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Esteri

Israele, Hamas rilascia tre ostaggi: indignazione per le condizioni disumane della prigionia

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Il rilascio di Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami, tre ostaggi israeliani detenuti per 491 giorni nella Striscia di Gaza, ha scatenato sdegno e indignazione in tutto il mondo. Le immagini dei tre uomini, malnutriti, emaciati e costretti a una passerella forzata dai miliziani di Hamas, sono state definite “scioccanti” dall’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha promesso che “non rimarranno senza risposta”.

Shock e richieste di giustizia

L’October Council, che rappresenta le famiglie delle vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha dichiarato che le immagini dei tre ostaggi “ricordano i sopravvissuti dell’Olocausto” e ha chiesto un’inchiesta sul più grande fallimento della sicurezza israeliana. Le domande delle famiglie sono dure e dirette:

🔹 Come è possibile che i cittadini israeliani siano stati rapiti e portati nella Striscia di Gaza?
🔹 Perché ci sono voluti quasi 500 giorni per riportarli a casa?
🔹 Quanti ostaggi viventi sono ancora detenuti nei tunnel in condizioni disumane?

Il governo israeliano, tuttavia, non sembra intenzionato ad accogliere la richiesta di una commissione d’inchiesta statale, come chiesto dalle famiglie e dagli esponenti dell’opposizione.

Herzog: “Un crimine contro l’umanità”

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha definito le immagini dei tre ostaggi “un crimine contro l’umanità”, affermando che il mondo intero dovrebbe guardare “il cinismo e la crudeltà dei terroristi di Hamas”.

Parole dure sono arrivate anche dalla Germania. L’ambasciatore tedesco in Israele Steffen Seibert ha condannato la messa in scena della liberazione come “un crimine terribile”, mentre la ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha espresso soddisfazione per la liberazione, ma ha definito “intollerabile” l’umiliazione subita dagli ostaggi davanti alle telecamere.

La Croce Rossa: “Liberazioni future devono essere dignitose”

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha chiesto che i prossimi scambi di prigionieri tra Israele e Hamas avvengano in modo dignitoso e privato, senza le messe in scena mediatiche che hanno caratterizzato questa liberazione.

Intanto, la comunità internazionale, con il supporto di Qatar, Egitto e Stati Uniti, continua a lavorare per il rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano a Hamas, mentre in Israele resta alta la tensione politica sulla gestione della crisi da parte del governo.

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Rispunta l’intesa sul grano, le rotte e gli scambi

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L’opzione più concreta sul tavolo dei colloqui a Riad è una possibile ripresa dell’accordo sul grano del Mar Nero, primo grande risultato diplomatico della guerra che prima di naufragare a luglio 2023 aveva consentito in un anno la spedizione di milioni di tonnellate di grano e altri prodotti alimentari dai porti ucraini.

L’ACCORDO SUL GRANO DEL MAR NERO – L’iniziativa sul grano del Mar Nero è stata negoziata nel luglio 2022 tra Turchia, Onu e Russia – nessuna sigla diretta tra Mosca e Kiev – per garantire che l’Ucraina, uno dei ‘granai del mondo’, potesse esportare il grano dai suoi porti meridionali attraverso il Bosforo. Il cereale non poteva essere infatti esportato nelle quantità richieste utilizzando i trasporti su gomma o su rotaia attraverso la Polonia, o via fiume attraverso la Romania. La Turchia è stata l’elemento chiave dell’intesa sia per lo stretto rapporto tra il suo presidente Recep Tayyip Erdoğan e Vladimir Putin e sia perché Ankara supervisiona il traffico marittimo nello stretto del Bosforo e dei Dardanelli.

UN’INIZIATIVA, DUE MEMORANDUM – L’iniziativa, uno dei pochi successi diplomatici dall’inizio della guerra, consentiva esportazioni commerciali di cibo e fertilizzanti (inclusa l’ammoniaca) da tre porti ucraini chiave nel Mar Nero: Odessa, Chornomorsk e Pivdennyi. I cargo venivano guidati dalle navi ucraine nelle acque internazionali del Mar Nero per evitare le aree minate, procedendo quindi verso Istanbul lungo un corridoio umanitario marittimo concordato. Le navi dirette verso e dai porti ucraini venivano ispezionate da team composti da ispettori russi, turchi, ucraini e delle Nazioni Unite. Per facilitare l’implementazione dell’iniziativa, le parti hanno concordato di istituire un Centro di coordinamento congiunto (Jcc) a Istanbul per “garantire il controllo e monitoraggio” dei trasporti. Con il memorandum, era stato firmato un accordo separato per ridurre al minimo l’impatto delle sanzioni sull’esportazione di cibo e fertilizzanti russi, basandosi sul principio secondo cui le misure imposte alla Federazione Russa non si applicavano a questi prodotti. Entrambe le intese sono state sottoposte a revisioni quadrimestrali e poi bimestrali.

UN ANNO DI ESPORTAZIONI – Nonostante le difficoltà della guerra e la fragilità con la quale l’intesa è andata avanti, 33 milioni di tonnellate di grano hanno lasciato i porti ucraini in un anno, fino a luglio 2023, con 1.100 viaggi dai porti ucraini. Il Programma alimentare mondiale ha acquistato circa 750.000 tonnellate di grano ucraino che sono state spedite immediatamente in luoghi come Afghanistan, Etiopia, Somalia e Sudan. Di conseguenza, il prezzo del grano si è stabilizzato a circa 800 dollari per tonnellata, in calo rispetto al massimo raggiunto di 1.360 dollari.

IL NAUFRAGIO DELL’INTESA – Già dopo i primi mesi dall’avvio dell’iniziativa, la Russia ha iniziato a rallentare le ispezioni delle navi del grano: nell’ottobre 2022 venivano completate 10 ispezioni al giorno per un totale di 4,2 milioni di tonnellate metriche spedite, scese a sette al giorno a novembre e due a maggio, quando hanno lasciato i porti solo 1,3 milioni di tonnellate metriche. La diminuzione è continuata fino a luglio 2023, quando la Russia si è sfilata dall’iniziativa affermando che la seconda parte dell’accordo, che doveva consentire maggiori esportazioni agricole russe, non era stata onorata dall’Occidente dato che le sanzioni sulle esportazioni di beni russi non erano state revocate in modo sufficiente, così come non erano state ritirate le misure contro la sua principale banca agricola.

LA RISPOSTA DI KIEV, UN ‘CORRIDOIO DEL GRANO’ – Un mese dopo la fine dell’intesa, ad agosto 2023, l’Ucraina ha lanciato un ‘corridoio umanitario’ nel Mar Nero per aggirare il blocco navale della Russia. Fino a marzo 2025, il corridoio marittimo ucraino ha facilitato il trasporto di 106 milioni di tonnellate di merci, di cui quasi 70 milioni di tonnellate di grano, secondo il governo di Zelensky. Numeri che potrebbero mettere in dubbio l’interesse di Kiev a tornare a un’intesa con la Russia.

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Bezos e Sanchez sposi in estate, festa grande su yacht a Venezia

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Dopo sei anni insieme e due di fidanzamento, Jeff Bezos e Lauren Sanchez convoleranno finalmente a nozze e lo faranno in Italia. La notizia, data da Page Six, e’ stata confermata a diverse testate dai vip che hanno cominciato a ricevere gli inviti alla festa che, secondo indiscrezioni, dovrebbe svolgersi a bordo dello yacht da mezzo miliardo di euro del fondatore di Amazon. Bezos, 61 anni, e l’ex anchorwoman 55enne si sposeranno poco piu’ di due anni dopo che il multimiliardario le ha chiesto di sposarlo mentre erano in vacanza nel sud della Francia.

Lo sbrilluccichio pochi giorni dopo di un impegnativo diamante al dito di Sanchez e’ stata la conferma che la coppia aveva deciso per il grande passo. Mancava solo il dove e quando e in un post di dicembre 2024 su X Bezos aveva smentito le voci secondo cui avrebbe sposato Sanchez in una sontuosa cerimonia natalizia da 600 milioni di dollari ad Aspen, Colorado. Oltre alle imminenti nozze, Sanchez e’ pronta a guidare una spedizione nello spazio tutta al femminile e piena di star. Bezos e la sua ex moglie, MacKenzie Scott, che hanno quattro figli, hanno finalizzato il loro divorzio nell’aprile 2019, dopo oltre 25 anni di matrimonio. Sanchez e il suo ex marito, Patrick Whitesell, hanno concluso il loro divorzio nell’ottobre 2019, dopo 13 anni insieme.

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Tra Putin e Trump siamo allo scambio dei doni

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Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov (nella foto), ha confermato che Vladimir Putin ha inviato “un dono personale” a Donald Trump ma si è rifiutato di fornire dettagli. Lo riporta la Tass. L’inviato di Trump, Steve Witkoff, stando a quanto riporta il Washinton Post, aveva affermato che Putin gli abbia dato “un bellissimo ritratto” di Trump dicendo che era stato commissionato a un noto artista russo e chiedendogli di portarlo alla Casa Bianca.

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