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Jannik Sinner e la vergognosa campagna diffamatoria della stampa tedesca

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La vittoria di Jannik Sinner agli Australian Open avrebbe dovuto essere celebrata come una delle imprese più straordinarie nella storia del tennis italiano. Tuttavia, alcuni media tedeschi hanno deciso di gettare ombre su questo trionfo, dando vita a una campagna diffamatoria disgustosa e proditoria, incapace di accettare la superiorità sportiva dell’azzurro.

“Una vittoria col retrogusto”: l’attacco di Bild

Bild, uno dei principali tabloid tedeschi, ha scelto di aprire il suo resoconto della finale con il titolo: “Una vittoria col retrogusto”, evocando ancora una volta l’ombra del doping su Sinner. Un’accusa pesante e ripetuta, che dimostra come il giornale preferisca insinuare dubbi infondati piuttosto che riconoscere i meriti sportivi di un campione che ha dominato il torneo senza lasciare scampo ad avversari di altissimo livello.

Bild sottolinea che Sinner, numero uno del mondo, ha ottenuto il suo terzo successo in un Major nell’arco di un anno, ma insinua che tutto ciò sia macchiato dal presunto caso di positività al Clostebol nel marzo 2024. La testata si affretta a ricordare che il 16 e 17 aprile si terrà l’udienza davanti alla Corte internazionale di arbitrato dello sport (Cas), nonostante Sinner non sia stato ancora squalificato e abbia sempre dichiarato la sua innocenza.

Zverev, un esempio di sportività e signorilità

Le insinuazioni di Bild risultano ancor più penose e vergognose alla luce della straordinaria sportività dimostrata dal numero due al mondo, Alexander Zverev, il quale, pur sconfitto in tre set, ha riconosciuto pubblicamente la superiorità di Sinner. Tra le lacrime, Zverev ha dichiarato: “Nessuno più di lui ha meritato questo titolo”, mostrando rispetto e ammirazione per il collega italiano.

Questo contrasto tra la signorilità di Zverev e la campagna diffamatoria dei media tedeschi rende ancora più evidente quanto certe accuse siano mosse più dal rancore che da un reale interesse per la verità.

Difendere l’immagine di Sinner e dello sport

Quella di Jannik Sinner è una vittoria limpida, costruita con sacrificio, talento e determinazione. È necessario respingere con fermezza qualsiasi tentativo di sporcare la sua immagine, ricordando che la giustizia sportiva deve seguire il suo corso, ma che fino a una sentenza definitiva vale il principio della presunzione di innocenza.

Sinner ha dimostrato sul campo di essere un campione, e nessuna campagna denigratoria può cancellare quanto costruito. Come italiani, non possiamo che essere fieri di lui e respingere al mittente attacchi tanto gravi quanto privi di fondamento, che non solo danneggiano l’atleta ma mettono in discussione lo spirito stesso dello sport.

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Esteri

Virginia Giuffre, la ragazza che fece tremare i potenti: dagli abusi di Epstein al suicidio che lascia ancora troppi misteri

La storia di Virginia Giuffre, la vittima simbolo dello scandalo Epstein: dagli abusi e il caso con il principe Andrea al suicidio in Australia. Una vita segnata da dolore e potere.

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«Una comune ragazza americana ha buttato giù un principe britannico»: così la famiglia di Virginia Giuffre, nata Roberts, aveva commentato la decisione della Corona inglese di privare il principe Andrea, fratello di re Carlo, di tutti i titoli onorifici.
Era il gennaio scorso, quando il memoriale postumo di Virginia — la più celebre delle vittime di Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell — riportava alla luce una storia di sesso, potere e denaro che ha travolto re, miliardari e politici.
Oggi, quella stessa ragazza “comune” è morta: si è tolta la vita il 25 aprile, a 41 anni, nella sua casa in Australia, schiacciata — come ha scritto la famiglia — “dal peso dell’abuso, divenuto intollerabile”.

Dagli abusi infantili alla rete di Epstein

Nata nel 1983 in California, Virginia aveva conosciuto l’inferno già da bambina. Trasferitasi in Florida, a soli sette anni fu vittima di abusi da parte di un amico di famiglia, e nel suo memoriale aveva accusato anche il padre di molestie.
A tredici anni era fuggita di casa, sopravvivendo per strada a Miami in cambio di cibo e riparo.
A quindici, il padre le trovò un lavoro al resort Mar-a-Lago di Donald Trump, dove lavorava come tuttofare. «Trump fu gentile, non mi fece nulla di male», scriverà anni dopo Virginia.

Ma il destino la fece incontrare con Ghislaine Maxwell, che la convinse a lavorare come “massaggiatrice” per il suo compagno Jeffrey Epstein. Era il 1999, e la ragazza aveva appena 16 anni.
Da quel momento iniziò un calvario di abusi sessuali, con Epstein e Maxwell che la sfruttavano e la costringevano ad accompagnarli nei loro viaggi sul jet privato, il famigerato “Lolita Express”, usato per portare minorenni a ricchi uomini d’affari e politici in tutto il mondo.

Il principe Andrea e l’accordo milionario

La foto che la ritrae abbracciata al principe Andrea, con Ghislaine Maxwell sullo sfondo, è divenuta l’immagine simbolo di uno degli scandali più gravi della storia recente.
Virginia accusò il duca di York di averla stuprata tre volte quando aveva 17 anni. Andrea ha sempre negato ogni addebito, ma nel 2022 accettò un accordo extragiudiziale da 12 milioni di sterline, pur senza ammettere colpe.

Il ritorno dall’inferno e la fuga in Australia

Quando Epstein la considerò “troppo vecchia” per i suoi gusti, Virginia fu mandata in Thailandia per un corso di massaggi. Lì incontrò Robert Giuffre, istruttore australiano di arti marziali, che sposò dopo appena dieci giorni.
Con lui si trasferì in Australia, dove nacquero i loro tre figli. Sembrava l’inizio di una nuova vita, ma il passato tornò a perseguitarla.
Nel 2015, quando vide che Epstein era sostanzialmente sfuggito alle prime accuse, decise di parlare, diventando una delle principali accusatrici del miliardario, che fu infine arrestato nel 2019 e morì in carcere in circostanze mai del tutto chiarite.

L’isolamento e la fine tragica

Dopo il risarcimento ottenuto dal principe Andrea, Virginia aveva tentato di allontanarsi dai riflettori. Ma la sua vita privata si era sgretolata: il matrimonio fallito, una battaglia legale per la custodia dei figli e un’ingiunzione per violenza domestica segnarono gli ultimi mesi.
Il 25 aprile, nella sua fattoria nell’Australia occidentale, si è tolta la vita. La famiglia ha parlato di “suicidio”, mentre il padre, dalla Florida, ha detto di non credere a questa versione, sospettando che “qualcuno l’abbia fatta fuori”. Nessuna prova, però, è mai emersa.

Un epilogo che lascia aperti molti interrogativi

Virginia Giuffre è diventata, suo malgrado, il volto più noto del sistema di abusi e ricatti di Epstein e Maxwell, un meccanismo che ha toccato vertici della politica, della finanza e della monarchia.
La sua morte riapre interrogativi mai sopiti su quanto fosse estesa la rete di protezione che ha coperto per anni gli abusi del miliardario pedofilo.
E mentre il mondo si interroga ancora sulle ombre del caso Epstein, la storia di Virginia resta una ferita aperta nella coscienza collettiva, la testimonianza di una ragazza che osò sfidare i potenti e finì schiacciata da un segreto troppo grande per essere taciuto.

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Sinner batte Zverev e vola verso le semifinali delle ATP Finals di Torino

Jannik Sinner domina anche Zverev in due set alle ATP Finals di Torino e centra la seconda vittoria consecutiva, avvicinandosi alle semifinali.

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Jannik Sinner continua la sua marcia trionfale alle ATP Finals di Torino. Il numero due del mondo ha sconfitto Alexander Zverev in due set, 6-4, 6-3, in un’ora e trentasette minuti di gioco, regalando al pubblico dell’Inalpi Arena un’altra prestazione di alto livello.

Due su due per Jannik

Con questa vittoria, Sinner mette a segno la seconda affermazione in due gare e si avvicina alla qualificazione matematica per le semifinali. Solidissimo al servizio e preciso nelle accelerazioni, l’azzurro ha gestito con lucidità i momenti chiave del match, strappando il servizio a Zverev nei momenti decisivi dei due set.

Ora testa alle semifinali

“Mi sento bene, sto giocando con fiducia e il pubblico mi dà una spinta incredibile”, ha dichiarato Sinner al termine dell’incontro. Per il tennista altoatesino è già tempo di pensare alle semifinali, che potrebbero arrivare con una giornata d’anticipo.

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Germania, bufera in Afd per il viaggio in Russia: sospetti del Cremlino e tensioni interne nel partito di estrema destra

Il viaggio di alcuni esponenti di AfD a Soci, in Russia, fa esplodere tensioni nel partito. Der Spiegel parla di un’operazione del Cremlino per accrescere la sua influenza in Occidente.

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Secondo un’inchiesta del settimanale tedesco Der Spiegel, il viaggio annunciato da alcuni politici di Alternative für Deutschland (AfD) a Soci, nella Russia meridionale, farebbe parte di un’operazione del Cremlino per estendere la propria influenza nel mondo occidentale.
La rivista tedesca ha rivelato che per evitare imbarazzi legati a un invito ufficiale da parte delle istituzioni russe, Mosca avrebbe utilizzato un’organizzazione con sede in India come intermediario.

La divisione interna nel partito

La notizia ha provocato forti tensioni all’interno di AfD, partito di estrema destra già al centro di polemiche per le sue posizioni filorusse. La leader Alice Weidel ha preso le distanze dal viaggio, dichiarando: “Non riesco a capire cosa si debba fare lì. Io non avrei agito così”.
Dopo le sue pressioni, uno dei due parlamentari coinvolti, Rainer Rothfuß, ha deciso di rinunciare alla partecipazione.

Il caso Rothfuß e l’incontro con Medvedev

A spingere Weidel a intervenire è stato soprattutto il fatto che Rothfuß avrebbe dovuto incontrare a Soci l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev, senza averne informato i vertici del partito al momento della richiesta di partecipazione.
La leader di AfD ha parlato di “mancanza di trasparenza” e annunciato possibili misure disciplinari, insieme a nuove regole più rigide per i viaggi all’estero dei membri del gruppo parlamentare.

Chi parteciperà al viaggio

Nonostante il passo indietro di Rothfuß, il viaggio a Soci dovrebbe comunque avere luogo. A partecipare saranno Steffen Kotré, parlamentare federale di AfD, Joerg Urban, capo del partito in Sassonia, e Hans Neuhoff, parlamentare europeo.
L’obiettivo dichiarato è quello di partecipare a un incontro “per la cooperazione internazionale”, ma secondo Der Spiegel l’iniziativa si inserirebbe in un più ampio disegno di soft power russo volto a legittimare la politica estera del Cremlino attraverso il dialogo con movimenti e partiti occidentali critici verso l’Unione Europea e la Nato.

Un nuovo fronte di tensione nella politica tedesca

Il caso rischia ora di trasformarsi in un nuovo terreno di scontro nel panorama politico tedesco. AfD, già sorvegliata dai servizi di sicurezza interni per sospetti legami con ambienti estremisti, vede aggravarsi la sua crisi interna e reputazionale, mentre l’opinione pubblica si interroga sulle strategie di influenza russa nei partiti europei più radicali.

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