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In Toscana immunizzati 13mila bimbi contro virus sinciziale

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Sono quasi 13mila i bambini immunizzati in Toscana contro il virus respiratorio sinciziale, responsabile delle bronchioliti che può determinare gravi infezioni delle vie respiratorie. La campagna di immunizzazione, avviata da circa due mesi, ha riscosso l’interesse delle famiglie e sta già dando i primi importanti risultati. “Grazie alla campagna di immunizzazione vediamo già molti meno ricoveri rispetto allo scorso anno – spiega l’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana, Simone Bezzini -. E questo significa tutela della salute dei bambini ma anche una minor pressione sui reparti di pediatria degli ospedali che permette di sviluppare l’attività ordinaria in maniera adeguata.

Negli anni passati succedeva che tanti bambini prendevano il virus che spesso portava al ricovero, anche in terapia intensiva, e nei momenti di picco i ricoveri erano talmente tanti che determinavano la sospensione di altre attività delle strutture ospedaliere”. Lo scorso anno i neonati ricoverati in Toscana per virus respiratorio sinciziale erano stati 800, tra cui in 160 avevano avuto bisogno della terapia intensiva.

L’esperienza di altri Paesi europei che hanno iniziato a usare gli anticorpi monoclonali nel 2023, come la Spagna, attesta una riduzione nel numero dei ricoverati tra il 70 e il 97%. “La Regione Toscana crede nella prevenzione – aggiunge Bezzini – e quindi abbiamo voluto cogliere l’opportunità di usare il monoclonale per l’immunizzazione dei neonati anche alla luce delle esperienze maturate su scala internazionale. Il virus respiratorio è un virus particolarmente diffuso, soprattutto nel periodo invernale, che colpisce tanti bambini e soprattutto nelle prime settimane di vita può determinare conseguenze gravi”.

La campagna di immunizzazione è partita il 15 ottobre scorso negli ambulatori dei pediatri di libera scelta della Toscana ed è rivolta ai bambini nati dal 1 di aprile 2024. “La campagna di immunizzazione – precisa Paolo Biasci, segretario toscano della Federazione italiana medici pediatri – è iniziata appena è arrivato il farmaco e siamo subito partiti con la chiamata attiva di tutti i bambini con i requisiti, poi la somministrazione è iniziata anche direttamente nei punti nascita.

Da parte delle famiglie la risposta è stata veramente ottima, quando abbiamo programmato la campagna avevamo ipotizzato una certa percentuale di adesione ma devo dire che è stata molto superiore alle attese. E questo è molto positivo perché i risultati li stiamo vedendo rispetto a quello che accaduto lo scorso anno”. Come pediatri, continua Biasci, “dobbiamo ringraziare la Regione Toscana che ha messo in campo delle importanti risorse per poter finanziare una programmazione per effettuare la campagna di somministrazione del farmaco”.

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Esteri

Mar Nero, il fronte navale dimenticato: perché la Russia ha accettato il cessate il fuoco

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Dalla pretesa del controllo totale sul Mar Nero all’ammissione di un cessate il fuoco imposto dai fatti. La Russia, che nel febbraio 2022 aveva avviato una delle campagne militari più ambiziose del conflitto, si trova oggi costretta a ridimensionare le sue ambizioni navali. La guerra sul mare è stata una disfatta strategica per Mosca, che ha perso almeno il 20% della propria flotta militare. Ed è proprio questo insuccesso a spingere Vladimir Putin ad accettare la tregua discussa ai negoziati in Arabia Saudita.

L’ambizione: dominare il Mar Nero

Il piano iniziale era chiaro: occupare tutti i porti e le coste dell’Ucraina meridionale, escludere Kiev da una delle sue principali arterie economiche e imporre un monopolio russo sulla navigazione nel Mar Nero. Già il primo giorno di guerra, Mosca dichiarava la sospensione della navigazione a nord del 45° parallelo e nel Mar d’Azov. Il porto storico di Sebastopoli diventava il fulcro di operazioni “antiterrorismo”. L’obiettivo era Odessa, da raggiungere anche con operazioni anfibie, mai realmente decollate.

La svolta: l’affondamento della “Moskva”

Il punto di rottura arriva il 13 aprile 2022, quando l’incrociatore Moskva, fiore all’occhiello della Flotta del Mar Nero, viene colpito e affondato da un drone marino ucraino Neptune. È l’inizio della fine: a oggi almeno trenta unità navali russe sono state distrutte o rese inutilizzabili. Il grosso della flotta è stato ritirato verso est, a Novorossiysk, abbandonando di fatto il controllo attivo delle coste ucraine.

L’Ucraina resiste e reagisce

Kiev ha costruito un sistema difensivo sofisticato lungo le acque territoriali, proteggendo le rotte commerciali con droni marini e aerei. L’isola dei Serpenti, simbolo della resistenza, è stata riconquistata. I russi hanno reagito con attacchi mirati, ma non sono riusciti a ristabilire la superiorità marittima. L’Ucraina ha così riaperto i suoi corridoi navali, e nonostante le continue minacce, le esportazioni sono riprese.

Il blocco e il “corridoio del grano”

Nel 2022, con mediazione di Onu e Turchia, nasce il cosiddetto “corridoio del grano”. Funziona, inizialmente: 331 navi partite in pochi mesi. Ma nel 2023 Mosca inizia a ostacolare i controlli e infine impone di nuovo il blocco. Nel frattempo Kiev forza la mano, e tra ottobre 2023 e dicembre 2024 transita un volume record: 3.500 navi e oltre 93 milioni di tonnellate di prodotti esportati.

Gli attacchi di Mosca e l’alto costo della guerra

Nel solo bimestre gennaio-febbraio 2025, la Russia ha colpito Odessa almeno 21 volte, distruggendo parte delle infrastrutture portuali ed energetiche. Il prezzo umano è alto: il caso più tragico l’11 marzo, quando quattro marinai siriani muoiono a bordo di un cargo battente bandiera delle Barbados.

La mediazione possibile: il ruolo della Turchia

La tregua proposta oggi ai tavoli sauditi prevede una sospensione delle ostilità navali, ma resta fragile. Il monitoraggio potrebbe tornare nelle mani della Turchia, come nel 2022. Ma Erdoğan è oggi troppo impegnato nella crisi interna per giocare lo stesso ruolo. E così, mentre le truppe russe avanzano lentamente nel Donbass, il Cremlino ammette di aver perso il controllo di uno dei fronti che più avrebbe voluto dominare.

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Esteri

L’Europa si prepara a guerra e altre emergenze: arriva la strategia Ue per resistere 72 ore in autonomia

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Una “borsa della resilienza” per ogni cittadino europeo, un piano comune per affrontare guerre, disastri naturali e pandemie, una piattaforma informativa e un comitato speciale di crisi. È questo il cuore della strategia che la Commissione europea presenta oggi per rafforzare la preparazione civile e militare dell’Ue, seguendo la traccia della relazione consegnata lo scorso ottobre dall’ex presidente finlandese Sauli Niinistö.

Trenta azioni chiave per affrontare le crisi

Il documento, intitolato “EU Preparedness Union Strategy”, prevede trenta azioni operative per migliorare la resilienza del continente, dai conflitti ai blackout, dagli attacchi informatici alle emergenze sanitarie. Una delle misure simboliche — ma anche pratiche — è la creazione di un kit di sopravvivenza per ogni cittadino, che dovrà contenere acqua, cibo, medicinali, documenti, fiammiferi e torce: l’obiettivo è garantire almeno 72 ore di autonomia in caso di crisi.

Una giornata per imparare la resilienza

La strategia prevede anche una “giornata nazionale di preparazione” da istituire in ogni Stato membro per sensibilizzare la popolazione sulla necessità di essere pronti a ogni tipo di catastrofe. Particolare attenzione sarà rivolta anche alle scuole, con programmi didattici dedicati alla cultura della prevenzione e della gestione dell’emergenza.

Verso un comitato di crisi europeo

La bozza visionata da El País prevede la creazione di un comitato di crisi Ue che includa la Commissione europea, l’Alto rappresentante per la politica estera e i rappresentanti dei 27 Paesi membri. Questo organismo sarà supportato da tutte le agenzie europee competenti e avrà il compito di coordinare le risposte rapide e condivise a livello continentale.

Riserve strategiche e piattaforma digitale

Bruxelles punta anche a coordinare le riserve strategiche di medicinali, materie prime, energia e generi alimentari, per evitare frammentazioni e ritardi. Sarà inoltre lanciata una piattaforma digitale per informare i cittadini sui rischi in tempo reale, sulle opzioni di rifugio e sulle risorse disponibili in caso di emergenza.

Intelligence e sicurezza: potenziare l’analisi Ue

Infine, la Commissione vuole rafforzare il proprio Centro unico di analisi dell’intelligence, che riceve dati da tutte le agenzie di spionaggio civili e militari dei Paesi membri. Lo scopo è identificare precocemente le minacce e ridurre l’impatto di eventi critici prima che diventino ingovernabili.

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Economia

Orcel (UniCredit): Napoli e il Sud hanno un potenziale enorme, la crescita parte da qui

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In un’intervista rilasciata al Mattino, l’Amministratore Delegato di UniCredit, Andrea Orcel, ha evidenziato il forte legame della banca con Napoli e con tutto il Mezzogiorno, sottolineando il dinamismo economico e le prospettive positive della regione.

Napoli, simbolo di un Sud in crescita

«Napoli rappresenta il simbolo di un Mezzogiorno che si muove rapidamente», ha dichiarato Orcel. «Da quando sono alla guida di UniCredit, ho notato una città profondamente cambiata e migliorata». Il manager ha ricordato gli investimenti significativi della banca nel Sud Italia, con oltre 1,9 miliardi di euro erogati nel 2024, di cui oltre un miliardo solo in Campania.

Il Sud come motore nazionale

Orcel concorda con il cambio di paradigma che vede il Mezzogiorno non più come periferia, ma come punto centrale nello sviluppo economico nazionale ed euromediterraneo. «Investimenti pubblici, grazie al Pnrr, e l’export trainato dall’agroalimentare stanno permettendo al Sud di crescere più velocemente rispetto al Nord», ha spiegato Orcel.

Il capitale umano, chiave della crescita

L’AD di UniCredit ha enfatizzato il ruolo decisivo del capitale umano del Sud, ricordando i dati positivi riguardanti start-up e innovazione: «Napoli è al terzo posto nazionale per start-up innovative. UniCredit Start Lab sostiene concretamente questo ecosistema innovativo da oltre dieci anni».

Sostegno alla cultura e al Teatro San Carlo

UniCredit conferma inoltre il suo impegno verso il Teatro di San Carlo, considerato un simbolo culturale e sociale per Napoli e l’Italia. «Continueremo a sostenere il Teatro e le sue attività di rigenerazione urbana e sociale, fondamentali per la città», ha detto Orcel.

Accordo strategico con Cassa Depositi e Prestiti

Orcel ha parlato dell’importante accordo con Cassa Depositi e Prestiti, sottolineando l’obiettivo di rafforzare la competitività delle PMI, specialmente del Sud: «Abbiamo previsto finanziamenti per 800 milioni di euro per sostenere lo sviluppo delle imprese meridionali».

Il ruolo di Pnrr e Zes unica

Secondo Orcel, l’effettivo utilizzo delle risorse del Pnrr e della Zes unica sarà determinante per ridurre il divario territoriale. «Nei primi mesi del 2025, abbiamo già erogato 2,8 miliardi di euro alle PMI italiane. Il Mezzogiorno può davvero essere trainante per la ripresa economica del Paese», ha concluso.

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