Collegati con noi

Esteri

Iran sull’orlo del baratro: resa, caos o riforma?

La guerra con Israele accelera: Trump parla di “resa incondizionata”, Khamenei nel mirino, Teheran a un bivio.

Pubblicato

del

Magari domani i sismografi registreranno un terremoto sull’altipiano iranico. Sarebbe il segnale del primo test nucleare della Repubblica islamica. Uno spartiacque che cambierebbe tutto. Ma se ciò non accadrà — come sembra probabile — l’Iran rischia di perdere la guerra con Israele e di essere costretto a rinunciare al suo programma nucleare.

Nel frattempo, le dichiarazioni si fanno sempre più incendiarie. Donald Trump, tornato protagonista, scrive su Truth: “Resa incondizionata”, parlando al plurale, come a sottolineare un’alleanza totale con l’amico Bibi Netanyahu. Dall’altra parte, Teheran resiste, ma la pressione è al massimo: raid mirati, capi militari eliminati, e ora persino Khamenei identificato come “bersaglio facile”, anche se non ancora da colpire, secondo lo stesso Trump.

Tre scenari per la Repubblica islamica

Il tempo stringe e il regime deve scegliere: resistere, crollare o riformarsi.

  1. Resistere: il regime potrebbe tenere se riuscisse a convincere il popolo che non esiste alternativa e che la vendetta arriverà, prima o poi. Sarebbe la linea dura, già percorsa in passato, come nel conflitto Iran-Iraq, finito solo con un “amaro calice di tregua”.

  2. Crollare: è lo scenario più temuto e, allo stesso tempo, auspicato da alcune frange della diaspora. Con i vertici decimati, finanziamenti stranieri alle minoranze etniche e lo Stato che si disgrega dall’interno, l’Iran potrebbe imboccare la via del caos.

  3. Riformarsi: in questa ipotesi, l’Iran cambia pelle. Non solo nei leader, ma anche nella sua Costituzione, nel posizionamento internazionale, nella strategia di sviluppo. È il sogno degli Stati Uniti da quasi 50 anni: da nemico dell’Occidente a partner riconciliato.

Il popolo diviso tra paura, memoria e illusione

Dentro i confini iraniani prevale la paura, alimentata dal ricordo del 1979 e dalle rivoluzioni finite nel sangue. La diaspora, invece, fantastica su un ritorno del figlio dello Scià, magari accolto a Teheran come Khomeini nel 1979, o su una svolta democratica repentina.

Un cittadino, al telefono con un giornalista, ha detto: «Temo che finiremo come l’Iraq del ’92, con un regime ancora in piedi ma schiacciato da sanzioni. O peggio, come nel 2003: Saddam caduto e il Paese finito nel caos». Altri evocano la fine brutale di Gheddafi, seguita da un disastroso vuoto di potere.

Chi può salvare l’Iran?

Forse i riformisti, figure già viste al potere ma oggi schiacciate dai falchi. Oppure i Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione, che oggi detengono il vero potere militare e politico del Paese. Sono loro che potrebbero decidere se difendere Khamenei o abbandonarlo.

Nelle ultime ore è circolata una voce (poi smentita) sull’uccisione di Mahmoud Ahmadinejad, ex presidente e conservatore sui generis. Un’altra indiscrezione parla di Khamenei che avrebbe delegato i poteri ai Pasdaran. Non è vero, forse. Ma potrebbe presto diventarlo.

Perché la storia è piena di soldati obbedienti che, alla fine, rovesciano il loro sovrano.

Advertisement

Esteri

Biden: “Ho concesso io le grazie, l’autopen è legale e usato anche da Trump”

Joe Biden chiarisce al New York Times di aver concesso personalmente tutte le grazie firmate con autopen. “Sistema legale, usato anche da Trump”.

Pubblicato

del

Joe Biden rompe il silenzio e risponde alle accuse mosse dai repubblicani riguardo al suo stato cognitivo e al presunto mancato controllo sulle grazie presidenziali emesse a fine mandato. In un’intervista concessa al New York Times, l’ex presidente americano ha chiarito che tutte le decisioni di clemenza e grazia annunciate negli ultimi giorni della sua presidenza sono state personalmente autorizzate da lui.

Le accuse dei repubblicani

Negli ultimi giorni, alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno sollevato dubbi sulla lucidità mentale di Biden, insinuando che non sarebbe stato in grado di decidere autonomamente e che le grazie siano state firmate da altri a sua insaputa. In particolare, hanno puntato il dito sull’uso dell’autopen, uno strumento che replica automaticamente la firma del presidente.

La difesa di Biden: “Tutto legale, anche Trump lo ha fatto”

Biden ha spiegato che l’uso dell’autopen è assolutamente legale e ampiamente utilizzato: “Lo ha usato anche Donald Trump”. L’ex presidente ha precisato che tutte le grazie e commutazioni sono state decise oralmente da lui, e poi i suoi collaboratori hanno proceduto a formalizzarle con lo strumento automatico, dato l’elevato numero di persone coinvolte.

Grazia preventiva ai familiari

Biden ha anche ammesso di aver concesso la grazia preventiva a familiari e membri della sua amministrazione, una mossa pensata per proteggerli da eventuali ritorsioni del suo successore alla Casa Bianca. Una decisione controversa, ma secondo Biden necessaria: “Era un atto di responsabilità”, ha affermato.

Continua a leggere

Esteri

Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”

Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

Pubblicato

del

Titolo SEO ottimizzato

Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”

Meta description SEO

Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.

Parole chiave SEO

Trump, Ucraina, missili Patriot, armi all’Ucraina, NATO, Unione Europea, guerra in Ucraina, difesa aerea, Rutte

Suggerimento immagine

Donald Trump durante una conferenza stampa con sfondo bandiere americane e militari.


Trump annuncia l’invio dei missili Patriot all’Ucraina: “Pagherà tutto l’Unione Europea”

Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno i sistemi di difesa aerea Patriot all’Ucraina, affermando che si tratta di un equipaggiamento “di cui hanno disperatamente bisogno”. Il presidente americano ha parlato con i reporter, sottolineando che, sebbene non sia stato ancora deciso il numero esatto di missili, l’invio avverrà a breve.

L’incontro con il segretario generale della NATO

Nel suo intervento, Trump ha anche confermato che incontrerà domani il segretario generale della NATO, Mark Rutte, per discutere delle forniture militari all’Ucraina e della sicurezza europea. Il colloquio si inserisce in un momento delicato della guerra, in cui Kiev continua a chiedere maggiore supporto militare per difendersi dagli attacchi russi.

Nessun costo per gli Stati Uniti, secondo Trump

Noi non pagheremo nulla”, ha puntualizzato Trump, precisando che l’intero costo dell’operazione sarà a carico dell’Unione Europea. “Loro (gli ucraini, ndr) ne avranno un po’, perché hanno bisogno di protezione”, ha dichiarato. Il presidente ha inoltre aggiunto che gli ucraini pagheranno il 100% per gli altri equipaggiamenti militari sofisticati che saranno forniti da Washington.

Un messaggio politico e strategico

Le parole di Trump arrivano in un contesto di crescente pressione su NATO e Unione Europea per il sostegno all’Ucraina. Il leader americano, pur ribadendo il supporto militare, ha marcato con decisione la linea del “niente spese per gli Stati Uniti”, segnando una chiara posizione di disimpegno economico diretto, ma non operativo.


Titolo SEO: Trump: “Missili Patriot all’Ucraina, pagherà l’Unione Europea”
Meta description SEO: Donald Trump annuncia l’invio di missili Patriot all’Ucraina: “Ne hanno bisogno, noi non pagheremo nulla. Coprirà tutto l’Unione Europea”.
Parole chiave SEO: Trump, Ucraina, missili Patriot, armi all’Ucraina, NATO, Unione Europea, guerra in Ucraina, difesa aerea, Rutte

Continua a leggere

Esteri

Abu Mazen: Hamas rilasci gli ostaggi e consegni le armi all’Anp

Pubblicato

del

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha esortato Hamas a rilasciare gli ostaggi israeliani che ancora detiene e a consegnare le armi alla stessa Anp, sottolineando che il gruppo islamista “non governerà la Striscia di Gaza” dopo la fine della guerra in corso con Israele. Lo riportano l’agenzia di stampa palestinese Wafa e i media dello Stato ebraico. In un incontro ad Amman con l’ex primo ministro britannico Tony Blair, Abbas ha chiesto anche il rilascio dei prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane, un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e l’ingresso senza ostacoli di aiuti umanitari nell’enclave palestinese. Abu Mazen è tornato a chiedere anche che all’Anp venga concesso il controllo della Striscia di Gaza, un’idea a lungo respinta da Israele.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto