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Ischia Safari 2019: prelibatezze, eccellenze e tutto quanto fa tendenza nel mondo dei sapori

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È come il sushi, ma poi dentro ci sono le verdure. Pare un crocchè ma in realtà è una sfogliatella. Dalla bottiglia sembra vino, ma si scopre che dietro c’è l’idea imprenditoriale di una famiglia che vuole rendere la birra un’eccellenza al pari del vino. Queste sono solo alcune delle curiosità che si potevano trovare tra gli stand di Ischia Safari 2019, che giunge alla sua quinta edizione. 

Tra decine di pizzaioli spicca la storia di Sara Palmieri, la regina della pizza senza glutine, che ha trasformato la sua celiachia in voglia di regalare un sorriso a chi, come lei, faceva molta difficoltà a trovare valide alternative senza glutine. “Mi sono detta che doveva esserci una soluzione, e alla fine l’ho creata da sola – dice la giovane – Ad oggi il mio lavoro è quello di dare un prodotto che regali un sorriso a chi si siede a tavola, facendo sì che rimanga contento di quello che ha nel piatto”. Si occupa dell’aerea senza glutine nella pizzeria 10 Diego Vitagliano di Bagnoli, dove la scelta per i celiachi è molto vasta e, assicura Sara, sono sempre di più le persone non-celiache che vengono invogliate ad assaggiarla, per abbattere le barriere e i pregiudizi che ci sono nei confronti degli alimenti senza glutine, “provando a far perdere l’idea che sia un prodotto non buono o diverso: è semplicemente un qualcosa di alternativo”.

A pochi metri dai maestri pizzaioli spiccano gli elettrodomestici rossi di Kitchenaid, quest’anno sponsor dell’evento. “Per Kitchenaid è un’onore essere ad Ischia Safari, perché i nostri strumenti sono grandi compagni nel viaggio culinario del consumatore, e quindi questo è per noi un modo per farsi conoscere e spiegare come approcciare alla cucina con l’ausilio di elettrodomestici con caratteristiche professionali e prestazioni di eccellenza”, dicono gli addetti al marketing presenti allo stand.

Grande curiosità suscita il pane di Daniele Landolfi, che poi si scopre essere una specialità assolutamente peculiare e per questo molto premiata. Il “Pandiseta” nasce quasi per caso ma diventa una tradizione storica, grazie all’esclusiva pratica di far lievitare il pane in canovacci seta. 

“I miei avi lavoravano nei setifici di san Leucio, e quando si rompevano dei pezzi di filati che diventavano inutilizzabili, mia nonna, che faceva il pane per tutta la cittadella, li utilizzava per supportare la lievitazione del pane”. Così Landolfi racconta la storia di questo pane che poi è anche la storia della sua famiglia, nella cui locanda è possibile assaggiare in esclusiva questo pane, la cui diversità è stata anche confermata da ricerche che la famiglia ha commissionato. Marchio registrato, il “Pandiseta” è stato proposto anche nella prestigiosa cornice dell’Expo, oltre ad aver avuto riconoscimenti al Campidoglio e al Parlamento.

Proseguendo nell’ampia zona dedicata ai vini, è impossibile non notare la macchina d’epoca brandizzata “Hamsik Winery”, una produzione di vini firmata dall’ex capitano del Napoli.

La grande visibilità del giocatore slovacco è una garanzia per far conoscere in tutto il mondo quella che però è una produzione completamente italiana. Gennaro Gabriele del reparto commerciale spiega che questi vini sono prodotti nelle zone di Valdobbiadone e Conegliano, le due capitali del Prosecco. Parliamo insomma di un’eccellenza italiana di prim’ordine, che grazie ad Hamsik viene esportata e fatta conoscere fuori dal nostro Paese.

E dal vino si passa alla birra, contenuta in una peculiare bottiglia che potrebbe ingannare e far pensare che sempre di derivati di uva si stia parlando. E invece no: Giorgio Saggiomo, direttore del Birrificio SMAART16, illustra la sfida della sua famiglia di produrre una birra artigianale di alta qualità. “Come l’Italia ha raggiunto eccellenze nel vino, la nostra sfida è quella di portare la birra a un livello molto alto”, spiega il giovane. SMAART16 racchiude i sogni di un’intera famiglia di origine napoletana, che ad Ostuni ha trovato l’ambiente ideale per cominciare la propria produzione, fatta di materie prime eccellenti, tanto studio e attenzione, con sapori e spezie completamente nuovi ed interessanti, che solo nelle loro birre è possibile trovare. “Abbiamo sempre avuto un interesse relativamente a quella che è la produzione della birra, e piano piano siamo passati dal produrre per noi al portare la nostra produzione fuori, e attualmente stiamo ottenendo un enorme successo e un enorme interesse, non dimenticando di raccontare qual è la storia del nostro prodotto”. 

Continuando a passeggiare tra i profumi e i sapori di Ischia Safari, incuriosisce lo stand dello chef partenopeo Giovanni Vanacore, che prepara davanti ai diversi curiosi quello che dà l’impressione di essere del sushi. Poi, assaggiandolo, si scopre che gli ingredienti sono tutti nostri, con diverse verdure accompagnate da una crema di avocado arricchita con gli aromi della pastiera. Così si riesce nella sfida di avvicinare ai nostri sapori una pietanza molto lontana da noi, cambiandone i connotati.

C’era Alessandro Slama, tunisino-ischitano, maestro della panificazione, con opificio artigianale a Ischia. Se dici buon pane e buono come il pane, questo è Slama, uno che con i lieviti ci parla. Ha realizzato un panettone che per bontà e fragranza è tra i migliori al mondo. Non a caso parteciperà alla 41esima edizione di Host Milano, ovvero alla finale del panettone world championship. Ed ha buon chance di vincere.

Come non accorgersi di “Porca Vacca”. Per i “carnivori e gli onnivori” amanti di carni pregiate, c’era la brigata di Michele Romano. Loro giocavano in casa. Sono ischitani, con un locale assai trendy e sempre affollato a Ischia Ponte. Hanno presentato a Ischia Safari un piatto di angus passato nella soia, scottato e guarnito con una mini mozzarella di bufala in salsa alla pizzaiola.

Infine non può mancare certamente il dolce, e ci pensa Nello Iervolino del Regina Isabella a stupire con un’idea “nata da un gioco, pensando a un prodotto tipico della nostra tradizione, in chiave rivisitata dolce”. I pasticcieri presenti allo stand propongono quindi il “cuoppo dolce”, un mix di pezzi della pasticceria napoletana, reinterpretati in forme diverse. In questo gioco, la sfogliatella prende la forma di un crocchè, quella che sembra una zeppola è in realtà una pastiera, e il babà ha le sembianze di una palla di riso. “È in realtà un illusione – spiega Iervolino – perché abbiamo trasformato gli elementi della frittura classica napoletana in elementi della pasticceria napoletana. È un cuoppo dolce, ed è bello perché è un’illusione”.

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Locatelli apre nuovo ristorante alla National Gallery di Londra

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Lo chef Giorgio Locatelli ha annunciato l’apertura di un nuovo ristorante a Londra in uno dei centri dell’arte britannica e internazionale: la National Gallery a Trafalgar Square. “E’ un grosso progetto che comincerà a maggio”, ha detto il celebre “giudice” di Masterchef Italia in un’intervista al podcast Foodminds che arriva a una settimana da un altro annuncio dello chef, fatto in quel caso “col cuore pesante”, sulla chiusura della sua Locanda Locatelli nella capitale del Regno Unito dopo oltre 20 anni e la conquista di una stella Michelin. “E’ la prima volta che la National Gallery decide di avere un ristorante italiano e ha scelto noi dopo un bando pubblico che abbiamo vinto qualche settimana fa”, ha dichiarato con grande soddisfazione Locatelli.

“Sarà un ristorante sulla linea della Locanda, lavoreremo sempre con gli stessi ingredienti e vogliamo essere una grande pubblicità per il made in Italy in quell’istituzione”, ha sottolineato lo chef riferendosi sempre alla National Gallery, fra l’altro diretta dall’italiano Gabriele Finaldi. Nell’annunciare la chiusura della Locanda Locatelli aveva comunque già fatto riferimento a un nuovo progetto a cui stava lavorando affermando che “quando una porta si chiude, un’altra si apre”. Lo chef 61enne, originario della provincia di Varese, si è trasferito da tempo nel Regno dove vive con la moglie britannica Plaxy Exton, e nella sua carriera ha alternato la cucina stellata al piccolo schermo, lavorando anche ad alcuni documentari della Bbc per il programma ‘Italy Unpacked’, oltre a pubblicare diversi libri.

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Giorgio Locatelli chiude la storica Locanda Locatelli: una nuova avventura all’orizzonte

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A 61 anni, lo chef Giorgio Locatelli, noto giudice di Masterchef Italia dal 2018 e figura di spicco della ristorazione italiana a Londra, ha annunciato la chiusura della sua celebre Locanda Locatelli. Situato nel cuore del quartiere chic di Marylebone, il ristorante, una stella Michelin, era un punto di riferimento per la cucina italiana di alta qualità nella capitale inglese da ben 23 anni.

L’annuncio sui social e un futuro da svelare

L’annuncio della chiusura è arrivato tramite un post sui social del ristorante, che ha lasciato trasparire sia tristezza sia speranza per il futuro. “È con la tristezza nel cuore, e per ragioni che non dipendono da noi, che annunciamo la chiusura definitiva del locale. Ci mancheranno tutti i nostri clienti, molti dei quali nel tempo sono diventati degli amici. Ma quando una porta si chiude, un’altra si apre”, si legge nel messaggio. Il post si chiude con un accenno a nuovi progetti e un augurio per un 2025 prospero e felice.

Da quanto emerso, la chiusura è legata a un cambiamento nell’assetto del Hyatt Regency London-The Churchill, l’hotel cinque stelle che ha ospitato il ristorante fin dalla sua apertura. La Locanda riaprirà altrove, probabilmente sempre a Londra, ma con un progetto più ampio, i cui dettagli restano per ora segreti.

Un’eredità di gusto e tradizione italiana

Originario di Corgeno di Vergiate, un piccolo paese sul lago di Comabbio in provincia di Varese, Giorgio Locatelli ha sempre portato avanti una filosofia culinaria basata su ingredienti di alta qualità, il rispetto per la tradizione italiana e una particolare attenzione alla stagionalità. Piatti iconici come le pappardelle ai fegatini di pollo, il minestrone, o l’insalata di puntarelle hanno conquistato il cuore dei suoi clienti, grazie a un equilibrio tra tradizione e innovazione.

La Locanda Locatelli, inaugurata nel 2002 insieme alla moglie Plaxy Exton, ha ricevuto la stella Michelin nel 2003, confermandosi un luogo d’eccellenza per la cucina italiana all’estero.

I primi passi e la nuova avventura

Prima di aprire la Locanda, Locatelli aveva già lasciato il segno con il ristorante Zafferano, aperto nel 1997, che ottenne la stella Michelin nel 1999. Da sempre legato alla città di Londra, dove vive dal 1986, lo chef ha saputo affermarsi come uno dei maggiori ambasciatori della cucina italiana all’estero.

Sebbene Locatelli non abbia ancora rilasciato dichiarazioni sulla chiusura, gli accordi per la nuova avventura prevedono il massimo riserbo. Quel che è certo è che il nuovo progetto non è legato alla collaborazione annunciata tempo fa con la National Gallery, ma potrebbe segnare un nuovo capitolo nella sua carriera.

Aspettative per il futuro

La chiusura della Locanda Locatelli rappresenta la fine di un’era, ma anche l’inizio di una nuova avventura. I fan dello chef e della sua cucina attendono con curiosità di scoprire quale sarà la prossima tappa per uno dei più celebri interpreti della tradizione gastronomica italiana.

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Napoli: capitale mondiale del cibo secondo TasteAtlas Awards ’24-’25

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Napoli conquista il primato come città numero uno al mondo per il cibo, secondo gli Awards 24/25 di TasteAtlas, una delle piattaforme più autorevoli nella valorizzazione della gastronomia globale. Con un punteggio di 5,00, la città partenopea supera giganti gastronomici come Milano, Bologna, e persino Parigi, confermandosi una meta imprescindibile per gli amanti della buona cucina.

La supremazia della cucina napoletana

Non solo la città, ma anche i suoi piatti simbolo brillano nella classifica delle 100 Migliori Pietanze al Mondo. Napoli è rappresentata da ben tre piatti iconici:

  1. Pizza napoletana (2° posto, punteggio 4,75): il simbolo per eccellenza della città, amata e imitata in tutto il mondo, è stata riconosciuta come uno dei capolavori culinari più apprezzati a livello globale.
  2. Parmigiana di melanzane alla napoletana (38° posto, punteggio 4,51): un piatto ricco di sapori, che esalta la semplicità e la bontà degli ingredienti mediterranei.
  3. Linguine allo scoglio (50° posto, punteggio 4,50): un’esplosione di gusto che celebra il connubio tra pasta fresca e frutti di mare freschissimi.

Un primato meritato

Questo riconoscimento non è solo un tributo alla tradizione culinaria di Napoli, ma anche al ruolo che la città riveste come ambasciatrice del gusto italiano nel mondo. L’autenticità dei sapori, la qualità degli ingredienti e la maestria dei suoi artigiani del cibo rendono Napoli unica nel panorama gastronomico internazionale.

Il valore della tradizione

La cucina napoletana è molto più di un insieme di ricette: è una cultura, una storia di generazioni che tramandano segreti e tecniche per preservare il sapore autentico della città. Dai vicoli dei Quartieri Spagnoli ai ristoranti stellati, il cibo di Napoli è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e racconta l’anima di una comunità.

Napoli al centro del turismo gastronomico

Questo primato non farà che accrescere l’attrattiva di Napoli come destinazione di turismo gastronomico. I visitatori di tutto il mondo avranno un motivo in più per immergersi nella città del Vesuvio, esplorando non solo la cucina, ma anche le sue bellezze artistiche, storiche e paesaggistiche.

Napoli non è solo una città, è una tavola imbandita che aspetta di essere scoperta e amata da chiunque desideri vivere un’esperienza indimenticabile.

 

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