L’inflazione e, soprattutto il caro energia, sono in cima alle preoccupazioni degli imprenditori anche se la fiducia di superare l’ennesima crisi resta l’alta. Il clima della platea di Cernobbio al primo giorno del Forum Ambrosetti non e’ poi cosi’ cupo nonostante piu’ di un’impresa inizi a fare i conti con il macigno del caro-bollette. La strada da percorrere, e che piu’ di qualcuno vede come la migliore, e’ quella di mettere un tetto ai prezzo del gas mentre c’e’ freddezza su un eventuale scostamento di bilancio che peraltro, l’attuale Governo non intende intraprendere. “Bisogna guardare avanti, gestire i problemi e reagire al meglio. Le difficolta’ vanno viste tutte insieme e quindi l’inflazione, la guerra in Ucraina, e la disruption delle catene di valore. Rispetto a queste difficolta’ l’Italia riuscira’ a farcela”, se ne dice convinto il vice presidente di Morgan Stanley, Domenico Siniscalco. La ricetta su cui si ragiona e’ una sola ed e’ quella di un price cap al gas. E’ “la soluzione migliore. Draghi la sta proponendo da mesi. Speriamo che al consiglio europeo dei prossimi giorni ci sia un avanzamento. Se questo non dovesse avvenire, c’e’ il rischio che l’Europa si rompa. Davanti a un problema come questo, che riguarda tutti, simile alla pandemia e alla crisi finanziaria, serve una soluzione congiunta”, sottolinea l’ex presidente di Confindustria e presidente di Marcegaglia Holding, Emma Marcegaglia. Dello stesso avviso e’ l’amministratore delegato di A2a, Renato Mazzoncini: “sono convito che oggi il price cap possa portare dei risultati insperati” mentre “lo scostamento di bilancio rischia di essere inefficace”. Il perche’ e’ abbastanza chiaro. “Con il debito pubblico che abbiamo, e con il rischio di speculazione sul nostro debito, quindi di incremento dello spread, vuol dire che rischiamo di rimangiarci i soldi che mettiamo sulle bollette in un attimo”, spiega il manager. “Penso che abbiano molta ragione il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia a dire che lo scostamento di bilancio non si fa”, ribadisce il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan che e’ stato anche ministro al Tesoro. “Lo scostamento di bilancio e’ un segno di deviazione della politica fin qui fatta” aggiunge ricordando come sia stato fatto “un enorme sforzo importante per portare giu’ il rapporto debito/pil”. La parola d’ordine, tra gli imprenditori, e’ comunque che la situazione non scappi di mano anche perche’ sull’immediato futuro e, anche sul 2023, “la navigazione e’ un po’ a vista” rileva Matteo Tiraboschi, presidente di Brembo. Gruppo a cui, peraltro, la bolletta in Italia e’ “quasi raddoppiata”. Il clima di preoccupazione tra le imprese non si puo’ nascondere con il contesto geopolitico e macroeconomico che sono certamente molto complessi, ma c’e’ chi come Cristina Scocchia, l’amministratore delegato di Illycaffe’, che vuole “rimanere ottimista” e ritiene che la crisi si possa superare seguendo tre stelle polari: “crescita internazionale, digitalizzazione e sostenibilita’”. Tra i consueti sondaggi che vengono fatti al Forum poi piu’ della meta’ degli imprenditori intervistati e’ ottimista sulla crescita del fatturato delle proprie aziende: Il 56,1% prevede di chiudere quello del 2022 con una crescita superiore al 10%. Cosi come, nonostante in molti siano in allerta per il peso dell’inflazione, allo stesso tempo prevedono un aumento dei piani di investimento. Il 69% degli imprenditori a Cernobbio stima infatti un aumento di oltre 10%. Un segnale che, dopo tutto, la fiducia non manchi.