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Iran: si dà fuoco contro stadi vietati a donne, morta

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La tifosa di calcio iraniana Sahar Khodayari, che si era data fuoco nei giorni scorsi davanti a un tribunale di Teheran per protestare contro il divieto per le donne di entrare negli stadi, e’ morta la scorsa notte in un’ospedale della capitale iraniana a seguito delle ustioni riportate.  La 29enne era stata fermata lo scorso 12 marzo allo stadio Azadi di Teheran dopo esservi entrata travestita da uomo per assistere alla partita della sua squadra -l’Estghlal, allenata ora tra forti contrasti dal tecnico italiano Andrea Stramaccioni – contro l’Al Ain, club degli Emirati Arabi Uniti.

Khodayari, che si era anche ritratta nell’impianto con un selfie, era stata detenuta per alcuni giorni nel carcere femminile di Gharchak Varamin a sud di Teheran, ritenuto tra i peggiori in termini di condizioni di vita. Quando a inizio settembre era stata convocata da un procuratore di Teheran per il sequestro del suo telefono cellulare, aveva appreso che le era stata comminata una condanna a sei mesi per oltraggio al pudore. A quel punto si era data fuoco, procurandosi ustioni di terzo grado nel 90% del corpo. Il caso ha riacceso le polemiche sul divieto per le donne iraniane di assistere alle partite maschili negli stadi di calcio, occasionalmente allentato nei mesi scorsi su pressioni della Fifa ma tuttora in vigore. In sostegno di Khodayari si e’ espressa nei giorni scorsi anche la deputata Parvaneh Salahshouri, lanciando appelli alla sensibilizzazione contro le discriminazioni subite dalle donne nella Repubblica islamica.

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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