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Israele adotta la dottrina “Dahiyeh”: decapitare il vertice iraniano con una strategia chirurgica

Raid mirati, sabotaggi interni e guerra psicologica: così lo Stato ebraico prova a piegare Teheran.

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Israele ha deciso di replicare contro l’Iran il modello già sperimentato con successo contro Hezbollah in Libano: una campagna militare e di intelligence che punta non solo ad annientare i vertici militari e strategici del nemico, ma a minare l’intero impianto statuale e infrastrutturale del regime. Un approccio che ricalca la cosiddetta “dottrina Dahiyeh”, dal nome del quartiere sciita di Beirut, e che prevede non solo attacchi mirati, ma distruzioni progressive e sistematiche.

L’eliminazione di Shadmani e il metodo della “decapitazione”

L’ultima vittima eccellente è Ali Shadmani, nuovo capo di stato maggiore iraniano, subentrato al generale Mohammed Bagheri, già ucciso nei primi giorni dell’operazione “Rising Lion”. È stato centrato in un centro-comando d’emergenza, mentre si trovava con altri ufficiali, in uno schema che ricalca le tecniche già impiegate a Beirut: eliminare chi prende il posto del comandante appena colpito, con un ritmo che punta a fiaccare ogni capacità di riorganizzazione.

È lo stesso schema adottato per colpire i quadri di Hezbollah, anche con strumenti sofisticati come i “cercapersone esplosivi” o grazie a infiltrazioni mirate e operazioni di lunga preparazione. Oggi, quello stesso metodo è stato adattato per agire nel cuore dell’Iran, nonostante le maggiori difficoltà logistiche.

I raid a catena: colpiti centri strategici e residenze

Il Mossad ha saputo sfruttare una combinazione di spionaggio umano, tecnologia e opportunismo, riuscendo a localizzare e colpire con precisione quasi un centinaio tra generali, scienziati nucleari e capi dell’intelligence. Alcuni sono stati eliminati nelle loro case, altri in riunioni riservate, altri ancora convocati in luoghi scelti dagli stessi israeliani, ingannati da messaggi cyber fasulli.

Le incursioni sono poi proseguite contro ministeri, centri di ricerca, palazzi governativi e persino impianti energetici, mentre lunedì una grande esplosione ha colpito un’altura nei sobborghi nord di Teheran, in un sito di cui ancora non si conosce la natura.

Guerra psicologica, evacuazioni e “bersagli legittimi”

In parallelo, Tel Aviv ha invitato la popolazione civile iraniana a evacuare interi sobborghi, replicando quanto già fatto a Gaza e nel sud del Libano: un messaggio chiaro, che preannuncia attacchi più ampi e meno “chirurgici”. Il governo di Benjamin Netanyahu ha inoltre ribadito che anche la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, è un “bersaglio legittimo”.

La tensione è tale che il capo dell’unità cyber dei Pasdaran ha ordinato ai suoi funzionari di non utilizzare più dispositivi collegati alla rete pubblica, temendo trappole digitali. Una misura reattiva, maturata dopo che — secondo alcune fonti — gli israeliani avrebbero hackerato il sistema di comunicazioni militari durante la notte del primo attacco, convocando falsamente i vertici a un punto di raccolta dove li attendevano i missili.

Israele colpisce con determinazione, l’Iran è alle corde e il tempo stringe. La strategia della decapitazione prosegue.

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Biden: “Ho concesso io le grazie, l’autopen è legale e usato anche da Trump”

Joe Biden chiarisce al New York Times di aver concesso personalmente tutte le grazie firmate con autopen. “Sistema legale, usato anche da Trump”.

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Joe Biden rompe il silenzio e risponde alle accuse mosse dai repubblicani riguardo al suo stato cognitivo e al presunto mancato controllo sulle grazie presidenziali emesse a fine mandato. In un’intervista concessa al New York Times, l’ex presidente americano ha chiarito che tutte le decisioni di clemenza e grazia annunciate negli ultimi giorni della sua presidenza sono state personalmente autorizzate da lui.

Le accuse dei repubblicani

Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno sollevato dubbi sulla lucidità mentale di Biden, insinuando che non sarebbe stato in grado di decidere autonomamente e che le grazie siano state firmate da altri a sua insaputa. In particolare, hanno puntato il dito sull’uso dell’autopen, uno strumento che replica automaticamente la firma del presidente.

La difesa di Biden: “Tutto legale, anche Trump lo ha fatto”

Biden ha spiegato che l’uso dell’autopen è assolutamente legale e ampiamente utilizzato: “Lo ha usato anche Donald Trump”. L’ex presidente ha precisato che tutte le grazie e commutazioni sono state decise oralmente da lui, e poi i suoi collaboratori hanno proceduto a formalizzarle con lo strumento automatico, dato l’elevato numero di persone coinvolte.

Grazia preventiva ai familiari

Biden ha anche ammesso di aver concesso la grazia preventiva a familiari e membri della sua amministrazione, una mossa pensata per proteggerli da eventuali ritorsioni del suo successore alla Casa Bianca. Una decisione controversa, ma secondo Biden necessaria: “Era un atto di responsabilità”, ha affermato.

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Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”

Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

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Donald Trump durante una conferenza stampa con sfondo bandiere americane e militari.


Trump annuncia l’invio dei missili Patriot all’Ucraina: “Pagherà tutto l’Unione Europea”

Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno i sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina, affermando che si tratta di un equipaggiamento “di cui hanno disperatamente bisogno”. Il presidente americano ha parlato con i reporter, sottolineando che, sebbene non sia stato ancora deciso il numero esatto di missili, l’invio avverrà a breve.

L’incontro con il segretario generale della NATO

Nel suo intervento, Trump ha anche confermato che incontrerà domani il segretario generale della NATO, Mark Rutte, per discutere delle forniture militari all’Ucraina e della sicurezza europea. Il colloquio si inserisce in un momento delicato della guerra, in cui Kiev continua a chiedere maggiore supporto militare per difendersi dagli attacchi russi.

Nessun costo per gli Stati Uniti, secondo Trump

Noi non pagheremo nulla”, ha puntualizzato Trump, precisando che l’intero costo dell’operazione sarà a carico dell’Unione Europea. “Loro (gli ucraini, ndr) ne avranno un po’, perché hanno bisogno di protezione”, ha dichiarato. Il presidente ha inoltre aggiunto che gli ucraini pagheranno il 100% per gli altri equipaggiamenti militari sofisticati che saranno forniti da Washington.

Un messaggio politico e strategico

Le parole di Trump arrivano in un contesto di crescente pressione su NATO e Unione Europea per il sostegno all’Ucraina. Il leader americano, pur ribadendo il supporto militare, ha marcato con decisione la linea del “niente spese per gli Stati Uniti”, segnando una chiara posizione di disimpegno economico diretto, ma non operativo.


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Abu Mazen: Hamas rilasci gli ostaggi e consegni le armi all’Anp

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Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha esortato Hamas a rilasciare gli ostaggi israeliani che ancora detiene e a consegnare le armi alla stessa Anp, sottolineando che il gruppo islamista “non governerà la Striscia di Gaza” dopo la fine della guerra in corso con Israele. Lo riportano l’agenzia di stampa palestinese Wafa e i media dello Stato ebraico. In un incontro ad Amman con l’ex primo ministro britannico Tony Blair, Abbas ha chiesto anche il rilascio dei prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane, un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e l’ingresso senza ostacoli di aiuti umanitari nell’enclave palestinese. Abu Mazen è tornato a chiedere anche che all’Anp venga concesso il controllo della Striscia di Gaza, un’idea a lungo respinta da Israele.

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