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Cronache

Incidente mortale a Frattamaggiore: un giovane perde la vita, un altro in gravi condizioni

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Tragico incidente stradale a Frattamaggiore: nella notte, i carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Caivano sono intervenuti in via Roma, a Frattamaggiore, per un grave incidente stradale che ha causato la morte di un giovane di 17 anni e il ferimento grave di un 16enne. L’incidente è avvenuto intorno alle 02:30, quando una jeep Avenger, guidata da un 20enne, si è scontrata con uno scooter su cui viaggiavano i due ragazzi.

Le dinamiche precise dell’incidente sono ancora in corso di accertamento da parte delle autorità. Subito dopo l’impatto, il 17enne è stato trasportato d’urgenza in codice rosso presso l’ospedale di Frattamaggiore, dove è purtroppo deceduto a causa delle gravi ferite riportate. Il 16enne, suo compagno di viaggio, si trova attualmente in terapia intensiva, in pericolo di vita.

Su disposizione dell’Autorità giudiziaria, la salma del giovane deceduto è stata sequestrata per l’esecuzione dell’esame autoptico, mentre i mezzi coinvolti nel tragico impatto sono stati anch’essi sequestrati per ulteriori indagini.

La comunità è sotto shock per quanto accaduto, mentre le forze dell’ordine continuano a lavorare per ricostruire i dettagli di questo tragico evento.

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Stadio Collana: polemiche tra Comune e Regione sul protocollo d’intesa

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La riapertura dello Stadio Collana del Vomero, con i lavori che dovrebbero concludersi entro 18 mesi, ha scatenato nuove tensioni tra il Comune di Napoli e la Regione Campania. Al centro della polemica, il mancato invito al sindaco Gaetano Manfredi alla cerimonia di avvio dei lavori e il controverso protocollo d’intesa siglato tra la Regione e la Quinta Municipalità, guidata da Clementina Cozzolino.

Il mancato invito e il ruolo della Quinta Municipalità

Alla cerimonia di inaugurazione dei lavori, il sindaco Manfredi è stato sostituito dalla presidente della Quinta Municipalità, Clementina Cozzolino, vicina al governatore Vincenzo De Luca. Una scelta che non ha sorpreso, vista la storica incomunicabilità tra Comune e Regione. Tuttavia, la novità è rappresentata dal coinvolgimento del Coni, che con il presidente Giovanni Malagò gestirà l’impianto una volta terminati i lavori.

In questo contesto, la Cozzolino ha siglato un protocollo d’intesa con l’Arus (Agenzia regionale per le Universiadi e lo sport), garantendo un canale privilegiato per i residenti della Quinta Municipalità nell’utilizzo dello stadio. Una decisione che, secondo Palazzo San Giacomo, discrimina le altre Municipalità e potrebbe violare lo Statuto del Comune. Il sindaco Manfredi sta valutando l’impugnazione del protocollo.

Le reazioni del Comune e delle opposizioni

La mossa della Quinta Municipalità è stata accolta con malumore anche dai consiglieri comunali. Fulvio Fucito, capogruppo della lista “Manfredi Sindaco”, ha sottolineato l’importanza di coinvolgere il Comune nella gestione dello stadio: «Napoli è Capitale dello Sport Europeo e tutte le istituzioni devono collaborare per garantire inclusività, soprattutto verso le fasce più deboli».

Anche i consiglieri comunali di Forza Italia, Iris Savastano e Salvatore Guangi, hanno criticato il protocollo, definendolo «paradossale» e accusando la Cozzolino di agire in modo autonomo, bypassando l’amministrazione comunale. «Auspichiamo che il Comune impugni l’accordo e sia coinvolto nella gestione delle attività all’interno del Collana», hanno dichiarato.

 

Lo strappo istituzionale e le accuse politiche

Le tensioni tra Regione e Comune si inseriscono in un quadro più ampio di gelo politico tra De Luca e Manfredi. La gestione dello Stadio Collana rappresenta un nuovo capitolo di questa dialettica conflittuale, con accuse reciproche di esclusione e mancata collaborazione.

La questione assume particolare rilevanza in vista di Napoli Capitale dello Sport 2026, un evento che richiederà sinergia tra tutte le istituzioni. Il Collana, uno degli impianti sportivi più importanti della città, non può essere trattato come una “repubblica a sé stante”, come sottolineato da diversi esponenti politici.

Il futuro dello Stadio Collana

Mentre i lavori per la riapertura dello stadio procedono, resta da capire come verrà gestita la struttura una volta completata. Il Comune rivendica un ruolo attivo nella programmazione e nella gestione delle attività sportive, per evitare discriminazioni tra cittadini e garantire che il Collana diventi un punto di riferimento per tutta la città, e non solo per una parte di essa.

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Crollo della Galleria Umberto e morte del 14enne Salvatore Giordano: 3 condanne e 2 assoluzioni in appello

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Si chiude con tre condanne e due assoluzioni il processo di appello per la tragica morte di Salvatore Giordano (foto in evidenza), il 14enne colpito da un fregio caduto dal frontone della Galleria Umberto I, mentre passeggiava con gli amici lungo via Toledo nel luglio 2014. La sentenza della prima Corte di Appello del Tribunale di Napoli conferma alcune responsabilità, ma assolve due dei cinque imputati condannati in primo grado.

Gli assolti: due imputati fuori dall’accusa

La Corte ha assolto Franco Annunziata, dipendente del servizio idrogeologico del Comune di Napoli, e Marco Fresa, ultimo amministratore di condominio prima del tragico crollo. Entrambi erano stati condannati in primo grado ma sono stati scagionati in appello grazie al lavoro delle loro difese legali.

Le condanne: responsabilità confermate

Confermate invece le condanne per Bruno Mariano, amministratore di condominio, e Elio Notarbartolo, direttore dei lavori, entrambi condannati a due anni di reclusione con sospensione della pena. Diversa la posizione di Giovanni Spagnuolo, dirigente del servizio difesa del territorio del Comune di Napoli: la Corte ha dichiarato prescritta l’accusa di omicidio colposo, ma ha confermato la condanna a un anno e quattro mesi per altre responsabilità.

Gli allarmi inascoltati e la mancanza di manutenzione

Il processo ha evidenziato come la tragedia sia il risultato di un sistema di manutenzione inefficace e di allarmi inascoltati. Prima del crollo fatale, si erano verificati altri episodi simili lungo la facciata della Galleria Umberto. All’epoca, l’allora consigliere comunale Vincenzo Moretto aveva sollecitato interventi tramite un’interrogazione consiliare, ma le azioni intraprese furono insufficienti. La responsabilità era condivisa tra pubblico e privato, con il Comune e i condòmini incapaci di trovare un accordo operativo per garantire la sicurezza della struttura.

La delusione della famiglia di Salvatore Giordano

I genitori di Salvatore, assistiti dall’avvocato Sergio Pisani, si sono costituiti parte civile nel processo, ma il verdetto lascia spazio a molteplici amarezze. «Siamo delusi, molto delusi – ha dichiarato Pisani – perché ci aspettavamo che la Corte inviasse gli atti alla Procura nei confronti del Comune di Napoli, che riteniamo il principale responsabile della morte di Salvatore».

Un verdetto che lascia aperte questioni

La sentenza di appello traccia un quadro di responsabilità più chiaro, ma non privo di polemiche. La mancata iscrizione degli ex vertici del Comune nel registro degli indagati e l’assenza di ulteriori richieste da parte della Corte per approfondire le responsabilità del Comune alimentano il dibattito su una tragedia che avrebbe potuto essere evitata.

In attesa di un possibile ricorso in Cassazione da parte dei legali, resta il dolore per una comunità che ancora si interroga sulle cause di una morte che ha segnato profondamente la città.

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Insulti omofobi sui social al sindaco di San Giorgio a Cremano Zinno per non aver chiuso le scuole

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Una nuova ondata di odio sui social ha travolto il sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, bersaglio di insulti, minacce e ingiurie omofobe per aver deciso di mantenere le scuole aperte nonostante il maltempo. Stavolta, però, il primo cittadino ha deciso di non lasciar correre e di denunciare pubblicamente e alle autorità quanto accaduto.

La decisione e gli attacchi social

Domenica sera Zinno, dopo essersi consultato con gli altri sindaci dell’area vesuviana, ha comunicato su Facebook che le scuole sarebbero rimaste regolarmente aperte il giorno successivo. In risposta, sono piovuti insulti e minacce sui social, provenienti perlopiù da ragazzi tra i 12 e i 17 anni. Molti messaggi provenivano da profili fake, poi identificati come riconducibili a studenti che non volevano andare a scuola.

«Sono perlopiù minorenni non controllati dai genitori», ha scritto Zinno in una denuncia pubblica. Il sindaco ha spiegato che trasmetterà gli screenshot dei messaggi ai dirigenti scolastici per facilitare l’identificazione degli autori e organizzare lezioni di educazione civica. «È nostro dovere dare un segnale educativo – ha aggiunto Zinno – e far capire che la violenza e la sopraffazione non valgono più di un ragionamento».

Denunce e solidarietà

Zinno ha informato la polizia postale e le forze dell’ordine, sottolineando che è essenziale intervenire per contrastare una pericolosa deriva culturale. «Se non ci occupiamo di questi giovani, continueranno a credere che la loro opinione personale valga più di quella di un esperto», ha dichiarato. Ha inoltre ribadito la necessità di educare i ragazzi ai valori della non violenza e del rispetto, coinvolgendo famiglie, scuole e istituzioni.

A Zinno è giunta la solidarietà di numerosi esponenti istituzionali, tra cui il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, che ha definito l’episodio «un campanello d’allarme». «Questi giovani devono imparare il rispetto, e la scuola è il luogo più adatto per farlo», ha affermato Buonajuto, auspicando provvedimenti educativi per sensibilizzare gli studenti alla gravità di tali comportamenti.

L’appello contro l’omotransfobia

Anche le associazioni locali, tra cui Antino Arcigay Napoli, l’Arci Napoli e l’Osservatorio regionale Lgbtqia+, hanno espresso solidarietà al sindaco. Antonello Sannino, presidente di Antino Arcigay Napoli, ha sottolineato l’urgenza di un piano strutturato di contrasto all’omotransfobia, a partire dalle scuole. «L’aumento delle aggressioni e dell’odio omotransfobico richiede una prevenzione culturale che parta dall’educazione», ha dichiarato.

Una sfida educativa e sociale

L’episodio solleva interrogativi sul ruolo dei social media e sull’educazione dei giovani. Il caso di San Giorgio a Cremano dimostra quanto sia necessario un lavoro condiviso tra istituzioni, famiglie e scuole per promuovere un uso responsabile dei social e contrastare fenomeni di odio e intolleranza, che rischiano di compromettere i valori fondamentali della convivenza civile.

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