Italia, Bulgaria, Portogallo, Romania e Slovacchia hanno presentato un documento che propone di posticipare l’eliminazione dei motori a combustione dal 2035 al 2040 e di ridurre le emissioni di CO2 del 90% (anziche’ del 100% come proposto da Commissione europea ed Europarlamento) nel 2035. Al documento, predisposto in vista della riunione del Consiglio ambiente Ue fissata per martedi’ 28, l’Italia si e’ associata con l’obiettivo specifico di ottenere modifiche al testo sotto esame sui veicoli commerciali, i biocarburanti e le produzioni di nicchia. Ma del tema si e’ discusso anche a Roma con la richiesta, espressa da produttori e sindacati del settore automotive, in un tavolo convocato al Mise, che ha riunito cinque ministri e oltre 40 sigle. Rinviare lo stop ai motori termici, fissato dal Parlamento Ue al 2035 e che sara’ al vaglio del Consiglio europeo ambiente il prossimo 28 giugno, o avere almeno una percentuale inferiore rispetto al 100% del phase out: questa la richiesta arrivata da gran parte della filiera. La posizione del governo non e’ pero’ apparsa univoca. Le diverse anime passano dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti che teme una ‘curva pericolosa’ per la quale usare prima il freno, al ministro del Lavoro Andrea Orlando che ritiene difficile poter fermare la tabella di marcia. E poi il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani che sembra avere un approccio pragmatico. Il rinvio e’ stato definito “auspicabilendal presidente di Anfia, Paolo Scudieri, spiegando che non si tratta di “trascurare l’ambiente, ma dare la possibilita’ ad altri spazi tecnologici, come i carburanti sintetici, i biocarburanti, l’idrogeno, di partecipare alla transizione” che dovra’ essere caratterizzata da “pluralita’ tecnologica e linearita’”. Una transizione pero’ nei fatti gia’ iniziata con tempi che, al di la’ delle decisioni prese in sede europea, sono dettati dai grandi player della produzione, come ha sottolineato il ministro del Lavoro Orlando, aggiungendo che “possiamo chiedere piu’ risorse per mantenere la tabella di marcia, ma mi sembra molto difficile sovvertirla”. E’ il titolare del lavoro ad esprimere la posizione piu’ ‘verde’ del governo. Enrico Giovannini, titolare dei trasporti, preme da sempre per non rinviare la transizione, ma non ha espresso questa volta la propria posizione, anche perche’ richiamato da impegni internazionali si e’ trattenuto solo poco al tavolo. I numeri sembrano comunque segnare un cambio di scenario. Negli ultimi tre anni, infatti, sono piu’ che dimezzate in Italia le immatricolazioni delle auto alimentate a benzina e gasolio, mentre crescono quelle delle auto elettriche. A delineare il quadro e’ l’Unrae, l’Associazione delle case automobilistiche estere, che spiega come le immatricolazioni delle auto a benzina si siano fermate a 436mila, quelle a gasolio a 323mila, rappresentando comunque ancora il 90% del parco circolante, con oltre 34,5 milioni di unita’. Le auto elettriche “con la spina” sono invece salite a quasi 137mila nel 2021, raggiungendo quota 9,4% del totale. Una percentuale pero’ ancora molto lontana dal 26% della Germania, dal 18,6% del Regno Unito e dal 18,3% della Francia. “A livello europeo si sta allargando il fronte dei Paesi che chiedono un passaggio piu’ graduale verso il green”, ha affermato il ministro Giancarlo Giorgetti al termine del tavolo, osservando come “anche in Germania le forze politiche” si stiano “confrontando sul tema in maniera pragmatica, ascoltando le richieste e le esigenze anche del settore industriale”. Giorgetti ha ribadito il sostegno governativo alla ricerca in nome della neutralita’ tecnologica, “obiettivi che il Mise conta di raggiungere anche con contratti di sviluppo e accordi di innovazione, senza trascurare le opportunita’ offerte dal Pnrr”. In vista del Consiglio Ue “l’impegno preso”, ha spiegato il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, “e’ favorire sia in quella sede che nelle successive fasi istituzionali, scelte equilibrate e compatibili con gli interessi del secondo Paese manifatturiero europeo, ispirandoci ai principi della neutralita’ tecnologica e della sostenibilita’ industriale”. Di “paesaggio molto vario” ha parlato il ministro Roberto Cingolani, spiegando che “non tutti hanno chiesto di rimandare la transizione” ma “sono emerse richieste miste: c’e’ chi e’ piu’ sull’elettrico, chi su un certo tipo di carburante”. Sul fronte sindacale duro l’affondo della Fiom, che ha parlato di “ennesima occasione persa” senza “l’opportunita’ di un vero confronto”, chiedendo di restringere il tavolo e farne partire uno specifico. La Uilm sottolinea come l’Italia abbia gia’ accumulato troppo ritardo, proponendo incentivi all’acquisto di auto elettriche e la creazione di una Agenzia degli approvvigionamenti. Dalla Fim invece la proposta di una cabina di regia tecnica per orientare la transizione.