

Per non parlare dei suoi rapporti sospetti con Vladimir Putin e le continue incursioni in Cina, accompagnate da frequenti sortite anti-Taiwan. L’attacco contro Kiev arriva peraltro alla fine di una settimana abbastanza dinamica per il Musk opinionista che, in pochi giorni, è passato da una visita a sorpresa al confine tra Messico e Texas ad una polemica contro la Germania sulla gestione della crisi dei migranti. Su X è diventato virale il suo video a Eagle Pass, una delle città di transito dei flussi migratori, con il cappello da cowboy e gli occhiali a specchio mentre dispensa consigli su come risolvere una delle più grandi piaghe degli Stati Uniti. Stessi suggerimenti, non richiesti, che ha dato al governo di Berlino, accusato dal miliardario di lavarsi le mani dal problema a scapito dell’Italia.

E per non farsi mancare nulla, è entrato a gamba tesa anche sul vaccino contro il Covid, nei giorni in cui l’amministrazione di Joe Biden ha rilanciato la campagna per invitare gli americani a sottoporsi alla nuove versione. “Immagina un vaccino così sicuro che ti devono minacciare per fartelo. E immagina un virus così mortale che devi fare il test per scoprire di averlo”, ha scritto su X il miliardario che nell’aprile del 2021 assicurava di “essere favorevole a tutti i vaccini e a quello contro il Covid in particolare. I dati scientifici sono inequivocabili”. Una delle tante giravolte che fanno pensare che Musk sia sempre più vicino alle teorie cospirazioniste dell’estrema destra.

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Esteri

‘Usa preoccupati da corruzione in Ucraina, può minare la fiducia’

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 L’amministrazione Biden è molto più preoccupata della corruzione in Ucraina di quanto nom ammetta in pubblico. E’ quanto emerge da un documento riservato sulla strategia americana per Kiev che delinea – riporta Politico – le numerose iniziative di Washington per sradicare la corruzione in Ucraina. “La percezione di un elevato livello di corruzione” potrebbe “mettere in pericolo la fiducia del pubblico e dei leader stranieri nel governo in tempo di guerra”, afferma il documento, che include dettagli sugli obiettivi americani in Ucraina, dalla privatizzazione delle banche all’insegnamento dell’inglese a scuola e all’incoraggiare le forze armate di ad adottare i protocolli della Nato.

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