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Israele colpisce l’Iran: scienziati e generali uccisi anche da commando Mossad a terra

Un’azione combinata senza precedenti: oltre 200 caccia in volo e commando a terra colpiscono il cuore strategico dell’Iran.

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È stato uno degli attacchi più letali e precisi mai condotti da Israele contro l’Iran, quello lanciato nella notte con il nome in codice – ancora non ufficializzato – di “Operazione Leone Nascente”. Non solo oltre 200 aerei da combattimento hanno colpito più di 100 obiettivi sensibili in tutto il territorio iraniano, ma in contemporanea commando di élite del Mossad hanno operato azioni chirurgiche di eliminazione fisica contro vertici militari e scienziati nucleari del regime. Secondo diverse fonti mediorientali, molti degli obiettivi uccisi non sono morti sotto le bombe, ma per mano diretta degli agenti segreti israeliani.

I nomi degli scienziati eliminati

I media iraniani parlano ufficialmente di sei scienziati nucleari uccisi: Abdolhamid Minouchehr, Ahmadreza Zolfaghari, Amirhossein Feqhi, Motalleblizadeh, Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoun Abbasi. Tutti figure chiave del programma di arricchimento dell’uranio e vicinissimi al progetto, secondo Tel Aviv, di sviluppo di un ordigno nucleare operativo entro poche settimane.

Fonti dell’intelligence occidentale parlano però di un numero molto più alto di vittime, comprese almeno una dozzina di altre figure legate all’infrastruttura nucleare e militare dell’Iran, i cui nomi non sono ancora stati resi pubblici da Teheran.

I vertici militari uccisi da Israele

Tra le vittime di spicco figurano anche tre delle massime autorità militari del regime:

  • Mohammad Hossein Bagheri, capo di Stato maggiore delle Forze armate iraniane

  • Hossein Salami, comandante dei Pasdaran (IRGC)

  • Gholam-Ali Rashid, comandante del Comando strategico Khatam al Anbiya

E ancora Ali Shamkhani, alto consigliere politico della Guida Suprema Ali Khamenei, colpito nella sua abitazione in un’azione che, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stata condotta direttamente da un commando terrestre del Mossad.

Coordinamento aereo e terrestre: un’operazione di precisione

Le operazioni terrestri del Mossad si sono svolte in sincronia con gli attacchi aerei, approfittando del caos generato dai bombardamenti per penetrare aree protette e portare a termine esecuzioni mirate, in stile sabotaggio. Secondo fonti diplomatiche arabe, alcune eliminazioni sono avvenute con armi silenziate e detonazioni controllate, con l’obiettivo di massimizzare l’effetto psicologico oltre che militare.

La risposta dell’Iran e le prospettive

Teheran ha promesso una risposta dura, accusando Israele e Stati Uniti di un attacco “coordinato contro la sovranità nazionale” e dichiarando che “il regime sionista pagherà un prezzo altissimo”. Le autorità iraniane parlano di una aggressione mai vista prima, e diverse manifestazioni di protesta e rabbia si stanno già verificando in varie città del Paese.

Nel frattempo, Israele ha rafforzato il proprio sistema di difesa Iron Dome e ha dichiarato lo stato d’allerta su tutto il territorio nazionale, prevedendo ritorsioni missilistiche e cyberattacchi.

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Attacco a Teheran, Pezeshkian accusa Israele: “Volevano uccidermi”

Il presidente iraniano Pezeshkian accusa Israele di un attentato a Teheran. Sei missili contro il Consiglio di sicurezza: ferito, riesce a fuggire. Caccia ai traditori interni.

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Il 16 giugno, poco prima di mezzogiorno, sei missili israeliani hanno colpito un edificio strategico nella zona ovest di Teheran. All’interno si teneva una riunione del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale: presente anche il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, che sarebbe rimasto ferito ma riuscito a fuggire.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Fars, vicina ai Guardiani della Rivoluzione, i missili hanno colpito gli ingressi e le uscite dell’edificio, nel tentativo di bloccare ogni via di fuga. Pezeshkian e i presenti si sono salvati solo grazie a un portello d’emergenza.

In un’intervista a Fox News, il presidente ha accusato direttamente Israele: “Hanno cercato di uccidermi”, ha dichiarato.

Il Mossad sotto accusa

In un clima carico di sospetti, Mehdieh Shadmani, figlia del comandante dei Pasdaran Ali Shadmani, ucciso nei raid israeliani, ha pubblicato un post sui social in cui racconta che suo padre cambiava posizione ogni poche ore, senza portare con sé dispositivi elettronici, seguendo rigidi protocolli di sicurezza.

Secondo lei, il Mossad avrebbe superato i metodi tradizionali di spionaggio, lasciando intendere l’esistenza di una falla interna o l’uso di tecnologie avanzatissime.

C’è anche chi ipotizza teorie al limite del surreale: l’ex direttore di un giornale legato alle Guardie, Abdollah Ganji, ha sostenuto che l’intelligence israeliana avrebbe fatto ricorso a scienze occulte e creature soprannaturali per localizzare i bersagli.

Caccia alla talpa

I punti chiave delle ultime analisi da Teheran convergono su tre elementi:

  1. Israele sapeva tutto, non solo i luoghi in cui si trovavano i vertici politici e militari iraniani, ma persino i rifugi alternativi. In alcuni casi, è riuscito a colpire anche i successori dei leader eliminati.

  2. All’interno del sistema iraniano cresce il sospetto di una fonte ai massimi livelli che abbia fornito informazioni al nemico, una dinamica già verificatasi a Beirut con i leader di Hezbollah.

  3. Si amplifica il mito del Mossad: una costruzione utile sia all’Iran, per giustificare le falle nella propria sicurezza, sia a Israele, per rafforzare l’immagine di onnipotenza del proprio servizio segreto.

Una guerra nell’ombra

Il conflitto tra Israele e Iran si è ormai spostato sul piano della guerra segreta, dove le informazioni valgono quanto i missili. In questo scenario, anche i social network e i canali informativi paralleli diventano strumenti di propaganda, specchi deformanti attraverso cui i nemici si osservano, si temono e si combattono.

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Biden: “Ho concesso io le grazie, l’autopen è legale e usato anche da Trump”

Joe Biden chiarisce al New York Times di aver concesso personalmente tutte le grazie firmate con autopen. “Sistema legale, usato anche da Trump”.

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Joe Biden rompe il silenzio e risponde alle accuse mosse dai repubblicani riguardo al suo stato cognitivo e al presunto mancato controllo sulle grazie presidenziali emesse a fine mandato. In un’intervista concessa al New York Times, l’ex presidente americano ha chiarito che tutte le decisioni di clemenza e grazia annunciate negli ultimi giorni della sua presidenza sono state personalmente autorizzate da lui.

Le accuse dei repubblicani

Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno sollevato dubbi sulla lucidità mentale di Biden, insinuando che non sarebbe stato in grado di decidere autonomamente e che le grazie siano state firmate da altri a sua insaputa. In particolare, hanno puntato il dito sull’uso dell’autopen, uno strumento che replica automaticamente la firma del presidente.

La difesa di Biden: “Tutto legale, anche Trump lo ha fatto”

Biden ha spiegato che l’uso dell’autopen è assolutamente legale e ampiamente utilizzato: “Lo ha usato anche Donald Trump”. L’ex presidente ha precisato che tutte le grazie e commutazioni sono state decise oralmente da lui, e poi i suoi collaboratori hanno proceduto a formalizzarle con lo strumento automatico, dato l’elevato numero di persone coinvolte.

Grazia preventiva ai familiari

Biden ha anche ammesso di aver concesso la grazia preventiva a familiari e membri della sua amministrazione, una mossa pensata per proteggerli da eventuali ritorsioni del suo successore alla Casa Bianca. Una decisione controversa, ma secondo Biden necessaria: “Era un atto di responsabilità”, ha affermato.

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Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”

Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

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Donald Trump durante una conferenza stampa con sfondo bandiere americane e militari.


Trump annuncia l’invio dei missili Patriot all’Ucraina: “Pagherà tutto l’Unione Europea”

Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno i sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina, affermando che si tratta di un equipaggiamento “di cui hanno disperatamente bisogno”. Il presidente americano ha parlato con i reporter, sottolineando che, sebbene non sia stato ancora deciso il numero esatto di missili, l’invio avverrà a breve.

L’incontro con il segretario generale della NATO

Nel suo intervento, Trump ha anche confermato che incontrerà domani il segretario generale della NATO, Mark Rutte, per discutere delle forniture militari all’Ucraina e della sicurezza europea. Il colloquio si inserisce in un momento delicato della guerra, in cui Kiev continua a chiedere maggiore supporto militare per difendersi dagli attacchi russi.

Nessun costo per gli Stati Uniti, secondo Trump

Noi non pagheremo nulla”, ha puntualizzato Trump, precisando che l’intero costo dell’operazione sarà a carico dell’Unione Europea. “Loro (gli ucraini, ndr) ne avranno un po’, perché hanno bisogno di protezione”, ha dichiarato. Il presidente ha inoltre aggiunto che gli ucraini pagheranno il 100% per gli altri equipaggiamenti militari sofisticati che saranno forniti da Washington.

Un messaggio politico e strategico

Le parole di Trump arrivano in un contesto di crescente pressione su NATO e Unione Europea per il sostegno all’Ucraina. Il leader americano, pur ribadendo il supporto militare, ha marcato con decisione la linea del “niente spese per gli Stati Uniti”, segnando una chiara posizione di disimpegno economico diretto, ma non operativo.


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