Le famiglie fanno i conti con l’inflazione e il carovita e si ritrovano con meno liquidità disponibile e più debiti da pagare. I rincari dei prezzi hanno portato ad una rapida erosione dei conti correnti di circa 20 miliardi nel 2022, con gli italiano costretti a bruciare 41,5 miliardi dei propri risparmi nel tentativo di conservare il tenore di vita ormai assediato dai costi schizzati alle stelle. Per contrastare la corsa dei prezzi il leader della Cisl, Luigi Sbarra, propone cosi’ di rilanciare “una stagione di rinnovata concertazione”, per mettere al centro un “grande tema: un vero patto contro l’inflazione”. La riduzione di liquidità sui conti correnti, così come non avveniva dal 2017, e l’aumento di prestiti e mutui sono i due fattori che, secondo una analisi federazione autonoma bancari italiani (Fabi), dimostrano le difficoltà che stanno affrontando le famiglie. Se nei primi sette mesi dell’anno scorso la liquidità accumulata ha quasi sfiorato i 1.180 miliardi di euro (+0,9%), nei quattro mesi successivi i conti correnti sono scesi a 1.159 miliardi, registrando a fine novembre una flessione di circa due punti percentuali.
Per quanti non rinunciano alla liquidità, il senso di incertezza hanno fatto volare il livello dei debiti. L’ammontare dei prestiti a fine 2022 si è attestato a 256 miliardi di euro (+1,5 %), superando la tendenza di costante aumento dal 2017 (+1,2%). Per far fronte a questa situazione “servono, da parte del governo, politiche fiscali, volte ad aumentare il reddito disponibile, più incisive e auspico che già quest’anno possano arrivare risposte in questo senso. Ma sono indispensabili, soprattutto, i rinnovi di tutti i contratti collettivi di lavoro scaduti”, afferma Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. L’aumento dei prezzi ed i costi dell’energia, oltre ad aver bruciato 41,5 miliardi di risparmi, ha portato anche, secondo una stima di Confeserecenti, ad una riduzione del potere d’acquisto che per lavoratori dipendenti risulterà inferiore di 2.800 euro rispetto al 2021, mentre per i lavoratori autonomi calerà di 2.200 euro. Cambiano anche i consumi. La quota familiare assorbita da spese per utenze e abitazione dovrebbe infatti attestarsi quest’anno sul 45,8% del totale mensile. Nel 2019 era il 35%.
Una situazione che pesa soprattutto sui redditi medio-bassi. Per le famiglie meno abbienti (circa 10,5 milioni) i costi fissi avranno quest’anno un impatto per la metà dell’intera spesa mensile. Se si considerano anche abbigliamento, bevande e alimenti, la parte di bilancio occupata dai consumi obbligati o quasi sale al 77%, lasciando meno di un quarto (il 23%) disponibile per altro. Sono in difficoltà anche coloro che hanno una capacità di spesa maggiore. Per il 40% di famiglie con un reddito medio la quota assorbita da bollette e spese per la casa passa dal 35% del 2019 al 45%, mentre la spesa per alimentari e bevande scende al 23%, e quella da dedicare ad altro subisce un crollo, scendendo dal 40% al 32%. Covid, caro-energia ed inflazione hanno “rivoluzionato in senso negativo i bilanci delle famiglie negli ultimi tre anni, portando ad un vero e proprio tracollo di spesa per la grande maggioranza delle voci di consumo”, afferma Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti.