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Jerry Calà dimesso da clinica di Napoli

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Jerry Calà ha lasciato in mattinata la Clinica Mediterranea di Napoli dove era stato ricoverato per un infarto nella notte tra venerdì e sabato scorso. L’attore era stato portato nella struttura sanitaria dai soccorritori del 118: la Mediterranea è inserita nella rete Ima, per la cura dell’infarto miocardico acuto. Calà, 71 anni, colpito da malore in albergo, si trova a Napoli per le riprese del suo ultimo film, “Hanno rapito Jerry Cala’ : il riscatto e’ un problema”, prodotto da Gianluca Varriale per VargoFilm. All’attore e show man che ha fatto sorridere milioni di italiani con le sue interpretazioni magistrali nella commedia italiana gli auguri di rientro immediato sul set dalla redazione di Juorno.it

 

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Zucchero, ‘me ne frego del politically correct’

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Diretto e genuino come sempre. Verace e battagliero come la sua terra. Quell’Emilia-Romagna che si rimbocca le maniche e va avanti. Sempre. E che lui, Zucchero, non dimentica alla partenza italiana del 2023 del World Wild Tour, dalle Terme di Caracalla a Roma (si replica stasera, poi il 2, 3 e 4 giugno). “Per la Romagna” martoriata dall’alluvione canta Let it shine, il brano che aveva scritto nel 2006 per New Orleans devastata dall’uragano Katrina. “Ho cambiato un verso sostituendo la parola ‘Mississippi’ a ‘la mia terra’. Non ho detto molto di più, ma cosa vuoi dire che non abbiano già detto gli altri senza scadere nella retorica?”. Il collegamento con Bruce Springsteen – accusato di non aver detto nulla dal palco di Ferrara nel pieno dell’emergenza – arriva puntuale: “Conoscendolo, per me non sapeva niente: è uno attento a queste cose, come Bono o Peter Gabriel. Gente che non ha bisogno di nascondersi”.

Ma Zucchero va già oltre: “Il 24 giugno, però, per Italy Loves Romagna al concerto di beneficenza alla Rcf Arena a Reggio Emilia ci sarò. La sera prima sono a Sofia e la sera dopo a Bucarest, ma come fai a non esserci? Non mi sono neanche posto la domanda. Come nel 2012 per Italy loves Emilia nel post terremoto”. Già venduti 20mila biglietti, l’obiettivo minimo è arrivare a 50mila (e i 4 milioni di euro del 2012). Il palco, tra l’altro, sarà quello che lui utilizzerà per la festa nella sua Reggio del 9 e 10 giugno. “Rispetto al resto del tour sarà una festa – racconta nell’albergo romano a due passi da Villa Borghese – un po’ più lunga e che parlerà di più delle mie radici. Ho invitato Salmo: erano 3-4 anni che mi dicevano di fare qualcosa con i giovani, questi rapper e trapper, quelle cagate lì. Ma io non avevo mai individuato nessuno e soprattutto non ci riesco perché concepisco la musica come melodia, come spazi aperti e loro invece mettono una parola ogni 10 secondi. Invece Salmo mi ha colpito con la sua versione di Diavolo in me al festival di Sanremo (in coppia con Shari, ndr). È un vero musicista, conosce la musica che conosco io. Pur facendo il suo suono, ha un bagaglio musicale. E siamo diventati amici. Con lui si può pensare anche di fare qualcosa a livello discografico che sia credibile. Altri amici-artisti che girano ci sono, ma si decide all’ultimo momento”. A Caracalla ha portato in scena uno spettacolo energico, per oltre due ore e mezzo di show, in cui non si è risparmiato. L’esempio è Mick Jagger? “Lo prendo ad esempio, ma non lo seguo – risponde divertito -. Vorrei avere la sua costanza e la sua disciplina, ma deve costare una fatica.. e io non ce la faccio”.

Verace, si diceva. Senza peli sulla lingua, come sempre. “Se qualcuno ha dei dubbi sul fatto che accanto a brani definiti sublimi come Dune Mosse o Un Soffio Caldo, scrivo robe da osteria come Vedo Nero o Bacco Perbacco, piene di doppi sensi, allora non ha capito niente del blues. Il disagio e il sesso vannno di pari passo, e poi, ragazzi, si vive una volta sola! A me del politically correct non me ne frega un cazzo. Non vi piace la mia giacca di pelle gialla? Armocromista che? no, no… non ho mai seguito neanche la moda. Nell’armadio ho ancora le giacche bellissime che Armani e Versace mi hanno fatto su misura. Ma io anche a Sanremo andavo vestito da tonno nostromo. Non fa parte del posto dove sono cresciuto”.

Verace e genuino, ma anche malinconico. “Non si direbbe vedendomi sul palco, ma lo sono. Anche per le forze oscure che aleggiano intorno a noi. Forse anche per questo inizio il concerto con Spirito nel Buio. Speri sempre in un raggio di luce, ma tra conflitti, disarmonie, disastri, la primavera la vedo ancora lontana”. Durante il live Zucchero, che ha rivelato di essere senza contratto discografico dopo l’ultima scadenza (“ormai con le discografiche non si parla più di musica, ma si fanno solo i conti. Ma io concepisco ancora gli album come qualcosa che va ascoltato come si guarderebbero varie parti di un quadro”), ha reso omaggio anche all’amico Luciano Pavarotti sulle note di Miserere (indossando anche un foulard che il maestro gli regalò) e a Tina Turner, scomparsa nei giorni scorsi.

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L’attore Danny Masterson colpevole di stupro, rischia 30 anni di prigione

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L’attore americano Dammy Masterson, star della serie tv ‘That ’70s show’, è stato ritenuto colpevole da una giuria di Los Angeles di due su tre capi di imputazione per stupro. Ora rischia sino a 30 anni di prigione. Ad accusarlo tre donne, tutte ex aderenti alla Chiesa di Scientology, di cui Masterson era un esponente in vista: circostanza che, secondo l’accusa, l’avrebbe aiutato ad evitare ogni forma di responsabilità. Gli episodi contestati sarebbero avvenuti nella sua casa a Hollywood tra il 2001 e il 2003. Una precedente giuria non era stata in grado di raggiungere il verdetto nel dicembre del 2022, ma i procuratori hanno insistito con nuove prove, che hanno portato a un secondo processo.

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Una lunga lettera alla Rai chiude Che tempo che fa

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Lunghissimo applauso in apertura ”dell’ultima puntata per questa stagione di Che tempo che fa”, con Fabio Fazio già emozionato che in principio tace ma si parla molto di Rai e politica. Michele Serra inizia l’ultima serata del programma che trasloca su la Nove dall’autunno tracciando la sua personale ”storia politica della Rai”. Poi verso la fine, dopo l’intensa intervista ad Anthony Hopkins che ”volevo intervistare da sempre” e la letterina alla Rai di Luciana Littizzetto, alle spalle di Fabio Fazio compare una grande foto ”di tutti quelli che lavorano qui”. Il conduttore fa così il suo saluto e ringraziamento d’addio nell’ultima puntata di Che tempo che fa, prima di introdurre Marco Mengoni. ”Ringrazio tutti i colleghi della Rai, de L’Officina, il trucco il parrucco, tutti. Vorrei anche dire grazie a quelli che in questi giorni si sono fatti sentire”, dice un Fazio commosso che esprime un ringraziamento particolare ”a Rosanna Pastore e Silvia Calandrelli che hanno cercato in questi mesi fino all’ultimo una soluzione, cercando segnali da Marte che non sono arrivati”. Ed aggiunge: ”la Rai è la tv di tutti e anche la mia e non posso che volerle enormemente bene. In questi giorni, esattamente 40 anni facevo il mio provino da imitatore e incredibilmente mi hanno preso”.

”A quel provino c’era Bruno Voglino da cui tutto è iniziato e a lui voglio indirizzare l’ultimo grazie. Andai a fare l’imitatore a Pronto Raffaella la sigla si chiamava Fatalità e io mi sentivo lì proprio per fatalità. Il grazie più grande poi lo voglio indirizzare al pubblico. Sono stati 40 anni bellissimi”, conclude Fazio. La puntata si era aperta con Michele Serra e la sua personale ”storia politica della Rai”. Si chiede Serra di che partito fossero ”Topo Gigio, il Quartetto Cetra, Tognazzi e Vianello erano uno di sinistra e uno di destra? E per avvicinarsi ai giorni nostri di che partito sono Amadeus, Fiorello, Mara Venier, Vespa lo ha messo Cavour quindi è della destra storica?”, per il giornalista ”è un discorso cretino, perchè è difficile spiegare con la politica una storia che solo in parte lo è. Il lavoro delle persone per fortuna è più forte, nessuno si è mai chiesto in passato se Topo Gigio fosse di destra o di sinistra ma ora invece tutti si chiederebbero a che partito apparterrebbe”.

”E’ giunto il tempo di una riflessione – conclude Serra – la Rai è dello stato non dei partiti, l’atmosfera rimarrà tossica ora ed è grave perchè ci lavora anche tanta gente per bene”. Si parla di Rai anche con Marco Damilano. ”Andiamo in onda con Il cavallo e la torre fino al 23 giugno, i nuovi dirigenti si sono appena insediati, aspetto di incontrarli” dice. ”In tutto questo gioco delle figurine sulla Rai – ha aggiunto – una cosa che si è dimenticata è il pubblico, che paga il canone ed ha il diritto di vedere delle figure…lo dico a Fabio Fazio poi…” si interrompe Damilano e scatta l’applauso del pubblico. Per il giornalista ”il servizio pubblico ha in questo senso un dovere in più”, e spiega che ”i nuovi dirigenti hanno una responsabilità in più perchè devono difendere la Rai dalla politica che cerca di togliere il canone che è una risorsa fondamentale e devono anche difendere l’autonomia e la professionalità di chi lavora in Rai. Ci metto anche la mia”. Poi Luciana Littizzetto arriva nello studio dell’ultima puntata di Che tempo che fa con il carrello montacarichi pronta per il trasloco ”a mezzanotte scatta lo sfratto definitivo”, dice e punta alla poltrona ”questa dobbiamo portarla via qua ci sono stati culi illustri, dovevamo farla firmare”. E ipotizza ”a chi lasciare i mobili”: i pesci ad Antonella Clerici il tavolo così grande ”mettiamolo su Ebay o giusto a Putin”. ”Stasera puoi fare quello che vuoi” dice Fazio.

”Eppur la Nove”, mette tra le sue consuete citazioni poi non rinuncia ad una ”letterina alla Rai, regina del tubo catodico”. ”È finita non abbiano superato la crisi del settimo governo. Peccato andare via ora. Ho iniziato qui la mia carriera quando Don Matteo era in seminario, Montalbano aveva i cappelli e Vespa aveva solo due nei”. Poi con gli occhi velati parla di ”anni proprio belli, di allegria, di grandi ascolti, di ospiti importanti. Ogni tanto pestavamo un merdone e ci hai spostato di qua e di la’ ma abbiamo resistito grazie agli spettatori e grazie al nostro impegno e non grazie ad altro, lo dico a muso duro”. Inno alla Rai ancora di Luciana Littizzetto prima del trasloco sul Nove dalla prossima stagione: ”Ti voglio bene Rai perchè non sei la parte politica che ti controlla. Sei gli artisti”, che elenca a lungo. E conclude sperando in un ritorno alla Rai chissà: ”spero ci ritroveremo in un’Italia diversa dove chi fa il ministro non abbia paura di chi fa il saltimbanco e ricordati che la Rai è di tutti. Tua affezionatissima Luciana. ps. Bello ciao”. Rose rosse per lei e per Filippa Lagerback da un commosso Fabio Fazio.

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