Italia chiusa fino a Pasqua, poi si riparte: ecco come e quando ritorneremo a vivere e a convivere con virus
“Dovremo continuare a fare sacrifici ancora per un po’” ha ribadito il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in queste ore.
Rigore è la parola d’ordine ma il Governo ha già in mente la fase 2, quella della convivenza con il virus. Proprio in quest’ottica nelle prossime ore, sentito il parere e visti anche gli studi degli scienziati del Comitato Tecnico che collabora col Governo, sarà comunicato agli italiani un calendario della riapertura del Paese gradualmente
Faremo turni per andare a lavorare. Faremo turni per entrare nei negozi. Osservemo la distanza di sicurezza come giù facciamo oggi. Saremo obbligato a indossare i dispositivi di protezione obbligatori in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Il Governo pensa alla “Fase 2″ dell’emergenza da coronavirus. Si comincerà con ogni probabilità il 4 maggio. Quel che è certo è il fatto che le nostre abitudini quotidiane dovranno essere diverse rispetto al passato. Ci saranno cambiamenti radicali e norme da osservare, pene severe, sanzioni anche penali. Sono queste le condizioni minime e indispensabili da seguire per poter ripartire. Governo e scienziati sono sicuri che i cittadini accetteranno le nuove regole. L’hanno già fatto nel corso di questa lunga quarantena. La ripresa sarà “lenta e graduale”. Di tutto questo si è discusso, e se ne è discusso a lungo, durante la riunione tra Governo e comitato tecnico scientifico.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato chiaro: “La tutela della salute resta al primo posto, però i motori del Paese non possono restare spenti troppo a lungo”. Conte è preoccupato “per la tenuta psicologica dei cittadini, per l’ordine pubblico e per l’impatto delle chiusure sull’economia”. Sa bene che “la curva dell’epidemia si è stabilizzata, dunque entriamo nella fase della massima attenzione, che ci impone di mantenere prudenza e rigore”. E dunque nel discorso ai cittadini che farà nei prossimi giorni (forse venerdì Santo, non domenica di Pasqua), Conte annuncerà il nuovo decreto (quello in vigore scade il 13 aprile) con l’ulteriore proroga dei divieti di spostamento, fornendo però una speranza con il via libera alla riapertura di alcune aziende la prossima settimana. Si cominceranno ad accendere i motori della economia. Non possiamo rischiare che la curva dell’epidemia si alzi di nuovo, perché non possiamo permetterci di ripartire da capo. E Conte lo dovrà spiegare in maniera chiara e convincente, Tuti gli italiani devono essere consapevoli che la “fase 2” potrà iniziare solo dopo il ponte del 1 maggio. Forse un primo allentamento ai divieti di spostamento partiranno dal 4 maggio.
Negozi aperti ma file e clienti con mascherine per entrare. Ph Mario Laporta/KONTROLAB
Ci sarà un ritorno alle attività di imprese, aziende e studi professionali. Le misure di sicurezza dovranno prevedere un minimo di affluenza negli uffici, pubblici o aperti al pubblico, in modo da rispettare sempre gli standard minimi di sicurezza per evitare il contagio. Sarà privilegiato lo smart working. Chi va in sede di lavoro dovrà prevedere turni alternati divisi per orario o per fasce giornaliere. Meno incontri ci sono, meno promiscuità c’è, già siamo certi di tenere a bada il contagio. Il metro di distanza (se non di più) dovrà essere sempre garantito. Lo spazio tra le postazioni di lavoro dovrà essere molto più ampio di un metro. Questo vuol dire che andranno ridisegnati i modelli di convivenza nel mondo di lavoro. Niente uffici pollaio. La stessa regola si applicherà ai negozi e a tutti gli altri settori che prevedono la presenza dei clienti. Fare acquisti? Si potrà. L’Italia deve riaprire. Ma sarà necessario mettersi in coda. Code a supermercati e farmacie. Ingressi scaglionati, come accade ora. Apriranno tutte le attività? O ci saranno esercizi per cui occorra più tempo? Il Governo sembra intenzionato a non penalizzare alcuna attività. Ma vuole che sia chiaro che le regole devono essere osservate in maniera ferrea. Perchè ci saranno sanzioni serie e chiusure di esercizi commerciali. Una ripresa del contagio sarebbe letale per il Paese che vuole ripartire. Occorrerà, come si diceva, convivere col virus.
Per andare dal parrucchiere, nei centri estetici e in tutti gli altri luoghi che prevedono un contatto diretto o comunque ravvicinato, sarà invece necessario prendere appuntamento in modo da essere soltanto. Massimo in due per stanza: lavoratore e cliente. Agli scienziati Conte ha rivolto una richiesta specifica: “Elaborare un programma sulla “fase 2″, con l’ausilio di esperti di modelli organizzativi del lavoro, sociologi, psicologi, statistici” per arrivare a “modelli di convivenza con il virus”.
E questo certamente prevederà l’obbligo per i lavoratori che hanno contatti con il pubblico di indossare guanti e mascherine. Dispositivi che anche i cittadini dovranno avere sempre con sé in modo da poterli utilizzare quando si trovano con altre persone o devono entrare nei negozi. Uno dei criteri per allentare i divieti di spostamento potrebbe riguardare le fasce di età prevedendo per le categorie più fragili come gli anziani e i malati alcune limitazioni.
Anche per questo gli scienziati dicono no a una riapertura di asili, scuole e università. Si tratta infatti di far muovere 12 milioni di persone: otto milioni e mezzo di studenti, un milione di docenti e uno di personale, più i genitori. Dunque se riparlerà a settembre.
L’epidemia va tenuta sempre sotto controllo una volta governato e imbrigliato il contagio. La curva epidemica e dunque l’indice di contagio rimane la bussola da seguire perché, come ha sottolineato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio “se sbagliamo i tempi torniamo in lockdown e ricominciamo da capo”. Le prime riaperture saranno soprattutto simboliche, come le librerie e le cartolerie. Gli scienziati hanno allentato un po’ sulle attività produttive a basso rischio basandosi su una graduatoria rispetto ai codici Ateco (sono i codici dell’Istat per classificare le attività economiche).
Agricoltori, edili e cassieri sono categorie a rischio basso o medio basso, mentre a medio alto o alto sono camerieri d’albergo, addetti alle mense e parrucchieri.
Per la App che dovrebbe essere utile a seguire i positivi al covid, esistono due opzioni da portare avanti in parallelo con i test, per poi proporre il download della migliore applicazione per tutta la popolazione. Gli esperti della task force stanno analizzando i dati anonimi e aggregati messi a disposizione dalle piattaforme Web e rimangono in contatto con l’iniziativa Pan-European privacy preserving proximity tracing di 130 scienziati da 8 Paesi comunitari per verificare la possibilità di partecipare a una soluzione unica per la Ue al posto di singole applicazioni per ogni Stato. E poi riferiranno alla ministra per l’Innovazione Paola Pisano. Dell’App (o delle due Aapp) sappiamo che il download dovrebbe essere volontario e che grazie al Bluetooth potrà rilevare i codici degli smartphone che ha incrociato. In caso di positività di un individuo, gli altri verranno avvisati senza che l’informazione sull’identità del malato possa essere ricostruita. Qui “finisce” il tracciamento digitale e inizia la gestione dei pazienti e di chi deve stare in quarantena da parte delle strutture sanitarie: per provare a contribuire al contenimento del virus, quando l’applicazione sarà disponibile dovrà viaggiare in parallelo alla capacità di fare tamponi in modo capillare e tempestivo. Il ministro della Salute Roberto Speranza sta lavorando “per rafforzare la rete sanitaria per l’assistenza territoriale ai malati e la cura domiciliare anche perché la App dovrà mettere in contatto le persone “positive” con i medici attraverso la teleassistenza”.
Ma tutto questo sarà impossibile da realizzare senza avere test attendibili. Ecco perché il ministro Francesco Boccia è tornato a incalzare gli scienziati affinché dicano quali sono i test attendibili e ha evidenziato la necessità di “omogeneizzare le regole sui test per tutte le Regioni e per portare a mille tra medici e infermieri la task force da spostare negli ospedali Covid”. Il governo ha distribuito circa mille ventilatori e vigilerà sul fatto che siano sistemati esclusivamente nei reparti specializzati. Nella “fase 2” bisognerà infatti avere luoghi sicuri dove poter curare nuovi malati in modo da poter escludere il rischio di un’altra epidemia.
La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.
Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.
La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.
Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.
Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.
“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.
Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.
La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.
L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.
Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.
L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).
Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.
“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.