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Cronache

In tempi di pandemia la vigilanza sociale sarà utile per la nostra Resurrezione

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In ogni emergenza si corre contro il tempo per arginare gli effetti di un disastro e ad ogni disastro segue poi una fase di ricostruzione. In questi scenari avvoltoi e sciacalli, attirati dall’odore del sangue e dalle urla della disperazione, sono sempre pronti a raccattare tutto il possibile, ed anche di più, tentando di riempirsi la bocca e le tasche fino all’inverosimile. Perché quando il Popolo è disperato ed è concentrato sulla sopravvivenza diventa vulnerabile come lo Stato che dovrebbe proteggerlo.  In tempi “normali” ne abbiamo sempre avuto un esempio come quando, nel pieno del periodo feriale di agosto, vengono affidate commesse per lavori pubblici o indette procedure per nomine lampo di professionisti e lavoratori presso enti pubblici e società partecipate.

Oggi siamo proprio all’apice della parabola, al culmine del picco pandemico e quindi pienamente esposti al solito assalto dei predoni di turno. Magistratura e Forze dell’Ordine tentano di fare l’impossibile e così già scovano i vari  miserabili che in questi giorni bui tentano di speculare sulle forniture pubbliche di ventilatori ed ausili ospedalieri da riservare a chi lotta per la vita o la morte.

Truffe milionarie tentate e ritentate da gentaglia che appena “sgamata” anziché fermarsi quantomeno per nascondersi o difendersi, corre a creare società fantasma per rientrare immediatamente nella palude del malaffare, evidentemente convinti di una probabile impunità che nel nostro Paese è stata creata ad hoc, imprigionando l’amministrazione della Giustizia prima con burocrazie inutili e poi con costanti tagli, indecenti, inferti nello sventolato  intento del contenimento della spesa pubblica. Così per buttare fumo negli occhi dei cittadini si cambiano leggi e si propongono riforme in modo inutile, perché il nostro tessuto normativo è sano ed attuale, ma è reso volutamente fragile.

Allora il vero strumento che abbiamo noi cittadini per opporci a questo destino inglorioso non può essere che rappresentato dal controllo sociale da esercitare attraverso tutti i validissimi strumenti democratici che il nostro Ordinamento ci mette a disposizione, ma che una distorta visione della Cosa Pubblica, indotta dalla mala politica e dalla criminalità, tentato di nasconderci. Attraverso la “cittadinanza attiva” possiamo salvare la nostra amata Italia e riprenderci il futuro negato ai nostri figli. Comitati ed Associazioni antimafia ed ecologiste, hanno già dimostrato di poter essere di valido supporto lotta alla criminalità e all’avvelenamento fisico e morale che si nutre oggi anche di fake news che generano odio gratuito e una diffidenza sovversiva verso lo Stato. 

Pensiamo anche alle ingiustizie del quotidiano, e quindi all’esperienza delle associazioni dei consumatori, come quelle ad esempio guidate dal nostro combattivo conterraneo, l’avvocato Angelo Pisani di “Noi consumatori”, che attraverso battaglie collettive riescono a smascherare vere e proprie truffe milionarie tentate da colossi commerciali, così ridonando dignità e respiro a tutti quegli utenti che non avrebbero avuto la possibilità di permettersi una minima tutela legale.

Non ci vuole un’impresa titanica per contribuire ad essere guardiani del nostro futuro. Basta una semplice richiesta di accesso agli atti garantita dalla L. 241/1990 intitolata “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi” oppure ex D. Lgs. 97/2016, anche conosciuto come il “Freedom of Information Act” italiano (ovverosia la norma che consente un più ampio diritto all’informazione nei confronti della Pubblica Amministrazione dove il  richiedente non viene obbligato neanche a motivare la richiesta come accade invece nell’istanza ex L. 241/90), per capire ad esempio quanto sono costate a noi contribuenti le mascherine acquisite dal Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri , distribuite “gratuitamente” a milioni di italiani ma tuttavia pagate con i solti delle nostre tasse e contributi volontari, o di conoscere altresì quali tipi di procedure di gara siano state adottate nel presente contesto di emergenza.

Si comprende facilmente come attraverso l’ausilio di questi  strumenti di reale partecipazione sociale, alla portata di tutti i cittadini si riesca a controllare la gestione e lo stato di salute della nostra “Democrazia”, che non può essere ridotta a mero richiamo filosofico o (peggio) ad uno slogan da sventolare in campagna elettorale. Solo partecipando in modo diretto e costruttivo alla Res Publica (ce lo insegnavano alle Elementari!) potremmo conquistare la felicità collettiva e quindi quella individuale, perché non può esistere benessere in una Nazione dominata dagli egoismi e dal malaffare che producono si traducono, nell’esempio di questi tristi giorni, in minori posti letto in terapia intensiva, nella speculazione commerciale sull’approvvigionamento delle forniture sanitarie di contenimento del virus, nel drammatico aumento della povertà tra le fasce sociali più deboli. 

Sull’altro fondamentale versante, quello della mancanza di una consolidata e profonda coscienza sociale, ciò che dobbiamo sconfiggere con la massima urgenza è il male dell’ignoranza che domina prepotente anche la scena dei social, e che nell’anno 2020 è dunque ancora capace di incidere negativamente nella nostra vita. E’ il tempo di una vera rivoluzione culturale tesa alla maggiore consapevolezza del nostro reale valore umano e professionale.

Proprio a tal riguardo, anche in questi giorni, abbiamo avuto l’ulteriore conferma di come la Sanità Campana si sia dimostrata, senza alcuna predeterminata velleità, vero e proprio punto di riferimento dell’intero Sistema Nazionale, tanto ciò sia nella gestione organizzativa della lotta al “coronavirus”, sia nel campo della Ricerca dove sta contribuendo in modo determinante alla sperimentazione di cure efficaci e finanche del vaccino. Malgrado le risorse modeste e  le mille difficoltà storiche che attanagliano Napoli e la Campania, ci riscopriamo in questo contesto ben organizzati, coscienti, disciplinati. Non abbiamo bisogno dunque di nient’altro che di crederci e di pretendere da tutti, ma proprio tutti, il rispetto della “Cosa Pubblica”  che nella realtà si può declinare nel poter essere salvati dal “Covid19” in un nostro ospedale campano come nell’usufruire di un trasporto pubblico regionale puntuale ed efficiente.

Dobbiamo però pretendere che la minoranza, chiassosa e sbragata, si allinei agli altissimi standard di civiltà confermati dalla maggioranza dei nostri conterranei, pretendendo il pieno rispetto delle regole, perché solo da qui riparte la nostra vera “Resurrezione” e la possibilità di non essere più raccontati come popolo scialbo e menefreghista che magari vive nell’attesa dell’aiuto di un Nord dimostratosi assolutamente vulnerabile, ma come i veri protagonisti di una storia unitaria che trova nella qualità e professionalità italiana il motore per conquistare ogni futuro traguardo. Solo così potremmo completare un disegno di equità collettiva già fortemente richiamato nella nostra Costituzione e riportare il nostro meraviglioso Paese ai vertici della considerazione Europea ed internazionale che merita.  Mai come oggi dipende tutto da noi. Risorgere o morire.

 

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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